ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/00936

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 125 del 03/02/2009
Firmatari
Primo firmatario: MARAN ALESSANDRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 03/02/2009


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 03/02/2009
Stato iter:
04/02/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 04/02/2009
Resoconto MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 04/02/2009
Resoconto SCOTTI VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
REPLICA 04/02/2009
Resoconto MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 04/02/2009

SVOLTO IL 04/02/2009

CONCLUSO IL 04/02/2009

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-00936
presentata da
ALESSANDRO MARAN
martedì 3 febbraio 2009, seduta n.125

MARAN. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

suscitano forti preoccupazioni le recenti notizie che ci arrivano dal network somalo Shabelle e dalle agenzie internazionali, sulla situazione in Somalia, secondo le quali il ritiro dei tremila soldati etiopi, intervenuti alla fine del 2006 per difendere il debole governo di transizione dai ribelli delle Corti Islamiche, sta già aprendo nuovi scenari nell'infinito conflitto somalo, con scontri tra le diverse fazioni armate islamiste;

da alcuni giorni sono ripresi violenti scontri e combattimenti tra le milizie integraliste di Al-Shabaab, che fino ad oggi controllano le città della Somalia centrale, e quelle islamiche moderate e filo-governative che sostengono l'accordo di Gibuti. Il rischio è che le componenti moderate del cartello islamico, disponibili ad interloquire con la comunità internazionale, vengano sopraffatte e che il controllo passi definitivamente nelle mani degli estremisti di Al-Shabaab i quali, applicando spietatamente la legge islamica, la sharìa, sono intenzionati ad assumere la leadership del Paese;

la Somalia resta un Paese instabile e dilaniato dallo scontro fra le forze laiche e gli uomini delle Corti islamiche. Il ritiro delle truppe etiopiche dalla Somalia e il conseguente cedimento del comando a una forza mista di truppe regolari somale e di miliziani islamici moderati, se da una parte preoccupa, in quanto prelude ad una partita difficile e complessa per l'intera area del Corno d'Africa, dall'altra, potrebbe porre fine ad una presenza percepita dalla popolazione locale come forza di occupazione, facilitare la formazione di un nuovo governo che includa anche le forze islamiche moderate e riavviare un processo di stabilizzazione del Paese;


da recenti agenzie di stampa, del 15 gennaio, si è appreso che il premier somalo Nur 'Adde' Assan Hussein ha annunciato la sua candidatura alla Presidenza del Paese, esprimendo la volontà di promuovere il dialogo e la riconciliazione nel Paese, mediante la formazione di un governo di unità nazionale, e sostenere gli sforzi della comunità internazionale che hanno condotto alla firma dell'accordo di pace di Gibuti con l'opposizione moderata (ratificato il 19 agosto scorso). L'inviato Onu per la Somalia ha sottolineato l'auspicio che l'elezione del nuovo presidente venga affidata a un parlamento allargato;

la situazione in Somalia ha da tempo assunto livelli di criticità che oltrepassano il contesto locale. Dallo scoppio dell'ultima fase del conflitto, nell'estate del 2006, si contano 16 mila civili e 4 mila combattenti uccisi e quasi due milioni di sfollati. All'incerto e instabile quadro politico si affiancano numerosi altri elementi di preoccupazione: una situazione umanitaria appesantita dalla recrudescenza degli scontri armati, l'espandersi dell'estremismo terroristico (funzionale a disegni anche esterni al Paese), l'allarmante fenomeno della pirateria somala che nel 2008 ha assaltato, nel Golfo di Aden, centinaia di navi, fino all'aggravarsi della siccità che provoca milioni di profughi e diseredati alla ricerca di una semplice sopravvivenza, una situazione alla quale gli aiuti umanitari internazionali possono sopperire solo in parte;

l'interesse a livello mondiale per la situazione somala sembra essersi fortemente ridimensionato; gli sforzi della comunità internazionale e delle Nazioni Unite degli ultimi anni, volti ad accompagnare il processo di stabilizzazione, sono apparsi deboli e spesso in ritardo rispetto alla realtà in mutamento; anche gli interventi finalizzati a contrastare le Corti islamiche, da ultimo la decisione del 2006, che prevedeva l'imposizione dell'esercito etiopico, non sembrano aver condotto a risultati apprezzabili, finendo per aggravare la situazione di instabilità;

in considerazione dei legami storici dell'Italia con la Somalia ed anche in vista del nuovo ruolo che il nostro Paese dovrà assumersi sulla scena internazionale, in qualità di Presidente del prossimo G8 - che dovrebbe assumere l'Africa e il Corno d'Africa come le aree su cui incentrare interventi e risorse - si pone con urgenza un'iniziativa tempestiva del governo italiano, in grado di imprimere un cambiamento nella crisi somala. Il nostro Paese potrebbe tornare ad essere l'attore determinante anche per la ripresa del dialogo fra gli attori regionali del Corno d'Africa, anche in considerazione del ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nella gestione del processo di pace durante la Conferenza di Nairobi, come Presidente dell'IPF, l'organizzazione dei Paesi Donatori (Intergovernamental Authority on Development, un'Autorità intergovernativa subregionale per lo sviluppo dell'Africa orientale);

la recente notizia, annunciata nei giorni scorsi, dello spostamento ad altro incarico, dell'inviato speciale del governo italiano per la Somalia, Mario Raffaelli, preoccupa soprattutto in relazione allo stallo di possibili iniziative negoziali nell'area, non risultando, all'interrogante, essere prevista una sua sostituzione; un avvicendamento di incarico cade in un momento delicato per la Somalia e potrebbe deprivare l'azione diplomatica italiana di importanti competenze, anche in considerazione del suo importante impegno e coerenza in favore della via negoziale, come dimostrato dall'intervento tempestivo per far applicare l'accordo di Gibuti -:

quali iniziative siano state ad oggi avviate dal Governo o siano in programma in relazione alla crisi somala e se non ritenga di dover riferire circa l'avvicendamento dell'inviato speciale del Governo italiano per la Somalia, Mario Raffaelli, che ha svolto compiti decisivi per la pacificazione nell'area, una decisione che rischia di tradursi in un disimpegno italiano in un'area sempre più strategica come quella del Corno d'Africa. (5-00936)
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