Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00591
presentata da
ANDREA GIBELLI
martedì 26 gennaio 2010, seduta n.273
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
circa un anno fa l'Ordine S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli aveva evidenziato la necessità di rientrare da un deficit di bilancio pari ad un milione e duecentomila euro di spese annue, individuando una probabile soluzione nel taglio del personale per cinquantanove lavoratori, su circa quattrocento lavoratori occupati all'interno della struttura sanitaria per riabilitazione psichiatrica;
dopo una trattativa lunga e difficile, sindacati e Ordine avevano ridotto il numero delle persone a quarantatre, ipotizzando per alcune la cassa integrazione e per altre l'esternalizzazione volontaria; per nessuno in ogni caso era più prevista la mobilità secondo le procedure previste dalla legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni;
in questo modo si erano evitate le lettere di licenziamento e si era tenuta aperta una porta per continuare la trattativa, che avrebbe dovuto perfezionarsi entro il 15 dicembre 2009. In quella data, tuttavia, nonostante la disponibilità dei sindacati, l'Ordine non si è presentato per perfezionare l'accordo definitivo;
il 22 dicembre 2009 i sindacati avevano proposto all'Ordine di attivare la cassa integrazione in deroga, ricorrendo a modalità già sperimentate in alcune aziende lombarde, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, dando la possibilità ai lavoratori, pur in cassa integrazione pagata dall'ente previdenziale, di restare al loro posto di lavoro e di riqualificarsi secondo le richieste dell'Ordine, che avrebbe provveduto ad integrare l'assegno di cassa integrazione in deroga con risorse proprie;
la portata innovativa della proposta stava nel fatto che, oltre ai posti di lavoro, la stessa avrebbe tutelato anche i degenti con malattie mentali, garantendogli un'indispensabile continuità assistenziale;
il 5 gennaio 2010, durante l'incontro tra le parti per discutere la proposta ed addivenire ad un accordo definitivo, l'Ordine ha abbandonato il tavolo negoziale rifiutando l'ipotesi avanzata dai sindacati poiché, ufficialmente, l'articolo 1, comma 1, del citato decreto-legge sarebbe stato privo del decreto attuativo che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, congiuntamente a quello dell'economia e delle finanze, avrebbe dovuto emanare dopo trenta giorni dall'approvazione della legge. In realtà il decreto attuativo sarebbe, allo stato, alla Corte dei Conti per la relativa registrazione;
il 13 gennaio 2010 i sindacati sono stati ricevuti dal vice presidente della regione Lombardia, Gianni Rossoni, anche assessore al lavoro e alla formazione, che ha riconosciuto l'importanza della proposta sindacale impegnandosi a perseguire questo progetto, nonché a convocare con urgenza l'Ordine per i necessari approfondimenti in vista di un possibile accordo che salverebbe quarantatre posti di lavoro;
la definizione dell'accordo permetterebbe poi all'Ordine di aumentare di ulteriori cinquanta posti letto la già cospicua dotazione che salirebbe a quattrocentoundici posti letto complessivi. I cinquanta posti letto sarebbero accreditati per fattivo interessamento dell'ASL di Lodi che nella vicenda ha assunto un ruolo fondamentale di mediazione;
nelle more di questa lunga trattativa, proprio nel momento finale, l'Ordine ha inviato, inaspettatamente, 24 lettore di licenziamento ad altrettanti lavoratori prevedendone l'invio anche ai restanti sui 59 in esubero -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno, in considerazione del delicato momento e della necessità di salvaguardare i posti di lavoro e di garantire adeguata assistenza ai degenti, applicare, nel caso di specie, la procedura di cassa integrazione in deroga, al fine di dare quanto prima attuazione al disposto di cui all'articolo 1, comma 1, del citato decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78.
(2-00591) «Gibelli, Cota».