ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00085

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 31 del 11/06/2013
Abbinamenti
Atto 1/00035 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00076 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00077 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00083 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00084 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00086 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00090 abbinato in data 11/06/2013
Atto 6/00013 abbinato in data 11/06/2013
Atto 1/00091 abbinato in data 11/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: CENTEMERO ELENA
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 11/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BALDELLI SIMONE IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
GELMINI MARIASTELLA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
ABRIGNANI IGNAZIO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
GALAN GIANCARLO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
LAINATI GIORGIO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
LONGO PIERO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
PALMIERI ANTONIO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013
PETRENGA GIOVANNA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 11/06/2013


Stato iter:
11/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 11/06/2013
Resoconto CENTEMERO ELENA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/06/2013

DISCUSSIONE IL 11/06/2013

RITIRATO IL 11/06/2013

CONCLUSO IL 11/06/2013

Atto Camera

Mozione 1-00085
presentato da
CENTEMERO Elena
testo di
Martedì 11 giugno 2013, seduta n. 31

   La Camera,
   premesso che:
    le indicazioni dell'Unione europea, e in particolare di UE 2020 e precedentemente della strategia di Lisbona, individuano un nuovo tipo di percorso basato sull'economia della conoscenza, caratterizzato da riforme profonde e volto a promuovere una crescita sostenibile, intelligente, l'occupazione, l'innovazione, la competitività, il rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale. È necessario, in un momento di crisi economica e finanziaria come quello che attraversa il nostro Paese in questo momento, ridefinire la spesa pubblica e gli investimenti, in particolar modo quelli relativi alla istruzione, formazione, università e ricerca, in linea con gli obiettivi UE 2020. Tra le priorità della Strategia UE 2020 viene individuata «una crescita basata sulla conoscenza». L'obiettivo è quello di creare uno spazio europeo della conoscenza che consente a tutti gli attori (studenti, docenti, ricercatori, istituti di istruzione, centri di ricerca e imprese) di beneficiare della libera circolazione delle persone, delle conoscenze e delle tecnologie, e pertanto di supportare ed incentivare tutta le misure volte alla mobilità;
    la Commissione europea inoltre osserva che alla tradizionale sequenza studi-lavoro-pensione vanno sostituendosi nuovi modelli di vita lavorativa, caratterizzati da interruzioni e riprese intermittenti dell'attività, che offrono maggiori opportunità ai lavoratori. La creazione di nuovi posti di lavoro renderà infatti necessarie nuove competenze, la gestione della transizione da un posto di lavoro ad un altro e tra periodi di formazione ed occupazione. Nel quadro del programma europeo «Istruzione e formazione» (ET2010) quattro sono gli obiettivi strategici: fare in modo che l'apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà, migliorare la qualità e l'efficienza dell'istruzione e della formazione, promuovere l'equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva, incoraggiare la creatività e l'innovazione inclusa l'imprenditorialità a tutti i livelli dell'istruzione e della formazione. Tra gli standard individuati nelle conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 i più significativi sono:
     entro il 2020 il 15 per cento di adulti dovrebbe partecipare all'apprendimento permanente;
     entro il 2020 i risultati insufficienti di lettura, matematica e scienze dovrebbero essere inferiori al 15 per cento;
     entro il 2020 la percentuale di persone tra i 30 anni e i 34 anni in possesso di un diploma di istruzione superiore dovrebbe essere almeno del 40 per cento;
    la qualità degli apprendimenti e la formazione degli studenti, nell'intera filiera dell'istruzione (scuola e università), è l'elemento centrale di qualsiasi azione e di qualsiasi intervento sia normativo sia amministrativo nel nostro sistema scolastico;
    le indagini nazionali (INVALSI) ed internazionali (OCSE-PISA) evidenziano che i quindicenni italiani hanno migliorato le loro competenze, anche se permangono alcune criticità. In particolare, nell'indagine PISA 2009 si evidenzia una scarsa competenza negli studenti quindicenni italiani in lettura, matematica e scienze. Bassa è anche la percentuale di studenti che completano il secondo ciclo di istruzione, di laureati, di persone con titoli di istruzione superiore;
