ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00587

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 286 del 09/09/2014
Abbinamenti
Atto 1/00160 abbinato in data 25/09/2014
Atto 1/00360 abbinato in data 25/09/2014
Atto 1/00576 abbinato in data 25/09/2014
Atto 1/00579 abbinato in data 25/09/2014
Atto 1/00583 abbinato in data 25/09/2014
Atto 1/00589 abbinato in data 25/09/2014
Atto 1/00597 abbinato in data 25/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: BERLINGHIERI MARINA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 09/09/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBINI TEA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
BATTAGLIA DEMETRIO PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
BONOMO FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
CAMANI VANESSA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
CASELLATO FLORIANA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
CHAOUKI KHALID PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
CULOTTA MAGDA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
FARINA GIANNI PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
GIULIETTI GIAMPIERO PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
GUERINI GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
IACONO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
MANFREDI MASSIMILIANO PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
MOSCATT ANTONINO PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
RAGOSTA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
SCUVERA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
VACCARO GUGLIELMO PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014
VENTRICELLI LILIANA PARTITO DEMOCRATICO 09/09/2014


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
AMODDIO SOFIA PARTITO DEMOCRATICO 24/09/2014 25/09/2014
Stato iter:
25/09/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 25/09/2014
Resoconto ZANETTI ENRICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO GOVERNO 25/09/2014
Resoconto ZANETTI ENRICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 25/09/2014
Resoconto LAVAGNO FABIO MISTO-LIBERTA' E DIRITTI - SOCIALISTI EUROPEI (LED)
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO PER L'ITALIA
Resoconto PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BERNARDO MAURIZIO NUOVO CENTRODESTRA
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BONOMO FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 24/09/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/09/2014

ACCOLTO IL 25/09/2014

PARERE GOVERNO IL 25/09/2014

DISCUSSIONE IL 25/09/2014

APPROVATO IL 25/09/2014

CONCLUSO IL 25/09/2014

Atto Camera

Mozione 1-00587
presentato da
BERLINGHIERI Marina
testo di
Giovedì 25 settembre 2014, seduta n. 298

