ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00082

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 507 del 26/07/2011
Firmatari
Primo firmatario: GOZI SANDRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 17/05/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBONETTI GABRIELE PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
BINDI ROSY PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
CASTAGNETTI PIERLUIGI PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
FARINONE ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
FEDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
LUCA' MIMMO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
LUONGO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
MERLONI MARIA PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
POMPILI MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
SORO ANTONELLO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
TOCCI WALTER PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2011


Stato iter:
26/07/2011
Fasi iter:

RITIRATO IL 26/07/2011

CONCLUSO IL 26/07/2011

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00082
presentata da
SANDRO GOZI
testo di
martedì 26 luglio 2011, seduta n.507

La Camera,
premesso che:
il documento recante la Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Doc. LXXXVII, n. 3) è stato presentato dal Governo nell'agosto 2010 e arriva all'esame del Parlamento, per l'ennesima volta, con quasi due anni di ritardo, vanificando, di fatto, l'utilità e l'incisività di un esame parlamentare nel merito;
l'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, inoltre, come modificato dalla legge 4 giugno 2010 (legge Comunitaria 2009) ha cambiato la procedura stabilendo che il Governo presenti ora al Parlamento due distinte relazioni: l'una, da presentarsi entro il 31 dicembre di ogni anno, a carattere programmatico, che tenga conto cioè dei programmi di lavoro dell'Unione europea e delle linee della politica europea dell'Italia per l'anno in corso; l'altra, invece, a carattere consuntivo, da presentarsi entro il 31 gennaio di ogni anno, che fornisca al Parlamento tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare le attività che l'Italia ha compiuto nell'ambito della propria partecipazione nell'anno precedente a quello considerato;
il Governo, dunque, non solo ha presentato la relazione a carattere consuntivo, ora all'esame di questo ramo del Parlamento, con quasi due anni di ritardo, ma avrebbe già dovuto presentare anche la seconda relazione a carattere programmatico per l'anno in corso, con l'esposizione dei principi e delle linee caratterizzanti la politica italiana nei lavori preparatori in vista dell'emanazione degli atti normativi comunitari, nonché degli indirizzi del governo su ciascuna delle politiche europee;
secondo quanto è stato disposto da una pronuncia della Giunta per il regolamento della Camera, adottata il 14 luglio 2010, la relazione «programmatica» avrebbe poi dovuto essere oggetto di esame congiunto con gli strumenti di programmazione legislativa e politica delle Istituzioni europee;
i ritardi e le omissioni sia in fase di rendicontazione dell'attività già svolta dall'Italia, sia per tutta la fase di programmazione dell'attività futura, assumono una connotazione ancora più grave alla luce del rinnovato contesto istituzionale europeo che, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha riaffermato la centralità e il ruolo dei Parlamenti nazionali nel processo di integrazione europea;
tra le criticità rilevate nell'attività dell'Italia nell'Unione europea nel 2009, sono da segnalare, nel merito, le continue e rilevanti violazioni del regime linguistico, che favorendo un'affermazione sempre più diffusa del trilinguismo, incidono negativamente sul ruolo dell'Italia e sulla competitività delle nostre imprese, criticità che hanno portato all'approvazione da parte di questa Camera, lo scorso aprile, di una mozione sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari che ha già impegnato il Governo, tra le altre cose, a contrastare con intransigenza ogni tentativo di violazione del regime linguistico delle istituzioni dell'Unione europea e di marginalizzazione della lingua italiana, ricorrendo, ove necessario, anche agli strumenti giurisdizionali disponibili;
il documento all'esame del Parlamento, in quanto tardivo e datato, non tiene nella giusta considerazione il tema della riscrittura delle regole relative alla nuova governance economica europea, con il rafforzamento del coordinamento ex ante delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri e la conseguente imposizione di nuovi vincoli di deficit e di rientro del debito pubblico; questioni rilevanti che non sono mai stati oggetto di una tempestiva informazione e di un coinvolgimento adeguato del Parlamento italiano, nonostante le decisioni assunte nelle sedi europee anche dal nostro governo determinino conseguenze rilevanti, incerte e gravose per il nostro Paese;