    nel rapporto Education at a glance del 2010, relativo all'area OCSE, si evidenzia che dato che i governi, a seguito della crisi economica globale, stanno ridefinendo i loro impegni finanziari, l'istruzione è al centro di un rinnovato interesse. Da un lato rappresenta una grande voce della spesa pubblica in molti paesi. Dall'altro investire in istruzione è essenziale se i paesi vogliono sviluppare il loro potenziale di crescita di lungo periodo e per rispondere ai cambiamenti tecnologici e demografici che stanno ridisegnando i mercati del lavoro. Il rapporto evidenzia che tutti i paesi OCSE investono fortemente in formazione e sottolinea, inoltre, che quest'ultima svolge un ruolo fondamentale anche nel contribuire a mantenere più a lungo i lavoratori in attività – un vantaggio che sta divenendo una necessità, per l'invecchiamento della popolazione nei paesi OCSE. Evidenti sono i benefìci sociali ed economici dell'istruzione, ma al tempo stesso non sembra essere sufficiente semplicemente spendere di più. È preoccupante che all'aumento significativo della spesa per studente negli ultimi dieci anni non abbia corrisposto il miglioramento della qualità nei risultati dell'apprendimento. Anche il segretario generale dell'OCSE Angel Gurria nel suo editoriale in Education at a glance ha voluto evidenziare che i risultati «sottolineano la portata dello sforzo che è necessario affinché l'istruzione si rinnovi, in modo da accrescere il valore dell'investimento»;
    sempre nel rapporto Education at a glance del 2010 si sottolinea che l'apprendimento non finisce al terzo livello e molti adulti continuano la formazione e lo studio nel corso della loro vita lavorativa: nei paesi OCSE oltre il 40 per cento degli adulti partecipa ad attività di istruzione formale e non formale in un anno. Nella maggior parte dei paesi OCSE, negli ultimi dieci anni quasi tutti hanno avuto accesso ad almeno 12 anni di istruzione formale. La mobilità degli studenti – vale a dire gli studenti che si recano in un altro paese per seguire un corso di studi di livello terziario – continua ad espandersi. Nel 2008, oltre 3,3 milioni di studenti universitari erano iscritti al di fuori del loro paese di cittadinanza, con un aumento del 10,7 per cento rispetto all'anno precedente. La transizione dalla scuola al mercato del lavoro non è sempre invece agevole per i giovani, e in molti paesi alcuni ragazzi più grandi (15-19 anni) non sono in formazione e nemmeno tra le forze lavoro o in cerca di lavoro;
    attualmente l'autonomia scolastica è rimasta una enunciazione priva di «sostanza» se non quella didattica. Per passare da un sistema gerarchico ad uno che favorisca e sviluppi i rapporti di rete tra le scuole nell'ottica anche di realizzare un vero organico funzionale è necessario fare altri passi decisivi verso la piena autonomia delle istituzioni scolastiche. Anche sotto l'aspetto finanziario ormai le scuole gestiscono solo i fondi per il funzionamento ordinario ed i contributi dei genitori avendo quindi tutte le risorse umane e finanziarie ingessate da una idea ancora centralistica di gestione da parte dello Stato;
    le necessità che vengano attuate politiche di programmazione pluriennale dei finanziamenti a tutto il sistema nazionale di istruzione ed alle università diventa sempre più urgente, permettendo in questo modo alle istituzioni scolastiche e alle università di disporre di budget finanziari che garantiscano l'autonomia nell'utilizzo delle risorse pubbliche stanziate, per il raggiungimento degli obiettivi, dei livelli essenziali di prestazione, degli standard definiti a livello nazionale;
    occorre fissare chiaramente obiettivi, standard e misure che definiscano il livello nazionale di istruzione e formazione, nell'ottica dell’accountability e, per quanto concerne la definizione di budget e della spesa, diventa sempre più necessario definire, inoltre costi standard;
    nell'ambito dei meccanismi di valutazione riguardanti l'allocazione dei fondi occorre una definizione chiara degli stessi, che si ispiri alla trasparenza ed alla meritocrazia, implementando e rendendo operativo il sistema di valutazione delle istituzioni scolastiche e del personale, sulla base di progetti Vsq (Valutazione per lo sviluppo della qualità delle scuole) e «Valorizza» per la valorizzazione e la valutazione del personale docente, avviati nell'anno scolastico 2010-2011;
    è doveroso definire politiche per migliorare la formazione degli studenti, anche al fine di impedire il fenomeno dell'abbandono precoce e della dispersione scolastica, fornendo loro le adeguate competenze richieste dal mercato del lavoro;
    è necessario stabilire nuove modalità di reclutamento del personale del comparto scuola anche allo scopo di impedire eventuali contenziosi promossi contro la pubblica amministrazione;
    in questo quadro risulta fondamentale la qualità della formazione e del servizio offerto alle famiglie. Investire nella formazione, introducendo al contempo dei parametri di qualità e di valutazione degli istituti scolastici (sistema nazionale di valutazione) e una riforma del sistema di reclutamento, diventano elementi sempre più centrali. Qualità e servizio servono per combattere la dispersione scolastica e favorire l'inclusione sociale e la cittadinanza attiva;
    è necessario elaborare un nuovo piano triennale di assunzione in ruolo del personale precario, per il 2014/2017, anche in considerazione del turn-over complessivo di 44.000 unità, secondo i dati forniti dal MIUR;
    altri obiettivi sono la mobilità, l'occupabilità e l'apprendimento delle lingue, la qualità della formazione e del servizio offerto alle famiglie: l'obiettivo è quello di prevedere un piano di sviluppo degli asili nido, l'avvio e lo sviluppo dell'agenda digitale nelle scuole e l'autonomia da parte delle scuole nella scelta degli organici e nella gestione dell'offerta formativa;
