ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00302

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 150 del 13/01/2014
Abbinamenti
Atto 1/00196 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00299 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00300 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00301 abbinato in data 13/01/2014
Atto 1/00308 abbinato in data 14/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: BIANCHI DORINA
Gruppo: NUOVO CENTRODESTRA
Data firma: 13/01/2014


Stato iter:
14/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/01/2014
Resoconto DE MARIA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/01/2014

DISCUSSIONE IL 13/01/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/01/2014

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 14/01/2014

RITIRATO IL 14/01/2014

CONCLUSO IL 14/01/2014

Atto Camera

Mozione 1-00302
presentato da
BIANCHI Dorina
testo di
Martedì 14 gennaio 2014, seduta n. 151

   La Camera,
   premesso che:
    il rapporto sulla competitività della Commissione europea, reso noto il 24 settembre 2013, afferma che in Italia è in corso una vera e propria deindustrializzazione. Il rapporto registra una perdita di 20 punti percentuali nell'indice di produzione industriale rispetto al 2007. In termini di costo unitario medio del lavoro, la competitività dell'Italia si è notevolmente deteriorata negli ultimi dieci anni a causa di un aumento del salario lordo nominale combinato con una debole crescita della produttività, sebbene la quota del settore manufatturiero, in termini di valore aggiunto totale nell'economia, resti leggermente al di sopra della media europea. Nella produttività del lavoro nel settore industriale, l'Italia, nel 2012, ha perso posizioni rispetto al 2007, ed è stata superata persino dalla Grecia che nel 2007 era molto più indietro;
    non solo non diminuisce, ma continua a crescere il divario di competitività tra i 28 Stati dell'Unione europea, con i Paesi competitivi che lo diventano ancora di più e quelli già indietro sempre più staccati dal gruppo di testa. Si è bloccato il cosiddetto processo di convergenza, per cui gli stati «virtuosi» trainano gli altri verso l'alto in una dinamica di reciproco vantaggio. Tra le cause principali del problema identificate da Bruxelles alla riduzione dell'attività dovuta, ci sono il rallentamento economico, la chiusura di numerosi impianti in alcuni settori industriali di base (petrolchimica, siderurgia e biocombustibili), il costo dell'energia, che sta portando alla deindustrializzazione non solo dell'Italia ma dell'intera Unione europea, ma anche gli investimenti rimasti al palo dallo scoppio della crisi, la difficoltà di accesso al credito e l'inefficienza della pubblica amministrazione;
    nel 2013 le ore di cassa integrazione hanno superato, per la terza volta dall'inizio della crisi, il miliardo di ore. I lavoratori in cassa integrazione a zero ore sono stati 517.000, è cresciuto del 18 per cento il numero delle aziende che ha fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni, aumentano le imprese che vi ricorrono per crisi aziendale, mentre diminuiscono gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e di rinnovamento industriale; nonostante si preveda una lieve ripresa economica per il 2014, la disoccupazione rimarrà sopra il 12 per cento nei prossimi due anni; i lavoratori scoraggiati dall'inizio della crisi sono aumentati del 54,1 per cento;
    prosegue il processo di cessione alla proprietà straniera di taluni pezzi pregiati del made in Italy o di imprese collocate in settori strategici di punta; ancora più preoccupanti sono le vicende che potrebbero portare alla cessione, alla svendita o al possibile trasferimento di aziende strategiche per gli interessi nazionali, come Telecom Italia, Alitalia e Finmeccanica e Eni; si tratta di comparti fondamentali, la cui rilevanza centrale è tale che si è provveduto ad escluderli dalle logiche di mercato;
    con il decreto-legge n. 21 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2012, si è intervenuti in materia di poteri speciali esercitabili dal Governo nei settori strategici, al fine di adeguare le norme italiane alle indicazioni comunitarie; sulla base delle indicazioni della Commissione europea, tali poteri possono essere esercitabili se riguardanti taluni limitati settori strategici e fondati su motivi di interesse generale, quali l'ordine e la sicurezza pubblici; per quel che riguarda i movimenti di capitali e la tutela delle istituzioni finanziarie, le deroghe ammesse non devono costituire un mezzo di discriminazione arbitraria, né una restrizione dissimulata al libero movimento dei capitali;
    le nuove norme prevedono la facoltà di dettare specifiche condizioni o di impedire l'acquisito di partecipazioni e di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie; le disposizioni degli Stati devono rispettare un principio di proporzionalità, strettamente connesso all'obiettivo perseguito; tuttavia, la nuova disciplina prevede l'esercizio dei poteri speciali rispetto a tutte le società, che svolgono attività considerate di rilevanza strategica, e non più soltanto rispetto alle società privatizzate o pubbliche;
    per definire i criteri di compatibilità comunitaria della disciplina dei poteri speciali, la Commissione europea ha adottato una comunicazione con la quale ha affermato che l'esercizio di tali poteri deve, comunque, essere attuato senza discriminazioni ed è ammesso se si fonda su «criteri obiettivi, stabili e resi pubblici» e se è giustificato da «motivi imperiosi di interesse generale». Riguardo agli specifici settori di intervento, la Commissione europea ha ammesso un regime particolare per gli investitori di un altro Stato membro qualora esso sia giustificato da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di sanità pubblica purché, conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, sia esclusa qualsiasi interpretazione che poggi su considerazioni di ordine economico;
    il decreto-legge n. 21 del 2012 prevede, altresì, che la nuova disciplina sia attuata mediante decreti del Presidente del Consiglio dei ministri o del Presidente della Repubblica, cui è demandato il compito di individuare le attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale in rapporto alle quali potranno essere attivati i poteri speciali, individuare la tipologia di atti o operazioni infragruppo esclusi dall'ambito della nuova disciplina, le modalità di esercizio dei poteri speciali e l'individuazione di eventuali ulteriori disposizioni attuative;
    ad oggi sono stati adottati il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 2012, n. 253, e il regolamento che individua le attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza, mentre si sta procedendo alla redazione di tre schemi di decreto del Presidente della Repubblica, nei quali sono individuati le attività nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, da escludere, definendo le relative procedure per l'attivazione dei poteri speciali e sono individuate le procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e sicurezza nazionale;
    nel programma di Governo presentato dal Premier Enrico Letta sono centrali il rilancio della competitività e il sostegno alle imprese; tali impegni sono stati confermati nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri con le quali è stata chiesta e ottenuta la fiducia alle Camere l'11 dicembre 2013; il Governo ha chiesto alle forze che lo sostengono un patto per il 2014 volto ad attuare rilevanti obiettivi: il rilancio degli investimenti pubblici, la riduzione delle imposte, un clima favorevole agli investimenti e all'attrazione nel nostro Paese di capitali esteri; il taglio dei costi energetici, nuove politiche di competitività industriale a sostegno di imprese e piccole e medie imprese sempre più innovative, digitalizzate e internazionalizzate;
    un ulteriore dato congiunturale è rappresentato dalla restrizione del credito delle banche verso il sistema produttivo; Confindustria ha segnalato una possibile ulteriore riduzione valutabile attorno al 10 per cento per il 2014; nel mese di ottobre 2013 è stato presentato il programma Cosme, il nuovo programma dell'Unione europea per la competitività e l'innovazione 2014-2020; con un bilancio di 2,3 miliardi, Cosme è uno strumento di finanziamento che continua in larga misura le attività dell'attuale programma quadro 2007/2013 per la competitività e l'innovazione (Cip). Il programma si rivolge a imprese, soprattutto piccole e medie imprese, che beneficeranno di credito e capitali di rischio che altrimenti non sarebbero riuscite a ottenere e a aspiranti imprenditori che desiderano creare una propria impresa;
    anche nei fondi regionali europei 2014/2020 e nel programma per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione «Orizzonte 2020» vi saranno molti più fondi per il finanziamento delle piccole e medie imprese. Per il futuro la Banca centrale europea, che ha già aperto consistenti linee di credito a favore delle piccole e medie imprese, avrà un ruolo sempre maggiore, anche grazie alla ricapitalizzazione di 10 miliardi di euro attuata a marzo 2013, che consente un effetto di leva fino a 180 miliardi di euro di nuovi investimenti,

