ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00093

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 532 del 11/10/2011
Abbinamenti
Atto 6/00092 abbinato in data 11/10/2011
Atto 6/00094 abbinato in data 11/10/2011
Atto 6/00095 abbinato in data 11/10/2011
Firmatari
Primo firmatario: FRANCESCHINI DARIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 11/10/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
ROSATO ETTORE PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
BARETTA PIER PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
CALVISI GIULIO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
DE MICHELI PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
DUILIO LINO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
GENOVESE FRANCANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
MARINI CESARE PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
MISIANI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
NANNICINI ROLANDO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
RUBINATO SIMONETTA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
SERENI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011
VANNUCCI MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2011


Stato iter:
11/10/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 11/10/2011
Resoconto GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/10/2011

NON ACCOLTO IL 11/10/2011

PARERE GOVERNO IL 11/10/2011

DICHIARATO PRECLUSO IL 11/10/2011

CONCLUSO IL 11/10/2011

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00093
presentata da
DARIO FRANCESCHINI
testo di
martedì 11 ottobre 2011, seduta n.532

La Camera,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011;
premesso che:
la Nota di aggiornamento non costituisce più un documento eventuale, da presentare nel caso di scostamenti rispetto agli obiettivi e alle previsioni inizialmente individuati, ma rappresenta un documento dai contenuti obbligatori, inserito a pieno titolo tra gli strumenti di programmazione individuati dall'articolo 8 della legge n. 196 del 2009;
l'articolo 10-bis della legge n. 196 del 2009, infatti, prevede esplicitamente che la Nota di aggiornamento debba contenere l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, l'aggiornamento degli obiettivi programmatici contenuti nel DEF al fine di rivedere la ripartizione tra i sottosettori della manovra e di tenere conto delle raccomandazioni del Consiglio europeo relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforme;
contrariamente a quanto previsto dalla normativa vigente, la Nota di aggiornamento del DEF 2011 non reca nel dettaglio alcuni dei contenuti necessari. Fra questi, emerge in tutta evidenza la mancata esplicitazione della nuova articolazione degli obiettivi di indebitamento netto per sottosettore; l'obiettivo della pressione fiscale non è esplicitato secondo quanto previsto dalla legge di contabilità ed è indicato in maniera fuorviante non includendo il maggior gettito atteso dalla revisione delle agevolazioni fiscali ed assistenziali;
la Nota di aggiornamento non definisce, altresì, i contenuti della prossima manovra finanziaria, limitandosi soltanto a descrivere le misure già adottate nei mesi scorsi e si limita ad indicare genericamente i titoli dei provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica, da presentare alle Camere entro il mese di gennaio;
la mancanza di tali contenuti non appare giustificata e priva il Parlamento di elementi essenziali per una seria discussione sul documento in esame;
considerato che:
per quanto riguarda la crescita, la Nota di aggiornamento rivede significativamente il trend di crescita dell'economia italiana rispetto alle previsioni formulate ad aprile 2011. Nel quadriennio 2011-2014, si ipotizza un peggioramento delle prospettive di crescita del Paese di circa 2 punti percentuali, che in termini reali corrisponde ad una mancata crescita stimata in oltre 30 miliardi di euro;
per il 2011 il PIL italiano è stimato crescere ad un tasso dello 0,7 per cento rispetto all'1,1 per cento indicato ad aprile, con una mancata crescita pari ad oltre 7 miliardi di euro. Una dinamica modesta è indicata anche per gli anni 2012 e 2013, in cui il PIL è previsto, rispettivamente, allo 0,6 per cento e allo 0,9 per cento (nel DEF 2011 rispettivamente dell'1,3 per cento e del 1,5 per cento). Nel 2014 la crescita si attesterebbe in misura pari all'1,2 per cento;
