ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02734

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 158 del 02/04/2009
Firmatari
Primo firmatario: MOLTENI LAURA
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 02/04/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
STUCCHI GIACOMO LEGA NORD PADANIA 05/07/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • PARI OPPORTUNITA'
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 02/04/2009
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 02/04/2009
Attuale delegato a rispondere: PARI OPPORTUNITA' delegato in data 30/04/2009
Stato iter:
17/11/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/11/2011
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 05/07/2010

SOLLECITO IL 16/03/2011

RISPOSTA PUBBLICATA IL 17/11/2011

CONCLUSO IL 17/11/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02734
presentata da
LAURA MOLTENI
giovedì 2 aprile 2009, seduta n.158

LAURA MOLTENI e STUCCHI. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le pari opportunità.
- Per sapere - premesso che:
ai nostri giorni i mezzi di comunicazione, includendo la stampa, la televisione e internet, ricoprono un importante ruolo non solo informativo ma anche formativo e di conseguenza la pubblicità, nella sua realtà virtuale e mediatica, veicola messaggi e modelli di grande rilevanza sociale;
l'abuso dei messaggi pubblicitari può provocare rischi, sui soggetti più vulnerabili, quali l'effetto omologante nei modelli di identificazione, la globalizzazione culturale, la spinta all'emulazione, l'inibizione della scelta critica e dello sviluppo creativo;
il parlamento europeo, approvando il mese scorso a larga maggioranza la relazione di Eva-Britt SVENSSON (GUE/NGL, SE), ha sottolineato anzitutto l'importanza di dare alle donne e agli uomini «le stesse possibilità di svilupparsi come individui a prescindere dal sesso di appartenenza», osservando che gli stereotipi di genere esistono ancora «in ampia misura»;
in quella sede, il parlamento europeo ha rilevato come la discriminazione di genere nei media sia tuttora diffusa, considerando come parti di tale fenomeno la pubblicità e i media che presentano stereotipi e auspicando che la pubblicità sia disciplinata da norme etiche e/o giuridiche vincolanti e/o dai codici condotta esistenti che proibiscono la pubblicità che trasmette messaggi discriminatori o degradanti basati sugli stereotipi di genere;
il parlamento europeo ha osservato peraltro che la rappresentazione dell'ideale corporeo nella pubblicità e nel marketing «può influire negativamente sull'autostima delle donne e degli uomini», in particolare delle adolescenti e di quante sono esposte al rischio di disordini alimentari;
secondo un comunicato stampa del 3 settembre 2008, del parlamento europeo, la presenza di stereotipi negli spot pubblicitari trasmessi durante i programmi per bambini "costituisce un vero problema a causa delle sue potenziali ripercussioni sulla socializzazione di genere e, di conseguenza, sul modo in cui i bambini vedono se stessi, i propri familiari e il mondo esterno»;
l'autodisciplina pubblicitaria in Italia, integrandosi con la disciplina che regola la stessa materia nell'ordinamento statale, garantisce una regolamentazione nell'interesse collettivo dei consumatori, degli operatori e della stessa pubblicità;
all'articolo 9 del codice di autodisciplina pubblicitaria del 2007, si legge che la pubblicità non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti;
l'articolo 10 dello stesso codice recita che la pubblicità deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni;
il parlamento europeo ha espresso la convinzione secondo cui la pubblicità deve tenere nella giusta considerazione la dignità della persona e ha definito intollerabile la violazione di tale dignità e la discriminazione di un sesso per incrementare le vendite di un prodotto;
la risoluzione A4-0258/1997 del parlamento europeo invita il settore della pubblicità a rinunciare in concreto e interamente a sminuire la donna ad oggetto sessuale dell'uomo attraverso espedienti tecnici e raffigurazioni immaginistiche come ridurre il ruolo femminile alla bellezza fisica e alla disponibilità sessuale;
la medesima risoluzione ha sottolineato che lo sfruttamento ingiustificato del corpo femminile a fini commerciali può offendere in modo particolarmente grave la dignità della donna;
nonostante il codice di autodisciplina pubblicitaria e le denunce da parte del parlamento europeo, in Italia sono migliaia le pubblicità poco rispettose della dignità delle donne, che ne ritagliano parti del corpo, ne ritoccano i contorni con sofisticate tecnologie digitali, ne eliminano le imperfezioni e ne risaltano la seduttività per incentivare l'acquisto di un prodotto;
in occasione della V Conferenza mondiale dell'Onu sulle donne del 2005, il Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne ha espresso forti preoccupazioni per la condizione delle donne italiane che vengono percepite come madri e come oggetti sessuali soprattutto attraverso i messaggi veicolati dalla pubblicità e dalla televisione -:
se il Ministro dello sviluppo economico non ritenga opportuno invitare gli operatori del settore delle comunicazioni ad intraprendere i lavori per la stesura di un codice di autoregolamentazione per la tutela della donna nella pubblicità, riconoscendo il principio della necessità e convenienza del rispetto e dell'applicazione di alcune regole da parte dell'intera categoria, al fine di combattere il problema degli stereotipi di genere, denunciato sia dal parlamento europeo che dalla conferenza mondiale delle donne dell'Onu;
se non ritenga opportuno varare nuove norme sulla pubblicità, per limitare lo sfruttamento ingiustificato del corpo femminile a fini commerciali e per favorire la produzione e la messa in onda di fiction, film e programmi contenenti modelli comportamentali aderenti alla realtà che viviamo, per dare un'immagine positiva delle donne, degli uomini e del rapporto fra i due sessi, evitando di ridurre il ruolo femminile alla bellezza fisica e alla disponibilità sessuale.
(4-02734)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata giovedì 17 novembre 2011
nell'allegato B della seduta n. 550
All'Interrogazione 4-02734 presentata da
LAURA MOLTENI

