ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02019

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 571 del 17/01/2012
Firmatari
Primo firmatario: BUONFIGLIO ANTONIO
Gruppo: MISTO-FAREITALIA PER LA COSTITUENTE POPOLARE
Data firma: 17/01/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 17/01/2012
Stato iter:
18/01/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 18/01/2012
Resoconto BUONFIGLIO ANTONIO MISTO-FAREITALIA PER LA COSTITUENTE POPOLARE
 
RISPOSTA GOVERNO 18/01/2012
Resoconto CLINI CORRADO MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 18/01/2012
Resoconto BUONFIGLIO ANTONIO MISTO-FAREITALIA PER LA COSTITUENTE POPOLARE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 18/01/2012

SVOLTO IL 18/01/2012

CONCLUSO IL 18/01/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02019
presentata da
ANTONIO BUONFIGLIO
martedì 17 gennaio 2012, seduta n.571

BUONFIGLIO. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:

i nostri mari sono solcati, quotidianamente, da centinaia di navi cariche di merci e passeggeri;

gli affondamenti si verificano per una serie di cause non solo in conseguenza di incidenti, ma anche di azioni mirate dell'uomo, come narrano le cronache giudiziarie;

in questi giorni, l'attenzione dei media è focalizzata sul disastro che ha coinvolto la nave Concordia davanti all'isola del Giglio; il rischio è, come spesso accade, che la cronaca si soffermi sulle operazioni di salvataggio e soccorso, sulla sorte dei naufraghi - oltre che dei dispersi - sulle dinamiche dell'incidente e sull'individuazione delle responsabilità, trascurando gli effetti drammatici che il disastro produce sulla salute dell'ecosistema marino e dell'intera economia del mare;

peraltro, dalla stampa si apprende che le attività di recupero e di bonifica sono state affidate alla società Smit di Rotterdam che si è occupata della bonifica della petroliera Haven, affondata a largo di Arenzano nel 1991, davanti al porto petroli di Genova Multedo;

il disastro ecologico che ne è seguito può essere definito come uno dei più gravi dovuti all'affondamento di superpetroliere e come il più catastrofico evento inquinante del Mediterraneo. Dopo un incendio di quattro giorni, causato da un'esplosione a bordo durante un'operazione di travaso di greggio, la petroliera Amoco Milford Haven, da 232.166 tonnellate di portata lorda e con una lunghezza fuori tutto di 344 metri, si è inabissata. Al momento dell'incidente conteneva 144.244 tonnellate di petrolio greggio e 1.223 tonnellate di combustibile per la propulsione della nave;

nonostante l'incendio abbia consumato una grande massa di petrolio, l'impatto ambientale è stato enorme e, negli anni, sono stati necessari diversi e costosi interventi di bonifica per rimuovere il greggio intrappolato. Ancora oggi, però, le conseguenze di tale tragedia permangono poiché piccole quantità di idrocarburi fuoriescono dal relitto principale e sono tuttora presenti, in una vasta area di fondale dai confini indefiniti, notevoli quantità di catrame depositato;

il disastro della Concordia è, poi, di poco successivo a quello avvenuto il 17 dicembre 2011 nel tratto di mare tra Gorgona e il Banco di Santa Lucia, specchio d'acqua con profondità variabile dai 250 ai 400 metri. Secondo la ricostruzione effettuata dalla capitaneria di porto di Livorno, la motonave Eurocargo Venezia ha perso in mare due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti fusti di catalizzatori esausti utilizzati per la desolforazione del petrolio;

eppure, solo il 2 gennaio 2012, quindi 17 giorni dopo l'accaduto, la capitaneria di porto ha disposto una serie di precauzioni in caso di recupero del materiale disperso in mare o a seguito di spiaggiamento;

l'evento genera il rischio immediato di autocombustione per esposizione all'aria del materiale asciutto che arrivasse sugli arenili. Tant'è che la capitaneria ha evidenziato come il materiale disperso diventi pericoloso surriscaldandosi a contatto con l'aria;

v'è poi il rischio, come in ogni affondamento, di contaminazione della catena alimentare. Tenuto conto della forma e della natura chimica delle sostanze, la loro immissione nella catena trofica può avvenire essenzialmente attraverso gli organismi detritivori e, successivamente, attraverso i loro predatori. In questa fase, una possibile contaminazione può avvenire solo da sacchi che si fossero aperti durante la caduta in mare o, successivamente, al momento di un loro spiaggiamento su una scogliera. Date le condizioni del mare, in entrambi i casi, è verosimile una rilevante diluizione del materiale che rende minimo il rischio di una contaminazione significativa dei pesci di una zona. Eppure la contaminazione della catena alimentare, per quanto remota, non si può escludere. Il rischio potrebbe invece diventare più consistente se il carico in fondo al mare, che si presume contenga la gran parte dei fusti dispersi, dovesse rimanervi a lungo senza essere recuperato. Infatti, prima o poi, per l'aggressività dell'ambiente marino, la tenuta dei fusti e dei sacchi verrà meno, rendendo così disponibile una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante. In tal caso, gli effetti dell'ambiente e la biodiversità potrebbero essere assai gravi, non solo per le implicazioni per la salute umana legata al consumo di pesce, ma anche per la presenza in quell'area di una rilevante nursery di naselli e per l'interessamento della zona della riserva marina, santuario dei cetacei -:

quali iniziative il Governo intenda adottare, in generale, per accelerare le operazioni di ritrovamento e recupero del materiale disperso in mare e per arginare il rischio di contaminazione delle acque e degli organismi viventi acquatici, generato da sostanze depositate sul fondale a seguito degli affondamenti, nonché di quali strumenti intenda avvalersi per effettuare le necessarie attività di monitoraggio successive alle operazioni di recupero, per valutare la sussistenza di rischi per il trasporto e lo stoccaggio e assicurare la salubrità dei luoghi, degli organismi viventi e la sicurezza alimentare. (3-02019)