sulle stime di crescita formulate nella Nota di aggiornamento vi sono, tuttavia, forti dubbi e da più parti sono valutate come ottimistiche. La stessa Commissione europea, nell'ultimo Interim forecast, e il FMI collocano la crescita italiana per il 2011 e per gli anni successivi ad un livello più basso di quello stimato dal Governo italiano, in ragione della evidente debolezza della domanda interna, prefigurando per il nostro Paese un lungo periodo di stagnazione;
inoltre, le misure di riequilibrio dei conti pubblici disposte dal decreto-legge n. 98 del 2011 e dal decreto-legge n. 138 del 2011, per stessa ammissione del Governo rischiano di produrre: «effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo attraverso gli usuali canali di trasmissione agli aggregati della spesa privata...» anche se controbilanciati da non meglio esplicitati: «meccanismi di tipo non Keynesiano a supporto della crescita, con un miglioramento delle aspettative degli agenti economici». Occorrerebbe rafforzare il potenziale di crescita dell'economia nazionale anche perché una ripresa dell'economia meno intensa di quella prospettata nella Nota di aggiornamento renderebbe difficile anche il pieno conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica (pareggio di bilancio ed avanzo primario);
il Paese ha due grandi questioni da affrontare per uscire dalla situazione critica in cui attualmente si trova: la riduzione del debito pubblico e la crescita economica, invertendo il trend di declino che caratterizza il nostro sistema da ormai oltre venti anni;
le due questioni non sono scisse e non possono essere trattate separatamente, come finora fatto dall'esecutivo: il riequilibrio duraturo dei conti pubblici e il progressivo rientro del debito pubblico può essere realizzato soltanto attraverso il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia nazionale, l'attuazione di profonde riforme strutturali, le politiche industriali, gli investimenti, gli interventi di redistribuzione del reddito ed un seria attuazione della spending review;
su tali tematiche la Nota di aggiornamento non prevede alcuna chiara indicazione, con ciò confermando che il Governo, oltre ad attribuire al documento in esame soltanto un valore di mero adempimento burocratico, non ha ancora definito una propria strategia e definito le linee di intervento;
la Nota di aggiornamento si limita a riportare i risultati delle manovre correttive e ad annunciare che: «a completamento della manovra di bilancio 2012-2014, il Governo intende collegare i provvedimenti in materia di: infrastrutture; liberalizzazioni e privatizzazioni; interventi in favore del Sud». Nessuno di questi interventi, tuttavia, è argomentato nel merito e nulla è dato sapere sulle altre iniziative che il Governo intende adottare per il sostegno e il rilancio del sistema competitivo da più parti invocate e ritenute ineludibili;
nella Nota di aggiornamento non vi sono, poi, tracce di intervento relativamente alle politiche di settore;
le infrastrutture sono un elemento chiave della capacità di crescita di un paese. Il miglioramento e il potenziamento della dotazione infrastrutturale, in termini di reti e nodi, di plurimodalità e di logistica, e soprattutto di grandi assi di collegamento costituisce una condizione necessaria per incrementare la competitività del nostro paese. L'evidenza dell'impatto positivo del capitale pubblico sulla performance del sistema economico è abbondante. Per l'Italia, le stime indicano che per ogni punto percentuale di aumento dello stock di capitale pubblico il prodotto può crescere fino allo 0,6 per cento nel lungo periodo. Le misure disponibili concordano nel segnalare un ritardo dell'Italia rispetto ai principali paesi europei in termini di dotazione infrastrutturale. Alla luce di queste considerazioni, appare problematica la drastica riduzione della spesa pubblica per investimenti prevista nel prossimo biennio;
appaiono, altresì, estremamente problematici i dati riportati nell'allegato riguardante il programma delle infrastrutture strategiche, che non definisce in modo trasparente le priorità di intervento e soprattutto le disponibilità necessarie a tale fine;
