ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00084

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 490 del 22/06/2011
Firmatari
Primo firmatario: PECORELLA GAETANO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 22/06/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 22/06/2011
VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA 22/06/2011
PROIETTI COSIMI FRANCESCO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 22/06/2011
GRASSANO MAURIZIO INIZIATIVA RESPONSABILE NUOVO POLO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE) 22/06/2011
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 22/06/2011


Stato iter:
23/06/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 22/06/2011
Resoconto CATONE GIAMPIERO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 23/06/2011
Resoconto MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI
Resoconto NAPOLI ANGELA FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA
Resoconto BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BERNARDO MAURIZIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

ACCOLTO IL 22/06/2011

PARERE GOVERNO IL 22/06/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/06/2011

DISCUSSIONE IL 23/06/2011

APPROVATO IL 23/06/2011

CONCLUSO IL 23/06/2011

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00084
presentata da
GAETANO PECORELLA
testo di
mercoledì 22 giugno 2011, seduta n.490

La Camera,
esaminata la relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Calabria (Doc. XXIII n. 7), approvata all'unanimità dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella seduta del 19 maggio 2011; premesso che:
la Commissione, nella sua attività d'inchiesta, sta svolgendo una serie di indagini a carattere regionale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti con- centrandosi, sino ad oggi, particolarmente sulle regioni del Mezzogiorno;
la relazione in esame è il frutto di una complessa attività istruttoria, che ha visto la Commissione impegnata in tre distinte missioni sul territorio calabrese tra dicembre 2009 e giugno 2010, nel corso delle quali ha esaminato la situazione grazie a un numero significativo di audizioni e sopralluoghi;
la relazione, che si caratterizza per la sua completezza, riporta dati obiettivi emersi nel corso delle audizioni o nelle verifiche tecniche svolte nel corso dei sopralluoghi;
l'inchiesta svolta dalla Commissione ha consentito di mettere in evidenza come, a distanza di oltre tredici anni (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2696 del 21 ottobre 1997) dall'istituzione dell'ufficio del commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Calabria nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, poi ampliato al settore delle acque e delle bonifiche per gli anni compresi dal 2002 al 2008, non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti, predisposti dal commissario delegato per l'emergenza rifiuti, nell'ambito di una suddivisione del territorio regionale in tre macroaree («Calabria Nord», «Calabria Centro», «Calabria Sud»); peraltro, tale suddivisione è stata realizzata in modo assolutamente non corrispondente al dato geografico, posto che la «Calabria Sud» comprende non solo tutta la provincia di Reggio Calabria ma anche la zona di Rossano (CS) e la provincia di Crotone che, viceversa, per la loro posizione, avrebbero dovuto essere collocate nel sistema «Calabria Nord»;
le ricadute di tale suddivisione non sono da poco, se si considera che i rifiuti «viaggiano» da un capo all'altro della regione, prima e dopo il loro trattamento, dal momento che le discariche di servizio non sono localizzate nelle vicinanze degli impianti di trattamento, ma a centinaia di chilometri dagli stessi, per di più in un territorio montuoso e privo di adeguata viabilità, come quello calabrese;
l'esito delle iniziative commissariali è stato del tutto insoddisfacente, posto che le società miste pubblico - private, costituite dal commissario per realizzare la raccolta differenziata, versano tutte in stato di insolvenza e che la raccolta differenziata non è decollata, essendo, pressoché, inesistente sul 90 per cento del territorio regionale, a tal punto da raggiungere, nella media, la modesta percentuale del 4,2 per cento per gli anni 2005, 2006, 2007 e 2008;