Risposta. - Mi riferisco all'interrogazione in esame concernente la tutela della donna nella pubblicità.
In proposto vorrei segnalare, in primo luogo, che fin dall'inizio del mio mandato ho fortemente voluto che i miei uffici si impegnassero nello studio di azioni positive finalizzate ad un corretto utilizzo dell'immagine femminile nei media, ed in particolare, nella pubblicità che spesso propone dei modelli femminili che non corrispondono alla realtà.
La tutela dell'immagine della donna nei media, come peraltro sottolineato dall'interrogante, rappresenta un tema all'attenzione dell'Unione europea. Basta citare, a questo proposito, la comunicazione adottata il 1o marzo del 2006 dalla Commissione europea, dal titolo «Una tabella di marcia per la parità tra uomini e donne», che ha inteso attribuire ai mezzi di comunicazione un ruolo importante nella lotta contro gli stereotipi di genere e la Risoluzione del Parlamento europeo del 2008 concernente l'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini, con la quale è stato richiesto agli Stati membri di intensificare gli sforzi affinché la pubblicità sia tesa alla valorizzazione della figura femminile e del ruolo della donna nella società, invitandoli a provvedere con idonei mezzi affinché il marketing e la pubblicità garantiscano il rispetto della dignità umana e dell'integrità della persona, non diano luogo a discriminazioni dirette o indirette e non contengano elementi che, valutati nel loro contesto, approvino, esaltino o inducano alla violenza contro le donne.
Proprio aderendo alle linee tracciate dall'Unione europea ho inteso siglare il 26 gennaio scorso un protocollo d'intesa con l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Il protocollo è finalizzato a rendere più efficace la collaborazione nel controllo e nel ritiro di pubblicità, per la carta stampata o per la televisione, che sviliscano l'immagine della donna con raffigurazioni o scene offensive e volgari, o che siano apertamente sessiste.
In particolare, attraverso la stipula del citato protocollo, le parti contraenti si sono impegnate a:

collaborare per fare in modo che gli operatori di pubblicità ed i loro utenti adottino modelli di comunicazione commerciale che non contengano immagini o rappresentazioni di violenza contro le donne o che incitino ad atti di violenza sulle donne; tutelino la dignità della donna, rispettino il principio di pari opportunità e diffondano valori positivi sulla figura femminile; siano attenti alla rappresentazione dei generi, rispettosi delle identità di donne e uomini, coerenti con l'evoluzione dei ruoli nella società; evitino il ricorso a stereotipi di genere;