    per quanto riguarda l'indicazione UE 2020 relativa all'occupabilità è necessario un rafforzamento dell'asse tecnico-professionale, favorendo il rapporto scuola-impresa e sostenendo i percorsi di formazione professionale, sul modello tedesco. Va inoltre potenziata ed incentivata tutta la normativa inerente al rapporto scuola-impresa, università-impresa, intervenendo anche con una modifica della riforma Fornero per ciò che concerne tirocini e apprendistato. In raccordo con il mondo produttivo: vanno incentivati gli sportelli di placement nelle scuole e nelle università, gli ITS (Istituti Tecnici Superiori), gli IFTS e i poli tecnico-professionali;
    occorre, per quanto concerne in particolare il dimensionamento, fare chiarezza sulle competenze, in base a quanto disposto ex articolo 117 della Costituzione, tra Stato e ragioni e rendere effettiva l'autonomia delle istituzioni scolastiche attraverso il raccordo con le realtà territoriali;
    nell'ottica di garantire la pluralità del sistema di istruzione è opportuno stabilizzare, su base pluriennale, il finanziamento alle scuole paritarie, anche per garantire la libertà di scelta delle famiglie nell'educazione scolastica dei propri figli;
    occorre individuare modalità, anche nuove, per esercitare il diritto allo studio con la creazione di nuove borse di studio e di residenze per gli studenti universitari e prevedere forme di rendicontazione pubbliche di verifica degli esiti e dei risultati raggiunti dalle scuole rispetto agli obiettivi, agli standard ed ai livelli essenziali di prestazione definiti a livello nazionale;
    i dati che risultano da alcuni studi relativi alla situazione attuale relativa all'edilizia scolastica rivelano che quest'ultima deve certamente essere considerata una priorità, legata non soltanto ad una situazione di grave emergenza e dunque di sicurezza per il personale scolastico e gli alunni, bensì anche per far sì che l'ammodernamento della scuola possa tenere il passo con le altre realtà europee. I dati sono davvero preoccupanti: da un rapporto stilato da Cittadinanzattiva sulla sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici è emerso infatti che la scuola italiana è una scuola di aule fatiscenti, di manutenzione sempre più scarsa e certificazioni di sicurezza assenti: una scuola su cinque (20,7 per cento) non è sicura, mentre una su tre (36 per cento), quanto a sicurezza, rasenta appena la sufficienza. Uno studio condotto dal Sole 24 ore ha invece rivelato che per mettere in sicurezza le scuole d'Italia è stato stanziato, negli ultimi due anni, più di un miliardo (1,188 per l'esattezza) e di fatto sono stati spesi soltanto 73 milioni. Su tale argomento il gruppo PdL ha richiesto l'avvio di un'indagine conoscitiva in Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera, in cui si evidenzia la necessità e l'urgenza di una pianificazione nazionale in materia, tenendo conto di un patrimonio edilizio antiquato, che per il 60 per cento è stato costruito in un periodo antecedente dell'entrata in vigore della normativa antisismica e che per circa il 33 per cento si trova in aree a rischio sismico e per il 10,67 per cento in aree a rischio sismico e per il 10,67 per cento in aree ad alto rischio idrogeologico. Nella richiesta di indagine conoscitiva si è sottolineata la necessità del completamento dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, istituita dalla legge n. 23 dell'11 gennaio 1996, per evidenziare le emergenze e quantificare le risorse o razionalizzare l'erogazione. È necessaria inoltre una mappatura reale degli edifici scolastici, con un monitoraggio riservato agli asili nido ed alle scuole d'infanzia, con la realizzazione di strutture adeguate alle nuove esigenze didattiche;
    per quanto concerne il settore universitario è necessario sostenere un percorso di internazionalizzazione delle università, che devono diventare parte integrante del sistema di istruzione superiore europeo, rendendole così più competitive;
    è indispensabile prevedere una serie di misure tra cui: una revisione del Fondo premiale (istituito con la legge n. 240 del 2010) permettendo l'inserimento nel tessuto produttivo dei laureati; la modifica della percentuale relativa al suddetto Fondo premiale, elevandola rispetto ai parametri attuali: l'assegnazione delle risorse per il FF0 (Fondo finanziario ordinario) su base triennale; la revisione, nell'ottica di un ricambio delle professionalità nel mondo accademico, del meccanismo del turn-over;
    è necessario altresì agire secondo un orizzonte temporale pluriennale, in cui il budget su cui sviluppare il sistema sia coerente con le politiche e le strategie che il Paese ha come obiettivo;
    in tema di reclutamento universitario bisogna continuare quanto stabilito dalla legge n. 240 del 2010, mentre sarebbe opportuno valutare forme di raccordo tra realtà universitarie e realtà territoriali;
    è altresì opportuno prevedere forme di agevolazioni per gli studenti per l'accesso ai vari servizi, considerare l'inserimento nel percorso di laurea (triennale e magistrale) per favorire, sulla scorta della Comunicazione Europea Impresa ed Università del 2009, l'obbligo di un tirocinio formativo che colleghi l'ambito universitario con il mercato del lavoro;
    sarebbe infine necessario sostenere il diritto allo studio attraverso un raccordo concreto tra realtà universitaria e territorio,

