ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04096/005

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 863 del 03/10/2017
Firmatari
Primo firmatario: IANNUZZI CRISTIAN
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 03/10/2017


Stato iter:
03/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 03/10/2017
Resoconto AMICI SESA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 03/10/2017

ACCOLTO IL 03/10/2017

PARERE GOVERNO IL 03/10/2017

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 03/10/2017

CONCLUSO IL 03/10/2017

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/04096/005
presentato da
IANNUZZI Cristian
testo di
Martedì 3 ottobre 2017, seduta n. 863

   La Camera,
   premesso che:
    la proposta di legge A.C. 4096-A recante «Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo» vieta il finanziamento e il sostegno alle imprese produttrici di mine anti-persona, munizioni e submunizioni cluster da parte delle banche e degli altri soggetti operanti nel settore finanziario;
    in particolare, l'articolo 6 della proposta in discussione, disciplina le sanzioni comminate agli intermediari abilitati che non osservano il divieto di finanziamento delle società operanti nel settore delle mine e delle munizioni;
    circa un terzo di tutti i paesi del mondo soffre ancora a causa della presenza di mine, bombe a grappolo e munizioni inesplose. I siti contaminati continuano a seminare terrore tra la popolazione civile e a limitarne i movimenti anche molto tempo dopo la fine di una guerra;
    secondo il dossier redatto dal Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, «il mare di Molfetta custodisce migliaia di ordigni caricati all'iprite, una sostanza chimica dagli effetti devastanti; contenuta nelle stive delle 17 navi alleate affondate nel Porto di Bari durante il bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943». E ancora: «Nei mari della Puglia dopo il secondo conflitto mondiale sarebbero finiti circa 20 mila ordigni a caricamento chimico oltre a quelli convenzionali: anche bombe e munizioni stoccate nei depositi di Bitonto, Foggia, Manfredonia, e poi inabissate degli eserciti alleati»;
    l'allarme armi nell'Adriatico non si limita però solo al Basso Adriatico ma coinvolge anche altri mari italiani quali ad esempio i fondali pesaresi, come peraltro dimostrerebbe un documento prodotto dalla provincia di Pesaro nel dicembre 2012, una cartografia dell'Arpa regionale frutto di indagini svolte negli anni ’50, che mostra con chiarezza la presenza di ordigni lungo la fascia costiera tra Pesaro e Fano;
    sul quotidiano la Stampa, il 4 marzo 2013, si può leggere: «Tra Adriatico, Ionio e Tirreno il Portolano della navigazione edito dall'Istituto idrografico della Marina parla di decine di mine magnetiche, siluri, proiettili o altri ordigni esplosivi. Per questo proibisce in varie aree, come ad esempio nel golfo di Oristano e a Capo d'Otranto, la navigazione, la sosta di natanti e la pesca. Restrizioni analoghe sono in vigore quasi in ogni angolo dei nostri mari. Solo per il basso Adriatico sono più di 200 i casi documentati di pescatori intossicati e ustionati dalle esalazioni sprigionatesi da armi chimiche portate a galla con le reti». E ancora: «La situazione più critica è in Adriatico. L'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al mare tra il 1997 e il 1999 ha redatto le mappe di quattro aree del basso Adriatico dove si ritiene siano presenti almeno 20 mila residui bellici a carica chimica. Nel dicembre del 1943 a Bari affondò sotto i bombardamenti tedeschi la nave Usa John Harvey, con nelle stive 15.000 bombe d'aereo all'iprite mai recuperate»;
    inoltre, tale allarme si spinge anche fin quasi ai giorni nostri con la Guerra del Kosovo e nella ex Jugoslavia, come dimostra una mappa diffusa dalla capitaneria di porto di Manfredonia, non confermata però a quanto si apprende dal Ministero della difesa e dal comando generale della capitaneria di porto, dove si segnalavano 11 zone di sgancio di ordigni inesplosi da parte dei caccia Nato nel Basso Adriatico,

impegna il Governo

a destinare i proventi derivanti dalle sanzioni previste dall'articolo 6 della legge in discussione per la bonifica degli ordigni esplosivi residuati bellici sul territorio italiano.
9/4096/5.  (Testo modificato nel corso della seduta) Cristian Iannuzzi.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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