DI PIETRO. -
Al Ministro per i rapporti con il Parlamento.
- Per sapere - premesso che:
i recenti proclami lanciati dal leader Umberto Bossi dal palco della festa della Lega Nord sono da ascriversi, ad avviso dell'interrogante, a delitti di vilipendio politico, ambito che ricomprende i reati puniti dagli articoli 290, 291 e 292 del codice penale: rispettivamente, il vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate, il vilipendio alla nazione italiana, il vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato;
il delitto di cui all'articolo 291 (vilipendio alla Nazione) si differenzia da quello previsto dal precedente articolo 290 (vilipendio alla Repubblica) perché oggetto del vilipendio è la Nazione italiana, cioè «la comunità degli italiani, in quanto costituisce una unità etnica e sociale, originata dalla comunione millenaria di lingua, di costumi, di bisogni e di aspirazioni» (Antolisei, manuale di diritto penale); «la previsione di tali reati risponde all'esigenza di evitare che le istituzioni, le entità e i simboli considerati siano scalfiti nella loro considerazione generale, con conseguente pregiudizio del principio di autorità» (così la «Relazione ministeriale al progetto definitivo di codice penale», 1930);
i suddetti proclami, rilanciati dagli organi della stampa, risultano del seguente tenore: «In Padania milioni di persone sono disposte a combattere per la libertà della Padania. È grande l'esercito della Padania (...) Piano piano non possiamo illuderci di fare senza la secessione»; «La Padania esiste e paga per tutti»; «Proporremo un referendum per la secessione»; «Quelli che mettono fuori il tricolore sono somari»;
a completezza del florilegio, sono da aggiungersi le parole rivolte dal leader della Lega Nord ai giornalisti presenti, parole, ad avviso dell'interrogante, velate di antica minaccia squadrista: «Io lo dico ai giornalisti: prima o poi prenderete una mano di botte»;
nel corso degli anni, le dichiarazioni del leader Umberto Bossi, non nuovo ad estremismi verbali, sono state derubricate a battute di spirito, ad espressioni che farebbero parte di un supposto e ormai tollerato folklore, ma, ad avviso dell'interrogante, tale esuberanza linguistica, oltre che sulla verifica dei presupposti di reato, induce a riflettere sulla sua compatibilità con la carica di Ministro della Repubblica e con lo spirito costituzionale, ai sensi del vigente articolo 54 della Costituzione, laddove è prescritto che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore;
ad avviso dell'interrogante, le incessanti esternazioni, in un crescendo di volgarità ed aggressività antistorica, rischiano di avere conseguenze drammatiche in ordine alla coesione sociale ed all'unità dello spirito repubblicano che fonda ed informa il Paese e la sua Costituzione; esse potrebbero sembrare di carattere solamente nazionale, ma rimbalzano anche fuori dal nostro Paese - come si evince facilmente scorrendo la stampa internazionale degli ultimi mesi - mettendone in pericolo la già precaria credibilità, in un momento storico in cui il prestigio e l'autorevolezza del nostro Paese a livello internazionale sono già ai minimi storici -:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo, anche nel suo massimo vertice, per porre fine a tali atteggiamenti che, ad avviso dell'interrogante, risultano incompatibili con il ruolo di Ministro della Repubblica. (3-01853)