impegna il Governo:

   a dare massima priorità a quanto previsto dal proprio programma in materia di rilancio della competitività, degli investimenti pubblici, di sostegno alle imprese, di riduzione delle imposte sulle imprese, del cuneo fiscale e dei costi energetici;
   ad adottare tutte le misure necessarie per consentire il pieno utilizzo delle risorse comunitarie destinate al sostegno, al rilancio ed alla competitività delle imprese, in particolare tenendo conto delle possibilità offerte dal programma Cosme dell'Unione europea, avviato nell'ottobre 2013 e relativo al periodo 2014-2020 per la competitività e l'innovazione delle piccole e medie imprese;
   a procedere con la massima sollecitudine per l'approvazione definitiva dei regolamenti previsti dall'articolo 2 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, al fine di rendere operativi ed esercitare i poteri speciali che per legge gli competono per tutelare l'interesse nazionale in caso di passaggio alla proprietà straniera di importanti aziende italiane di particolare rilevanza strategica per il nostro Paese;
   a valutare la possibilità di modificare il Testo unico della finanza (decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58) nel senso rafforzare i poteri di controllo della Consob nell'accertamento dell'esistenza di situazioni di controllo di fatto da parte di soci singoli o in concerto tra loro, tenendo conto delle indicazioni parlamentari già espresse con la mozione n. 1-00160, firmata da tutti i gruppi parlamentari e approvata dal Senato della Repubblica il 17 ottobre 2013.
(1-00302) «Dorina Bianchi».

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETA' E LA BORSA ( CONSOB ), DECRETO LEGGE 2012 0021

EUROVOC :

piccole e medie imprese

finanziamento pubblico

detrazione fiscale

investimento pubblico

politica di sostegno

cassa integrazione

produzione industriale