REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
il meccanismo di determinazione e riparto delle disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale rappresenta la risultante di due distinti procedimenti di cooperazione tra lo Stato e le regioni: il primo procedimento è quello relativo alla determinazione del fabbisogno sanitario nazionale, che viene concordato tra lo Stato centrale e le regioni con apposito accordo o intesa in sede di Conferenza Stato-regioni (il cosiddetto patto per la salute); il secondo procedimento è quello relativo alla determinazione del fabbisogno regionale con un nuovo accordo in sede di Conferenza Stato-regioni, successivamente recepito dal Cipe;
secondo l'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 56 del 2000, la determinazione delle risorse da erogare a ciascuna regione a copertura della spesa sanitaria deve essere effettuata tenendo presenti più aspetti: il fabbisogno sanitario; la popolazione residente; la capacità fiscale; la dimensione geografica di ciascuna regione. In via di prassi, tuttavia, gli accordi Stato-regioni hanno di fatto determinato il riparto del fabbisogno nazionale sulla base del solo criterio del fabbisogno sanitario;
in particolare, per l'anno 2011 la proposta di riparto delle disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale è stata predisposta inglobando i valori del livello di finanziamento ordinario a carico del bilancio dello Stato, come definiti dalla normativa vigente dopo la sottoscrizione del nuovo patto per la salute 2010-2012;
anche per l'esercizio finanziario in corso si è seguito il consueto meccanismo di riparto basato sul criterio della quota capitaria ponderata, che computa la popolazione residente (calcolata sulla base dei dati per classi di età forniti dall'Istat al 1
o gennaio 2010, corretta), correggendola con i parametri dell'articolo 1, comma 34, della legge n. 622 del 1996, per rappresentare, in particolare, la frequenza per consumi sanitari per età e sesso;
le correzioni alla quota capitaria di cui sopra rappresentano, di fatto, uno strumento che, nella concertazione interregionale, consente di rimodulare il riparto orientandolo a favore di quelle regioni che presentano maggiori esigenze assistenziali o si trovano in una situazione di particolare difficoltà economica-finanziaria: così, per molti anni, la proposta finale di riparto adottata in sede di conferenza dei presidenti delle regioni ha attribuito ad alcune regioni (storicamente, la Liguria, la Calabria, la Basilicata, l'Abruzzo, il Molise e la Campania) quote più elevate di quelle originariamente previste nella proposta di riparto del Ministero della salute, scomputando tale maggiore quota da quella di altre regioni (storicamente, la Lombardia, il Veneto e il Lazio); dal 2007, invece, tali correzioni finali sono state di regola orientate a favore delle regioni impegnate dai piani di rientro dai disavanzi sanitari;
il riparto del fabbisogno sanitario per l'anno 2011 assume un'importanza per molti versi strategica nella prospettiva della futura applicazione del meccanismo di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard previsto dalla legge delega n. 42 del 2009 e del relativo schema di decreto attuativo, rispetto al quale, in data 16 dicembre 2010, si è acquisita l'intesa in seno alla Conferenza unificata;
nella prospettiva dell'attuazione del federalismo fiscale, la pesatura della popolazione inserita nella proposta di riparto 2011 rappresenta un importante elemento di dibattito in sede regionale. Le regioni, infatti, stentano a raggiungere un accordo condiviso, in quanto alcune di loro per la prima volta vorrebbero introdurre quale criterio di correzione della quota capitaria il cosiddetto «indice di deprivazione», un indice statistico atto a rappresentare le condizioni socio-economiche in cui versano i cittadini;
su richiesta delle regioni, l'Agenas, sulla base dei dati di consumo ospedaliero ed ambulatoriale desunti dal nuovo sistema informativo del Ministero della salute (nsis), ha elaborato uno studio sul predetto indice di deprivazione, che è stato messo a disposizione delle regioni, ma non del Ministero della salute; nello studio dell'Agenas si sostiene, tuttavia, che la popolazione e la correzione per sesso ed età restano i criteri fondamentali da applicare per il riparto;
l'applicazione di tale indice di deprivazione solleva non pochi problemi di ordine sia politico che istituzionale, in quanto gli indicatori di deprivazione misurano dati statistici (in particolare, quelli relativi al livello di istruzione e alle condizioni reddituali) per molti versi opinabili, che attengono più alla sfera sociale che a quella sanitaria; in altri termini, non è scientificamente provata la diretta correlazione tra le condizioni di deprivazione, lo stato di salute dei cittadini e, quindi, i bisogni sanitari rilevati a livello regionale da soddisfare attraverso l'attribuzione alle aree deprivate di maggiori risorse finanziarie;
il Ministero della salute non ha al momento ricevuto dalle regioni alcuna proposta tecnica alternativa a quella originariamente presentata, situazione questa che rischia di inibire il raggiungimento di un accordo sul riparto delle risorse finanziarie destinate al servizio sanitario nazionale per l'anno 2011;
in sede di acquisizione dell'intesa Stato-regioni del 16 dicembre 2010 sullo schema di decreto legislativo in materia di costi standard, le regioni hanno proposto un emendamento all'articolo 22, comma 6, del suddetto decreto che sopprime la lettera e), la quale prevedeva che l'applicazione del costo standard a livello regionale per la popolazione pesata avvenisse secondo criteri fissati in Conferenza Stato-regioni, tenendo conto anche di «indicatori relativi a particolari situazioni territoriali, ritenuti utili al fine di definire i bisogni sanitari»;
la possibilità di una successiva revisione di tali criteri di pesatura della popolazione, una volta che il nuovo sistema di riparto delle risorse basato sui fabbisogni standard sarà entrato a regime, è comunque prevista dall'articolo 23 del predetto schema di decreto, il quale stabilisce che: «Al fine di garantire continuità ed efficacia al processo di efficientamento dei servizi sanitari regionali, i criteri di cui all'articolo 22 possono essere rideterminati previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, comunque nel rispetto del livello di fabbisogno standard nazionale» -:
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato rispetto alla problematica di cui in premessa e, in particolare, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rinviare alla fase attuativa dell'emanando schema di decreto legislativo sui fabbisogni standard nel settore sanitario la rideterminazione dei criteri di pesatura della popolazione per il riparto delle risorse destinate al funzionamento del servizio sanitario nazionale, con particolare riguardo all'inserimento dell'indice di deprivazione. (3-01504)