MELIS e TOUADI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
nella notte del 3 marzo 2010 una bambina nigeriana di 13 mesi, Rachel, figlia dell'immigrato Tommy Odiase, è stata prima rifiutata dal pronto soccorso dell'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio con la motivazione che la tessera sanitaria della bambina era scaduta. Intervenuti i Carabinieri, Rachel è stata quindi finalmente ricoverata in pediatria, dove tuttavia non è stata visitata per molte ore, né le è stata somministrata alcuna cura. Nelle prime ore del mattino, la bambina è deceduta;
negli stessi giorni un bimbo albanese di 19 mesi a Premenugo di Settala è morto dopo essere stato portato al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo in preda a una forte crisi febbrile con conati di vomito e qui curato con la prescrizione di una tachipirina (la direzione dell'ospedale avrebbe sostenuto in una nota essere la morte dovuta a un rigurgito);
lungi dall'essere isolati, i due episodi testimoniano una preoccupante carenza di fondo nell'applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute, norme che prevedono l'assistenza medica per tutti, compresi gli stranieri, siano essi in regola o no con il permesso di soggiorno;
il diritto dei minori alla assistenza sanitaria è peraltro espressamente garantito dalla Convenzione ONU per i diritti dell'infanzia, cui l'Italia ha aderito con legge n. 176 del 1991;
peraltro appare allarmante, specie in alcune regioni del Paese, il crearsi di una situazione che fa indebitamente dipendere l'erogazione delle prestazioni mediche dalla regolarità del permesso di soggiorno (come testimonia a contrariis il fatto che talune strutture esibiscano cartelli con sopra scritto «Qui non si chiede il permesso di soggiorno»); così come preoccupano le ricorrenti campagne politiche volte a incoraggiare, se non da parte del personale medico (che in genere si rifiuta di afferirvi) da parte di quello paramedico, la denuncia degli immigrati non regolari che si presentino alle strutture sanitarie -:
tutto ciò considerato, se il Ministro non ritenga di dover fissare, nell'ambito dei princìpi fondamentali di competenza statale, specifiche linee guida onde assicurare su tutto il territorio nazionale in modo certo e uniforme il rispetto del diritto alla salute e quindi l'eliminazione in radice di comportamenti delle strutture e/o del personale medico e ospedaliero suscettibili di dar luogo a discriminazioni ai danni di pazienti stranieri, siano essi comunitari o extracomunitari, escludendo in particolare, per quanto riguarda le cure ai minori accompagnati, la rilevanza di qualunque loro documento, dovendosi ritenere sufficiente l'identificazione dell'accompagnatore con esclusione di alcuna rilevanza della esibizione o meno del permesso di soggiorno. (3-01077)