ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00040

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: del 21/04/2009
Risoluzione conclusiva di dibattito su
Atto numero: 7/00132
Firmatari
Primo firmatario: DUSSIN GUIDO
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 21/04/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO 21/04/2009
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 21/04/2009
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 21/04/2009


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
21/04/2009
Fasi iter:

COLLEGA (RISCON) IL 21/04/2009

APPROVATO IL 21/04/2009

CONCLUSO IL 21/04/2009

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 8-00040
presentata da
GUIDO DUSSIN
martedì 21 aprile 2009 pubblicata nel bollettino n.166

La VIII Commissione,
premesso che:
la consistente accentuazione di eventi meteo climatici, per molti aspetti anomali, aggrava costantemente la vulnerabilità del territorio del nostro Paese;
nell'ambito dei rischi geologici che caratterizzano il nostro Paese, uno di quelli che comporta un maggior impatto socio-economico è il rischio geologico-idraulico. Con questo termine si fa riferimento al rischio derivante dal verificarsi di eventi meteorici estremi che inducono a tipologie di dissesto tra loro strettamente interconnesse, quali frane ed esondazioni;
le dimensioni del fenomeno vengono rese chiaramente da una panoramica di alcuni degli eventi che hanno interessato l'area italiana: 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni;
le recenti piogge autunno-invernali, che hanno colpito con singolare intensità quasi tutti i territori, determinando allagamenti, frane e danni diffusi alle infrastrutture insediative e produttive oltre a disagi notevolissimi per la popolazione, hanno imposto ancora una volta l'assunzione di provvedimenti di emergenza da parte del Governo, con conseguente destinazione di risorse finanziarie per alleviare le conseguenze dei danni;
la pericolosità e i danni diffusi si manifestano, peraltro, anche a seguito di eventi non particolarmente intensi ma localizzati in aree fortemente urbanizzate e vulnerabili le cui cause sono, fra l'altro, da imputare alla inadeguatezza del reticolo idraulico urbano e secondario nonché ad uno sviluppo urbanistico impetuoso che, unitamente alla contrazione complessiva del presidio agricolo, aumentano consistentemente il rischio idraulico;
di recente, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, insieme agli Enti istituzionalmente competenti, hanno condotto un'analisi conoscitiva delle condizioni di rischio su tutto il territorio nazionale con lo scopo di giungere ad una sua mitigazione attraverso una politica congiunta di previsione e prevenzione;
tale studio ha portato all'individuazione e perimetrazione dei comuni con diverso «livello di attenzione per il rischio idrogeologico» (molto elevato, elevato, medio, basso, non classificabile);
l'aggiornamento effettuato nel gennaio del 2003 mostrava che 5.581 comuni italiani (68,9 per cento del totale) ricadevano in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Di questi, il 21,1 per cento dei comuni aveva nel proprio territorio di competenza aree franabili, il 15,8 per cento aree alluvionabili e il 32,0 per cento aree a dissesto misto (aree franabili e aree alluvionabili);
oggi, almeno il 60 per cento dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico molto elevato;
la superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto, è pari a 21.551,3 chilometri quadrati (7,1 per cento del totale nazionale) suddivisa in 13.760 chilometri quadrati di aree franabili e 7.791 chilometri quadrati di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio di valanga ammontano a 1.544 chilometri quadrati, accorpate a quelle di frana;
nel quadro dei fattori che concorrono a definire la pericolosità di una area rispetto ad eventi di dissesto idrogeologico, l'attività antropica ha un ruolo determinante;
spesso l'incidenza umana modifica le dinamiche naturali, incrinando i delicati equilibri di un territorio ad alta fragilità e quindi inducendo nuovi fattori di rischio oppure incrementando la pericolosità di fenomeni di dissesto già presenti;
