ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01264

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 378 del 05/10/2010
Firmatari
Primo firmatario: DONADI MASSIMO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 05/10/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 05/10/2010
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 05/10/2010
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 05/10/2010
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 05/10/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 05/10/2010
Stato iter:
06/10/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 06/10/2010
Resoconto MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 06/10/2010
Resoconto SACCONI MAURIZIO MINISTRO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 06/10/2010
Resoconto MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 06/10/2010

SVOLTO IL 06/10/2010

CONCLUSO IL 06/10/2010

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01264
presentata da
MASSIMO DONADI
martedì 5 ottobre 2010, seduta n.378

DONADI, MURA, DI GIUSEPPE, PALADINI e PORCINO. -
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

la distanza dell'Italia dai parametri di Lisbona sul tasso di occupazione femminile è preoccupante: non si riuscirà a raggiungere entro la fine del 2010 l'obiettivo dell'occupazione femminile al 60 per cento, essendo fermi al 46 per cento (i nostri dati sono inferiori rispetto a quello medio dell'Unione europea di circa dodici punti);

ciò significa che quasi metà delle donne in età da lavoro non ha speranza di ottenere un'autonomia economica, che gran parte delle famiglie italiane, soprattutto, ma non solo, al Sud, si reggono su un solo percettore di reddito, dalla stabilità ed adeguatezza del quale dipende la sopravvivenza di tutti; la mancata valorizzazione dell'occupazione e del ruolo femminile produce declino economico, in quanto il loro ingresso o il loro ritorno nel mondo del lavoro è motore di tutta l'economia, oltre che volano di servizi;

le politiche sociali non affrontano, né riconoscono il valore economico al lavoro di cura, sia sotto forma di congedi coperti da indennità adeguati che sotto forma di contributi figurativi più sostanziosi di quelli attualmente vigenti; al momento attuale solo il congedo di maternità è coperto da contributi figurativi calcolati sulla retribuzione effettiva (e solo per chi ha un lavoro regolare). Il congedo genitoriale, oltre ad essere compensato in maniera poco più che simbolica (30 per cento dello stipendio e solo se preso entro i tre anni di vita del bambino), dà luogo a contributi figurativi ridotti, ancorché riscattabili o integrabili con versamenti volontari, e per un massimo di sei mesi e solo per le lavoratrici dipendenti che abbiano almeno 5 anni di storia contributiva. Invece, nel caso di contributi per il periodo del servizio militare (o civile alternativo a quello militare) basta aver avuto anche un solo contributo nel periodo precedente il servizio; è anche per questo - bassa remunerazione e scarsi o nulli contributi figurativi - che i padri raramente prendono il congedo genitoriale, allargando di fatto il divario con le loro compagne;

sul fronte degli incentivi ad hoc, al momento nessuna delle due recenti scuole del pensiero economico trova sponda in questo Governo: né la scuola che propone la detassazione parziale del reddito da lavoro dipendente delle donne, né l'altra che propone incentivi diretti alle aziende che assumono donne; non risultano risorse per favorire l'accesso al credito delle imprese femminili operanti nel Mezzogiorno; il fondo per il sostegno all'imprenditoria femminile in tutti i settori produttivi, di cui alla legge n. 215 del 1992, non è stato rifinanziato ed è privo di risorse;

il piano del Governo del dicembre 2009 «Italia 2020 - Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro» propone, ad avviso degli interroganti, una politica di familismo esplicito, che riporta il nostro Paese agli anni sessanta: non vi è in cantiere, a distanza di un anno dal piano e di oltre due dall'avvento di questo Governo, alcuna misura concreta in favore dell'inclusione delle donne nel mercato del lavoro;

con riguardo al lavoro femminile nel pubblico impiego - in assenza di contestuali iniziative di sostegno o di benefici economici o di incremento dei servizi nel campo del welfare - l'unica misura adottata è stata l'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni, al pari degli uomini, con l'unico scopo, ad avviso degli interroganti, di produrre risparmi; il fatto rischia di aggiungere ingiustizia a disuguaglianza;

promessa del Governo fu che quei risparmi sarebbero stati utilizzati per l'incremento di risorse in favore delle donne medesime, delle politiche di conciliazione tra tempo di lavoro e di cura, delle politiche sociali collegate ai servizi alle famiglie: invece, il fondo per la non autosufficienza risulta ridotto, né sono state destinate adeguate risorse al welfare, né, al momento, ciò sembra rientrare nelle priorità del Governo;

al contrario, diversi provvedimenti adottati dal Governo - l'abolizione della legge n. 188 del 2007 sulle dimissioni in bianco, la limitazione del ricorso al part time, il mancato rinnovo degli incentivi fiscali a favore delle donne lavoratrici del Mezzogiorno - ad avviso degli interroganti, hanno di fatto avallato comportamenti scorretti da parte dei datori di lavoro e aumentato la discriminazione nei confronti delle lavoratrici; in sostanza, il rischio è che per le donne e le famiglie italiane l'Italia del 2020 sia tragicamente uguale a quella del 2010 -:
con quali misure intenda favorire l'occupazione femminile.(3-01264)