ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01434

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 615 del 02/04/2012
Firmatari
Primo firmatario: VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 02/04/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TURCO LIVIA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
TOUADI JEAN LEONARD PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
ZACCARIA ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
GIULIETTI GIUSEPPE MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 02/04/2012
AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
BOSSA LUISA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
BRANDOLINI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
BUCCHINO GINO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
CARDINALE DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
CASTAGNETTI PIERLUIGI PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
COSCIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
DE BIASI EMILIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
FARINONE ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
FIANO EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
FONTANELLI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
FRONER LAURA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
GINEFRA DARIO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
GNECCHI MARIALUISA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
GRAZIANO STEFANO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
LUCA' MIMMO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
MADIA MARIA ANNA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
MATTESINI DONELLA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
MELIS GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
MOTTA CARMEN PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
PES CATERINA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
PICIERNO PINA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
ROSSA SABINA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
SAMPERI MARILENA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
SARUBBI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
SCHIRRU AMALIA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
SERVODIO GIUSEPPINA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
SIRAGUSA ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
STRIZZOLO IVANO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
TULLO MARIO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
VERINI WALTER PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO 02/04/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 10/05/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 02/04/2012
Stato iter:
10/05/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 10/05/2012
Resoconto VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 10/05/2012
Resoconto RUPERTO SAVERIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
REPLICA 10/05/2012
Resoconto TOUADI JEAN LEONARD PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 10/05/2012

DISCUSSIONE IL 10/05/2012

SVOLTO IL 10/05/2012

CONCLUSO IL 10/05/2012

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01434
presentata da
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI
lunedì 2 aprile 2012, seduta n.615