sarebbe in tal senso necessario intervenire tramite pertinenti mezzi di informazione e di sensibilizzazione, rivolti sia alle autorità competenti in materia di gestione del territorio, sia alla collettività, affinché entrambe le categorie assumano comportamenti e decisioni sull'uso del territorio maggiormente diretti alla salvaguardia degli equilibri naturali e a vietare interventi che possano mettere a rischio la sicurezza delle aree interessate, ciò soprattutto inibendo le iniziative che possono calarsi in aree sensibili o sottoposte a tutela;
i costi delle emergenze sono notevoli e possono essere ridotti solo se si interviene in via preventiva attraverso una costante manutenzione;
nel territorio del nostro Paese gli scenari di pericolosità e di criticità territoriale impongono scelte specifiche di politica territoriale indirizzate alla prevenzione;
la prevenzione dovrebbe basarsi su uno sforzo di ricerca e di studio per dotarsi di adeguati strumenti conoscitivi, sia per il controllo dei fenomeni sia e soprattutto per gli interventi di salvaguardia;
nella consapevolezza che le risorse finanziarie sono limitate e quindi bisogna scegliere, tra i diversi settori di intervento, quelli ai quali va riconosciuta priorità, non può non ritenersi che in tale ambito rientri la difesa e conservazione del territorio in quanto la sicurezza territoriale è indispensabile alla vita delle popolazioni ed agli insediamenti produttivi;
la sicurezza territoriale peraltro va perseguita attraverso una saggia politica di prevenzione per la quale sono necessarie ma non sufficienti le imposizioni di vincoli e limitazioni di uso. L'efficacia di tali regole è subordinata a una costante azione di manutenzione delle opere, degli impianti, delle reti, dei collettori e dei corsi d'acqua naturali che assicurano lo scolo delle acque attraverso un'idonea regolazione idraulica, oltreché alle più rilevanti opere di difesa idrogeologica;
particolare attenzione ai problemi della sicurezza idraulica del territorio è stata dedicata dal Parlamento europeo che ha approvato un importante Direttiva relativa alla valutazione e la gestione dei rischi di alluvione nonché una proposta di direttiva per la conservazione del territorio;
la riduzione del rischio idraulico quale fondamentale strumento di prevenzione è costantemente affermato in tali direttive secondo le quali occorre predisporre i piani di rischio di alluvione incentrati sulla prevenzione, protezione e preparazione. È ormai universalmente riconosciuto che la protezione e conservazione del territorio richiedono costante manutenzione;
si pone con urgenza un duplice problema: evitare che la grave situazione di degrado territoriale peggiori ulteriormente e ridurre il grado di rischio idrogeologico esistente. Tali finalità possono proseguirsi solo attraverso un idoneo programma di azioni di manutenzione del territorio sul quale la popolazione vive, opera e produce;
un organico programma di manutenzione (adeguamento ed ammodernamento di canali, impianti idrovori, sistemazioni idrauliche, canali collettori, vasche di laminazione, consolidamento, eccetera) dovrebbe avere una durata poliennale e coinvolgere nella realizzazione i soggetti competenti già individuati dalla legislazione vigente;
da una indagine sulle esigenze manutentorie è emerso che occorre un programma poliennale di interventi che, nell'attuale situazione della finanza pubblica, potrebbe essere finanziato attraverso limiti di impegno di durata quindicennale;
l'importo globale dovrebbe consentire investimenti per almeno 5.000 milioni di euro per le azioni di maggiore urgenza;
per la definizione del suddetto programma, da affidarsi ai competenti organi di distretto, sarebbe necessario prevedere che le proposte, nel rispetto del principio di sussidiarietà, provengano dal territorio ossia dai soggetti istituzionali specificamente competenti, previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 per la realizzazione della difesa del territorio (Comuni, Province, Consorzi di bonifica e Comunità montane) e siano riferite ad ambiti territoriali definiti idraulicamente;
la previsione e l'esecuzione di un ampio programma nazionale di interventi relativi alla manutenzione del territorio per prevenire i danni da dissesti idrogeologici potrebbe rappresentare uno strumento fondamentale per concorrere a contenere l'attuale situazione di crisi economica, favorendo investimenti in tutti i settori che si interfacciano con le opere idrauliche e con gli interventi di bonifica;
