Legislatura: 17Seduta di annuncio: 122 del 20/11/2013
Primo firmatario: GIGLI GIAN LUIGI
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 20/11/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma SBERNA MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 SERENI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 DELLAI LORENZO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 MARAZZITI MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 ALBANELLA LUISELLA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 AMATO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 AMODDIO SOFIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 BASSO LORENZO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 BAZOLI ALFREDO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 BENI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 BINETTI PAOLA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 BIONDELLI FRANCA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 D'OTTAVIO UMBERTO PARTITO DEMOCRATICO 29/11/2013 MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO 29/11/2013 BORGHI ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 MONTRONI DANIELE PARTITO DEMOCRATICO 29/11/2013 FIANO EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO 29/11/2013 BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 CAPONE SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 CASATI EZIO PRIMO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 CASELLATO FLORIANA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 CIMMINO LUCIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 COLANINNO MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 COMINELLI MIRIAM PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 COCCIA LAURA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 COSCIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 COVELLO STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 DE MENECH ROGER PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 DE MITA GIUSEPPE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 DI MAIO MARCO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 FAUTTILLI FEDERICO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 GADDA MARIA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 GALPERTI GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 GRASSI GERO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 IACONO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 LODOLINI EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 MARGUERETTAZ RUDI FRANCO LEGA NORD E AUTONOMIE 20/11/2013 MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 MOLEA BRUNO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 MOSCATT ANTONINO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 PICCOLI NARDELLI FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 FITZGERALD NISSOLI FUCSIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 PATRIARCA EDOARDO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/11/2013 PIEPOLI GAETANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 PREZIOSI ERNESTO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 RAMPI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 RIGONI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 SANTERINI MILENA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 SCHIRO' GEA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 SENALDI ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 TERROSI ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 VACCARO GUGLIELMO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 VENITTELLI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013 VENTRICELLI LILIANA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2013 VEZZALI MARIA VALENTINA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/11/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 13/01/2014 Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA INTERVENTO PARLAMENTARE 13/01/2014 Resoconto DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE Resoconto BINETTI PAOLA PER L'ITALIA Resoconto BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE Resoconto DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE
APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 29/11/2013
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/01/2014
DISCUSSIONE IL 13/01/2014
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/01/2014
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 15/01/2014
RITIRATO IL 15/01/2014
CONCLUSO IL 15/01/2014
La Camera,
premesso che:
in solo sette anni, dal 2005 al 2012, il numero degli italiani che vivono in povertà assoluta è raddoppiato. Nel 2012, anno a cui risalgono gli ultimi dati dell'Istat, le famiglie che versavano in una condizione di povertà assoluta erano un milione e 725 mila (il 6,8 per cento delle famiglie residenti) per un totale di oltre 4,8 milioni di persone (l'8 per cento della popolazione), di questi poco più di 2,3 milioni erano residenti al Sud;
la perdurante crisi economica ha prodotto l'impoverimento di un'ampia parte della popolazione ma non ne ha impedito la fruizione dei beni e dei servizi essenziali, a differenza di chi non raggiunge «uno standard di vita minimamente accettabile» calcolato dall'Istat e legato a un'alimentazione adeguata, a una situazione abitativa decente e ad altre spese basilari come quelle per la salute, i vestiti e i trasporti;
dal 2013, infatti, secondo il Food Security Risk Index (mappa che evidenzia le zone a rischio di tutto il mondo, aggiornata ogni anno dagli esperti della Maplecroft utilizzando i dati sulla sicurezza alimentare forniti dalla Fao), il nostro Paese non è più considerato «a basso rischio fame» ma «a rischio medio» e, a rendere la situazione ancora più instabile, si aggiunge un tasso di inattività tra i 15 e 64 anni pari al 36,6 per cento, dato che si attesta tra i più alti d'Europa;
si stima che la ripresa potrà ridurre l'attuale percentuale di povertà assoluta ma non di molto, dato che la sua maggiore presenza è un fenomeno strutturale, così come il suo nuovo profilo, non concentrandosi più esclusivamente nel Meridione e tra le famiglie numerose (con almeno tre figli,) anche se queste rimangono le realtà dove risulta maggiormente presente;
negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad un incremento sempre più crescente di tale fenomeno in segmenti della popolazione prima ritenuti immuni: il Nord – dove le persone in povertà assoluta sono aumentate dal 2,5 per cento (2005) al 6,4 per cento (2012) – e le famiglie con due figli (dal 4,7 per cento al 10 per cento);
a comportare un maggiore rischio di povertà è anzitutto l'allargamento familiare: avere tre figli da crescere significa un rischio di povertà pari al 27,8 per cento e nel Sud questo valore sale al 42,7 per cento. Il passaggio da 3 a 4 componenti espone 4 famiglie su 10 alla possibilità di essere povere. Appartenere a una famiglia composta da 5 o più componenti aumenta il rischio di essere poveri del 135 per cento, rispetto al valore medio dell'Italia. Ogni nuovo figlio, dunque, costituisce per la famiglia, oltre che una speranza di vita, una crescita del rischio di impoverimento;
è cresciuta anche l'insicurezza delle famiglie italiane di non essere in grado di far fronte a eventi negativi, come, per esempio, un'improvvisa malattia, associata a non autosufficienza, di un familiare, o l'instabilità del rapporto di lavoro, o gli oneri finanziari sempre maggiori;
la diffusione del precariato fra le giovani generazioni rende questa categoria tra quelle a maggior rischio di povertà, rinviando le possibilità ed il desiderio di una vita in coppia e di procreare, con riflessi negativi sul tasso di natalità;
per fronteggiare questa situazione, l'impegno dei comuni e delle tante realtà non profit impegnate nel territorio o di conoscenti o di altri, non è sufficiente ed i grandi numeri della povertà di oggi fanno sì che, nella maggior parte dei casi, chi sperimenta questa condizione debba innanzitutto contare sulle proprie forze;
l'Italia è l'unico Paese dell'Europa a 15, insieme alla Grecia, privo di una misura nazionale a sostegno di chi si trova in questa condizione;
anche se con differenze, le legislazioni degli altri Paesi membri dell'Unione europea prevedono fondamentalmente un contributo economico per affrontare le spese primarie, accompagnato da servizi alla persona (sociali, educativi, per l'impiego) che servono ad organizzare diversamente la vita di queste persone aiutandole a cercare di uscire dalla povertà;
si tratta, null'altro, che della messa in opera del patto di cittadinanza tra lo Stato e il cittadino in difficoltà: chi è in povertà assoluta ha diritto al sostegno pubblico e il dovere d'impegnarsi a compiere ogni azione utile a superare tale situazione;
alcune delle misure messe in atto dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, a partire dalla «social card», non hanno sortito gli effetti desiderati: si è trattato di «provvedimenti tampone» che non hanno intaccato il problema strutturalmente e contrastato adeguatamente i disagi derivanti dalla condizione di povertà assoluta;
in uno Stato moderno la spesa sociale dovrebbe svolgere una funzione di perequazione delle differenze in termini di dotazione di servizi tra i territori, operando, in particolare, una redistribuzione delle risorse in base ai rischi specifici dei diversi comparti quali la povertà, le condizioni di salute per la sanità, il disagio per l'assistenza sociale e l'investimento in capitale umano per l'istruzione;
