ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00029

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 213 del 14/09/2009
Abbinamenti
Atto 6/00030 abbinato in data 22/09/2009
Firmatari
Primo firmatario: GOZI SANDRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/09/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBONETTI GABRIELE PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
FARINONE ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
LUCA' MIMMO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
LUONGO ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
MERLONI MARIA PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
VERINI WALTER PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2009


Stato iter:
22/09/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 22/09/2009
Resoconto RONCHI ANDREA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (POLITICHE EUROPEE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 22/09/2009
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD
Resoconto EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto CONSIGLIO NUNZIANTE LEGA NORD PADANIA
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO UNIONE DI CENTRO
Resoconto GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CASTIELLO GIUSEPPINA POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/09/2009

NON ACCOLTO IL 22/09/2009

PARERE GOVERNO IL 22/09/2009

DISCUSSIONE IL 22/09/2009

RESPINTO IL 22/09/2009

CONCLUSO IL 22/09/2009

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00029
presentata da
SANDRO GOZI
testo di
lunedì 14 settembre 2009, seduta n.213

La Camera,
premesso che:
l'esame della Relazione per il 2008, in ragione del censurabile ritardo di oltre due anni con il quale è stata approvata quella dell'anno precedente, è stato avviato alla Camera dei deputati ben oltre il 31 gennaio, termine ultimo previsto dalla legge n.11 del 2005 per la presentazione del testo al Parlamento;
per superare definitivamente i ricorrenti problemi di ritardo nella comunicazione del testo della relazione, si ripropone la necessità di addivenire a quelle modifiche al regolamento della Camera e alla legge n.11 del 2005, tali da consentire un distinto esame, anche temporale, della relazione sulla partecipazione all'Unione europea rispetto a quello della legge comunitaria;
vi è, inoltre, l'opportunità di modificare radicalmente la struttura della stessa Relazione, come previsto dalla legge Comunitaria 2009 che ne prevede lo sdoppiamento in due documenti, uno di programmazione legislativa Ue, indicante gli obiettivi e le priorità che il Governo intende perseguire (da presentare entro il 31 dicembre) e un distinto testo contenente il rendiconto delle attività svolte nell'anno precedente dal Governo e da esaminare autonomamente (entro il 31 gennaio);
per quanto attiene alla Relazione in esame si riscontrano alcuni rilievi critici quali:
a) la mancanza di un'illustrazione compiuta degli orientamenti che il Governo intende perseguire nel 2009 sui più rilevanti provvedimenti all'esame della Unione europea;
b) la disomogeneità nella redazione delle diverse sezioni della Relazione, a volte carenti circa l'indicazione dell'azione politica del Governo in seno al Consiglio nell'ambito di specifici negoziati;
c) la non puntuale precisazione delle iniziative assunte dal Governo e dei provvedimenti adottati per dare attuazione agli atti di indirizzo delle Camere;
d) la mancanza di un coordinamento generale delle politiche specifiche, per quanto attiene alla redazione, all'accuratezza delle informazioni in essa contenute. In tal senso rileva infatti l'assenza sostanziale di una corretta e completa informazione circa gli orientamenti che il Governo intende seguire nel 2009 e i principali provvedimenti all'esame della Ue;
resta preoccupante la scarsa attenzione nel dibattito politico e parlamentare circa la necessità di intervenire sui tre diversi profili di coordinamento istituzionale sui temi europei: il coordinamento tra i diversi Ministeri e con le istituzioni locali sui temi comunitari; in secondo luogo, il rapporto tra Parlamento e Governo; infine, il rapporto tra Parlamento italiano, Parlamento Europeo e Commissione;
sotto il profilo del coordinamento dell'azione di Governo, appare deludente il ruolo riservato al Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), riunitosi nel corso dello scorso anno solamente in quattro occasioni al massimo livello e per sette volte a livello di comitato tecnico permanente, rendendo evidente la propria inadeguatezza a svolgere il ruolo sistematico di coordinamento della formazione della posizione italiana in materia di Ue;
per quanto riguarda, invece, il raccordo tra Camere e Governo, nonostante il miglioramento delle modalità di trasmissione degli atti e dei progetti di atti dell'Ue, va sottolineato che il Parlamento italiano, a differenza degli altri Parlamenti nazionali, non riceve sistematicamente note esplicative in merito ai contenuti, al quadro negoziale, all'impatto normativo o economico e alle posizioni assunte dal Governo in seno alle diverse istituzioni europee e tale inadeguata informazione impedisce alle Camere una selezione, tra migliaia di atti comunicati, delle questioni più rilevanti da esaminare nella cosiddetta fase ascendente della formazione delle norme europee;