impegna il Governo:

   a completare il percorso dell'autonomia scolastica in modo da rendere le scuole in grado di essere riconosciute anche in base ai parametri europei come vere istituzioni autonome, favorendo, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, il raccordo con il territorio, gli enti locali, le associazioni di categoria, le università, i musei, le imprese, e a formare reti di scuole;
   a definire politiche per garantire la qualità della formazione degli studenti, riducendo, secondo i parametri della Strategia UE 2020, l'abbandono scolastico e favorendo la formazione delle competenze chiave per l'apprendimento permanente, indicate nella raccomandazione del Parlamento e del Consiglio europeo del 18 dicembre 2006, finalizzate all'inclusione sociale, all'occupabilità e alla coesione sociale;
   a sostenere politiche di raccordo e di cooperazione costante tra formazione e mercato del lavoro, favorendo progetti di alternanza scuola-lavoro, tirocini, apprendistato, didattica laboratoriale e diffusione nell'istruzione terziaria degli ITS;
   a prevedere un piano di messa in sicurezza, di efficientizzazione energetica, di abbattimento delle barriere architettoniche, di dotazione delle infrastrutture digitali del complesso degli edifici scolastici italiani, individuando le necessarie risorse economico-finanziarie;
   ad adottare politiche, che attraverso la programmazione triennale dei finanziamenti al sistema nazionale di istruzione, alle università e agli ITS, permettano di disporre di un budget finanziario e dell'autonomia dell'utilizzo delle risorse pubbliche stanziate e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi, dei livelli essenziali di prestazione, degli standard definiti a livello nazionale in relazione alla definizione della spesa anche secondo costi standard;
   a rendere stabile, su base triennale, le forme di sostegno alle scuole paritarie, per garantire la pluralità del sistema di istruzione come previsto dalla legge 10 marzo 2000, n. 62;
   ad individuare modalità, anche innovative, per esercitare il diritto allo studio per tutto il sistema nazionale d'istruzione attraverso la creazione di borse di studio, la collaborazione tra scuola, università, enti locali, associazioni di categoria, associazioni e la creazione di residenze per gli studenti universitari;
   a sviluppare, nell'ottica di valorizzare l'autonomia, il sistema nazionale di valutazione che permetta alle scuole di rendere trasparenti i risultati, il miglioramento e l’accountability, dimensione fondamentale di ogni autonomia in uno Stato democratico, definendo meccanismi di valutazione e autovalutazione basati su criteri e parametri chiari e trasparenti, quantitativi e qualitativi, e anche meritocratici, a partire dalle esperienze del sistema di valutazione delle istituzioni scolastiche e dei docenti dei progetti «Vsq» e «Valorizza» avviati nell'anno scolastico 2010-2011, ciò al fine di pervenire alla costruzione di un sistema italiano in linea con quello dei paesi dell'Unione europea, moderno ed efficiente di valutazione nell'ottica di un continuo miglioramento della qualità del sistema di istruzione e formazione;
   a dare continuità e ad implementare i progetti «Vsq» e «Valorizza» per attuare concretamente il sistema di valutazione definito dalla legge nel rispetto dell'autonomia delle tre componenti che costituiscono il sistema nazionale;
   a sostenere il percorso di internazionalizzazione e di mobilità di studenti e del personale, nell'ottica dell'implementazione della strategia UE 2020 e finalizzato alla creazione di uno spazio europeo della conoscenza e della mobilità;
   a definire percorsi di valorizzazione del ruolo e della professionalità dei docenti e di aggiornamento professionale, riconoscendo l'importante compito sociale svolto;
