ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/01458/067

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 67 del 07/08/2013
Firmatari
Primo firmatario: COSTANTINO CELESTE
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 07/08/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 07/08/2013
ANTEZZA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 07/08/2013


Stato iter:
07/08/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 07/08/2013
DELL'ARINGA CARLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

ACCOLTO IL 07/08/2013

PARERE GOVERNO IL 07/08/2013

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 07/08/2013

CONCLUSO IL 07/08/2013

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/01458/067
presentato da
COSTANTINO Celeste
testo di
Mercoledì 7 agosto 2013, seduta n. 67

   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame ha come obiettivo quello di favorire l'occupazione giovanile e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro;
    la crisi occupazionale attraversata dall'Italia non sembra imboccarsi verso una via di risoluzione. Secondo l'Istat a giugno 2013 gli occupati sono in diminuzione dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente (-21 mila) e dell'1,8 per cento su base annua (-414 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,8 per cento, rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 1,0 punto percentuale rispetto a dodici mesi prima;
    il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 89 mila, diminuisce dell'1,0 per cento rispetto al mese precedente (-31 mila) ma aumenta dell'11,0 per cento su base annua (+307 mila), Il tasso di disoccupazione si attesta al 12,1 per cento, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e in aumento di 1,2 punti nei dodici mesi;
    il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 39,1 per cento, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,6 punti nel confronto tendenziale;
    secondo l'ISTAT nel 2012, in controtendenza con la crisi – e nel quadro delle nuove strategie familiari per farvi fronte, ora che viene spesso a mancare il reddito del marito – l'occupazione femminile è cresciuta di 110 mila unità rispetto al 2011 (+117 mila rispetto al 2008);
    nello specifico, tale fenomeno è ascrivibile in parte alla crescita delle donne occupate straniere (+76 mila, pari a +7,9 per cento) e, in parte, all'incremento delle donne occupate italiane ultra 49 anni (+148 mila, +6,8 per cento), che ha più che compensato il calo delle più giovani;
    sempre secondo l'ISTAT (Rapporto annuale 2013), l'aumento dell'offerta di lavoro femminile, in atto nel periodo più recente, è il risultato, oltre che di fenomeni di segregazione professionale e di una ricomposizione a favore delle fasce di età più avanzate, anche di nuove e diffuse strategie seguite dalle famiglie per affrontare le difficoltà economiche indotte dalla crisi;
    rispetto al 2011 sono aumentate di quasi il 35 per cento le donne in cerca di occupazione che vivono in coppia con figli (+115 mila in confronto al 2011; +127 mila, +39,4 per cento rispetto al 2008). Inoltre, sono anche aumentate le coppie con figli in cui solo la donna lavora, passate da 224 mila del 2008 (5,0 per cento del totale delle coppie con figli), a 314 mila nel 2011 (7,0 per cento) fino ad arrivare a 381 mila nel 2012 (8,4 per cento). In particolare, è cresciuto il numero di occupate che vivono in coppie in cui l'uomo è in cerca di un impiego e disponibile a lavorare (+51 mila unità rispetto al 2011, pari a +21,2 per cento) o è cassintegrato (+20 mila unità, pari a +53,9 per cento);
    pur evidenziando l'incremento predetto, la quota di donne occupate in Italia rimane di gran lunga inferiore a quella dell'Ue (47,1 per cento contro il 58,6 per cento) e la riduzione dei differenziali di genere nel nostro Paese è da ricondursi soprattutto al peggioramento della situazione occupazionale maschile il cui tasso di occupazione diminuisce. In questa situazione l'Italia arretra rispetto all'obiettivo di Lisbona che prevede il raggiungimento del 60 per cento di occupazione femminile;
    inoltre, nonostante l'occupazione femminile presenti una maggiore tenuta negli anni della crisi, si è comunque verificata una ricomposizione verso posizioni a più bassa qualifica abbinata alla crescita del part time involontario e alla persistenza di un più elevato grado di instabilità dell'occupazione. Tra il 2008 e il 2012 l'occupazione qualificata è diminuita fra le donne di 376.000 unità, mentre i lavori non qualificati hanno fatto registrare un incremento di 242.000 unità;
    l'ISTAT ci dice anche che in termini di caratteristiche e qualità del lavoro le donne continuano ad essere escluse da ruoli di responsabilità e confinate in determinati settori occupazionali;
    inoltre, le donne sono pagate meno rispetto agli uomini: un paragrafo del rapporto Istat è dedicato proprio al differenziale di genere nelle retribuzioni: il gender pay gap italiano è dell'11,5 per cento, cioè «a parità di altre condizioni, in media la retribuzione oraria delle donne è dell'11,5 per cento inferiore a quella degli uomini»;
    in una ricerca pubblicata a dicembre 2012 da Confindustria è stato messo in evidenza che un allineamento del tasso di occupazione di uomini e donne in Italia al livello del 66,7 per cento (quello femminile ricordiamo ancora che è fermo al 47,4 per cento) produrrebbe un incremento del Pil di circa 13,6 punti percentuali. Non è un'utopia, visto che in numerosi paesi industrializzati questo allineamento è la norma;
    nell'approfondimento tematico dedicato all'occupazione femminile gli analisti economici di Confindustria riprendono in considerazione tutti i fattori di contesto che determinano un più basso livello occupazionale femminile in Italia, a partire dai servizi pubblici come gli asili nido, la cui distribuzione geografica è parallela a quella delle percentuali di occupazione delle donne;
    nelle regioni del Nord, dove sono molto maggiori le percentuali di amministrazioni comunali che garantiscono più asili nido e strutture di accoglienza per la prima infanzia, l'occupazione femminile supera il 56 per cento. Nel Mezzogiorno e nelle isole maggiori, dove gli asili invece scarseggiano, non si arriva al 31 per cento;
    la strada da battere per aumentare l'occupabilità delle donne passa anche da quella dei servizi all'infanzia e dalle politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Un mix di politiche nazionali e locali che, anche secondo gli analisti, rappresenterebbe un sicuro investimento per tutto il Paese;
    nel decreto-legge in esame mentre sono disposti incentivi per la disoccupazione giovanile, nessun incentivo specifico è posto a favore dell'aumento e del miglioramento qualitativo dell'occupazione femminile,

impegna il Governo

a porre in essere, già con il prossimo intervento di carattere finanziario, ogni atto di competenza volto ad incrementare gli incentivi a favore dell'occupazione femminile, a partire dalla creazione o dal rifinanziamento di un piano per gli asili nido.
9/1458/67Costantino, Di Salvo, Duranti, Pellegrino, Nardi, Nicchi, Piazzoni, Ricciatti, Pannarale, Antezza.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

lavoro femminile

aiuto finanziario

custodia dei bambini

disoccupazione

aiuto all'occupazione

creazione di posti di lavoro

lavoro giovanile