in particolare è da denunciare l'incapacità del governo italiano di contrapporre una strategia di politica economica più flessibile, articolata sugli investimenti infrastrutturali che aumentino la competitività nel medio e nel lungo periodo;
risulta miope e insufficiente la linea di indirizzo prevalente concentrata quasi esclusivamente sulla disciplina di bilancio, nella convinzione che solo politiche restrittive possano ripristinare la stabilità macroeconomica dell'Unione e degli stati membri; in questo modo, invece, si rischia di produrre effetti esattamente opposti a quelli annunciati, deprimendo le prospettive di crescita e deteriorando ulteriormente e le capacità di reddito dei consumatori e le condizioni di solvibilità dei debitori;
anche il Documento di economia e finanza (DEF) 2011, il principale strumento di programmazione economica e finanziaria contenente lo schema del Programma di stabilità e il Piano nazionale di Riforma, recentemente approvato dal Parlamento, ha rappresentato un contenitore vuoto e un'occasione persa per il Parlamento al fine di indirizzare l'esecutivo verso scelte improntate a prospettive di crescita e di sviluppo. Il DEF è stato presentato alle Camere al limite dello scadere del termine di presentazione in sede europea, occupando uno spazio esiguo per la discussione parlamentare, ma soprattutto ha dimostrato di non essere all'altezza delle sfide richieste. Le misure di stabilizzazione, infatti, per quanto coraggiose non potranno essere risolutive se procrastinate negli anni a venire con misure generiche e incerte, né gli obiettivi di finanza pubblica potranno essere raggiunti in assenza dell'innalzamento del potenziale della nostra economia nel quadro di una politica economica europea per il sostegno della domanda interna; se le prossime manovre finanziarie, infatti, non terranno conto anche del fattore crescita e competitività, con la previsione di un taglio alle spese per gli investimenti pubblici e alle infrastrutture, si determineranno effetti distorsivi proprio sulla crescita del PIL;
la situazione è stata ulteriormente aggravata dalla perdurante assenza ormai da diversi mesi di un Ministro per le politiche europee, che sta diventando insostenibile ed emblematica al tempo stesso della scarsa ambizione e della marginalizzazione dell'azione politica del Governo italiano nelle sedi europee; proprio l'assenza del Ministro competente, peraltro, ha fatto sì che un documento a carattere orizzontale come il Piano nazionale di Riforma fosse presentato dal solo Ministro dell'economia e delle finanze, noto per le sue posizioni scarsamente attente e assai poco sensibili al tema della crescita;
la stessa perdita di influenza e di ruolo politico si rivela nell'insufficiente azione del Governo italiano nel porre come priorità dell'agenda europea la questione del Mediterraneo, tanto sotto il profilo dell'aggiornamento degli strumenti politici e istituzionali a seguito del fallimento dell'Unione per il Mediterraneo, quanto sotto quello delle risorse finanziarie, profili entrambi necessari in presenza degli avvenimenti di straordinario rilievo in corso nel Maghreb e del Mashrek, che stanno mutando il quadro geopolitico della regione;
d'altra parte, proprio nelle vicende delle rivoluzioni arabe nel Nord Africa il comportamento del Governo si sta dimostrando sempre più confuso e ambiguo, anche a causa di evidenti spaccature al suo interno sulla linea da tenere, finendo per oscillare tra un atteggiamento eccessivamente accondiscendente nei confronti dei vecchi regimi contestati dalle popolazioni, e il continuo adeguamento alle decisioni assunte dagli altri partner;
egualmente infruttuoso e controproducente è il comportamento di ministri di questo Governo che alternano la polemica e la contrapposizione con la Commissione europea - fino a ventilare, come ha fatto il Ministro Maroni, un'uscita dell'Italia dall'Unione europea - alla richiesta di maggiore presenza delle istituzioni europee, o reclamando la richiesta di interventi urgenti di solidarietà, come fanno contraddicendosi i Ministri Maroni e Frattini, senza preoccuparsi di sanare le patenti inadeguatezze e vere e proprie inadempienze di obblighi comunitari in tema di immigrazione, tra cui rilevano il mancato recepimento della direttiva sui rimpatri e l'assenza di un'iniziativa forte in tema di adeguamento del nostro paese alle politiche di asilo;
