ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00614

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 308 del 13/10/2014
Abbinamenti
Atto 1/00537 abbinato in data 13/10/2014
Atto 1/00609 abbinato in data 13/10/2014
Atto 1/00612 abbinato in data 13/10/2014
Atto 1/00621 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00624 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00641 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00642 abbinato in data 11/11/2014
Atto 1/00648 abbinato in data 11/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: PALESE ROCCO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 13/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 14/10/2014


Stato iter:
11/11/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/10/2014
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/10/2014
Resoconto CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto ROSTELLATO GESSICA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO GOVERNO 13/10/2014
Resoconto AMICI SESA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
PARERE GOVERNO 11/11/2014
Resoconto DELRIO GRAZIANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/11/2014
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA
Resoconto PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto CALABRO' RAFFAELE NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BALDASSARRE MARCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto COVELLO STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/10/2014

DISCUSSIONE IL 13/10/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/10/2014

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 14/10/2014

ATTO MODIFICATO IL 31/10/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/11/2014

ACCOLTO IL 11/11/2014

PARERE GOVERNO IL 11/11/2014

DISCUSSIONE IL 11/11/2014

APPROVATO IL 11/11/2014

CONCLUSO IL 11/11/2014

Atto Camera

Mozione 1-00614
presentato da
PALESE Rocco
testo di
Martedì 11 novembre 2014, seduta n. 329