il fallimento della raccolta differenziata ha contribuito in maniera rilevante alla crisi dell'intero sistema: in Calabria non sono state realizzate nel corso di tutto il commissariamento nuove discariche pubbliche, sicché tutto il sistema delle discariche è rimasto affidato ai privati;
ciò è accaduto anche per via dei numerosi conflitti tra l'ufficio del commissario delegato e gli enti locali, che hanno paralizzato tutte le iniziative commissariali, nonostante gli ampi poteri che il legislatore ha riconosciuto al commissario;
ad oggi sono operative le discariche di Pianopoli (CZ) e di Catanzaro-Alli, entrambe di proprietà del privato «Enerambiente SpA», nonché la discarica di Crotone, località Columbra, la più grossa della Calabria, gestita dalla «Sovreco srl», facente parte del gruppo Vrenna, mentre tutte le altre discariche, pubbliche e private, sono praticamente esaurite; la discarica di Pianopoli, in data 18 novembre 2010, è stata posta sotto sequestro con decreto urgente del pubblico ministero di Lamezia Terme, convalidato dal GIP, in data 22 novembre 2010, per violazione degli articoli 137, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e 674 del codice penale;
la gestione integrata dei rifiuti comprende gli impianti di trattamento - che in Calabria fanno capo per la gran parte a una società privata, la TEC-Veolia - nonché il termovalorizzatore di Gioia Tauro, anch'esso gestito dalla stessa società;
con riguardo a quest'ultimo impianto, dal Rapporto rifiuti 2008 ISPRA-ONR e dal successivo rapporto del 2009 risulta che, negli anni 2007 e 2008, l'inceneritore ha trattato un quantitativo di rifiuti, rispettivamente, di 114 mila tonnellate e di 97 mila tonnellate di combustibile da rifiuto a fronte di una potenzialità complessiva di 120 mila tonnellate e che ha usato come combustibile cdr proveniente anche da altre regioni e, segnatamente, dal Veneto, dalla Toscana e dalla Lombardia;
alla luce dei dati sopra esposti, appare evidente la superfluità del raddoppio dell'impianto di incenerimento di Gioia Tauro, il cui completamento è previsto per il 2012 e al quale, tuttavia, non è possibile sottrarsi per non dover pagare forti penali, in forza del concluso contratto di appalto;
in un contesto di acclarata inefficienza e di disservizio pubblico devono, inoltre, essere sottolineati, in negativo, i costi della struttura commissariale, indicati nella relazione della Corte dei conti-sezione regionale di controllo per la Calabria, che - con riferimento al periodo compreso tra il mese di gennaio 2006 e il mese di agosto 2009 - sono stati complessivamente pari a 13.838.659,64 euro;
tra le voci di bilancio relative alle suddette annualità meritano di essere sottolineate le seguenti: 1) i «compensi al personale amministrativo» che, nell'anno 2007, hanno raggiunto la rilevante somma di 3,44 milioni di euro, a fronte di una media negli altri anni di circa euro 1,5 milioni; 2) i «compensi per collaborazioni» - non meglio specificate - che, nell'anno 2007, hanno raggiunto il picco di 979 mila euro e, nell'anno 2008, sono stati di ben 717 mila euro;
in via generale, si tratta di costi molto elevati, che non trovano alcun riscontro nel servizio reso; in particolare, la voce «compensi per collaborazioni» appare del tutto ingiustificata;
rilevanti sono, poi, le spese «per la gestione di discariche, impianti e stazioni» che, nel decennio, sono state complessivamente pari a euro 249.144.297,53, con un crescendo costante;
se si volessero fare dei rapidi confronti, per ogni cittadino calabrese sono stati spesi ben 123,89 euro solo per la gestione delle discariche e delle stazioni di trasferenza da parte del commissario, cui vanno ad aggiungersi le somme pagate a titolo di tariffa dai comuni: il tutto per un servizio non reso, ovvero reso male;