favorire e rafforzare ulteriormente l'applicazione del divieto di utilizzare l'immagine della donna in modo offensivo o discriminatorio o tale da incitare la violenza sulle donne;

accelerare il procedimento di ingiunzione di desistenza nei casi di maggiore gravità.
Attraverso tale protocollo i miei uffici potranno chiedere il ritiro di una pubblicità in tempo reale, comunque entro 48 ore, completamente a costo zero, riuscendo a monitorare la comunicazione pubblicitaria nella sua quasi totale interezza, dal momento che l'istituto per l'autodisciplina pubblicitaria rappresenta diciotto sigle del mondo pubblicitario, oltre il 90 per cento del mercato e già lavora da decenni su questo fronte.
In particolare evidenzio che, anche su segnalazione degli uffici del mio Ministero, sono state bloccate già molte pubblicità.
Proprio in attuazione del citato protocollo, sono state bloccate due campagne pubblicitarie in quanto ritenute in contrasto con gli articoli 1 («Lealtà della comunicazione commerciale») e 2 («Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona») del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale.
Si tratta dei primi casi affrontati e risolti dopo la sigla dell'accordo, a dimostrazione che è possibile intervenire in maniera tempestiva ed efficace a tutela dell'immagine della donna e di coloro, in particolar modo dei minori, che si imbattono in messaggi troppo allusivi e potrebbero rimanerne turbati.
In attuazione del citato protocollo, nonché per il monitoraggio, il sostegno e la promozione delle attività in esso previste, le parti si sono impegnate a costituire un comitato paritetico cui spetterà il compito di verificare il buon andamento degli impegni assunti, utilizzando, come dati, anche il numero di denunce trasmesse dal dipartimento per le pari opportunità ed il numero delle ingiunzioni di desistenza e di altri provvedimenti sanzionatori emessi ai sensi dell'articolo 39 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale. Il decreto istitutivo del suddetto comitato, firmato il 4 maggio 2011, è stato registrato presso i competenti organi di controllo il 23 giugno 2011.
Segnalo altresì che, a seguito dell'approvazione il 15 marzo 2011 presso il Senato della Repubblica di un ordine del giorno concernente l'argomento di cui trattasi, è in fase di costituzione un tavolo tecnico composto da rappresentanti del mio Dicastero e del Ministero dello sviluppo economico, che avrà il compito di elaborare una proposta di «codice di autoregolamentazione» che fornisca, nel rispetto delle norme e dell'indipendenza dell'informazione, linee guida al sistema radiotelevisivo, della carta stampata e della pubblicità affinché perseguano, anche nelle forme di linguaggio, il massimo rispetto della rappresentazione della figura femminile.
Infine, vorrei ricordare che attraverso il nuovo contratto di servizio RAI 2010-2012, approvato con decreto ministeriale del 27 aprile 2011, la Rai si è impegnata a promuovere seminari interni al fine di evitare una distorta rappresentazione della figura femminile (articolo 2, comma 3, lettera b)); ad operare, attraverso un'apposita commissione paritetica (articolo 29), un monitoraggio, con produzione di idonea reportistica annuale, che consenta di verificare il rispetto circa le pari opportunità nonché la corretta rappresentazione della dignità della persona nella programmazione complessiva, con particolare riferimento alla distorta rappresentazione della figura femminile e di promuoverne un'immagine reale e non stereotipata (articolo 2, comma 7); ad assicurare una più moderna rappresentazione della donna nella società, valorizzandone il ruolo (articolo 3, comma 1, lettera d)) e, per quanto concerne la programmazione dedicata ai minori, a promuovere modelli di riferimento, femminile e maschili, egualitari e non stereotipati (articolo 12, comma 4, lettera c)).

Il Ministro per le pari opportunità: Mara Carfagna.
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

codice di condotta

condizione della donna

discriminazione sessuale

donna

industria delle comunicazioni

Parlamento europeo

politica della comunicazione

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