ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00481

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 219 del 23/09/2009
Firmatari
Primo firmatario: CASTAGNETTI PIERLUIGI
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 23/09/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO 23/09/2009


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 23/09/2009
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 27/10/2009

Atto Camera

Interpellanza 2-00481
presentata da
PIERLUIGI CASTAGNETTI
mercoledì 23 settembre 2009, seduta n.219

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:

l'Emilia Romagna, come le altre regioni del nord caratterizzate da notevoli attività in tutti i settori industriali e - conseguentemente - da considerevoli livelli di ricchezza e di benessere, da vari anni è al centro dell'attenzione e di una vera e propria strategia di penetrazione da parte di diverse centrali della criminalità mafiosa, in particolare da quelle della 'ndrangheta calabrese;

dedite non solo al commercio della droga e delle armi, ma anche al riciclaggio e alla gestione diretta di attività industriali e forse anche commerciali, fenomeno che via via sta inquinando gravemente non solo il tessuto economico ma quello della vita sociale di diverse aree urbane;

il Ministro della giustizia, sulla base anche di studi ampiamente noti di diversi studiosi fra cui quelli dei professori Enzo Ciconte e Antonio Nicaso, più volte illustrati in diverse manifestazioni pubbliche in tutta la regione e - in particolare - nella provincia di Reggio Emilia, ha di recente affermato che lo sviluppo economico dell'Emilia Romagna, determinatosi grazie allo spiccato dinamismo di piccole e grandi imprese, rappresenta indubbiamente motivo di attrazione per la criminalità organizzata, benché il tessuto sociale e la azione di contrasto delle forze di polizia costituiscano un importante contrafforte. È frequentemente segnalata l'operatività di elementi appartenenti ad organizzazioni di tipo camorristico, mafioso e di origine calabrese ('ndrangheta). Secondo quanto risulta agli uffici giudiziari, i soggetti legati alla camorra riconducibili al «clan dei Casalesi» sono presenti in particolar modo nella provincia di Modena, soprattutto nell'area che abbraccia i comuni di Castelfranco Emilia, Nonantola, Bomporto, Soliera, S. Prospero, Bastiglia e Mirandola. Le attività illecite esercitate si concentrano per lo più in estorsioni e gestione del gioco d'azzardo. Proprio in un contesto estorsivo deve inquadrarsi l'episodio avvenuto in data 8 maggio 2007 in cui un «commando», proveniente dall'agro aversano, ha gambizzato con colpi di arma da fuoco un imprenditore edile originario di San Cipriano D'Aversa, operante nella provincia di Modena. Tuttavia, la profonda conoscenza del fenomeno e l'attività d'indagine delle forze di polizia ha permesso l'immediata cattura ed arresto dei responsabili, appartenenti al «clan dei casalesi» avvenuta lungo l'autostrada A1, nei pressi di Firenze;

