LANZILLOTTA, TABACCI, CALGARO e MOSELLA. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
la rete di telecomunicazioni è un'infrastruttura fondamentale del Paese, condizione essenziale per la sua crescita, per la sua competitività, per l'attrazione di investimenti e sempre più necessaria per garantire a tutti i cittadini l'accesso alla conoscenza e la fruizione di servizi pubblici;
la rete di telecomunicazioni è di proprietà di Telecom, che la gestisce in regime di monopolio, condizionandone lo sviluppo e le condizioni di accesso, nonché di universalità, e, di conseguenza, dal carattere strategico della rete deriva il carattere strategico di Telecom;
tutti i Paesi sviluppati stanno già attivando cospicui investimenti per realizzare la rete di nuova generazione, mentre in Italia sono stati cancellati i finanziamenti pubblici (800 milioni di euro) destinati al completamento della rete a banda larga (da cui oggi sono ancora esclusi circa otto milioni di cittadini);
la criticità della situazione debitoria di Telecom condiziona negativamente gli investimenti sulla rete, che, come rilevato anche di recente dal rapporto Caio, è soggetta ad un progressivo degrado, con effetti assai negativi sull'occupazione nelle telecomunicazioni e nel settore dell'information and communication technology (ict);
insistenti sono le voci (confermate dall'andamento dei titoli) di un'imminente fusione tra Telecom e la spagnola Telefonica, che determinerebbe il controllo di Telefonica sul gruppo Telecom e sulla rete italiana di telecomunicazioni, la cui governance sarebbe, quindi, del tutto estranea agli interessi strategici del nostro Paese;
da molto tempo si discute di diverse opzioni volte tutte a garantire un assetto della rete di telecomunicazioni, che garantisca l'interesse nazionale allo sviluppo degli investimenti e alla piena accessibilità e neutralità, condizioni che, peraltro, neppure nell'attuale assetto il regime open access ha reso effettive;
solo pochi mesi or sono il Governo è intervenuto per conservare l'italianità dell'Alitalia, società operante in un settore certo non più strategico di quello delle telecomunicazioni;
si rileva che l'inerzia del Governo nel caso Telecom ha fatto sorgere il dubbio, che, di fatto, non si voglia contrastare Telefonica, società che, su altri mercati, ha interessi comuni con aziende italiane molto vicine al Presidente del Consiglio dei ministri;
il Ministro dell'economia e delle finanze in più occasioni ha rivendicato il primato della politica sulla pura logica di mercato, allorché siano in gioco interessi e diritti dei cittadini, delle imprese e dell'intera comunità -:
se il Governo non ritenga in questo caso di dover intervenire per evitare il passaggio ad una società straniera del controllo della rete di telecomunicazioni, quali strumenti intenda eventualmente attivare a tale scopo e se non ritenga necessario a tali fini promuovere la creazione di una «società della rete», partecipata, oltre che da Telecom, da soci pubblici e privati e con un assetto idoneo a garantire neutralità, accessibilità e adeguati investimenti sull'infrastruttura.
(3-00887)