ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00043

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 351 del 13/07/2010
Abbinamenti
Atto 6/00041 abbinato in data 13/07/2010
Atto 6/00042 abbinato in data 13/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: PESCANTE MARIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 13/07/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
STUCCHI GIACOMO LEGA NORD PADANIA 13/07/2010
GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 13/07/2010
BUTTIGLIONE ROCCO UNIONE DI CENTRO 13/07/2010
RAZZI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 13/07/2010
FORMICHELLA NICOLA POPOLO DELLA LIBERTA' 13/07/2010
CONSIGLIO NUNZIANTE LEGA NORD PADANIA 13/07/2010
FARINONE ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 13/07/2010
GOTTARDO ISIDORO POPOLO DELLA LIBERTA' 13/07/2010


Stato iter:
13/07/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 13/07/2010
Resoconto VITO ELIO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI CON IL PARLAMENTO)
 
DICHIARAZIONE VOTO 13/07/2010
Resoconto VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO
Resoconto LA MALFA GIORGIO MISTO - REPUBBLICANI REGIONALISTI POPOLARI
Resoconto RAZZI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto CONSIGLIO NUNZIANTE LEGA NORD PADANIA
Resoconto GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FORMICHELLA NICOLA POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/07/2010

ACCOLTO IL 13/07/2010

PARERE GOVERNO IL 13/07/2010

DISCUSSIONE IL 13/07/2010

APPROVATO IL 13/07/2010

CONCLUSO IL 13/07/2010

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00043
presentata da
MARIO PESCANTE
testo di
martedì 13 luglio 2010, seduta n.351

La Camera,
premesso che:
l'esame del programma di lavoro della Commissione per l'anno 2010 e del programma delle tre Presidenze del Consiglio spagnola, belga ed ungherese in oggetto è stato avviato dalla Camera soltanto ad inizio di giugno 2010, a causa della tardiva trasmissione da parte della Commissione europea al Parlamento italiano degli allegati al Programma di lavoro tradotti in lingua italiana;
il programma di lavoro è stato infatti adottato dalla Commissione europea il 31 marzo 2010 e trasmesso al Parlamento italiano il 13 aprile 2010, limitatamente alla parte generale. Soltanto il 20 maggio 2010, sono stati trasmessi in lingua italiana anche gli allegati al programma, che costituiscono parte integrante del documento e - recando indicazione delle specifiche iniziative che la Commissione intende assumere - presentano il maggiore rilievo per l'esame parlamentare;
il grave ritardo della Commissione europea nella traduzione e trasmissione degli allegati ha pregiudicato la tempestività e quindi l'efficacia dell'intervento parlamentare ed è indice di una scarsa attenzione della Commissione stessa verso le lingue da essa considerate non «di lavoro»;
più in generale, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, si registrano numerose e crescenti violazioni del regime linguistico delle Istituzioni europee e del multilinguismo, anche attraverso l'introduzione di francese, inglese e tedesco quali «lingue di lavoro» di istituzioni ed organi dell'Unione europea;
tale trilinguismo appare del tutto ingiustificato, oltre che tale da destare dubbi sul piano della legittimità e da risultare di fatto discriminatorio, ed è esso stesso fonte di costi di traduzione e interpretariato non necessari;
è auspicabile che il Governo e i membri italiani delle Istituzioni ed organi dell'UE contrastino con forza ogni tentativo di violazione;
le modifiche recentemente apportate all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005 rendono possibile la creazione di una sessione europea di fase ascendente - da svolgersi nei primi mesi di ogni anno - abbinando l'esame del programma legislativo e degli altri strumenti di programmazione dell'Unione europea con quello della relazione annuale programmatica sulla partecipazione italiana all'Unione europea;
un particolare rilievo riveste la procedura di allerta precoce per il controllo di sussidiarietà, nell'ambito della quale va assicurata la consultazione dei Consigli e delle Assemblee legislative regionali italiane in relazione a progetti legislativi che incidano sulle competenze delle regioni;
il programma di lavoro della Commissione per il 2010, pur essendo il primo strumento generale di programmazione presentato dalla Commissione in carica, non reca orientamenti riferiti all'intero mandato quinquennale della Commissione stessa. Il Programma sembra pertanto privo di un quadro strategico di riferimento a medio e a lungo termine, per porre rimedio alle lacune strutturali dell'attuale assetto dell'Unione, e denuncia la mancanza di una visione in merito al modello di Europa che si intende perseguire;