l'azione concertata dello Stato con le altre istituzioni competenti finalizzata alla realizzazione dell'auspicato programma di manutenzione andrebbe ad aggiungersi all'imprescindibile agire ordinario delle Amministrazioni regionali e locali e potrebbe arrecare un concreto contributo alla complessiva azione pubblica in un settore di fondamentale importanza per garantire la tutela degli interessi delle nostre popolazioni, nonché per salvaguardare la loro generale sicurezza,
impegna il Governo:
ad intraprendere le occorrenti iniziative, anche di natura normativa volte a promuovere, sostenere ed attuare un organico programma di interventi diretti principalmente alla prevenzione del rischio idrogeologico ed alla manutenzione del territorio ed in tale ambito ad individuare confacenti risorse economiche, in particolare effettuando una ricognizione con finalizzazione convergente di quelle esistenti ma allocate in maniera non coordinata tra differenti regie, oppure valutando l'opportunità di autorizzare ulteriori risorse attraverso cui i soggetti competenti ai sensi della normativa vigente in materia di difesa del territorio e tutela dell'ambiente, segnatamente il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, tra cui i Comuni, le Province, i Consorzi di bonifica e le Comunità montane, possano provvedere all'adeguamento ed all'ammodernamento delle strutture deputate alla funzione di regimazione delle acque quali canali, impianti idrovori, sistemazioni, idrauliche, canali collettori, vasche di laminazione, sistemi di consolidamento, ed altre opere con analoghe finalità;
a sostenere e incentivare le seguenti linee di intervento, anche ai fini dell'incremento dell'occupazione nelle aree di montagna e nei piccoli comuni caratterizzati da significativi fenomeni di dissesto e da estrema perifericità rispetto ai centri abitati di maggiori dimensioni, da attuare prevalentemente da parte dei comuni, adottando politiche che promuovono le pratiche di vigilanza attiva e di manutenzione costante del territorio da parte dei cittadini locali che sono più a contatto con il territorio e hanno una maggiore sensibilità nel comprendere le necessità e le relative emergenze:
interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione delle opere di sistemazione idraulico-forestale e degli alvei dei corsi d'acqua, per conservare in efficienza gli interventi e mantenere sufficienti sezioni di deflusso ivi compreso il trattamento della vegetazione in alveo attuato in modo da contemperare le esigenze di sicurezza idraulica con quelle di carattere ecologico, paesaggistico e ambientale;
presidio, recupero e mantenimento della funzionalità idraulica del reticolo idrografico minore ivi compresi gli impluvi di carattere effimero;
interventi mirati alla riqualificazione ambientale dei corsi d'acqua con particolare riferimento alla ricostruzione morfologica e alla rinaturalizzazione di tratti degradati;
interventi sul sistema alveo-versante volti al controllo del trasporto solido e del materiale legnoso fluitato con particolare riferimento ai bacini soggetti a fenomeni torrentizi;
rimboschimenti, cespugliamenti e rinverdimenti di terreni denudati anche a seguito di incendi, interventi di arricchimento della composizione floristica e di riequilibrio dei popolamenti forestali comprese le cure culturali e quelle indirizzate alla normalizzazione dei caratteri del bosco;
miglioramento delle caratteristiche di efficienza idrologica dei suoli nel territorio montano e collinare, in particolare favorendo, secondo corrette pratiche selvicolturali, il recupero e l'evoluzione verso forme equilibrate dei popolamenti forestali;
ad adottare, infine, le opportune iniziative ai fini di un efficace coordinamento dell'attività di programmazione che consenta di utilizzare al meglio le risorse e razionalizzare la spesa, evitando la sovrapposizione di piani e programmi definiti in sedi differenti.
(8-00040) «Guido Dussin, Mariani, Bratti, Zamparutti».
Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DL 2006 0152

EUROVOC :

amministrazione locale

corso d'acqua

idrogeologia

idrologia

inondazione

manutenzione

prevenzione dei rischi

principio di sussidiarieta'

regolamentazione del traffico

sistemazione idraulica

via d'acqua interna