DI PIETRO e DONADI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
dal settimanale L'Espresso, in edicola dal 26 giugno 2009, si apprende la notizia che nel mese di maggio 2009 ha avuto luogo, presso l'abitazione del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella, «una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni organizzate dal Governo Berlusconi»;
sembra, infatti, stando a quanto L'Espresso è riuscito a ricostruire, che a casa del giudice si siano riuniti per cena il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, il Ministro interrogato, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, il Presidente della Commissione affari costituzionali del Senato della Repubblica, Carlo Vizzini, e il giudice della Corte costituzionale Paolo Maria Napolitano, eletto alla Consulta nel 2006;
più fonti concordano nel riferire che uno degli argomenti al centro della riunione sia stato quello delle riforme costituzionali in materia di giustizia, che è una delle principali voci dell'agenda del Governo Berlusconi, il quale sembra voler non solo rivedere l'intero titolo IV della seconda parte della Costituzione sulla magistratura, ma intende anche incidere sulla modalità di elezione degli stessi giudici costituzionali;
la Consulta è un organo costituzionale totalmente indipendente, che giudica in merito alla legittimità costituzionale delle leggi della Repubblica e che in nessun modo può essere oggetto di interferenze, né da parte del Governo, né da parte di altri organi costituzionali;
tra l'altro, sarà la stessa Consulta a pronunciarsi nuovamente in merito alla costituzionalità della legge che ha determinato la sospensione dei processi penali a carico del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il cosiddetto «lodo Schifani», vale a dire lo «scudo» processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte costituzionale bocciò in toto, determinando la ripresa del cosiddetto «processo Sme», la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo lodo, ribattezzato col nome del Ministro interrogato;
è del 26 giugno 2009 la notizia che il Presidente della Consulta, Amirante, che nel 2004 fu proprio il relatore della sentenza n. 24 che sancì l'incostituzionalità del cosiddetto «lodo Schifani», ha fissato per il 6 ottobre 2009 l'udienza sulle tre cause arrivate già da sei mesi a Palazzo della Consulta e che riguardano la sospensione di altrettanti processi a carico del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi. La prima questione di legittimità del cosiddetto «lodo Alfano» è stata, infatti, sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati. Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del tribunale di Milano, che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito la Corte costituzionale, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del Presidente del Consiglio dei ministri, per corruzione in atti giudiziari. La terza causa è arrivata alla Consulta dal giudice per le indagini preliminari di Roma Orlando Villoni, nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la XV legislatura -:
se i fatti riportati dal settimanale L'Espresso e sopra descritti corrispondano al vero e quali siano state effettivamente le ragioni del suddetto incontro.(3-00572)