ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/03262/029

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 475 del 04/08/2015
Firmatari
Primo firmatario: GUIDESI GUIDO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 04/08/2015


Stato iter:
04/08/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 04/08/2015
BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

ACCOLTO COME RACCOMANDAZIONE IL 04/08/2015

PARERE GOVERNO IL 04/08/2015

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 04/08/2015

CONCLUSO IL 04/08/2015

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/03262/029
presentato da
GUIDESI Guido
testo di
Martedì 4 agosto 2015, seduta n. 475

   La Camera,
   premesso che:
    la Corte dei conti – Sezione delle Autonomie nella Relazione sugli andamenti della finanza territoriale relativa all'anno 2014, deliberata il 27 luglio 2015, ha affrontato i rischi connessi al riassetto istituzionale in corso ed i possibili riflessi sugli equilibri economici delle Autonomie territoriali;
    tra il 2008 ed il 2015 i vincoli imposti dal Patto di stabilità hanno determinato a carico del comparto degli enti territoriali complessivamente correzioni di poste per 40 miliardi (pari al 2,4 per cento del Pil), con riduzione dei trasferimenti dallo Stato per circa 22 miliardi (e dei finanziamenti nel comparto sanitario regionale per 17,5 miliardi). Ne sono derivati, forzatamente, per gli enti locali e le Regioni un inasprimento della pressione fiscale, una compressione delle funzioni extra-sanitarie, con tagli, soprattutto, delle spese di investimento;
    degli oltre 5.600 comuni sottoposti al Patto, rileva ancora la Corte, 95 risultano inadempienti nel 2014, anche se le rilevazioni non sono tutt'ora definitive. Si tratta soprattutto di comuni con meno di 5.000 abitanti. Anche i Comuni che hanno rispettato il Patto presentano, però, «ampi scostamenti rispetto agli obiettivi, per effetto, prevalentemente, di un anomalo prolungamento dell'esercizio provvisorio, che ha compromesso la capacità programmatoria dei Comuni medesimi»;
    nello stesso documento la Corte dei conti afferma che anche le misure derogatorie ed i nuovi meccanismi di determinazione degli obiettivi del Patto 2015, previsti proprio dal decreto n. 78 del 2015 oggetto di conversione «non sembra pongano rimedio» alla situazione di paralisi del comparto degli enti locali;
    permane la crisi di liquidità delle Regioni per il pagamento dei debiti, nonostante la predisposizione dei decreti che hanno stanziato appositamente circa 20 miliardi (decreto-legge n. 35 del 2013 incrementati dal decreto-legge n. 102 del 2013 e n. 66 del 2014 per il pagamento dei debiti pregressi);
    sul versante delle entrate dei Comuni permangono difficoltà conseguenti ai ripetuti tagli ai trasferimenti statali disposti dalle manovre finanziarie che, verosimilmente, sono all'origine degli aumenti generalizzati dei tributi immobiliari (ICI-IMU-TASI) i cui incassi sono passati dai 9,6 miliardi di euro circa (corrispondenti all'ICI 2011) a circa 15,3 miliardi di euro del 2014. Il gettito della Tasi ha avuto, di fatto, un effetto redistributivo, gravando in consistente misura sulle «prime case», in quanto, con 3,2 miliardi circa, ha supplito in larga parte al minor gettito Imu conseguente all'esenzione dell'imposta per l'abitazione principale. Marginale ancora è stato il ruolo svolto dalle imposte che avrebbero dovuto stabilire una più stretta correlazione tra prelievo fiscale e beneficio reso (imposte di scopo, di soggiorno e da cooperazione all'accertamento dei tributi statali) e, più in generale, caratterizzare una politica del prelievo finalizzata allo sviluppo;
    per ammissione della Corte dei conti «non sembra che dai più recenti interventi normativi derivi significativo impulso al progetto di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard (...), dal cui concretizzarsi dipende buona parte del recupero di efficienza e dei risparmi di spesa attesi per gli enti locali.»;
    il combinato disposto dell'applicazione del Patto di stabilità interno che impedisce agli enti virtuosi di spendere i propri soldi per servizi ed investimenti e allo stesso tempo non ha saputo frenare la spesa degli enti non virtuosi, e dei tagli agli enti locali disposti da leggi dello Stato ha trasformato il fondo di solidarietà comunale da sistema di perequazione tra enti locali in cassaforte da cui lo Stato preleva fondi. Quest'anno saranno 625 i comuni cosiddetti «incapienti» che invece di ricevere fondi dallo Stato si vedranno prelevare risorse verso lo Stato;
    è innegabile che la crisi economica e finanziaria che ha travolto il Paese da ormai più di 8 anni ha abbattuto i parametri di PIL pro capite, occupazione, sviluppo economico a livelli dai quali sarà comune faticoso ripartire, determinando un impoverimento in termini reali della popolazione, soprattutto della classe media, innalzando le fasce di povertà e di indigenza;
    gli enti locali e le istituzioni territoriali in generale svolgono un ruolo di prima linea nell'assicurare servizi sociali in senso ampio e flessibile, mirato a specifiche situazioni. Senza questi servizi, moltissimi cittadini non avrebbero vie di sopravvivenza;
    è assolutamente necessario ed urgente intervenire affinché gli enti territoriali possano continuare ed anzi rafforzare le proprie attività sociali e di sostegno alle fasce più deboli,

impegna il Governo

a garantire agli enti locali e territoriali le risorse necessarie a rispondere in maniera efficace alla crescente domanda di servizi sociali, assistenziali e di contrasto alla povertà da parte dei propri cittadini.
9/3262/29Guidesi.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione del consumatore

assistenza sociale

esenzione fiscale