alla luce del dibattito europeo sulle strategie di superamento della crisi economica, il programma della Commissione appare tardivo e non fornisce un orientamento politico più chiaro e articolato sulla questione del giusto equilibrio, da rinvenire, tra il rigore di bilancio sollecitato da alcuni, e l'indispensabile promozione della crescita e dell'occupazione, dimensione solo timidamente o punto accennata;
tale lacuna di visione complessiva conferma la debolezza politica della Commissione Barroso, resa evidente anche nella timida azione di cui è stata capace nei mesi centrali della crisi economica, del debito greco e dello stesso euro, lasciando spazio ad una impostazione eccessivamente intergovernativa e di breve periodo della risposta europea;
nel programma della Commissione non è posta inoltre sufficiente attenzione all'investimento nelle infrastrutture materiali e immateriali, azioni non indicate tra le priorità immediate, né a nuovi strumenti di politica economica, come la creazione di titoli di debito europeo ovvero a forme nuove di reperimento di risorse proprie per il bilancio comunitario;
nonostante l'adozione di un pacchetto di misure volte a preservare la stabilità finanziaria, un'Unione monetaria caratterizzata dalla persistente mancanza di un quadro per la soluzione delle crisi nei paesi fortemente indebitati e da un debole coordinamento delle politiche fiscali anticongiunturali, risulta ancora incompleta ed estremamente vulnerabile alle crisi interne e esterne;
occorre che l'integrazione economica assuma nuovamente il ruolo di motore della costruzione europea, creando le condizioni e i presupposti per un eventuale ulteriore avanzamento verso l'Unione politica. L'Europa è a un bivio, o sceglie di spingersi con decisione sulla strada di una maggiore integrazione economica, sociale e politica - condizione indispensabile anche per tornare ad agire da protagonista nello scacchiere globale - oppure rischia di andare incontro a una progressiva marginalità politica e disgregazione economica;
occorre pertanto superare le tentazioni protezionistiche, rilanciare una nuova fase del processo di integrazione, innanzitutto sfruttando appieno e rapidamente le possibilità che offre il nuovo Trattato;
la creazione di una governance economica europea è decisiva per il successo della strategia UE 2020 e, più in generale, per la crescita, lo sviluppo, la competitività e l'occupazione. Le proposte della Commissione, formulate nella comunicazione del 30 giugno 2010 richiedono correzioni ed integrazioni al fine di eliminare il disallineamento tra una disciplina di bilancio rigorosa, da un lato, e un debole coordinamento delle politiche per la crescita, l'occupazione e l'inclusione sociale, dall'altro;
è altresì imprescindibile che l'Unione europea si doti di risorse adeguate per far fronte alle proprie competenze interne ed esterne, accresciute sia per qualità sia per quantità dal Trattato di Lisbona e per rispondere alle aspettative dei cittadini nel processo di integrazione europea;
in questo contesto la politica di coesione costituisce uno strumento essenziale, purché essa non sia concepita come una mera politica redistributiva ma recuperi la sua funzione di promozione di crescita e sviluppo economico, sociale e territoriale e della riduzione dei divari di sviluppo tra delle regioni dell'Unione europea;
in materia di immigrazione, nel programma è assente una visione strategica di lungo periodo, non prevedendosi significativi passi in avanti e ulteriori iniziative legislative per la realizzazione di un sistema comune del diritto di asilo e per affrontare il tema della revisione della Convenzione di Dublino, che di fatto finisce per addossare l'onere delle domande dei richiedenti asilo soprattutto su Paesi, come l'Italia, più facilmente raggiungibili in virtù della loro posizione geografica;
è necessario pertanto procedere alla rapida istituzione dell'Agenzia europea per il diritto d'asilo e i rifugiati;
occorre, più in generale, adoperarsi affinché molte delle questioni rilevanti per il nostro Paese diventino priorità nei programmi strumenti di programmazione politica e legislativa europea, in particolare la definizione di una politica europea per la gestione comune dell'immigrazione e dell'asilo, la lotta alla contraffazione, la tutela del cosiddetto «made in Italy», la questione di un mercato comune dell'energia, o la valorizzazione della dimensione mediterranea;
è prioritario migliorare la capacità del nostro Paese di utilizzare gli stanziamento erogati dall'Unione europea nell'ambito della politica di coesione e di quella per lo sviluppo rurale, anche valutando l'istituzione, preferibilmente presso il Dipartimento per le politiche europee, di una specifica struttura di missione;
