DI PIETRO, DI GIUSEPPE, DONADI, MONAI, CIMADORO, PIFFARI e SCILIPOTI. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
l'articolo 25 della legge n. 99 del 2009 prevede che la costruzione di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per la messa in sicurezza di rifiuti radioattivi e tutte le opere connesse siano soggette ad un'autorizzazione unica rilasciata dal Ministro interrogato, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previo parere della sola Conferenza unificata;
la medesima legge non tiene conto del ruolo delle regioni e dei comuni, limitandosi a prevedere un semplice parere in sede di Conferenza unificata e non una precisa intesa con la regione interessata dalla realizzazione di impianti per la produzione di energia nucleare, scavalcando completamente non solo le regioni stesse, ma anche gli enti locali ai fini della localizzazione di impianti e aree. Insomma, si assiste ad un'evidente sostanziale centralizzazione delle procedure;
la legge prevede, di fatto, che i siti delle nuove centrali e i luoghi per la gestione delle scorie potranno essere localizzati anche contro il parere della regione che dovrà ospitarli, dal momento che gli impianti potranno essere equiparati ad opere d'interesse strategico nazionale (al pari delle installazioni militari) e che, quindi, il Governo può essere legittimato a mandare l'esercito a difendere la sua scelta. Una strada, questa, peraltro già intrapresa con il decreto-legge sui rifiuti in Campania del giugno 2008;
dalla giurisprudenza costituzionale emerge come non si possa procedere alla localizzazione degli impianti senza l'intesa con le singole regioni, in violazione dei principi sanciti dal titolo V della Costituzione sui poteri concorrenti delle regioni in materia di governo del territorio e di energia;
è per questa esclusione di fatto dall'iter decisionale relativo alla localizzazione degli impianti che numerose regioni hanno già provveduto a impugnare la norma di fronte alla Corte costituzionale ed altre sono in procinto di farlo;
sebbene il Governo smentisca l'esistenza ad oggi di una mappa già definita dove ubicare gli impianti nucleari e di smaltimento delle scorie, si susseguono le notizie di stampa relative ad una lista stilata da incaricati del Governo di dieci siti ospitanti le centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie: Trino Vercellese (Vercelli) in Piemonte, Caorso (Piacenza) in Emilia Romagna, Monfalcone (Gorizia) in Friuli Venezia Giulia, Chioggia (Venezia) in Veneto, Montalto di Castro (Viterbo) nel Lazio, Oristano in Sardegna, Termoli (Campobasso) in Molise, Scanzano Jonico (Matera) in Basilicata, Termini Imerese (Palermo) e Palma (Agrigento) in Sicilia;
tra i criteri di esclusione, ai fini dell'individuazione dei siti, dovrebbero, peraltro, essere tenute in debita considerazione sia la vocazione turistica di una determinata area, sia l'eventuale presenza di industrie e di impianti di produzione energetica, e quindi il contributo che già una determinata regione porta alla produzione energetica nazionale, ben oltre il proprio fabbisogno -:
sulla base di quali studi e con quali criteri venga individuata la localizzazione dei siti ospitanti impianti nucleari, nonché lo stoccaggio delle scorie radioattive, se già il Governo abbia un elenco dei probabili siti e con quali modalità e procedure si preveda di coinvolgere nella massima trasparenza le popolazioni e gli enti locali interessati, garantendo un'indispensabile condivisione su scelte così rilevanti per il futuro di quei territori e del nostro Paese. (3-00737)