sono ancora da migliorare i tempi di avvio e di conclusione dell'esame dei progetti di atti comunitari, che vanno adeguati al ciclo decisionale dell'Unione europea e rimane urgente l'introduzione di una sessione comunitaria di fase ascendente da svolgersi nei primi mesi di ogni anno, ai fini della definizione di indirizzi al Governo, sia su aspetti di carattere generale sia su questioni specifiche, abbinando sin dall'inizio l'esame del programma legislativo della Commissione europea e degli altri strumenti di programmazione dell'Unione europea con quello della relazione annuale sulla partecipazione italiana all'Unione europea;
per quanto concerne il c.d. scoreboard, dai dati riportati nella relazione in esame nel 2008, pur emergendo una significativa riduzione del numero delle procedure, trend già avviato dal precedente Governo, il numero complessivo delle procedure rimane elevato, tenuto conto del fatto che in 15 casi l'Italia è stata già condannata dalla Corte di giustizia e in 13 casi sono state avviate procedure di infrazione ai sensi dell'articolo 228 del Trattato istitutivo della Comunità europea, per mancata attuazione di sentenze della Corte;
in riferimento alle specifiche politiche indicate nella Relazione, e specificamente agli aspetti economici e finanziari, va segnalato che essa non contiene alcun riferimento a temi di estrema importanza come la riforma del bilancio dell'Unione europea e la connessa riforma della politica di coesione, e tale lacuna appare tanto più singolare se si tiene conto delle consultazioni e riflessioni che le istituzioni dell'Unione europea hanno avviato sul tema a partire dal 2008 e alle quali il Governo ha partecipato;
per quanto concerne poi l'attuazione in Italia della Strategia di Lisbona e l'adozione del Piano nazionale di riforma per il 2008-2010 adottato dal Governo nell'ottobre 2008, non risulta una puntuale informazione al Parlamento, nonostante le numerose richieste in sede parlamentare in tale direzione;
il nuovo scenario internazionale delineato dalla crisi richiede una nuova politica europea sui grandi temi e sulle sfide globali (governance della crisi economico-finanziaria, green economy, immigrazione e tutela dei diritti di cittadinanza e diritto d'asilo, ecc.) cui l'Italia deve dare un più forte contributo, sia in tema di rafforzamento e rilancio delle istituzioni europee, sia nel senso di coerenza nella traduzione delle politiche comunitarie in legislazione nazionale;
in tal senso sono da superare gli atteggiamenti del Governo che hanno messo in evidenza la tentazione di porre veti ed esasperare le contrapposizioni con le istituzioni europee su temi come l'immigrazione, il rispetto dei diritti dell'uomo e una comune politica per il diritto d'asilo;
sono altresì da superare ritardi e incoerenze tra le indicazioni strategiche e operative dell'Europa e l'azione politica nazionale in tema, ad esempio, di promozione della «nuova economia verde», riduzione delle emissioni inquinanti, valorizzazione delle energie rinnovabili;
altresì insufficienti e non coerenti con quelle europee sono state le decisioni in merito al sostegno pubblico ai redditi e al sistema produttivo in funzione anti-crisi;
impegna il Governo:
ad assicurare, in attesa dell'adeguamento degli strumenti legislativi e regolamentari, il rispetto dei tempi normativamente previsti per la comunicazione degli atti comunitari e della relazione sulla partecipazione dell'Italia alla Ue, e ad accompagnare alla trasmissione degli atti e dei progetti di atti europei, ancora nella fase ascendente, una segnalazione motivata delle proposte legislative e delle iniziative di maggior rilevanza, per rendere più agevole, adeguata e coerente la partecipazione del Parlamento, garantendone, oltretutto, il ruolo di controllo di sussidiarietà;
a valorizzare il ruolo del CIACE, decisivo per una più efficace partecipazione dell'Italia nelle sedi decisionali europee, disponendone l'intervento anche a livello ministeriale su tutte le questioni di maggior rilevanza;
ad attivarsi nelle sedi comunitarie, in tema di governance economico-finanziaria, in favore di un aumento del potere decisionale del cosiddetto eurogruppo e del potere della sua Presidenza, per l'introduzione di strumenti più vincolanti e trasparenti per la convergenza delle politiche economiche dei singoli stati, un maggior coordinamento nella zona euro, anche mediante il ricorso a cooperazioni rafforzate fra gruppi di Paesi, sollecitando, altresì, la revisione delle risorse comunitarie e un incremento delle risorse proprie;
a sollecitare lo stanziamento di un maggiore importo di fondi comunitari in funzione anticrisi e, coerentemente, ad aumentare le risorse nazionali destinate allo sviluppo, al sostegno dei redditi e al contrasto delle conseguenze sociali più pesanti della crisi;
a promuovere, accanto al rafforzamento della regolamentazione finanziaria e dei meccanismi per la gestione delle crisi a livello globale, in seno al Fondo monetario internazionale, al Financial stability forum e al Comitato di Basilea, una più forte governance in tema di regolamentazione e vigilanza sui mercati finanziari, sia sostenendo la creazione del cosiddetto «Sistema europeo finanziario di vigilanza microprudenziale» (ESFS) di cui si è discusso nel Consiglio europeo di giugno a Bruxelles, sia rilanciando la proposta, di maggiore impatto e incisività, di creare una Autorità europea di vigilanza unica e competente per tutti gli atti di tipo transfrontaliero, sulla scorta delle raccomandazioni espresse dagli esperti del cosiddetto «gruppo de Larosiére»;
