ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00210

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 80 del 06/11/2008
Firmatari
Primo firmatario: PELINO PAOLA
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 05/11/2008
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MISTRELLO DESTRO GIUSTINA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
MOTTOLA GIOVANNI CARLO FRANCESCO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
GIAMMANCO GABRIELLA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
ABELLI GIAN CARLO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
BOCCIARDO MARIELLA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
SAGLIA STEFANO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
DE CAMILLIS SABRINA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
NOLA CARLO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
DI VIRGILIO DOMENICO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
FAENZI MONICA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
PALUMBO GIUSEPPE POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
DE CORATO RICCARDO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
NASTRI GAETANO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
GOTTARDO ISIDORO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
GOLFO LELLA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
DELL'ELCE GIOVANNI POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
FUCCI BENEDETTO FRANCESCO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
FORMICHELLA NICOLA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
MILANATO LORENA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
CALABRIA ANNAGRAZIA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
FOTI ANTONINO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
DI BIAGIO ALDO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
FONTANA VINCENZO ANTONIO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
BERARDI AMATO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
ANGELI GIUSEPPE POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
CAZZOLA GIULIANO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
FRASSINETTI PAOLA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
MURGIA BRUNO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
BARANI LUCIO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
CATONE GIAMPIERO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
RAISI ENZO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
MINASSO EUGENIO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
SAMMARCO GIANFRANCO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
CARLUCCI GABRIELLA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
SCAPAGNINI UMBERTO POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
DI CENTA MANUELA POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008
ROMELE GIUSEPPE POPOLO DELLA LIBERTA' 05/11/2008


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 05/11/2008
Stato iter:
27/11/2008
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 27/11/2008
Resoconto PELINO PAOLA POPOLO DELLA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 27/11/2008
Resoconto CALIENDO GIACOMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 27/11/2008
Resoconto PELINO PAOLA POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 20/11/2008

DISCUSSIONE IL 27/11/2008

SVOLTO IL 27/11/2008

CONCLUSO IL 27/11/2008

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00210
presentata da
PAOLA PELINO
giovedì 6 novembre 2008, seduta n.080

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:

in data 23 aprile 2008 l'allora Ministro della giustizia uscente, con proprio decreto ministeriale, rideterminava le piante organiche degli oltre ottocento uffici del giudice di pace dislocati sul territorio nazionale, non attenendosi al parere del Consiglio Superiore della Magistratura espresso nella seduta plenaria del 21 dicembre 2006;

l'effetto del citato atto è che si passerà, sulla base dei dati statistici del Ministero della giustizia relativi al 2007, da uffici del giudice di pace con carichi di lavoro di 8 procedimenti per giudice (S. Nicolò Gerei, in provincia di Cagliari) ad uffici con carichi di lavoro di 3.695 procedimenti per giudice (Laviano, in provincia di Salerno);

occorre precisare che l'emissione del decreto predetto teneva conto di premesse legislative e considerazioni in merito alla rilevazione dei procedimenti effettivamente esauriti dal personale giudicante in territorio nazionale, tanto che il Ministro individuava il numero di procedimenti mediamente definibili, complessivamente, per ogni settore, da ciascun Giudice traendo le siffatte conclusioni di revisionare le piante organiche in conformità alle indagini e risultanze acquisite e di ridistribuire le risorse organiche di ciascuna sede giudiziaria «operando un riequilibrio tra gli uffici caratterizzati da carichi di lavoro esigui e gli uffici ove si registrano condizioni di disagio operativo»;

la determinazione degli organici del giudice di pace, attualmente prevista dalla legge istitutiva del 21 novembre 1991, n. 374, in 4.700 unità, è frutto di un disegno del legislatore che prevedeva l'istituzione di un giudice della terza età impegnato a tempo molto parziale, quando invece le unità dovrebbero essere fissate nelle attuali 3.500, perlomeno sino alla tanto attesa riforma dell'ordinamento della magistratura di pace che dia un assetto ponderato ed organico alla materia;

peraltro, la radicale trasformazione della figura del giudice di pace, con l'apertura ai giovani, l'aumento progressivo delle competenze e la naturale professionalizzazione della sua attività, hanno determinato la conformazione di una figura del giudice di pace assolutamente diversa da quella originariamente concepita, essendo esso attualmente impegnato a tempo pieno nell'esercizio della funzione giudiziaria;

gli attuali 3.000 giudici di pace, che sono penalizzati dalla cattiva distribuzione sul territorio nazionale, sono già oggi in grado di garantire il rapido ed efficiente smaltimento dei procedimenti iscritti (complessivamente circa due milioni l'anno) attraverso la definizione di processi civili con una media di 340 giorni, ovvero un terzo del tempo necessario per la definizione dei processi innanzi ai Tribunali; inoltre la percentuale di impugnazione delle sentenze dei giudici di pace si attesta all'8 per cento a riprova della notevole qualità del lavoro da essi svolto;