recentemente sono state elaborate alcune iniziative per contrastare questo fenomeno tra le quali si distinguono quella elaborata da un gruppo di lavoro insediato presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, presieduto dal Viceministro Guerra, volte all'introduzione di una nuova misura di contrasto alla povertà, il sia (sostegno all'inclusione attiva) e quella elaborata da Acli e Caritas che hanno proposto il reis (reddito di inclusione sociale), fino ad arrivare all'elaborazione del piano nazionale contro la povertà propugnato da Alleanza contro la povertà in Italia, un insieme di soggetti sociali che ha deciso di unirsi per contribuire alla costruzione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta nel nostro Paese;
il piano nazionale contro la povertà, da avviare nel 2014, conterrebbe le indicazioni concrete affinché venga gradualmente introdotta una misura nazionale, rivolta a tutte le persone in povertà assoluta nel nostro Paese, che si basi su una logica non meramente assistenziale ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiari dell'intervento;
sin dal 2014, la misura consisterebbe nel diritto ad una prestazione monetaria accompagnato dall'erogazione dei servizi necessari ad acquisire nuove competenze e/o organizzare diversamente la propria (servizi per l'impiego, contro il disagio psicologico e/o sociale per esigenze di cura e altro);
in via sperimentale si procederebbe al varo di una «nuova social card» (12 grandi comuni), della «carta per l'inclusione sociale» (8 regioni del Sud), oltre dalla carta acquisti tradizionale (quella introdotta nel 2008);
l'avvio della nuova misura sulla lotta alla povertà assoluta non dovrà considerarsi in alcun modo sostitutiva del necessario rifinanziamento del fondo nazionale per le politiche sociali e del fondo per la non autosufficienza, oggetto peraltro negli anni recenti di tagli radicali;
evidenziare la necessità del finanziamento statale non significa assolutamente svilire tutto quello che è già stato realizzato nel territorio contro la povertà che, al contrario, dovrà essere valorizzato e confluire nella riforma, mentre dovranno rimanere comunque destinate alla spesa sociale per le famiglie in condizione disagiata le risorse attualmente impiegate nella lotta alla povertà a livello regionale e territoriale;
allo stesso modo, tutto il patrimonio di esperienze maturate a livello territoriale, da parte di enti locali, terzo settore e organizzazioni sociali, dovrà essere valorizzato nella costruzione della riforma e confluire in essa;
nel progetto del piano nazionale contro la povertà si prevede che l'apporto finanziario di donatori privati possa svolgere un ruolo di rilievo, con funzione complementare rispetto al necessario finanziamento statale del livello essenziale;
occorre evitare che la povertà estrema diventi povertà strutturale, coinvolgendo anche le generazioni successive,
impegna il Governo:
a promuovere adeguate iniziative condivise ed efficaci contro la povertà assoluta nel nostro Paese, considerandole un obiettivo primario della politica del Paese, nella direzione indicata nelle premesse, favorendo il pieno coinvolgimento delle organizzazioni sociali e del terzo settore con le istituzioni interessate, sia nella programmazione che nella progettazione e gestione degli interventi relativi;
ad individuare adeguate risorse aggiuntive rispetto a quelle previste per il finanziamento dei fondi attualmente esistenti e destinati alla spesa sociale da parte dello Stato, delle regioni e degli enti locali, incoraggiando e facilitando anche l'impegno finanziario di donatori privati;
sin dalle prossime iniziative normative, ad assicurare il finanziamento del piano nazionale contro la povertà.
(1-00254) «Gigli, Sereni, Cimmino, Sberna, Dellai, Marazziti, Albanella, Amato, Amoddio, Basso, Bazoli, Beni, Binetti, Biondelli, Borghi, Braga, Bruno Bossio, Buttiglione, Capodicasa, Capone, Carra, Casati, Casellato, Cenni, Colaninno, Cominelli, Coccia, Coscia, Covello, D'Agostino, D'Incecco, De Menech, De Mita, Marco Di Maio, Fauttilli, Gadda, Galperti, Grassi, Iacono, Lodolini, Marguerettaz, Mariani, Molea, Moscatt, Piccoli Nardelli, Fitzgerald Nissoli, Patriarca, Pellegrino, Piepoli, Giuditta Pini, Preziosi, Quartapelle Procopio, Rampi, Realacci, Rigoni, Santerini, Schirò, Senaldi, Terrosi, Vaccaro, Venittelli, Vargiu, Ventricelli, Vezzali, D'Ottavio, Marchi, Montroni, Fiano».
EUROVOC :integrazione sociale
beni e servizi
finanziamento pubblico
poverta'