va ribadita l'esigenza che il Governo dia piena attuazione agli impegni contenuti nelle risoluzioni CENTEMERO ed altri (6-00021), approvata all'unanimità dalla Camera il 19 maggio 2009 in esito all'esame della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'UE nel 2007 e CENTEMERO ed altri n. 6-00030, approvata dalla Camera il 22 settembre 2009 in esito all'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008;
occorre proseguire e rafforzare il processo di progressivo avvicinamento dei Balcani occidentali alla Unione europea, rimanendo l'unica vera soluzione per la stabilità della regione e per lo sviluppo economico dell'area,
impegna il Governo:
a) con riguardo all'attuazione della strategia UE 2020:
ad avviare la tempestiva predisposizione a livello nazionale di misure effettive e realistiche per perseguire gli obiettivi fissati dalla strategia, coinvolgendo tutte le amministrazioni interessate, le regioni e le Camere, in coerenza con l'articolo 4-ter della legge n. 11 del 2005;
a promuovere, in particolare, le misure previste dall'iniziativa faro «Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro», con particolare attenzione a quelle dirette a garantire maggiore equilibrio tra offerta e domanda di lavoro, a rafforzare la capacità delle parti sociali per la risoluzione dei problemi del dialogo sociale, nonché a favorire lo sviluppo di un quadro europeo per le capacità, le competenze e l'occupazione;
a promuovere, anche alla luce della netta prevalenza della ricerca pubblica rispetto a quella privata, gli investimenti privati in ricerca e sviluppo, anche attraverso un utilizzo più mirato dei fondi strutturali nonché avvalendosi, soprattutto per le piccole e medie imprese, degli strumenti finanziari previsti allo scopo dalla BEI;
a sostenere l'individuazione, con riferimento all'obiettivo di promuovere l'inclusione sociale, di un indicatore di povertà assoluta, definito sulla base di una soglia di povertà che corrisponda alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi, in modo da tenere conto delle significative differenze nel costo della vita nell'Unione europea;
a promuovere interventi finanziari specifici per la tutela dei soggetti più esposti ai rischi della crisi economica globale, come giovani, donne, disabili, ultracinquantenni disoccupati, nonché a predisporre concrete misure in favore della parità e della riduzione del divario retributivo tra uomini e donne, obiettivo chiave della strategia UE 2020;
b) con riferimento alla governance economica e alla Strategia di Lisbona:
ad attivarsi per la costruzione di un «governo economico europeo», atto a far fronte alle sfide emerse con la crisi, anche mediante la creazione di un Fondo Monetario Europeo, e non limitato alla gestione delle emergenze, alla difesa dell'euro e alla garanzia della stabilità dei mercati, ma inteso a promuovere un'Unione sociale e sostenibile, e a sostenere l'economia reale e a rilanciare crescita, sviluppo, produttività, competitività, occupazione, ricerca e innovazione;
ad adoperarsi, pertanto, per sviluppare maggiormente, rispetto alle proposte formulate dalla Commissione europea, meccanismi preventivi, sanzionatori e premiali, non soltanto in relazione agli obiettivi in materia di competitività e di bilancio, ma anche di occupazione, lavoro e politiche sociali;
a promuovere la definizione di indicatori affidabili per la vigilanza macro-economica, per verificare rigorosamente, in particolare, l'attuazione della strategia 2020;
ad assicurare che le regole di condizionalità per l'uso di risorse europee da parte degli Stati membri sottoposti a procedura per disavanzo eccessivo siano applicate, al fine di non determinare discriminazioni tra gli Stati membri, a tutti i fondi e programmi finanziati dal bilancio europeo, e non ai soli fondi strutturali ed agricoli;
a valutare e promuovere forme di coordinamento più stringente tra gli Stati membri dell'eurozona, sfruttando non soltanto le specifiche previsioni ad essi relative ma anche il ricorso a cooperazioni rafforzate;
a promuovere un effettivo coordinamento delle politiche europee sull'occupazione, adoperandosi per favorire l'introduzione di precisi standard di riferimento da rispettare in ogni paese membro, al fine di evitare fenomeni di dumping sociale, e misure volte a innalzare la partecipazione al mercato del lavoro, in aderenza anche a quanto prospettato da Mario Monti nel Rapporto «Una nuova strategia per il mercato unico», presentato il 10 maggio scorso al Presidente della Commissione europea;
c) con riferimento alla revisione del bilancio europeo:
a trasmettere tempestivamente alle Camere dati e informazioni dettagliate sugli effetti finanziari per l'Italia delle differenti ipotesi di riforma delle spese e delle entrate dell'Unione europea;
