DELLA VEDOVA e RAISI. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
il 23 marzo 2011 il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato la valutazione delle dimensioni del sistema integrato delle comunicazioni (sic) relativa all'anno 2009;
come si evince dal documento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel 2009 il valore complessivo del sistema integrato delle comunicazioni (sic) si è attestato sui 23 miliardi di euro; con il 40,4 per cento (pari a circa 9,3 miliardi di euro), l'area radiotelevisiva rappresenta l'ambito con la maggiore incidenza sul totale delle risorse economiche, seguita dalla stampa quotidiana e periodica con il 28,5 per cento;
tra i soggetti operanti nei settori ricompresi nel sistema integrato delle comunicazioni (sic), le imprese che fanno riferimento al gruppo Fininvest (Mediaset e Arnoldo Mondadori editore) hanno raggiunto nel 2009 complessivamente il 13,34 per cento dei ricavi complessivi, seguite da Rai con l'11,80 e dal gruppo News corporation (costituito da Sky Italia e Fox) con l'11,58;
sulla base della valutazione dell'autorità indipendente, nessun operatore supera la soglia del 20 per cento dei ricavi complessivi, limite fissato dal comma 9 dell'articolo 43 del testo unico sulla radiotelevisione (decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177) per individuare eventuali posizioni dominanti nel settore delle comunicazioni, e neppure quella del 40 per cento dei singoli mercati rilevanti, come individuati dalla stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sulla base di quanto previsto dall'articolo 18 del codice delle comunicazioni elettroniche (decreto legislativo 1
o agosto 2003, n. 259);
con delibera n. 367/10/Cons del 15 luglio 2010 (il cui procedimento è stato prorogato con la successiva delibera 473/10/Cons del 16 settembre 2010), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato una consultazione per l'individuazione dei mercati rilevanti nell'ambito del sistema integrato delle comunicazioni (sic); il procedimento si è concluso il 28 ottobre 2010 con l'individuazione di cinque mercati (cui è pertanto riconosciuta rilevanza ai fini della tutela del pluralismo) - televisione in chiaro, televisione a pagamento, radiofonia, editoria quotidiana, editoria periodica - e la contestuale esclusione di mercati quali la pubblicità e l'informazione via internet, nonostante i volumi dimensionali degli stessi, l'evidente influenza esercitata dal settore della pubblicità per la sopravvivenza dei mezzi d'informazione e la conservazione di un elevato grado di pluralismo dell'informazione, nonché le sollecitazioni per una loro inclusione da parte di importanti soggetti coinvolti nella consultazione (tra i quali, la Federazione italiana editori giornali);
ci sono nel settore della pubblicità imprese che, laddove la loro quota di mercato fosse valutata secondo i criteri che regolano il sistema integrato delle comunicazioni (sic), sarebbero oltre o molto vicine alla soglia della «posizione dominante»: il gruppo Wpp detiene, come desunto da uno studio effettuato dall'istituto di ricerca indipendente Recma, con riferimento all'anno 2009, una quota sul mercato dei centri media pari al 38 per cento; nell'ambito delle concessionarie il gruppo Fininvest - con Publitalia e Mondadori - ha raccolto nello stesso anno il 40,28 per cento della pubblicità;
la situazione sopra descritta rende il mercato pubblicitario particolarmente esposto al rischio di pratiche potenzialmente lesive della concorrenza e del pluralismo, come d'altronde indicano le denunce giacenti presso l'Autorità garante della concorrenza e del mercato; alcune fonti di stampa, peraltro, hanno recentemente ipotizzato che lo sfruttamento della sua posizione dominante avrebbe consentito negli ultimi esercizi al gruppo Fininvest, nonostante il calo degli ascolti patito dalle reti televisive del gruppo, un aumento della raccolta pubblicitaria (in termini assoluti e percentuali);
da tempo è sentita l'opportunità di una ricognizione effettiva della situazione concorrenziale sul mercato pubblicitario, come testimonia l'indagine conoscitiva avviata dalla stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel luglio 2010 con la delibera n. 402/10/Cons, ed un ammodernamento del quadro normativo esistente in materia, sulla falsariga delle buone esperienze legislative adottate in altri Paesi europei (la «legge Sapin» in Francia), anche al fine di evitare che un assetto oligopolistico del mercato pubblicitario possa determinare un aumento dei prezzi per gli inserzionisti e i consumatori;
a parere degli interroganti, la decisione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di escludere il mercato pubblicitario dai cosiddetti «mercati rilevanti», inclusi nel sistema integrato delle comunicazioni (sic), suscita particolari perplessità sotto molteplici profili -:
cosa il Governo intenda fare, nell'ambito delle sue competenze, per favorire la concorrenzialità e la trasparenza nel mercato pubblicitario, al fine di contrastare pratiche opache e creare chiare condizioni paritetiche e concorrenziali di accesso al mercato pubblicitario, sia per gli operatori che per gli inserzionisti.
(3-01553)