a promuovere passi avanti verso la costituzione di rappresentanze unitarie dell'Unione europea, o quanto meno dell'area euro, nelle istituzioni finanziarie internazionali, con particolare riguardo al Fondo monetario internazionale;
a sostenere, nell'ambito della discussione sulla riforma del bilancio dell'Unione europea, la necessità di concentrare le spese su obiettivi ad alto valore aggiunto europeo (competitività, innovazione, conoscenza, solidarietà, regolazione dei flussi migratori) salvaguardando, inoltre, nel quadro finanziario post 2013, le risorse per la politica di coesione e mantenendone il suo fondamento regionale;
ad assicurare, altresì, che il bilancio dell'Unione europea attribuisca, anche attraverso il ricorso all'emissione di titoli di debito europei, risorse significative a progetti e «prodotti» europei ad altissimo valore aggiunto, in particolare nel campo della sanità, della ricerca e delle infrastrutture;
ad estendere il cofinanziamento anche a settori in cui attualmente esso non si applica, come, in particolare, all'agricoltura, al fine di assicurare che gli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea producano un «effetto leva» e incrementino così il volume delle risorse complessivamente disponibili;
a riproporre in ogni occasione la centralità degli interventi in favore delle piccole e medie imprese, prospettando un consistente aumento dei finanziamenti a loro rivolti, la riduzione e la semplificazione degli oneri amministrativi per le piccole e medie imprese e l'introduzione di regole più flessibili per la concessione di aiuti di Stato alle stesse piccole e medie imprese e in materia di IVA e di una disciplina specifica in materia di appalti, nonché l'attuazione delle altre misure indicate dal cosiddetto Small business act;
a promuovere un effettivo coordinamento delle politiche economiche e dell'occupazione, adoperandosi, a tal fine, per definire una rinnovata strategia per la crescita e l'occupazione successiva al 2010, che contempli un nucleo ristretto di obiettivi comuni realmente prioritari ed indichi con puntualità le risorse finanziarie, europee e nazionali, destinate alla loro realizzazione;
a coinvolgere pienamente e tempestivamente il Parlamento nella definizione della Strategia di Lisbona dopo il 2010, facendolo partecipare più attivamente e sistematicamente alla predisposizione degli strumenti di coordinamento e di programmazione previsti, in particolare dei piani nazionali di riforma e dei loro aggiornamenti annuali;
a sostenere il nuovo programma per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia per il periodo 2010-2015 (c.d. Programma di Stoccolma) - adottato dal Consiglio europeo nel dicembre 2009 - contenente misure volte a migliorare la qualità e l'efficacia dell'attività delle amministrazioni della giustizia, mediante il riconoscimento reciproco e l'esecuzione delle decisione e il rafforzamento della cooperazione, sul piano operativo, delle forze di polizia, nonché volte a rilanciare una piattaforma europea di lotta alla criminalità in tutte le sue forme, con particolare riguardo alla criminalità informatica;
a promuovere un'azione comune europea in tema di immigrazione volta a imprimere un forte rinnovamento e un superamento dell'approccio meramente conservativo e «securitario», contenuto nel deludente «Patto per l'asilo e l'immigrazione», che si limita al giusto contrasto dell'immigrazione illegale e al controllo delle frontiere, ma dimentica di delineare una vera governante europea delle politiche di integrazione, a partire dagli impegni presi nella cosiddetta Agenda sociale in tema di coesione sociale e misure antidiscriminatorie, temi questi che, invece, rappresenteranno il vero futuro per chi vuole un continente europeo più dinamico, plurale e prospero;
a rimettere al centro dell'agenda, anche in vista dell'imminente Conferenza mondiale sul clima di Copenaghen, il tema del «mutamento climatico» della green economy e di un'Europa all'avanguardia della nuova economia sostenibile, quale priorità assoluta nella strategia europea di sviluppo e contrasto della crisi, sulla base del cosiddetto «pacchetto clima-energia», e l'avvio dell'esame del terzo «pacchetto energia», adottando coerentemente le misure necessarie a sostenere il risparmio energetico, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la riconversione ecologica del sistema produttivo, adottando anche uno specifico piano nazionale di attuazione;
a svolgere un'azione incessante e pressante perché si acceleri il processo di allargamento verso i Balcani occidentali, rimuovendo gli ostacoli e i veti che ancora impediscono la conclusione di importanti accordi di associazione e stabilizzazione, nonché a promuovere un rinnovato protagonismo dell'Unione del Mediterraneo, in particolare assicurando che la proporzione delle risorse destinate a questa regione e al nuovo e auspicabile partenariato orientale rimanga nella misura convenuta.
(6-00029) «Gozi, Albonetti, Farinone, Garavini, Giachetti, Lucà, Luongo, Merloni, Verini, Zampa».