   a sviluppare il piano di innovazione digitale e di formazione del personale non solo docente delle scuole senza il quale qualunque nuova apparecchiatura rischia di rimanere inutilizzata, indirizzo che va anche nella direzione di ridurre la dispersione scolastica creando una didattica più laboratoriale che rappresenta una dimensione essenziale per intercettare le intelligenze multiple di tanti ragazzi che invece restano ai margini, posto che questo processo di innovazione va incontro alle esigenze di rinnovamento dell'istruzione tecnica e professionale che deve caratterizzarsi proprio dal cosiddetto «Learning by doing» che oggi è possibile estendere a tutte le discipline proprio grazie alle Ict;
   a definire nuove modalità di reclutamento del personale del comparto scuola che evitino la formazione di nuovo precariato e l'apertura di nuove graduatorie, e che senza automatismi valorizzino le competenze e la professionalità acquisite e che riducano anche il rischio di eventuali contenziosi nei confronti dalla pubblica amministrazione;
   a definire un nuovo piano triennale per l'assunzione dei docenti, che da diversi anni prestano servizio a tempo determinato e che prolunghi il Piano previsto dal decreto-legge n. 70 del 2011, articolo 9, comma 17;
   a prevedere, alla luce di una più netta e chiara individuazione delle competenze previste dall'articolo 117 della Costituzione e del percorso di riforma costituzionale intrapreso, le opportune forme di collaborazione tra amministrazione centrale e periferica, tra Stato e regioni, in particolar modo per le questioni relative al dimensionamento scolastico ed alla gestione del personale;
   a sostenere un piano per lo sviluppo di asili nido, delle scuole dell'infanzia, delle sezioni primavera e di servizi alle famiglie, con particolare attenzione per i disabili e per i bisogni educativi speciali;
   a prevedere forme di rendicontazione pubblica che verifichino gli esiti e i risultati raggiunti dalle scuole rispetto agli obiettivi, agli standard e ai livelli essenziali di prestazione definiti a livello nazionale;
   a rendere operativo, nel percorso di laurea (triennale e magistrale), il Dialogo dell'Unione europea «Impresa ed Università», che prevede tirocini formativi e raccordi tra l'università e il mondo del lavoro e l'attuazione di diverse forme di incontro tra università e tessuto produttivo, in modo da favorire anche la presenza di sportelli di placement in ogni ateneo;
   a considerare all'interno del Fondo premiale (istituito dalla legge n. 240 del 30 dicembre 2010) anche l'inserimento nel tessuto produttivo dei laureati e a rivedere la percentuale di Fondo premiale, elevandola rispetto agli attuali parametri;
   ad assegnare le risorse per il FFO (Fondo finanziario ordinario) su base triennale in modo da garantire ad ogni ateneo una pianificazione più efficiente e nell'ottica della definizione e dello sviluppo dell'identità dell'ateneo;
   a valutare una revisione del turn-over per consentire l'ingresso nel mondo accademico di nuove leve e di valorizzare le professionalità, continuando a seguire le procedure indicate dalla legge n. 240 del 30 dicembre 2010 per il reclutamento universitario, senza ricorrere a procedure straordinarie e superate;
   a valutare forme di agevolazioni degli studenti che, affiancandosi al diritto allo studio, permettano l'accesso a servizi essenziali a condizioni agevolate;
   a sostenere, rendendo pienamente operativa, la Fondazione per il merito.
(1-00085) «Centemero, Baldelli, Gelmini, Abrignani, Galan, Lainati, Longo, Palmieri, Petrenga».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno e vertente su materia analoga).

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

L 2010 0240

EUROVOC :

coesione economica e sociale

diritto comunitario

impresa

legislazione scolastica

qualita' dell'insegnamento

rapporto scuola-vita professionale

istruzione professionale