sempre a detta del Ministro Alfano, nell'ambito dei reati estorsivi vanno, altresì, collocate le condotte delittuose di estorsione ed usura poste in essere dal «clan D'Alessandro» di Castellammare di Stabia ai danni di un concittadino che aveva aperto un ristorante a Salsomaggiore. Il relativo procedimento si è concluso con sentenza del tribunale di Parma, che ha condannato a pene elevate (anche in forza dell'articolo 7, legge n. 203 del 1991) i 5 imputati, tutti appartenenti al «clan D'Alessandro». Secondo il ministro Alfano, ai fini della comprensione dell'estensione delle espansioni criminali di cui si è detto, deve ritenersi essenziale un'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha interessato la città di Parma. Tale attività ha portato all'arresto, unitamente a numerosi camorristi del clan diretto dai fratelli Pasquale e Michele Zagaria, di due imprenditori di Parma. Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali e dalle investigazioni espletate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna è emerso uno spaccato di particolare interesse, riguardante le ramificazioni della mafia nel territorio emiliano, con riferimento alle modalità con le quali si ottenevano delicati ed oltremodo remunerati subappalti nell'ambito del lavori della linea del treno ad alta velocità. Sono stati infatti accertati contatti con il capo-famiglia di Villabate che periodicamente raggiungeva, sempre nel modenese, i suoi uomini di fiducia. Per quanto riguarda la 'ndrangheta, da anni si registra una significativa presenza di malavitosi di origine calabrese dediti, in prevalenza, alle estorsioni, al narcotraffico, all'ingerenza nel sistema degli appalti e al gioco d'azzardo, facenti capo alle 'ndrine crotonesi «Grande Aracri» e «Vrenna», nonché alle cosche reggine Nirta, Strangio, Mammoliti e Vadalà-Scriva. Da indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia bolognese è emersa, infatti, la presenza, nelle provincie di Bologna, Modena, Ferrara, Forlì e Reggio Emilia di soggetti legati alla 'ndrangheta calabrese riconducibili a diverse cosche, come di seguito meglio specificate. A Modena sono stati negli ultimi tempi tratti in arresto alcuni latitanti, di indubbio spessore criminale, tra i quali Barbaro Giuseppe dell'omonima cosca di Platì, Muto Francesco dell'omonima cosca di Cetraro (Cosenza), Cariati Giuseppe della cosca «Locale di Cirò» egemone nei comuni di Cirò e Cirò Marina. A Reggio Emilia, le indagini succedutesi nel tempo hanno permesso di affermare con certezza un forte radicamento di affiliati alle cosche di Cutro e Isola Capo Rizzuto Arena Dragone e Grande Aracri Nicosia. Solo di recente, a conclusione di un complesso iter processuale, in data 19 aprile 2007 la Corte d'appello ha confermato la condanna, pronunciata dal G.U.P. distrettuale di Bologna, per diversi componenti di spicco del suddetto gruppo malavitoso, anche per la più grave fattispecie associativa di cui all'articolo 416-bis del codice di procedura penale, nonché per le aggravanti previste dall'articolo 7, legge n. 203 del 1991. Un'articolata indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nel 2006 ha poi determinato l'arresto, a seguito di numerosi omicidi verificatisi in Isola Capo Rizzuto, di soggetti calabresi, ritenuti esponenti delle due cosche cutresi residenti a Reggio Emilia e provincia, coinvolti in attività di riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite delle cosche operanti in quel Comune. L'ufficio requirente ha segnalato la circostanza - emersa da diverse indagini - che siffatte organizzazioni, pur non avendo una presenza forte e pressoché stabile nei comuni di Bologna, Ferrara e Piacenza riescono ad acquisire, tuttavia, sotto il proprio controllo una buona parte dello smercio degli stupefacenti, collaborando con altre organizzazioni costituite da gruppi stanziali composti, quasi sempre, da cittadini extracomunitari, in stragrande maggioranza albanesi. Recentemente, alla luce di elementi emersi nei confronti di alcuni imprenditori di Forlì che, unitamente ad imprenditori sanmarinesi, si adoperavano per riciclare proventi illeciti di un gruppo malavitoso calabrese, su richiesta della Procura di Forlì si è sviluppata un'attività investigativa coordinata tra la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna e quella di Catanzaro. L'inchiesta ha anche coinvolto un imprenditore, titolare di un gruppo di società oggetto di indagini per una rilevante bancarotta fraudolenta e sottoposte a provvedimento di sequestro preventivo, ritenute collaterali a gruppi calabresi, riconducibili al crimine organizzato. Nel già complesso mosaico che caratterizza la criminalità organizzata nella regione si innestano anche numerosi gruppi di matrice straniera dediti, in alcuni casi anche con forme davvero sofisticate di organizzazione, soprattutto al traffico degli stupefacenti ed allo sfruttamento della prostituzione che, il più delle volte, si intreccia con il fenomeno dell'immigrazione clandestina. In questo contesto, si è registrato un aumento dei reati di cui agli articoli 600 e 601 del codice penale (tratta e riduzione in schiavitù), collegati allo sfruttamento della prostituzione che, spesso, si manifestano anche con la sottrazione dei passaporti alle vittime, con i controlli su strada e con la limitazione della libertà personale delle ragazze sfruttate. Vanno, inoltre, considerate con particolare attenzione le indagini riguardanti i gruppi criminali d'origine cinese - operanti soprattutto a Reggio e Bologna - dediti ad estorsioni nei confronti di connazionali titolari di imprese tessili, all'immigrazione clandestina, ai sequestri di persona ed anche al controllo e sfruttamento della prostituzione cinese. In questo ambito, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna sta sviluppando un'indagine alquanto estesa, delegata alla Guardia di Finanza, volta a smascherare il mondo dell'economia sommersa. L'indagine in parola, allo stato, ha determinato numerosi arresti di cittadini di etnia cinese clandestini, la denuncia di 30 imprenditori cinesi per lo sfruttamento della manodopera clandestina, il sequestro di due dormitori utilizzati da clandestini;

