MELCHIORRE e TANONI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
l'estensione della carcerazione preventiva per altri 14 giorni, cioè ormai per due mesi e mezzo, a carico dei due fucilieri del Reggimento San Marco per decreto del giudice istruttore di Kollam è, per ora, l'ultimo atto della gravissima e ormai penosa vicenda che li vede, contro ogni regola del diritto internazionale, detenuti nello Stato indiano del Kerala, dopo quello che pare avesse tutta l'apparenza di un attacco di pirateria in acque internazionali a carico di una nave italiana, la Enrica Lexie, il 15 febbraio 2012;
a seguito di quei fatti il pubblico ministero del loro giudice naturale precostituito per legge, cioè la procura militare di Roma, ha aperto, per prima, un'indagine per omicidio volontario dei due pescatori indiani: la legge che il Parlamento ha approvato per queste missioni antipirateria affidate a nuclei delle Forze armate affida, infatti, alla giurisdizione militare l'ipotesi di omicidio volontario e lascia alla giurisdizione ordinaria solo la fattispecie colposa;
per ragioni allo stato ignote, pare, però, che l'indagine penale militare per questa imputazione sia stata chiusa dopo pochi giorni (il 28 febbraio 2012 per le agenzie di stampa) e che gli atti siano stati trasmessi alla magistratura ordinaria sulla base della visibile colposità del fatto. Tuttavia, per quei medesimi fatti la magistratura ordinaria ha aperto un fascicolo, tenendo l'ipotesi di omicidio volontario;
la giurisdizione è comunque italiana, sia perché il fatto è avvenuto in alto mare e non nelle acque indiane, sia soprattutto perché ricorre l'immunità funzionale di militari italiani lì inviati per svolgere, nell'interesse nazionale italiano e di tutta la comunità internazionale, una funzione di contrasto della pirateria. Il fatto che i militari italiani fossero imbarcati su mercantili battenti bandiera italiana in transito in spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria era pienamente in linea con l'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n.107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n.130;
il loro status è militare: lo Stato italiano si è assunto un compito a difesa dell'economia mercantile nazionale che è direttamente minacciata dalla pirateria in Oceano indiano; l'attività rientra nei compiti fondamentali delle Forze armate. È un'attività di tutela di interessi economici italiani a difesa indistinta della libera circolazione del naviglio commerciale italiano, che si riflette, come evidente, sugli attracchi commerciali nei porti italiani;
è palese che, anche agli occhi della comunità internazionale, il rispetto della giurisdizione interna italiana a favore del giudice naturale, quello militare, sottolinea e rimarca il carattere essenziale di rappresentanti dello Stato dei due marò. Non sono contractor a pagamento che difendono una singola nave, sono soldati mandati dal Governo, dal Governo che lo stesso Ministro interrogato rappresenta, che difendono con la nave l'interesse nazionale. Il loro giudice naturale è solo quello che vuole la legge, non altri che non ne hanno titolo;
secondo notizie di stampa parrebbe che una rogatoria internazionale alle autorità indiane sia stata avanzata al Ministro interrogato, per acquisire le prove che le autorità indiane hanno finora negato di consegnare (risultati dell'autopsia, proiettili, perizia balistica, scatola nera e quella sullo scafo della presunta imbarcazione colpita) -:
se effettivamente il Ministro interrogato abbia ricevuto richieste di rogatoria internazionale e, in tal caso, quale seguito abbiano avuto e con quali effetti.
(3-02207)