ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/02149/020

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 189 del 13/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 13/03/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIORDANO SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014


Stato iter:
13/03/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 13/03/2014
ALFANO GIOACCHINO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/03/2014
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO GOVERNO 13/03/2014
Resoconto ALFANO GIOACCHINO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 13/03/2014

ACCOLTO IL 13/03/2014

PARERE GOVERNO IL 13/03/2014

DISCUSSIONE IL 13/03/2014

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 13/03/2014

CONCLUSO IL 13/03/2014

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02149/020
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Giovedì 13 marzo 2014, seduta n. 189

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5 del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali in esame reca disposizioni in materia di personale;
    oltre alla partecipazione a missioni internazionali in Afghanistan, Libano, Bosnia-Erzegovina, Sudan, Cipro, Somalia, Hebron, Rafah e altre località del Mediterraneo, negli ultimi dieci anni i militari italiani sono stati impegnati in un numero sempre crescente di interventi e missioni «fuori area»: in Somalia, Mozambico, Albania, Bosnia, Croazia, Timor, Kosovo, Cisgiordania, Sinai, Guatemala, Cambogia, Kuwait, Pakistan, Sahara Occidentale, partecipando a operazioni multinazionali sotto l'egida dell'ONU o della NATO;
    l'impegno di 9.500 militari italiani, uomini e donne, è un numero inferiore solo a quello delle Forze Armate statunitensi, britanniche e francesi;
    il personale militare e di polizia coinvolto in tali missioni opera spesso in contesti assai difficili che richiedono impegni e capacità fisiche ed emotive notevoli; al militare coinvolto viene sempre meno richiesto di svolgere il ruolo tipico di «soldato» ma allo stesso vengono richieste notevoli doti e un ruolo atipico di interrelazione con gli altri e con la popolazione a cui presta soccorso;
    negli ultimi anni si tende a utilizzare il termine più ampio di Peace Support Operation (PSO), il quale comprende tutte le azioni a livello diplomatico, umanitario e militare messe in atto da personale multidisciplinare (non solo militari e osservatori ma anche civili e polizia), allo scopo di promuovere una stabilità e aiutare la popolazione locale;
    il personale impiegato si trova in situazioni di incertezza delle condizioni di intervento che comprendono le varie tipologie di azioni umanitarie e di attività diplomatiche di mediazione, negoziazione e di sanzione, oltre alle consuete attività militari di garanzia della sicurezza e di dispiegamento preventivo (escluso l'uso della forza), tese a porre termine al conflitto e stabilire la pace;
    fondamentali sono dunque le condizioni mentali e psicologiche del personale che opera in tali contesti; non può esserci una missione di pace condotta con successo se i partecipanti non riescono ad affrontare e gestire efficacemente le richieste legate alle missioni e forte è il rischio di sviluppare psicopatologie tipiche dei militari in guerra e sempre più spesso le missioni di cosiddetta pace si associano alla cosiddetta follia da guerra;
    è compito della politica, oltre che destinare risorse finanziarie alle missioni o alla cooperazione, occuparsi delle risorse umane e del benessere psicologico dei propri soldati impegnati nell'operare in tali contesti;
    la ricerca medica straniera ha evidenziato che tra le file statunitensi è alto l'allarme salute mentale che comporta un aumento dei casi di ansia, depressione, pensiero suicida e Disturbo Post Traumatica da Stress (DSPT) ovvero, la malattia mentale che può colpire i soldati al rientro dai teatri di guerra;
    negli Stati Uniti i militari che ne sono vittime vanno dal 20 e il 40 per cento dei reduci, in Olanda e Norvegia attorno al 5, nel Regno Unito attorno al 3/4. In Italia le Forze armate ammettono l'esistenza di due/tre casi all'anno anche se, su questo, alcuni studi rilevano che tale fenomeno sia sottodimensionato;
    risulta, pertanto, fondamentale un impegno rivolto a un'accurata selezione e monitoraggio del personale da impiegare nei vari contesti di guerra, soprattutto quelli «fuori area», al fine di evidenziare eventuali profili psicopatologici a rischio,

impegna il Governo

a rafforzare le misure volte al riconoscimento, alla prevenzione, al monitoraggio e alla cura del rischio del Disturbo da Stress Post Traumatico (DSPT) del personale militare e di polizia coinvolto in missioni internazionali anche attraverso la predisposizione di adeguati interventi di supporto psicologico e di sostegno programmato e individuale nonché formazione e addestramento che tengano conto anche degli aspetti emotivo-relazionali del personale operante in tali contesti.
9/2149/20. (Testo modificato nel corso della seduta) Ciprini, Silvia Giordano, Baroni.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

missione d'inchiesta

personale militare

rischio sanitario

esercito

malattia mentale

polizia

guerra