la situazione del mercato del lavoro rimane difficile e si viene aggravando: il tasso di disoccupazione registra un tendenziale miglioramento ma solo a causa dell'andamento del tasso di inattività che cresce e compensa l'andamento apparentemente positivo del tasso di disoccupazione. Tali dati sono il sintomo di una grave situazione di sfiducia da parte dei cittadini, ed in particolare dei giovani e delle donne, sulla possibilità di trovare un'occupazione, e sempre più persone decidono di rinunciare a trovarlo. Sulla base di recenti rilevazioni Istat, il tasso di inattività complessivo si attesta al 37,9 per cento (+0,4 per cento rispetto all'anno precedente). Il risultato deriva dall'aumento dell'indicatore per gli uomini (27 per cento) e per le donne (48,6 per cento). Nel Nord l'indicatore si attesta al 31,1 per cento; nel Centro raggiunge il 33,7 per cento e nel Mezzogiorno, raggiunge il 48,8 per cento. Il tasso di inattività della popolazione tra 15 e 64 anni sale dal 73,8 per cento (+2,2 per cento rispetto all'anno precedente) e la crescita è diffusa nell'insieme del territorio nazionale, soprattutto tra gli uomini;
nel contesto attuale appare sempre più necessario ed urgente ridurre le diseguaglianze distributive e a riequilibrare il carico fiscale tra i cittadini. Secondo la Banca d'Italia, il 10 per cento delle famiglie con il reddito più basso percepiva solo il 2,5 per cento del totale dei redditi prodotti; mentre il 10 per cento delle famiglie con redditi più elevati percepiva una quota del reddito pari al 26,3 per cento. Sempre nel 2008, il 10 per cento delle famiglie più ricche possedeva quasi il 45 per cento dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane. In tale ambito la delega per la riforma del sistema fiscale ed assistenziale non appare lo strumento idoneo a raggiungere tali obiettivi,
impegna il Governo:
a definire i termini di una manovra pluriennale per il rilancio dell'economia e il rientro del volume globale del debito pubblico, nel rispetto del percorso definito in sede comunitaria;
per conseguire contemporaneamente equità e sviluppo sostenibile, ad adottare le proposte che il Partito democratico ha avanzato in occasione delle manovre degli ultimi mesi, tra le quali:
un piano di riduzione dei costi della politica, dalla riduzione del numero dei parlamentari all'accorpamento degli uffici periferici dello Stato, alla riduzione delle società partecipate da regioni, province e comuni ed eliminazione degli organi per le società «in house» (oltre 50 mila incarichi), alla riorganizzazione di enti, agenzie ed organismi, intermedi e strumentali (consorzi di bonifica, bacini imbriferi montani) nel quadro del riordino delle competenze degli enti locali, alla centrale unica per gli acquisti di beni e servizi e riduzione del numero delle stazioni appaltanti;
l'introduzione di una imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari, basata su criteri fortemente progressivi;
un piano quinquennale di dismissione e valorizzazione di immobili demaniali in partenariato con gli enti locali per almeno 25 miliardi di euro e introduzione di un'asta competitiva per le frequenze televisive;
il rilancio delle liberalizzazioni nei servizi professionali, nella distribuzione dei farmaci, nella filiera petrolifera, nelle assicurazioni, nei servizi bancari, nelle reti energetiche;
la definizione di politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Mezzogiorno mediante la stabilizzazione dell'agevolazione fiscale del 55 per cento per l'efficienza energetica, i progetti per rinnovazione tecnologica italiana e la ricerca, con attenzione prioritaria alle straordinarie risorse potenziali, a partire dalle donne, del Mezzogiorno;
misure contro l'evasione fiscale (tracciabilità, a fini anti-riciclaggio, dei pagamenti superiori a 1000 euro e, a fini anti-evasione, dei pagamenti superiori a 300 euro; comunicazione da parte delle imprese dell'elenco clienti-fornitori; parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa di abitazione) finalizzate alla copertura della riduzione dei contributi sociali sui contratti a tempo indeterminato al fine di eliminare i vantaggi di costo dei contratti precari, della riduzione dell'Irpef, in via prioritaria sulle mamme lavoratrici, della graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile dell'Irap; il rifiuto di qualunque ipotesi di condono fiscale che per sua natura annulla gli effetti e i possibili risultati di una seria azione di contrasto all'evasione;
l'eliminazione dell'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011 che introduce una inaccettabile derogabilità alle leggi ed ai contratti nazionali;
l'apertura di un tavolo di confronto con le parti sociali sul tema del welfare;
la rinegoziazione dei trattati bilaterali con i «paradisi fiscali» transitati dalla black alla white list dell'Ocse (in particolare Svizzera).
(6-00093) «Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Baretta, Calvisi, Capodicasa, De Micheli, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Rubinato, Sereni, Vannucci».