in particolare, il grave ritardo nel recepimento della direttiva rimpatri, scaduta ormai da più di quattro mesi - e nonostante il Partito democratico abbia presentato emendamenti volti al recepimento fin dal 2009 - ha determinato, dapprima, un gran numero di pronunce giurisdizionali interne che hanno portato alla disapplicazione in diversi casi specifici della legge Bossi-Fini, laddove incompatibile con la citata direttiva; e da ultimo alla pronuncia dello scorso 28 aprile della Corte di Giustizia dell'Unione europea che ha sancito, tra l'altro, che gli Stati membri non possono introdurre, al fine di ovviare all'insuccesso delle misure coercitive adottate per procedere all'allontanamento coattiva, una pena detentiva, solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e che il termine impartito con tale ordine sia scaduto, permane in maniera irregolare in detto territorio;
secondo la Corte di Giustizia, inoltre, una tale pena detentiva, segnatamente in ragione delle sue condizioni e modalità di applicazione, rischia di compromettere la realizzazione dell'obiettivo perseguito dalla direttiva, ossia l'instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare nel rispetto dei loro diritti fondamentali;
appaiono peraltro preoccupanti le continue divisioni nel Governo proprio sulla linea da tenere in materia di immigrazione, che finiscono per indebolire ancora una volta la posizione italiana, contribuendo a consolidare la scarsa credibilità del nostro Paese, specie alla luce della procedura d'infrazione attualmente in corso nei confronti dell'Italia per il mancato recepimento della direttiva rimpatri;
è interesse dell'Italia garantire un'efficace funzionamento del sistema Schengen, la cui modifica dovrebbe pertanto prevedere una riduzione al minimo delle possibili eccezioni alla libera circolazione delle persone; il possibile ingresso di Romania e Bulgaria nell'area Schengen, da valutarsi certamente in termini positivi, non deve comportare il rischio di ulteriori future limitazioni alla libertà di circolazione delle persone;
è da rilevare che nella comunicazione della Commissione del 4 maggio 2011 la Commissaria Malstrom annuncia di aver presentato delle iniziative per una strategia globale più strutturata e in grado di garantire una risposta rapida dell'Unione europea alle sfide e alle opportunità delle migrazioni, anche in considerazione degli avvenimenti attualmente in corso nel Mediterraneo; tali iniziative prevedono tra l'altro controlli efficaci alle frontiere esterne e insieme un rafforzamento del principio della libera circolazione delle persone;
è da segnalare, in particolare, la presentazione di una proposta volta all'istituzione di un meccanismo che permetta all'Unione di gestire sia le situazioni in cui uno Stato membro non adempie all'obbligo di controllare la propria sezione di frontiera esterna, sia quelle in cui un tratto particolare della frontiera esterna diventa oggetto di pressione inaspettata e grave a seguito di eventi esterni. Secondo la Commissione europea, una risposta coordinata a livello UE in situazioni critiche aumenterebbe senza dubbio la fiducia reciproca degli Stati membri e ridurrebbe inoltre il ricorso a iniziative unilaterali degli Stati membri volte a reintrodurre temporaneamente i controlli alle frontiere interne o ad intensificare i controlli di polizia nelle regioni frontaliere interne, con un inevitabile rallentamento degli attraversamenti delle frontiere interne per chiunque;
il meccanismo proposto dalla Commissione prevede l'adozione di una decisione a livello europeo per definire quali Stati membri possano reintrodurre eccezionalmente i controlli alle frontiere interne e per quanto tempo, contrapponendosi il tal senso alla forte impronta nazionalistica che emerge nella lettera congiunta inviata da Berlusconi e Sarkozy il 26 aprile scorso al Presidente della Commissione Barroso, nella quale si sollecitava invece la riattivazione dei controlli alle frontiere su iniziativa dei singoli Stati membri;
tali spinte nazionalistiche, contrapposte al carattere europeo della proposta della Commissione, sono nettamente da respingere perché contrarie in generale all'interesse dell'Unione europea, e in particolare dell'Italia, che nulla avrebbe da guadagnare da un improvvisa e unilaterale riattivazione delle frontiere da parte di Francia, Austria, Svizzera e Slovenia;
è inaccettabile in tal senso che le migliaia di immigrati, profughi e sfollati provenienti dalla sponda sud del mediterraneo siano utilizzati come pretesto da parte di Italia e Francia per un indebolimento del sistema Schengen, ed è auspicabile che la Commissione sappia ritrovare coraggio nel garantire il pieno rispetto della libertà di circolazione, senza cedere alle pressioni unilaterali degli Stati membri,
impegna il Governo:
a presentare quanto prima al Parlamento, essendo già scaduti i tempi previsti, la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010 nonché quella a carattere programmatico per l'anno 2011, con le modalità e i contenuti stabiliti dall'articolo 15 della legge n. 11 del 2005;
a consolidare i positivi risultati conseguiti a partire dalla XV legislatura in termini di riduzione sia del numero di procedure di infrazione, sia del deficit di trasposizione delle direttive comunitarie rafforzando la struttura del Ministero e il coordinamento governativo delle politiche comunitarie e il confronto parlamentare di merito;