recentemente poi è divenuta di dominio pubblico, per la confessione del pentito Francesco Fonti, che per lungo tempo ha dimorato nel Comune di Poviglio in provincia di Reggio Emilia, un enorme traffico di rifiuti tossici terminato con l'affondamento nel mar Mediterraneo di diverse «carrette del mare» che li trasportavano;

è stata poi possibile, grazie al lavoro investigativo della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, l'emersione di un poderoso traffico di armi destinato a una potente cosca calabrese del crotonese, che ha visto protagonisti due cittadini residenti a Reggio Emilia, Vincenzo Chiaravalloti e Carmelo Tancrè, e un terzo, Giovanni Trapasso, residente è anch'egli per lungo tempo nella città emiliana;

in ragione di questo incremento della illegalità, che configura un quadro allarmante, è indispensabile aumentare la vigilanza da parte delle diverse strutture dello Stato a partire dalla magistratura e dalle forze dell'ordine;

per questo motivo è assai grave e obiettivamente inaccettabile che il Governo prosegua nella politica dei tagli alle forze di polizia e alla magistratura: tale strategia di carattere meramente finanziario sta determinando un oggettivo indebolimento delle attività di contrasto alla criminalità e d'investigazione;

inoltre, il comportamento del Governo sul fenomeno della mafia è, ad avviso degli interroganti, del tutto incoerente e pericoloso: a fronte di talune timide iniziative del ministro dell'interno, stanno, ad esempio, diverse decisioni del Consiglio dei ministri che delegittimano i magistrati impegnati nella lotta alla criminalità e, addirittura, quella di non, procedere allo scioglimento del comune di Fondi (Latina) nonostante la proposta della prefettura competente, senza parlare del provvedimento proposto all'approvazione del Parlamento relativo alla abrogazione della dichiarazione antiriciclaggio e alla estensione dello scudo fiscale a diversi reati fra cui il falso in bilancio -:

di quali notizie disponga il Governo, dopo aver più volte espresso l'impegno, anche agli interpellanti, a monitorare il fenomeno, circa gli sviluppi della presenza mafiosa in Emilia Romagna e, in particolare, nella provincia di Reggio Emilia;

quale sia l'organico complessivo degli uffici della giurisdizione penale della regione Emilia Romagna e, in particolare, di Reggio Emilia;

quale sia l'organico complessivo delle forze dell'ordine della regione Emilia Romagna e, in particolare, di Reggio Emilia;

se non ritenga doveroso e urgente procedere all'adeguamento della dotazione forze di pubblica sicurezza nella città e provincia di Reggio Emilia che - tra l'altro - hanno registrato nell'ultimo decennio un incremento della popolazione e della immigrazione fra i più elevati a livello nazionale, oltreché, come detto in precedenza, un incremento della presenza della criminalità organizzata di proporzioni rilevanti e riconosciute dallo stesso Governo;

se non ritenga il Presidente del Consiglio di dover - in attuazione dei suoi poteri di mantenimento dell'unità dell'indirizzo politico ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione - indurre il ministro Tremonti a stanziamenti per il settore della giustizia e dell'ordine pubblico adeguati alla gravità della situazione in generale e, in particolare, nella regione e nella provincia sopraddette.

(2-00481)«Castagnetti, Marchi».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

amministrazione locale

arresto

criminalita' organizzata

delitto contro la persona

Emilia-Romagna

imprenditore

lotta contro la criminalita'

mafia

polizia

traffico di stupefacenti

traffico illecito