ad adoperarsi affinché, nell'ambito della riflessione in corso e del negoziato che sarà successivamente avviato per la predisposizione del quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea post 2013, siano tenuti in adeguata considerazione i seguenti obiettivi:
1) ridefinire con chiarezza e trasparenza il legame tra priorità politiche e spese dell'Unione europea e riaffermare il principio di solidarietà e parità tra gli Stati membri;
2) prevedere un livello di risorse significativamente superiore a quello previsto dal quadro finanziario 2007-2013, concentrandole su interventi a sostegno delle nuove priorità e sfide strategiche, in particolare quelle concernenti competitività, innovazione, ricerca, sostegno alle piccole e medie imprese, regolazione dei flussi migratori e gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina, nonché mantenendo stanziamenti per la politica di coesione non inferiori a quelli previsti dal quadro finanziario 2007-2013;
3) a destinare stanziamenti specifici ed adeguati a progetti e prodotti europei ad altissimo valore aggiunto, in particolare nel campo della sanità, della ricerca e delle infrastrutture;
4) estendere il cofinanziamento anche a settori cui attualmente esso non si applica, quali in particolare all'agricoltura, al fine di assicurare che gli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea producano un «effetto leva» e incrementino così il volume delle risorse complessivamente disponibili;
5) assicurare, in ogni caso, che nel quadro finanziario post 2013 l'Italia benefici di risorse proporzionate al suo contributo netto al bilancio europeo;
6) promuovere ulteriormente il ricorso a nuovi modelli di finanziamento delle politiche pubbliche europee, quali i partenariati pubblico-privato, i prestiti e garanzie della Banca europea per gli investimenti, del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), in grado anch'essi di produrre un significativo effetto leva per mobilitare ulteriori risorse pubbliche e private;
a proporre una più accurata valutazione del ricorso all'emissione titoli di debito europei, per finanziare, in particolare, investimenti nel settore delle infrastrutture europee e della ricerca;
a promuovere maggiori sinergie tra il bilancio dell'Unione europea e i bilanci nazionali, al fine di quantificare le risorse complessive destinate al perseguimento di ciascuna politica e finalità e, a fronte delle dimensioni ridotte del bilancio europeo e della crisi economica finanziaria, per favorire l'utilizzo delle medesime risorse verso obiettivi comuni;
d) con riguardo alla politica di coesione:
a promuovere, con riferimento all'attuazione dei programmi operativi 2007-2013, il miglioramento della capacità di programmazione, gestione, spesa e controllo delle amministrazioni regionali e centrali;
ad adoperarsi affinché nella riforma della politica di coesione siano considerati prioritari i seguenti principi:
1) concentrare le risorse disponibili su pochi obiettivi in grado di promuovere effettivamente crescita e sviluppo, in coerenza con la strategia UE 2020, tra cui infrastrutture, innovazione, ricerca, e sostegno alle piccole e medie imprese;
2) dare piena attuazione alla dimensione territoriale della coesione, introdotta dal Trattato di Lisbona, assicurando che la prossima programmazione riservi un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali, tra le altre, le regioni di montagna e quelle insulari;
3) riconsiderare l'attuale distinzione e ripartizione di risorse e territori tra obiettivo «convergenza» e obiettivo «competitività»;
4) semplificare procedure e metodi di programmazione e gestione, accelerando le procedure di erogazione dei finanziamenti ed introducendo nel contempo meccanismi più rigorosi di controllo sia della regolarità contabile sia dell'efficacia ex ante ed ex post degli interventi;
5) aumentare in misura significativa le risorse distribuite in base ai meccanismi premiali, a favore delle regioni che assicurino una maggiore qualità della spesa e dei risultati;
e) con riguardo al mercato interno:
ad adoperarsi affinché le raccomandazioni contenute nel rapporto «Una nuova strategia per il mercato unico», presentato il 10 maggio 2010 dal professor Mario Monti su mandato della Commissione europea, siano tradotte tempestivamente in una strategia organica che preveda misure concrete, inclusa la presentazione delle opportune proposte legislative;
a sostenere, a livello europeo e nazionale, una più rapida attuazione dei principi e delle misure previste nell'Atto sulle piccole imprese, presentato dalla Commissione europea nel giugno 2008, inclusa l'adozione di regole specifiche in materia di appalti pubblici volte a tenere conto delle particolari caratteristiche ed esigenze delle piccole e medie imprese;
ad adoperarsi per il rafforzamento degli strumenti dell'Unione europea volti alla prevenzione e al contrasto della contraffazione;