   La Camera,
   premesso che:
    il periodo di crisi economica avviatosi nel 2008 e tuttora ancora non concluso ha provocato un duro impatto sull'economia meridionale: tra il 2007 e il 2012, il Mezzogiorno ha perso il 10 per cento del prodotto interno lordo per un valore di circa 35 miliardi di euro: in base alle stime tale perdita dovrebbe aumentare a 47,7 miliardi di euro (-13,5 per cento), considerando il periodo 2007-2013; si stima una riduzione ancora più intensa (-34,3 per cento con una perdita di circa 28 miliardi di euro) nel medesimo periodo per quanto riguarda gli investimenti fissi lordi;
    in tale ambito, le analisi che emergono dal Rapporto Svimez per il 2014 sullo stato dell'economia del Mezzogiorno, ribadiscono una situazione di estrema gravità, in cui si evidenzia un quadro nazionale diviso e disuguale tra le due aree del Paese, ove la parte meridionale scivola sempre più nell'arretratezza: nel 2013 il divario del prodotto interno lordo pro capite è tornato ai livelli di dieci anni fa, negli anni di crisi 2008-2013 i consumi delle famiglie sono crollati quasi del 13 per cento, gli investimenti nell'industria addirittura del 53 per cento, i tassi d'iscrizione all'università sono tornanti ai primi anni del 2000 e, per la prima volta, il numero di occupati ha sfondato al ribasso la soglia psicologica dei 6 milioni, il livello più basso dal 1977;
    al rischio di desertificazione industriale e umana per intere aree meridionali (dalla Campania alla Sicilia), connesso al processo emigratorio che risulta essere inarrestabile (dal 2001 al 2011, 1,5 milioni di individui sono emigrati verso il Centro-Nord, di cui 188 mila laureati), si associano elementi socioeconomici di evidente debolezza, determinati dal calo delle nascite (nel 2013 si sono registrate solo 180 mila nascite, un livello che riporta al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l'Unità d'Italia), dall'aumento della povertà assoluta (2,3 milioni di individui, pari a circa il 50 per cento del totale delle persone che vivono nella povertà assoluta in Italia, le cui conseguenze hanno determinato un calo generale della domanda interna con ulteriori effetti negativi sull'attività economica delle imprese) nonché dal persistente calo della spesa pubblica e degli investimenti, in particolare quelli infrastrutturali;
    le manovre di finanza pubblica e di politica economica, effettuate in particolare dai Governi Monti e Letta, rapportate al prodotto interno lordo, hanno pesato più nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord, (secondo le stime contenute nel medesimo documento di previsione territoriale), considerato che nel 2015 il valore cumulato della spesa pubblica nel Meridione sarà ridotto del doppio rispetto al Centro-Nord: ovvero il 6,2 per cento contro il 2,9 per cento, penalizzando le aree territoriali interessate, in particolare per quanto riguarda le spese in conto capitale, che rappresentano una delle poche variabili in grado di stimolare la crescita dell'economia meridionale, già strutturalmente meno capace di agganciare la ripresa;
    le difficoltà economiche e finanziarie determinate in particolare dagli effetti del credit crunch del sistema delle imprese e delle famiglie meridionali e la stretta dei bilanci pubblici hanno avuto riflessi sulla dinamica occupazionale;
    l'emorragia di posti di lavoro rilevata trimestralmente dai principali organismi di rilevazione statistica e di ricerca, evidenzia, nel complesso, che tra il 2007 e il 2013 il Mezzogiorno ha registrato la perdita di 617 mila occupati: un calo del numero di occupati che conferma un quadro allarmante e con pochi precedenti, proseguito anche nel corso del primo trimestre del 2014, quando sono stati registrati oltre 100 mila occupati in meno rispetto alla media del 2013 e addirittura 170 mila occupati in meno rispetto all'anno precedente;
    il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno cresciuto al 19,7 per cento (all'11 per cento nel 2007), superiore sia al valore medio italiano (12,2 per cento) sia a quello dell'Unione Europea a 28 (10,8 per cento), nel corso dei primi tre mesi del 2014 ha fatto segnare un ulteriore peggioramento (21,7 per cento nel Mezzogiorno e 13,6 per cento in Italia); in tale ambito la fascia della popolazione maggiormente colpita dalla crisi occupazionale risulta essere quella giovanile (nel 2007, il tasso di disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno era pari al 32,3 per cento e, a differenza del 2013, è aumentato al 51,6 per cento, interessando un giovane su due) e, considerando i dati relativi al primo trimestre dell'anno che mostrano un ulteriore peggioramento (60,9 per cento per il Mezzogiorno e 46 per cento per l'Italia), emerge nel complesso uno scenario di estrema preoccupazione sia economica, sia relativa ai rischi di destabilizzazione di ogni forma di coesione e tenuta sociale per le aree territoriali del Mezzogiorno;
    il drastico calo di investimenti pubblici, manifestati dall'alleggerimento della spesa in conto capitale ridotta nel Mezzogiorno a 5 miliardi di euro (periodo 2009-2013), tornata ai livelli del 1996, che ha contribuito ad una diminuzione sia degli appalti pubblici che di quelli privati, di oltre il 34 per cento, dal 2007 al 2013, con punte superiori al 45 per cento nell'industria in senso stretto (periodo 2007-2012) secondo il check up di Confindustria-Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno) sullo stato di salute dell'economia meridionale, configura una situazione paradossale, se si considerano le difficoltà economiche che suggerirebbero l'opportunità di una azione pubblica decisamente anticiclica;
    a tal fine, risulta ancor più grave il ritardo nell'utilizzo delle risorse del complesso della politica di coesione e della mancata incisività dell'Agenzia per la coesione territoriale, la cui leva tecnica utilizzata per monitorare la spesa ed intervenire in casi di inerzia, avviata dal Governo Letta e proseguita dal presente Esecutivo Renzi, prosegue con estrema lentezza ed inefficienza;