   La Camera,
   premesso che:
    la situazione in Europa è negli ultimi anni profondamente mutata e i meccanismi approntati per far fronte alla crisi economico-finanziaria, risultati in parte fallimentari, necessitano di un attento riesame e, con particolare riferimento alla formazione del bilancio europeo, i criteri per la sua predisposizione, entità delle risorse ed obiettivi, necessitano di una profonda revisione a fronte di rinnovate esigenze e nuove sfide da affrontare, anche a livello globale;
    la cosiddetta «correzione britannica» («UK rebate»), che accorda al Regno Unito il rimborso di un importo pari al 66 per cento della differenza tra il suo contributo al bilancio dell'Unione europea e l'importo ottenuto dal bilancio stesso, si fonda sulla decisione del Consiglio europeo di Fontainebleau del 25-26 giugno 1984, con la quale si stabilì, accogliendo le richieste del Regno Unito, che «(...) ogni Stato membro con un onere di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa potrà beneficiare di una correzione a tempo debito»;
    gli accordi di Fontainebleau nel lontano 1984 originavano dall'esigenza di compensare un Paese a scarsa vocazione agricola e che, a differenza di Francia e Italia, non usufruiva dei cospicui finanziamenti della nascente politica comune europea. È evidente come le pretese alla base di quegli accordi non siano più attuali e che occorra superare le decisioni che accordarono un vantaggio (confermato anche nel 2007) ad oggi ingiustificato e anacronistico, posto che le risorse europee in materia di Politica agricola comune sono diminuite nel corso degli anni e che la nuova programmazione della Politica agricola comune per il periodo 2014-2020 prevede una significativa decurtazione dei fondi disponibili per la spesa agricola per il nostro Paese;
    il meccanismo di sconto in favore della Gran Bretagna, in un contesto economico profondamente mutato, costituisce, di fatto, un ulteriore onere finanziario a carico degli altri Stati membri, finendo per aumentare gli squilibri fra i medesimi; occorre, dunque, superare il criterio del rebate quale è quello previsto per il Regno Unito e ogni forma di regolamentazione che inserisca eccezioni e deroghe nazionali in una logica di negoziazione intergovernativa e bilaterale;
    tuttavia, è importante sottolineare come, pur essendo giusto il superamento di questo anacronistico beneficio in favore di uno sconto per la Gran Bretagna, è fuorviante ritenere che la rimozione di tale specifico vantaggio costituisca la questione dirimente per superare gli squilibri esistenti nell'area euro;
    per un cambio di passo e per una vera svolta nelle politiche europee occorre altro;
    la necessità di avviare una riflessione in sede europea, affinché i meccanismi e i criteri in relazione alla formazione del bilancio europeo siano rinegoziati, è connessa anche all'esigenza di superare l'impostazione di eccessivo rigore determinata dai Paesi membri cosiddetti rigoristi e che ha condotto, nell'ultima programmazione del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, a una contrazione per la prima volta del bilancio comunitario; contrazione solo in parte mitigata – anche grazie alla battaglia italiana – da alcuni interventi correttivi del Parlamento europeo che prevedono una maggiore flessibilità per l'uso delle risorse (possibilità di trasferire da un anno all'altro i fondi non utilizzati e altre previsioni ad hoc per Erasmus e Horizon 2020 per la ricerca, le cui risorse potranno essere mobilitate già nel 2014 e 2015 e i 6 miliardi di euro in favore del programma Youth Guarantee per l'occupazione giovanile, erogati già nei primi due anni del prossimo quadro finanziario pluriennale);
    nei prossimi sette anni la spesa complessiva per l'Unione europea a 28 si ridurrà del 3,4 per cento in termini reali rispetto al periodo 2007-2013. Il budget europeo per il periodo di programmazione 2014-2020 è di 960 miliardi di euro circa (959,988 miliardi di euro), di cui 373,179 miliardi di euro destinati alla Politica agricola comune, 277,851 miliardi di euro per il primo pilastro, 84.936 miliardi di euro per il secondo. Rispetto al precedente periodo di programmazione 2007-2013, il primo pilastro della Politica agricola comune perde il 13 per cento e il secondo l'11 per cento;
    le esigue risorse del bilancio europeo indeboliscono l'Europa e rendono difficile il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di Strategia Europa 2020, con particolare riferimento alle «iniziative faro» per la ricerca, gli investimenti produttivi, la lotta contro la povertà e la disoccupazione e in favore della cittadinanza europea;
    l'insufficienza di risorse per il bilancio dell'Unione europea evidenzia, inoltre, una situazione squilibrata anche per quanto riguarda i cosiddetti saldi netti e la persistente dicotomia fra quanto versato nel bilancio europeo e quanto ricevuto da parte dell'Italia (saldo netto negativo italiano);
    tuttavia, occorre precisare che l'Italia, seppure mantenga ancora un «saldo netto» negativo e abbia peggiorato la sua posizione in termini di prodotto interno lordo pro capite (al dodicesimo posto in Europa), ha tuttavia migliorato la sua posizione nel 2013, divenendo il terzo contributore netto e passando dagli attuali 4.500 milioni di euro l'anno per il periodo 2007-2013 (corrispondenti allo 0,28 per cento del reddito nazionale lordo) a 3.850 milioni di euro l'anno per il periodo 2014-2020 (corrispondenti allo 0,23 per cento del reddito nazionale lordo), con una riduzione media annuale di 650 milioni di euro per l'intero periodo 2014-2020. Il saldo negativo – secondo i dati contenuti nella relazione del 2013 della Corte dei conti al Parlamento sui rapporti finanziari con l'Unione europea – risulta di 5,7 miliardi di euro, a fronte dei 6,6 miliardi di euro del 2011. Il miglioramento è stato ottenuto grazie ad un aumento netto delle risorse destinate all'Italia per la realizzazione di programmi europei nell'ambito della politica di coesione, in controtendenza rispetto ad una generalizzata riduzione dei medesimi finanziamenti per gli altri Stati membri;
    d'altra parte, il saldo negativo italiano deriva in parte anche dal cattivo uso del nostro Paese delle risorse europee – e quindi da problemi italiani e non dell'Europa –, fondi strutturali spesso usati in maniera frammentaria, senza obiettivi e una visione strategica per lo sviluppo del Paese, o peggio non completamente utilizzati, come avvenuto anche nella programmazione conclusasi nel 2013 nella quale si è speso solo circa il 52,7 per cento dei fondi comunitari;
    occorre cogliere l'occasione della Presidenza italiana per il semestre europeo per imprimere un nuovo protagonismo dell'Italia in sede europea e ribaltare complessivamente la logica che fino ad oggi ha caratterizzato le politiche europee, incentrate sull'ossessione dell'austerità e sul rigore dei bilanci pubblici, senza la previsione di risorse a livello europeo in favore di politiche per gli investimenti e la crescita;
    che le politiche di destra imperanti negli ultimi anni in Europa si siano rivelate sbagliate, inefficaci e disastrose, lo confermano i risultati circa l'aumento della disoccupazione giovanile (57,7 per cento, dati Eurostat, luglio 2014), ma soprattutto il calo del prodotto interno lordo in tutta la zona euro: i recenti dati di agosto 2014 indicano che nel secondo trimestre 2014 la Francia è ferma, con crescita zero, per il secondo trimestre consecutivo e per la Germania il prodotto interno lordo scende dello 0,2 per cento nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente; dati che dicono che la stasi dello sviluppo è un problema europeo. Il problema non è dunque il «caso Italia», ma come invertire la rotta in tutta Europa;
    i recenti dati sul calo del prodotto interno lordo in tutta la zona euro dimostrano che il paradigma del rigore fiscale, non controbilanciato dal rilancio degli investimenti e dal rafforzamento dell'economia reale, non può essere sostenuto. L'unione monetaria europea nella gestione della crisi ha deluso e occorre voltare pagina;
    per tali ragioni va accolto come un primo importante segnale di cambiamento positivo (anche se non sufficiente) l'annuncio del nuovo presidente della Commissione europea Junker per la predisposizione di un piano europeo di investimenti di 300 miliardi di euro in tre anni, per infrastrutture, trasporti, efficienza energetica, ricerca e innovazione. Un programma per la crescita che va sostenuto, anche incalzando il nuovo presidente affinché sia anticipata l'operatività del piano, prima della data annunciata (febbraio 2015), affinché siano indicate, già a partire dal prossimo Consiglio europeo di dicembre 2014, le risorse, anche quelle aggiuntive – visto che quelle indicate nella Banca europea per gli investimenti potrebbero risultare insufficienti – con indicazioni dettagliate di obiettivi e strumenti. Parallelamente, occorre sviluppare nuove capacità finanziarie anche mediante il pieno utilizzo dei project bond, ad oggi ancora a livello sperimentale;
    la battaglia italiana deve incentrarsi su un'interpretazione del patto di stabilità e crescita che tenga conto di una maggiore flessibilità per quanto riguarda il piano di rientro del debito, a fronte di una chiara implementazione delle riforme strutturali che non metta in discussione il rispetto dei vincoli di bilancio (rapporto del 3 per cento fra deficit e prodotto interno lordo), anche per non esporre il nostro Paese a una nuova procedura d'infrazione, e che piuttosto si concentri sulla flessibilità del piano di rientro dal debito;
    la richiesta dell'Italia in favore di una maggiore flessibilità non è il reclamo di uno «sconto» per il nostro Paese, ma è la riaffermazione del rispetto, secondo quanto già prevedono i trattati europei, di un equilibrio tra il rispetto dei vincoli di bilancio e la crescita economica. L'uso di maggiore flessibilità non comporta una modifica delle regole, in quanto margini di flessibilità sono possibili mediante l'applicazione di norme già vigenti, come quelle di cui al regolamento (CE) n. 1466 del 1997, secondo cui se le riforme hanno effetti sulla crescita nel medio periodo è possibile concedere deviazioni temporanee sui conti;
    occorre andare oltre una politica economica restrittiva e prociclica, semplicemente basata sull’austerity e superare le eccessive rigidità delle regole sottese al ciclo europeo del bilancio (six pack, two pack, fiscal compact), per indirizzarsi, finalmente, verso una spesa europea e federale espansiva e di investimento che faccia da contraltare ad una politica di bilancio più convergente e virtuosa a livello nazionale; in questo senso da sempre i firmatari del presente atto di indirizzo avanza proposte per una «europeizzazione» e condivisione dei debiti pubblici dei singoli Stati, e l'emissione di bond europei anche collegati alla costruzione di grandi infrastrutture continentali, all'introduzione di regole per lo scorporo delle spese di investimento dai bilanci pubblici (golden rule), l'inserimento di forme di risorse proprie dell'Unione europea quali la tassa sulle transazioni finanziarie internazionali per rafforzare il bilancio europeo e per fornire risorse da destinare alla crescita e al sostegno delle economie in difficoltà;
    è importante che l'Italia contribuisca, soprattutto in occasione della Presidenza italiana del semestre europeo, ad imprimere una svolta nelle politiche europee orientate allo sviluppo e alla crescita dell'intero continente, superando i forti squilibri esistenti tra i Paesi membri e determinando una diversa agenda politica,