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la situazione di tutti i centri di identificazione ed espulsione, i centri di accoglienza richiedenti asilo e centri di accoglienza emergenziali presenti sul territorio nazionale, come dagli interpellanti più volte denunciato negli ultimi anni, appare decisamente emergenziale: una svolta in negativo si è avuta, in particolare, dopo l'entrata in vigore delle norme, decise dal precedente Governo, che hanno prolungato da 6 a 18 mesi il tempo di permanenza nei centri d'identificazione e di espulsione, (intervento giustificato da presunti obblighi comunitari, mentre in realtà la direttiva 115 del 2008 (cosiddetta direttiva rimpatri) impone di considerare le misure di privazione della libertà come estrema ratio, e dunque solo dopo aver esperito tutte le altre modalità di rimpatrio degli stranieri irregolari, con preferenza per il rimpatrio volontario);
il rapporto stilato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato (approvato e pubblicato il 6 marzo 2012) rivela che, al 20 dicembre 2011, nei 9 centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA), nei 6 centri di accoglienza (CDA), nei 3 centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA) presenti sul territorio nazionale, erano presenti complessivamente 4.627 richiedenti asilo e rifugiati;
sempre il rapporto del Senato rivela come nei 13 centri di identificazione ed espulsione (CIE) il 20 dicembre 2011 si contavano 1.050 persone (i dati sono stati rielaborati sulla base delle informazioni fornite dal Ministero dell'interno);
inoltre, la trasformazione in CIE (centri di identificazione ed espulsione) di alcuni, centri che erano stati creati ad hoc per gestire l'«emergenza profughi» suc- cessiva agli sconvolgimenti del bacino del Mediterraneo, diventata operativa con l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri del 21 aprile 2011, n. 3935, non ha fatto altro che peggiorare le cose - chiudendo centri assolutamente inadeguati al trattenimento, in quanto privi dei necessari servizi e creando confusione sullo status giuridico degli stranieri coinvolti;
le ricadute sul sistema giudiziario e sul comparto sicurezza di quella che rappresenta ormai una costante «emergenza» aggravata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 ottobre 2011 che, di fatto, Proroga lo stato di emergenza umanitaria nel territorio del Nord Africa per consentire un efficace contrasto dell'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale sono state e sono ancora pesantissime, e si vanno a sommare alle già enormi difficoltà dovute ai tagli delle risorse destinate al comparto sicurezza;
per quanto riguarda, ad esempio, le procedure concernenti le richieste di asilo politico, la cui competenza è inizialmente in capo al giudice di pace, accade che il giudice stesso si rechi personalmente all'interno dei centri per trattare le richieste, quantomeno nella stragrande maggioranza dei casi, mentre il giudice ordinario, cui spetta la trattazione del ricorso, presentato quasi automaticamente, non si reca personalmente all'interno dei medesimi centri, poiché attende che i ricorsi medesimi vengano presentati presso il tribunale;
questo comporta che i richiedenti asilo che intendono presentare ricorso debbano essere personalmente accompagnati da almeno due poliziotti ciascuno direttamente in tribunale, con un evidente enorme dispendio di risorse di personale e di mezzi;
inoltre questo aggravio dei tempi comporta un rallentamento delle operazioni di riconoscimento degli immigrati presenti all'interno dei centri, nonché, in conseguenza della dispersione di risorse che l'espletamento delle procedure di accompagnamento determina, anche un sensibile allungamento della presenza degli immigrati all'interno dei centri;
tutto ciò va ad aggravare una situazione ormai strutturale di carenza di personale e di mezzi: a Lampedusa, ad esempio, a fronte di ben 52 mila sbarchi in nove mesi (dati del Ministero dell'interno), la quantità di personale impegnato non è stata mai sufficiente a garantire i gravosi servizi previsti e i poliziotti sono stati sottoposti a turni lavorativi quotidiani stressanti e faticosissimi (denuncia dei sindacati delle forze dell'ordine);
di fatto la scelta del Governo è stata quella di aumentare i centri di detenzione, all'interno dei quali vi sono persone che vengono private della libertà senza avere, però, adeguate garanzie e diritti, e nei confronti dei quali viene richiesto un enorme sforzo organizzativo, in termini di risorse umane ed economiche, senza contare che la Corte di giustizia europea, con una sentenza del 28 aprile 2011, (Caso El Dridi) ha ribadito che la direttiva rimpatri impone la gradazione delle misure da prendere per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio nonché l'obbligo di osservare il principio di proporzionalità in tutte le fasi della procedura;
occorre tener conto dei dati numerici in materia di immigrazione che il commissario agli interni dell'Unione europea, Cecilia Malmstrom, ha presentato nel corso della presentazione del piano per una politica comune europea in Materia di immigrazione (a fronte delle 650 mila persone fuggite dalla Libia (sempre secondo i dati dal Ministero dell'interno), sono soltanto 25mila coloro che sono giunti in Italia): «La temporanea reintroduzione di controlli limitati dei confini interni», ha spiegato la commissaria in riferimento alla tanto discussa area Schengen, è possibile «in circostanze particolarmente eccezionali, e un'eventuale decisione - che di fatto rappresenterebbe una sospensione temporanea degli accordi di Schengen - per Bruxelles dovrebbe essere valutata come «ultima risorsa» e decisa «a livello europeo»;
i migranti trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione, pur essendo di fatto sottoposti a misure restrittive della libertà di circolazione, non possono, d'altro canto, avere accessi a nessuna delle attività che vengono previste, ad esempio, dall'ordinamento penitenziario: non è possibile nessuna attività lavorativa né formativa né, per il momento, ricreativa, con il risultato di dare vita a delle «polveriere» la cui difficilissima, se non impossibile gestione, anche alla luce delle decisioni suesposte, è praticamente del tutto delegata alle forze dell'ordine e alle pochissime organizzazioni ammesse all'accesso;