    le problematiche concernenti le risorse del Piano d'azione per la coesione e del Fondo per lo sviluppo e la coesione, che ammontano a circa 20 miliardi di euro relative al ciclo dei fondi strutturali 2007-2013 da utilizzare entro il 31 dicembre 2015, di cui 5 miliardi di euro in capo alle amministrazioni centrali, che su alcuni programmi segnano il passo al pari delle regioni Campania, Sicilia e Calabria, rendono evidenti sia le persistenti difficoltà nelle procedure di utilizzo dei fondi, sia, al contempo, l'esigenza e la necessità di introdurre in tempi rapidi misure di accelerazione volte ad utilizzare le risorse non spese a favore dell'economia del Mezzogiorno e del tessuto imprenditoriale e sociale investito da una crisi senza precedenti dopo la seconda guerra mondiale;
    il rischio della perdita di circa 6-7 miliardi di euro, secondo le recenti affermazioni del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega ai fondi comunitari, evidenzia, infatti, come nell'attuale stagione di crescita mancata, la restituzione in sede europea dei fondi non utilizzati comprometterebbe fortemente la credibilità dell'azione del Governo e dell'intero Paese, aumentando il gap di competitività con l'Europa;
    nello scenario consolidato in cui si muove il Mezzogiorno – ampiamente caratterizzato da risultati negativi: ridimensionamento della struttura imprenditoriale; perdita di occupati; ridotta capacità di produrre; ripresa dell'emigrazione (con conseguente invecchiamento della popolazione); peggioramento della qualità della vita, in un'area nella quale la spesa corrente ha ripreso a crescere e quella pubblica per gli investimenti ha proseguito il suo andamento declinante, la politica di coesione riveste un ruolo decisivo e fondamentale, in grado di invertire addirittura la tendenza da negativa a positiva;
    le elaborazioni predisposte dalla Svimez e da altri organismi di ricerca e di analisi delle politiche sociali ed economiche per il Mezzogiorno confermano, infatti, che se, per ipotesi, si riuscissero a spendere tutte le risorse tecnicamente disponibili, l'impatto potenziale sul prodotto interno lordo nelle intere macro-aree del meridione sarebbe pari all'1,3 per cento, determinando 34 mila nuovi posti di lavoro nel 2014, 82.400 nel 2015;
    un utilizzo pieno ed efficace delle risorse per la politica di coesione, comunitarie e nazionali, rappresenta a tal fine, un'occasione unica per promuovere la ripresa degli investimenti, anche e soprattutto nella prospettiva della programmazione 2014-2020, per rilanciare l'economia del Mezzogiorno, le cui regioni sono strutturalmente più legate ai flussi di domanda interna, sia pubblica (investimenti della pubblica amministrazione e consumi collettivi), sia ai consumi delle famiglie, come dimostrato i dati decrescenti in Campania e Sicilia;
    a tal fine, per favorirne l'utilizzo, appare necessario una decisione in ambito europeo, connessa alle criticità derivanti dal vincolo del Patto di stabilità, che escluda il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali e del Fondo per lo sviluppo e la coesione dal calcolo del Patto di stabilità interno, non conteggiando la spesa per investimenti, almeno quelli cofinanziati, nella spesa considerata per gli obiettivi di deficit;
    le pressioni e le titubanze dimostrate dal Governo Renzi, sia in ambito europeo che nazionale, sulla definizione concreta dei meccanismi di flessibilità nell'attuazione del Patto di stabilità e di una più rigorosa programmazione delle risorse del fondo sviluppo e coesione, impongono una più marcata attenzione da parte del Parlamento, affinché non si disperdano le ingenti risorse a disposizione, al fine di garantire che ogni euro speso costituisca un effettivo volano di sviluppo per l'auspicata ripresa economica delle regioni del Mezzogiorno;
    interventi da parte delle amministrazioni centrali e regionali volti ad accelerare la spesa delle risorse residue della programmazione 2007-2013, a cui affiancare, in parallelo, azioni per un rapido avvio della nuova programmazione 2014-2020 che può mobilitare risorse per oltre 60 miliardi di euro, di cui una rilevante parte per le macro-aree meridionali, risultano a tal fine urgenti e prioritari, in considerazione peraltro del semestre italiano di Presidenza del Consiglio europeo, come peraltro ribadito dall'Agenda strategica per l'Unione europea;
    il monitoraggio volto a definire la conclusione dell'accordo di partenariato con la Commissione europea unitamente a tutti i programmi operativi presentati, da parte delle regioni e delle amministrazioni centrali, al fine di avviare, concretamente, la spesa già dal 1o gennaio 2015, appare altresì indifferibile, per rivedere le strategie d'indirizzo e utilizzare il potenziale della politica di coesione in favore delle aree interessate;
    iniziative amministrative e finanziarie, per accelerare l'utilizzo delle risorse vecchie e nuove del Fondo per lo sviluppo e la coesione e del Piano d'azione per la coesione, che integrano e completano, anche dal punto di vista tematico, le risorse dei fondi strutturali, per favorire la competitività del tessuto produttivo e migliorare la dotazione infrastrutturale e di servizi, nonché per sostenere l'istruzione e le competenze dei cittadini meridionali non potranno a tal fine che innescare un processo favorevole, sebbene graduale, in termini di ripresa sociale ed economica dell'Abruzzo, della Campania, del Molise, della Puglia, della Basilicata, della Calabria, della Sicilia e della Sardegna e favorire il recupero e la valorizzazione di un patrimonio naturale, turistico e culturale che costituisce nell'insieme la maggiore risorsa inutilizzata;
    l'azione di intervento dell'Agenzia per la coesione territoriale, attualmente inefficace e ritardata, come in precedenza richiamato, necessita di essere sollecitata, non solo per assicurare la spesa dei fondi non utilizzati, necessari per il riequilibrio territoriale degli investimenti pubblici, ma per favorire la ripresa dell'intero Mezzogiorno;
    il proseguimento della ridefinizione dei programmi comunitari avviato con il Piano di azione per la coesione, concordato negli anni precedenti con la Commissione europea, dal Ministro per gli affari regionali e la coesione territoriale pro tempore, Raffaele Fitto, e proseguito dal Ministro pro tempore Fabrizio Barca, all'interno del quale indicare le priorità d'intervento e soprattutto di revisione dei meccanismi di attribuzione dei fondi, nonché di accorciare i tempi che intercorrono tra decisioni programmatiche ed attuazione degli interventi, rappresenta una linea di continuazione indispensabile per l'impatto che l'utilizzo che i fondi strutturali avrà sull'economia del Mezzogiorno,