i costi sopra indicati prescindono dalle condanne, contenute in ben tre lodi arbitrali, del complessivo importo di oltre 100 milioni di euro - importo che, paradossalmente, è pari al costo di un inceneritore di media taglia - subite dall'ufficio del commissario delegato, a causa della mancata realizzazione del termovalorizzatore di Bisognano, dei ritardi e degli inadempimenti relativi alla costruzione degli impianti di trattamento e delle discariche di servizio, nonché al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro (lodo n. 121/10) e, infine, dei crediti vantati dalla TEC-Veolia per maggiori costi di gestione degli impianti: tutto ciò a fronte di un'attività di recupero crediti svolta dall'ufficio del commissario nei confronti dei comuni per le tariffe rsu non versate, che è del tutto insoddisfacente, posto che nell'anno 2009 vi è stato un incremento dei crediti non riscossi della struttura commissariale verso i comuni, che sono passati dalla somma di 143 milioni 874 mila euro, alla data del 31 dicembre 2008, a quella di 149 milioni di euro, alla data del 31 dicembre 2009;
deve essere infine stigmatizzato il fatto che nella gestione commissariale in Calabria, per un verso, nessuno dei contratti stipulati dai commissari delegati risulta sottoposto al controllo preventivo della Corte dei conti e, per altro verso, vi è stata una produzione alluvionale di ordinanze commissariali, spesso contraddittorie e confuse, con conseguenze non da poco, dal momento che le inefficienze del sistema pubblicistico hanno finito con il favorire l'inserimento nel ciclo dei rifiuti della criminalità organizzata, che è particolarmente presente nella provincia di Reggio Calabria, laddove, a fronte di un giro d'affari di complessivi 150 milioni di euro all'anno, pari al 2 per cento del PIL del territorio, solo 12 imprese delle 161 che si occupano di rifiuti hanno ottenuto la certificazione antimafia negativa, mentre 115 imprese risultano addirittura sconosciute al sistema;
l'inserimento mafioso della 'ndrangheta emerge in tutta la sua evidenza dalle indagini della Procura della Repubblica in Reggio Calabria, che spesso vedono il coinvolgimento nelle attività criminose nello specifico settore dei rifiuti anche di soggetti politici;
a tale proposito, il dottor Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, ha citato emblematicamente il caso del sindaco di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione - poi rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa o partecipazione - il quale era anche segretario generale di un comune vicino a quello di Gioia Tauro, nonché dei collegamenti tra ambienti politici e ambienti malavitosi - cosca Libri, De Stefano, Condello, Piromalli e, nell'ambito dell'indagine «Armonia», diverse cosche ioniche reggine - quali erano emersi in un procedimento penale, significativamente, denominato «Rifiuti SpA»;
nella suddetta vicenda processuale era accertata l'alleanza tra i Condello e i Libri, cosche un tempo rivali (ciascuna delle quali, tuttavia, conservava il controllo di una parte della città di Reggio Calabria) che tuttavia - dopo la lunga guerra di mafia che, tra il 1985 e il 1991, li aveva visti contrapposti - già agli inizi degli anni 2000, avevano stretto sul piano imprenditoriale degli accordi, che partivano proprio dal settore particolarmente lucroso dei rifiuti; sicché, sulla base del denaro e dell'interesse avevano superato i vecchi rancori;
il dottor Carmelo Casabona, questore di Reggio Calabria, nel corso della sua audizione del 1o dicembre 2009, ha riferito che vi è una imprenditoria che, con il sostegno della 'ndrangheta e ricorrendo all'influenza tipica della mafia in genere, si immette nel settore dei rifiuti, gestendo appalti, come risulta provato dalla sentenza n. 5635/01 R. GIP di Reggio Calabria del 22 dicembre 2008, che, nel condannare un imprenditore, Matteo Alampi, ha fatto luce sulla metodologia adottata dalla 'ndrangheta nel sistema della raccolta dei rifiuti;
lo stesso dottor Casabona, prendendo spunto da tale processo, ha rimarcato l'esistenza, nelle gare di appalto, di accordi tra tutti i concorrenti, alcuni dei quali accettano di fare la figura delle comparse, per un preciso tornaconto, come quello di vedersi affidati servizi in subappalto ovvero di ottenere altri appalti, privi di interesse per la criminalità;