impegna il Governo:

   a sostenere nelle sedi europee l'opportunità di ridefinire le priorità del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, facoltà attribuita al Parlamento europeo e alla Commissione, nelle forme previste dall'articolo 2 del nuovo quadro finanziario pluriennale («clausola di revisione»);
   in occasione di tale revisione di mid term review sul budget e sui criteri di formazione del bilancio europeo, a sostenere la necessità di tener conto della situazione politica ed economica europea profondamente mutata, anche al fine di assicurare un maggiore allineamento fra la programmazione settennale del quadro finanziario pluriennale e le linee politiche espresse dalle istituzioni europee appena rinnovate e di promuovere un monitoraggio della politica agricola comune, unitamente ad un profondo ripensamento della politica agricola comune stessa;
   ad avviare, in occasione del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, una riflessione volta alla modifica dei meccanismi e dei criteri relativi alla predisposizione del bilancio europeo, atteso che la situazione e il contesto europeo, profondamente cambiati rispetto al passato, richiedono un superamento di meccanismi derogatori rispetto al modello del cosiddetto «sconto inglese» (rebate);
   ad attivarsi, in forza della Presidenza di turno dell'Unione europea, affinché la nuova agenda europea sia finalmente contrassegnata da politiche improntate a crescita e investimenti a livello europeo, insistendo affinché il piano europeo di investimenti, annunciato dal presidente Junker, veda definiti risorse, strumenti e allocazione degli investimenti già a partire dal prossimo Consiglio europeo di dicembre 2014.
(1-00587) «Berlinghieri, Albini, Battaglia, Bonomo, Camani, Casellato, Chaouki, Culotta, Gianni Farina, Giachetti, Giulietti, Giuseppe Guerini, Iacono, Manfredi, Moscatt, Ragosta, Scuvera, Vaccaro, Ventricelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

bilancio di societa'

politica agricola comune

politica comunitaria