a promuovere, al fine di rafforzare la tutela dei consumatori, una normativa che garantisca la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti, in particolare con l'individuazione chiara per il consumatore, dell'origine del prodotto relativamente a tutte le sue fasi di lavorazione;
a promuovere altresì strumenti per un monitoraggio statistico congruo inteso a verificare, con test sperimentali ed analisi, su campioni prelevati nella rete di distribuzione su tutto il territorio dell'Unione, la corrispondenza dei prodotti alle norme sanitarie e di sicurezza, in particolare per quanto destinato al consumo alimentare umano o alla sua filiera, all'abbigliamento, a tutti i prodotti legati all'edilizia e all'habitat umano, al settore dei trasporti e dell'automobile;
f) con riguardo ai mercati finanziari:
ad adoperarsi per una rapida approvazione delle proposte legislative relative alla riforma della vigilanza finanziaria europea e, successivamente, per l'immediata costituzione delle tre autorità di vigilanza europee da esse previste. Andrebbe in ogni caso prevista una revisione a medio termine del quadro di vigilanza così definito, in modo di misurarne l'adeguatezza anche alla luce della evoluzione dei mercati e degli strumenti finanziari;
g) con riferimento alla politica fiscale:
ad adoperarsi, anche in coerenza con le raccomandazioni formulate nel rapporto Monti, per un coordinamento minimo dei sistemi fiscali nazionali, al fine di evitare che, in una fase di crisi globale, la concorrenza fiscale tra gli Stati membri possa degenerare in comportamenti dannosi o con effetti negativi sulla competitività complessiva dell'economia europea e sulle politiche di bilancio;
a sostenere a questo scopo le iniziative della Commissione europea volte all'introduzione di una base consolidata comune per l'imposizione sulle società, anche valutando l'ipotesi di introdurre soglie minime comuni per l'imposizione sul reddito di impresa;
a promuovere la razionalizzazione della disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, attraverso la progressiva soppressione delle deroghe concesse a singoli Stati membri e la definizione di un unico elenco di beni e servizi assoggettabili ad aliquote ridotte;
h) con riguardo alla politica energetica e alla lotta ai cambiamenti climatici:
a dare nuovi impulsi all'azione globale sui cambiamenti climatici, in particolare dopo i deludenti risultati del vertice di Copenaghen, al fine di rimettere al centro il tema della «green economy», in favore di un'Europa all'avanguardia della nuova economia sostenibile, quale priorità assoluta nella strategia europea di sviluppo e contrasto della crisi, sulla base del cosiddetto «pacchetto clima-energia» e in coerenza con l'iniziativa «faro» della Commissione europea «un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse»; e ad attivarsi affinché si avvii l'esame del terzo «pacchetto energia», rafforzando, nell'ambito della strategia UE 2020, lo sviluppo di una politica europea realmente comune in materia di energia, per la quale sembra attualmente mancare una reale e coraggiosa ambizione, mediante impegni vincolanti;
ad adottare le misure atte a promuovere una nuova economia sostenibile sul piano ambientale, per creare nuove opportunità di crescita e nuovi posti di lavoro «verdi», a sostenere la riconversione ecologica del sistema produttivo, il risparmio energetico, lo sviluppo delle energie rinnovabili (quale perno di una nuova politica energetica che permetta di ridurre la dipendenza dall'estero e l'utilizzo di fonti fossili fortemente inquinanti), mantenendo gli strumenti già previsti e indispensabili a raggiungere l'obiettivo del 20 per cento nel 2020 per la riduzione dei gas serra;
i) con riguardo alla politica agricola comune:
a considerare, con riferimento alle iniziative indicate nei programmi delle istituzioni europee per «uscire dalla crisi», i settori dell'agricoltura e della pesca quali ambiti di intervento di sostegno straordinari e urgenti, dai quali emergono preoccupanti situazioni di vera povertà;
ad adoperarsi, pertanto, affinché l'applicazione del meccanismo del disimpegno automatico, di cui all'articolo 29 del regolamento (CE) n. 1290/2005, non determini la perdita di significative risorse del Fondo europeo per lo sviluppo rurale assegnate all'Italia, valutando, in particolare, la possibilità di concordare con la Commissione europea la sostituzione dei programmi operativi relativi al periodo 2007-2013 attraverso le procedure di revisione previste dalla normativa europea, e riproponendo e integrando, a fronte della eccezionalità della crisi economica, l'ipotesi di deroghe transitorie al disimpegno automatico per le annualità fino al 2009, in analogia a quanto stabilito per i Fondi strutturali dall'articolo 93, paragrafo 2-bis, del regolamento (CE) n. 1083/2006.