sul punto, il questore ha parlato dell'esistenza «quasi di una consorteria», che consente la gestione degli appalti in base agli appetiti del momento e di una fase «quasi democratica» del sistema illecito nella distribuzione degli appalti. Proprio ricorrendo a tali sistemi è accaduto nella vicenda «Alampi» che le cosche dei Libri e dei Condello, storicamente avverse tra loro, in questa occasione, non si sono scontrate, anzi hanno raggiunto un accordo;
il questore di Reggio Calabria ha citato le vicende che hanno visto coinvolta nel recente passato la società Leonia, che effettua la raccolta dei rifiuti nella città di Reggio Calabria. Ebbene, la Leonia ha subito numerosi attentati: nel 2007 hanno sparato a un auto compattatore, nel corso del 2008 vi è stata una esplosione di colpi in direzione di un altro mezzo e altri attentati e, in data 1o novembre 2009, sono state incendiate quattro autovetture della famiglia De Caria, responsabile della ditta Leonia. Il problema degli inquirenti - ha concluso il questore di Reggio Calabria - era quello di «capire se dietro a tutto questo possano esservi contrapposizioni oppure estorsioni», in ogni caso, di stampo mafioso;
la Commissione si è soffermata, inoltre, con apposito capitolo, sul ruolo egemone che il gruppo Vrenna esercita sul territorio calabrese e sui rapporti con ambienti istituzionali;
in tale contesto ambientale si spiegano le ragioni per cui la Calabria è divenuta terra di smaltimento di rifiuti speciali, anche pericolosi, posto che l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA) ha calcolato una capacità di smaltimento di rifiuti speciali calabrese molto alta, di quasi 43 mila tonnellate per anno, pari a circa il 7 per cento dei rifiuti nazionali, quantitativo che non corrisponde assolutamente alla produzione di rifiuti speciali nella regione;
è significativo anche il fatto che la «IAM», società mista pubblico-privata, che ha in gestione un depuratore a Gioia Tauro, sia destinataria del percolato proveniente dalla Sicilia, nonostante che tale depuratore spesso sia in difficoltà per la depurazione dei liquami del territorio calabrese, con conseguente contaminazione della falda;
gli inadempimenti del commissario delegato hanno investito anche il sito di interesse nazionale (SIN) di Crotone, Cerchiara e Cassano, tutti comuni afflitti da un grave inquinamento ambientale, determinato dalla «ferrite di zinco» dello stabilimento «ex Pertusola» di Crotone e dalla «fibretta di amianto in polvere», usata fino agli anni Novanta negli stabilimenti «ex Montedison» di Crotone, nonché dalla «fosforite» derivante dalla produzione di fertilizzanti in questi ultimi stabilimenti;
nel periodo di competenza - che va dal mese di novembre 2002 al mese giugno 2008, anno in cui l'esecuzione degli interventi di bonifica è stata demandata a «Syndial SpA», società del gruppo Enichem, quale soggetto responsabile della contaminazione - l'ufficio del commissario per l'emergenza rifiuti non ha provveduto a porre in essere alcuna iniziativa per la messa in sicurezza e/o la bonifica dei siti inquinati, lasciando cadere nel vuoto le decisioni assunte nelle varie conferenze di servizi tenute presso il Ministero dell'ambiente e le conseguenti prescrizioni;
le varie conferenze di servizi, istruttorie o decisorie, tenutesi presso il Ministero dell'ambiente e tutte le riunioni operative effettuate tra le autorità locali della città di Crotone, nella realtà, hanno avuto solo carattere di mera interlocutorietà, senza alcun segnale di concretezza nell'affrontare e risolvere l'annosa questione dell'inquinamento dei terreni, delle falde acquifere e dei fondali marini, determinato dalle pregresse attività industriali all'interno del sito in questione;
la situazione non è concretamente migliorata nel corso di questi ultimi tre anni, posto che la Syndial è in forte ritardo nell'attività di bonifica dei siti inquinati e che il Ministero non ha ancora attuato i poteri sostitutivi di azione in danno, che la legge gli conferisce per l'adempimento delle obbligazioni assunte dalla società proprietaria dei siti inquinati;