impegna il Governo:

   ad intervenire in tempi rapidi al fine di accelerare le procedure di utilizzo dei fondi europei del ciclo 2007-2013, con specifico riferimento ai residui di spesa non utilizzati delle regioni del Mezzogiorno;
   a porre in essere misure più incisive in grado di migliorare l'attività dell'Agenzia per la coesione territoriale, le cui difficoltà operative e di monitoraggio, nell'attività di spesa e soprattutto di esercizio dei poteri sostituivi in caso di inoperosità, si sono dimostrate nel corso del 2014 evidenti;
   ad intervenire in sede comunitaria, affinché nell'ambito del pacchetto legislativo sulla coesione 2014-2020 si confermi l'esclusione dal calcolo del Patto di stabilità e crescita del cofinanziamento nazionale alla politica di coesione, in coerenza peraltro con la risoluzione approvata dal Parlamento europeo dell'8 ottobre 2013, «sugli effetti dei vincoli di bilancio per le autorità regionali e locali con riferimento alla spesa di Fondi strutturali dell'Ue negli Stati membri»;
   ad intervenire altresì in sede comunitaria, al fine di introdurre in favore della Campania e delle altre regioni del Mezzogiorno una serie di misure, anche in via temporanea, di carattere eccezionale, sia di alleggerimento fiscale e contributivo, che finanziarie in grado di rilanciare l'economia reale del meridione, in considerazione della fase socioeconomica di estrema emergenza che investe le macro-aree delle regioni interessate;
   ad adottare ulteriori iniziative, per quanto di competenza, volte a tutelare il tessuto socioeconomico delle famiglie e delle imprese, specie nel Mezzogiorno, dagli effetti del credit crunch, la cui contrazione creditizia ha contribuito a determinare un impatto sul prodotto interno lordo fortemente negativo;
   ad invertire le linee di indirizzo e di programmazione nei confronti del Mezzogiorno, ribadite peraltro dall'assenza di interventi degni d'importanza all'interno della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, la cui politica economica e industriale, a distanza di quasi nove mesi dall'insediamento del Governo, si sta dimostrando estremamente deludente ed inefficace come dimostrato dai principali indicatori statistici ed economici;
   a prevedere infine interventi ad hoc, in coerenza con le disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato, in favore della Campania e delle altre regioni del Mezzogiorno, per sostenere le famiglie e le imprese, ed evitare che gli effetti derivanti dalle manovre di finanza pubblica degli anni precedenti, che hanno concorso a penalizzare in maniera significativa l'economia meridionale, possano configurarsi anche in questa occasione.
(1-00614)
(Nuova formulazione) «Palese, Russo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

coesione economica e sociale

politica comunitaria dell'ambiente

finanziamento pubblico