l) con riferimento al regime linguistico dell'Unione europea:
a contrastare con intransigenza ogni tentativo di violazione del regime linguistico delle istituzioni dell'Unione europea e di marginalizzazione della lingua italiana, ricorrendo ove necessario anche agli strumenti giurisdizionali disponibili;
ad opporsi, in particolare, al tentativo di affermare il ricorso alle sole lingue inglese, francese e tedesco nel funzionamento, anche a livello amministrativo, di ogni istituzione ed organo dell'Unione europea, nonché con riferimento ad istituti, quali il brevetto europeo;
a sostenere, nei soli casi in cui le esigenze di riduzione dei costi e di miglior funzionamento delle strutture amministrative delle istituzioni ed organi dell'Unione lo giustifichino, il ricorso alla sola lingua inglese, in quanto lingua veicolare di gran lunga più diffusa a livello europeo e globale;
m) con riferimento alla regolamentazione intelligente:
ad assumere iniziative affinché la Commissione europea, nell'attuazione delle iniziative preannunciate in materia dal Programma di lavoro per il 2010:
1) renda disponibili le valutazioni di impatto in tutte le lingue ufficiali dell'UE, quanto meno con riferimento alle iniziative legislative di maggiore rilevanza;
2) informi sistematicamente anche gli Stati membri e, specificamente, i Parlamenti nazionali in merito al riesame dell'intero corpus normativo che si propone di effettuare al fine di individuare oneri eccessivi, sovrapposizioni, lacune, incoerenze e/o misure obsolete;
3) proceda sollecitamente verso l'attuazione dell'impegno di rendere obbligatoria la valutazione ex-post per la revisione degli atti normativi di maggiore importanza;
4) prosegua nel ritiro delle proposte ormai obsolete, attraverso un complessivo check up di tutte quelle pendenti;
n) con riguardo alla democraticità dell'Unione europea:
ad adoperarsi in sede europea per una rapida e piena attuazione legislativa delle nuove disposizioni del Trattato di Lisbona sulla «Vita Democratica», in particolare l'iniziativa popolare, il dialogo con la società civile e le comunità religiose;
o) con riferimento all'azione esterna dell'Unione europea e alla politica di vicinato:
a contribuire, ad un'organizzazione agile ed efficiente del SEAE (Servizio europeo per l'azione esterna) assicurando l'equilibrio tra la rappresentatività e la competenza di merito e promuovendo economie e sinergie tra diplomazie nazionali e istituzioni europee, nonché a rafforzare la funzione dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, per un'azione esterna dell'Unione europea più unitaria, coerente e incisiva, nel quadro degli indirizzi del Consiglio europeo e del controllo democratico congiunto del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali;
a rafforzare, anche mediante l'aumento della percentuale di aiuti per lo sviluppo destinata a riallineare il nostro Paese alla media degli altri donatori, il complesso delle azioni finalizzate all'attuazione del Piano d'azione in 12 punti per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, da considerare una priorità strategica dell'Unione e del nostro Paese, anche in vista della scadenza per il 2015;
a sostenere la conclusione rapida del processo di adesione della Croazia, la ratifica dell'Accordo di stabilizzazione ed associazione con la Serbia al fine di consentire la presentazione della domanda di adesione da parte di Belgrado e l'avvio entro l'inizio del prossimo anno dei negoziati per l'adesione dell'Albania, dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e del Montenegro;
ad appoggiare, nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo, la creazione della Banca Euromediterranea per gli investimenti, al fine di adeguare gli strumenti finanziari alle potenzialità di sviluppo della regione;
p) con riferimento al raccordo tra Governo e Parlamento nella formazione delle politiche dell'Unione europea:
ad assicurare l'avvio della predisposizione della prossima Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea in coerenza con la disciplina di cui all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, come modificato dalla legge comunitaria 2009.
(6-00043) «Pescante, Stucchi, Gozi, Buttiglione, Razzi, Formichella, Consiglio, Farinone, Gottardo».