a questo punto, la Commissione di inchiesta - anche alla luce delle osservazioni del dottor Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale della direzione generale qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso della sua audizione del 12 aprile 2011- non può non esprimere tutte le sue perplessità sulla scelta operata dalla Syndial, circa il trasferimento dei rifiuti nocivi dalle aree inquinate dell'ex Pertusola e dell'ex Fosfotec alla costruenda discarica di Giammiglione, località sita a ridosso della città di Crotone in una zona collinare, al confine del comune di Scandale, comune interno a 350 s.l.m., inserito nella comunità montana «Alto Marchesato Crotonese»;
in pratica, nel caso di specie, il piano prevedeva il trasferimento dell'inquinamento dalla zona costiera a quella collinare dello stesso comune di Crotone, con centinaia di migliaia di viaggi di camion che avrebbero dovuto attraversare l'intera costa crotonese, carichi di molti milioni di metri cubi di materiali contenenti scoria cubilot, fosfogessi e fibretta d'amianto, da trasferire nella discarica di Giammiglione. Viceversa, appare preferibile la bonifica in situ e, cioè, l'opportunità di chiudere all'interno di un volume confinato i materiali inquinanti e di trattarli sul posto, evitando escavazione e trasporto degli stessi, tanto più che il meccanismo dell'isolamento e del marginamento con tecniche sempre più raffinate - che oggi presentano un ragionevole rapporto costi/benefici - consente di attivare e scommettere sulle tecnologie di bonifica in situ;
in tal modo si evita il pericolo della fuoriuscita dell'inquinante grazie all'isolamento - chi se ne occupa sa quali regole rispettare - ed è anche possibile costruire nuovamente sui siti interessati, sia pure con una serie di cautele;
in conclusione sul punto, nelle more del lungo iter per l'autorizzazione all'apertura della discarica di Giammiglione - che risale addirittura al lontano 1998 e che è stata oggetto di forti manifestazioni pubbliche di contestazione da parte della stessa popolazione crotonese - meglio sarebbe stato isolare le suddette aree inquinate e iniziare il loro trattamento in loco, provvedendo a inertizzare il materiale inquinato, piuttosto che affidarsi a una costruenda nuova discarica in cui trasferire i prodotti inquinati, con il concreto rischio della dispersione del materiale inquinato nel corso del suo trasferimento da un sito all'altro;
per quanto riguarda l'inquinamento marino del territorio di Crotone, essendo impossibile la rimozione dell'inquinante, si sarebbe potuto realizzare una cassa di colmata nella quale refluire i sedimenti contaminati, ma tale opera non è stata realizzata;
alla luce di queste considerazioni, appare evidente che le problematiche connesse alla bonifica del SIN di Crotone non sono state - ancora ad oggi - adeguatamente affrontate;
la Commissione, valutati i risultati del tutto negativi della gestione commissariale, accompagnata da costi elevati e dall'assenza di trasparenza di tale ufficio, ritiene che la struttura commissariale debba essere sostituita, con il ritorno alla gestione ordinaria dei rifiuti da parte degli enti locali, mentre il riparto di competenze tra lo Stato, la regione Calabria e gli enti locali nella materia oggetto dell'inchiesta impone una reciproca leale collaborazione nella soluzione delle questioni evidenziate nella relazione, soprattutto allo scopo di favorire la lotta alla criminalità organizzata e contrastare il degrado ambientale che consegue all'abuso del territorio;
in particolare, tenuto conto della particolare situazione in cui versa la regione Calabria, appare opportuno e necessario procedere con urgenza alla realizzazione, degli impianti necessari in grado di trattare i rifiuti e ad avviare la raccolta differenziata verso gli obiettivi indicati dall'attuale direttiva 98/2008 -:
la fa propria e impegna il Governo, per quanto di competenza, a intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni evidenziate nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in raccordo e leale collaborazione con i competenti organismi nazionali, della regione Calabria e degli enti locali interessati anche al fine di creare le condizioni per una gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti.
(6-00084) «Pecorella, Bratti, Volpi, Proietti Cosimi, Grassano, Piffari».