ad assumere efficaci iniziative a livello europeo, conformemente a quanto previsto dalla mozione n. 1-00567, approvata dall'Assemblea della Camera dei deputati il 19 aprile 2011, al fine di concordare ed attuare una strategia coerente ed efficace per la tutela della lingua italiana nella UE e nella altre organizzazioni internazionali, valutando in particolare l'opportunità di utilizzare un criterio oggettivo che, limitando le lingue di lavoro entro un numero massimo di sei, tenga conto del numero effettivo di parlanti all'interno dell'Unione;
a provvedere con urgenza alla nomina di un Ministro delle politiche europee;
a garantire il pieno, sistematico e tempestivo coinvolgimento delle Camere, con particolare riferimento all'esame dei documenti economico-finanziari e ai nuovi profili sostanziali e procedurali della normativa contabile nazionale, in coerenza con la procedura del «semestre europeo» e le modifiche apportate alla nuova legge di stabilità, per il coordinamento ex ante delle politiche economiche degli stati membri UE;
a rafforzare il processo di unificazione nell'Unione europea, anche mediante nuovi indirizzi capaci di prefigurare, accanto alle necessarie misure di stabilizzazione finanziaria, i saldi legami tra stabilità finanziaria e sviluppo economico, equità sociale e riequilibrio territoriale, creando le condizioni per accrescere le prospettive economiche e sociali e adeguate condizioni di benessere materiale e di contrasto alla povertà nell'Unione;
a dare priorità alle politiche per la crescita, la ricerca, gli investimenti e lo sviluppo, definendo un percorso realistico e sostenibile di riduzione del debito, coerente con gli obiettivi di medio periodo del Patto di stabilita rafforzato, e una concreta attuazione degli obiettivi delineati dalla «Strategia UE 2020»;
a farsi promotore in sede europea della realizzazione di un piano europeo di investimenti per infrastrutture, formazione del capitale umano, consumi collettivi, occupazione, ambiente e innovazione, e a sostenere le proposte volte a prevedere che tale piano sia alimentato dalle risorse raccolte attraverso l'emissione di eurobond e dall'introduzione di specifici strumenti fiscali a livello europeo, tra i quali l'imposta sulle transazioni finanziarie e il rafforzamento della tassazione ambientale;
a sostenere il rafforzamento dell'azione di Frontex sulla scia di quanto stabilito all'interno del programma di Stoccolma - anche prevedendo, tra le altre cose, l'istituzione di una vera e propria polizia europea delle frontiere - nonché l'attribuzione all'Agenzia europea del coordinamento di operazioni congiunte di rimpatrio e della co-direzione di operazioni congiunte di pattugliamento marittimo e terrestre;
a sollecitare, nel quadro di collaborazione e cooperazione con le istituzioni dell'Unione Europea, una discussione sul principio di Dublino, anche al fine di accelerare la creazione di un'area comune di protezione e solidarietà basata su una condivisa procedura per richiesta e ottenimento dell'asilo, sostenendo in tal senso l'obiettivo annunciato anche dalla Commissione nella sua comunicazione del 4 maggio 2011 di giungere ad un completamento del sistema europeo comune d'asilo entro il 2012, in linea con i valori fondamentali e gli obblighi internazionali dell'Unione europea;
a provvedere quanto prima ad un adeguato recepimento della direttiva rimpatri, in particolare modificando, conformemente alla sentenza della Corte di Giustizia, quella parte della normativa interna palesemente incompatibile con il regime e lo spirito della direttiva rimpatri, e attivandosi fin da subito nei confronti della Commissione al fine di giungere ad una positiva chiusura della procedura d'infrazione attualmente in corso;
ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi europee, al fine di negoziare tutte le garanzie adeguate a presidio di un positivo ingresso di Romania e Bulgaria nell'area Schengen, avendo cura di scongiurare ulteriori future limitazioni del principio di libertà di circolazione e dunque ad un indebolimento del sistema di Schengen;
a sostenere tutte le iniziative della Commissione volte a mettere l'Unione europea nella condizione di offrire una risposta rapida ed efficace alle sfide e alle opportunità offerte dalle migrazioni;
ad attivarsi presso le istituzioni UE al fine di avere accesso alle disponibilità di finanziamento per far fronte alla situazione emergenziale verificatasi a seguito degli eventi rivoluzionari in Nord Africa e, più in generale, individuare con le medesime istituzioni appropriate forme di coordinamento per la gestione delle emergenze emerse negli ultimi mesi.
(6-00082) «Gozi, Albonetti, Bindi, Castagnetti, Farinone, Fedi, Garavini, Lucà, Luongo, Merloni, Pompili, Soro, Tocci, Zampa».