come fa rilevare il già citato rapporto della commissione del Senato, la gestione dei centri di trattenimento degli stranieri pare quindi essere ancora del tutto orientata verso un approccio emergenziale. Il rapporto di Medici senza frontiere sui centri per migranti centri di identificazione ed espulsione, centri di accoglienza richiedenti asilo e centri di accoglienza (2010) rivela come: «Nei CIE convivono persone con status giuridici differenti e negli stessi ambienti si trovano vittime di tratta, di sfruttamento, di tortura, di persecuzioni, così come individui in fuga da conflitti e condizioni degradanti, altri affetti da tossicodipendenze, da patologie croniche, infettive o della sfera mentale, oppure stranieri che vantano anni di soggiorno in Italia, con un lavoro (non regolare), una casa e la famiglia o sono appena arrivati.»;
l'immigrazione si rivela anche un'opportunità per convogliare ricorse economiche nei territori che ospitano immigrati in seguito all'emergenza decretata dal Governo. In effetti, con decreto del Presidente del Consiglio pro tempore, l'Italia dichiarava in data 12 febbraio 2011 «lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale». Tale prevista emergenza non è mai risultata tale, in quanto l'afflusso dei cittadini stranieri nel territorio italiano si è rivelato inferiore rispetto alle cifre paventate. Meno di 55.000 persone, in luogo del mezzo milione di migranti annunciati dalle autorità italiane. Tale avvenuto ridimensionamento dell'afflusso di migranti non ha impedito alla Presidenza del Consiglio, con l'ordinanza n. 3965 del 21 settembre 2011, di stanziare sempre con la motivazione dell'emergenza la somma di 230 milioni di euro «in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa» per assicurare la copertura finanziaria degli oneri derivanti delle attività di cui all'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3951 del 12 luglio 2011. L'ordinanza precisa che agli oneri derivanti dalla predisposizione in oggetto, quantificati complessivamente in euro 230.000.000 «si fa fronte a carico del Fondo nazionale della protezione civile con le modalità di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni ed integrazioni. In poche parole, i fondi per un'emergenza mai verificatasi sono da spendere «in deroga ad ogni disposizione vigente, e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico»;
sempre per quanto riguarda i recenti arrivi dal Nord Africa, l'assenza di una concreta alternativa di rimpatrio volontario assistito, con la previsione di un congruo contributo di reintegrazione nel Paese di origine, per tutti coloro che non presentavano bisogni di protezione internazionale o umanitaria e non rientravano tra le categorie dei soggetti inespellibili, ha contribuito a produrre un sovraccarico del sistema di asilo con un notevole impatto sui tempi della procedura e con la conseguenza di un crescente numero di esiti negativi, spesso causa di ulteriori tensioni all'interno dei centri, anche a fronte di una recente riforma dei riti civili che ha reso più gravosa la presentazione di un ricorso giurisdizionale;
giovedì 23 febbraio 2012 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, nella pronuncia relativa al caso Hirsi ed altri (n. 27765/09), ha condannato l'Italia per i respingimenti effettuati verso la Libia il 6 maggio del 2009, accogliendo 22 dei 24 ricorsi presentati, per violazione da parte dell'Italia innanzitutto dell'articolo 3 della convenzione, secondo il quale nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene né a trattamenti inumani o degradanti; la violazione dell'articolo 3 della convenzione è stata peraltro riconosciuta sotto un duplice profilo, sia con riferimento al rischio che vi fu per i ricorrenti di essere sottoposti a trattamenti disumani in Libia, sia con riferimento al rischio di essere rimpatriati in Somalia ed Eritrea;
la Corte ha altresì stabilito l'avvenuta violazione da parte dell'Italia dell'articolo 4 del protocollo n. 4 allegato alla convenzione, che stabilisce il divieto delle espulsioni collettive di stranieri, nonché dell'articolo 13 della medesima convenzione, laddove prevede che «ogni persona i cui diritti e le cui libertà, riconosciuti nella presente Convenzione sono violati ha diritto ad un ricorso effettivo davanti ad un'istanza nazionale...»;
sebbene chiaramente relativo alla sola politica dei respingimenti adottata dal precedente Governo, quanto affermato dai giudici di Strasburgo nella citata sentenza pone in rilievo l'opportunità di riflettere sul complesso delle politiche di immigrazione, accoglienza e asilo dei nostro Paese -:
se il Ministro interpellato non ritenga di dovere riesaminare le politiche adottate dal precedente Governo in materia di immigrazione, che, ad avviso degli interpellanti, oltre a ledere profondamente i diritti dei migranti, e ad essersi rivelate inadeguate sotto il profilo dell'efficacia della gestione di un fenomeno così complesso e centrale come quello della gestione dei flussi migratori, stanno pesantemente provando un comparto, quello della sicurezza, che già è stato sottoposto a durissimi tagli di mezzi e risorse, che al momento rischiano di comprometterne ulteriormente la piena operatività»;
se il Ministro interpellato non ritenga di dover piena attuazione alla nuova norma sul rimpatrio volontario assistito di cui al decreto-legge n. 89 del 2011, in particolare adottando il necessario decreto attuativo e realizzando programmi adeguati in tal senso, che prevedano un congruo contributo di reintegrazione e siano accessibili ai migranti anche irregolarmente presenti sul territorio;
se il Ministro interpellato intenda fornire i dati finora disponibili sul numero di rimpatri effettivamente realizzati successivamente al termine originariamente previsto di sei mesi massimi di trattenimento, quindi attuati grazie alla nuova possibilità di proroga del periodo di trattenimento introdotta dal recente decreto-legge n. 89 del 2011; a fronte di queste cifre se intenda altresì fornire i dati relativi al numero degli stranieri trattenuti che si sono allontanati arbitrariamente dai centri di identificazione ed espulsione.
(2-01434)
«Villecco Calipari, Livia Turco, Touadi, Zaccaria, Giulietti, Agostini, Bossa, Braga, Brandolini, Bucchino, Capodicasa, Cardinale, Marco Carra, Castagnetti, Coscia, D'Incecco, Damiano, De Biasi, Farinone, Ferranti, Fiano, Fontanelli, Froner, Ginefra, Gnecchi, Gozi, Graziano, Lenzi, Lucà, Madia, Marchi, Mattesini, Melis, Motta, Pes, Picierno, Realacci, Rossa, Samperi, Sarubbi, Sbrollini, Schirru, Servodio, Siragusa, Strizzolo, Tullo, Verini, Vico, Zampa, Amici, Monai».