il decreto Scotti vuole ridisegnare l'intera geografia degli uffici giudiziari del giudice di pace, a parere degli interpellanti, andando ad incidere in via diretta sull'esercizio della giurisdizione, nonché sull'organizzazione degli uffici: la sua attuazione determinerebbe un grave ed irreparabile pregiudizio al funzionamento dell'unico organo della giustizia che negli ultimi anni ha operato con celerità ed efficienza, rallentando i tempi di definizione delle pratiche e determinando, in alcune sedi maggiori, ove si registrano pesanti carenze nel personale amministrativo ed inidoneità delle strutture, addirittura la paralisi degli uffici;

già oggi a Roma, per fare un esempio significativo da dati acquisiti, lo scarso personale amministrativo in servizio non è in grado di prestare adeguata assistenza ai 130 giudici in servizio, come più volte evidenziato dalla stampa e dalle televisioni locali e nazionali, con ritardi da parte delle cancellerie nelle notifiche degli atti e nella pubblicazione delle sentenze di 6 mesi ed oltre; l'arrivo di 80 nuovi giudici, i quali, peraltro, dovrebbero operare in spazi ridottissimi e normativamente inadeguati (con il rischio della chiusura dell'ufficio per ragioni di sicurezza), non consentirebbe alle cancellerie neppure il compimento di atti elementari di organizzazione, quale la predisposizione dei ruoli d'udienza dei giudici o la registrazione al computer dell'esito delle cause trattate;

inoltre, in previsione di un ulteriore aumento delle competenze civili e penali e della razionalizzazione delle risorse umane mediante una ponderata rideterminazione delle piante organiche degli uffici, è ragionevole prevedere che un organico di 3.500 giudici di pace, impiegati a tempo pieno o prevalente, potrebbe garantire il funzionamento a pieno regime degli uffici, tenendo anche conto dell'aumento della competenza per valore che è prevista nella riforma del codice di procedura civile in discussione in Parlamento;

l'esigenza di una riforma complessiva dello status di tali magistrati è stata già individuata dal legislatore con legge 17 agosto 2005, n. 168, che all'articolo 9 comma 2 ha previsto la conferma per un terzo mandato quadriennale dei giudici di pace;

la riduzione di 1.200 unità garantirebbe, tenuto conto delle indennità fisse mensili ammontanti ad euro 258,33 per undici mesi (euro 258,33 x 1.200 x 11 = euro 3.409.956,00) e delle indennità di udienza euro 36,15 fino ad un massimo di 110 l'anno (euro 36,15 x 110 x 1.200 = euro 4.771.800,00) un risparmio per la finanza pubblica quantificabile in euro 8.181.756,00, come peraltro già conteggiato (su un numero di 4.000 giudici di pace) nella proposta di legge n. 2788 presentata nella scorsa legislatura dagli onorevoli Marinello, Alfano ed altri e ripresentata dall'onorevole Marinello ed altri con il n. 911 «Disposizioni in materia di durata dell'ufficio, trattamento previdenziale e ruolo organico dei giudici di pace»;

per quanto riguarda il merito del provvedimento contestato, esso pare basato su dati statistici vetusti, risalenti al 2003, come confermato da fonti ufficiali nel corso del Convegno dell'Unione nazionale dei giudici di pace tenutosi a Chieti il 25 ottobre scorso, e non ha acquisito dati di ben 90 sedi, fra le quali Napoli e popolosi comuni della provincia (Ottaviano, Acerra, Casoria, Aversa, Sorrento...), Benevento, Messina, Lecce, Firenze, Siracusa, Catanzaro, Genova, Pisa, Como, Reggio Calabria, Trieste, ragion per cui l'attuazione del decreto, come già accennato, darebbe luogo a disparità di carico di lavoro per i giudici assegnati alle varie sedi;

nel dettaglio, 75 sedi avrebbero un carico di lavoro per giudice da 300 a 3.695 procedimenti l'anno, 85 sedi un carico tra 201 e 300 procedimenti l'anno, 360 sedi un carico di lavoro da 100 a 200 procedimenti e 329 sedi avrebbero un carico di lavoro inferiore a 100 procedimenti l'anno. Le sedi con scarso carico di lavoro sono uffici medio grandi, dislocati presso capoluoghi di regione o di provincia: da Genova a Venezia, Ancona, Palermo, Firenze, Cagliari, Bolzano, Reggio Calabria, Catanzaro, Trieste, e molte altre sedi tra le quali tutti i capoluoghi di provincia siciliani, generando una sperequazione gestionale quantomeno impropria tra giudici che esercitano la medesima funzione giurisdizionale;

l'attuazionedelsuddetto decreto ministeriale, con una pianta organica completa e maldistribuita sul territorio nazionale, impedirebbe, di fatto, la riforma della magistratura di pace ed i notevoli risparmi di spesa che ne deriverebbero;

infatti, sotto l'aspetto della finanza pubblica, il decreto è altrettanto lesivo: eliminando il blocco dei concorsi disposto nel 2004, provocherebbe l'immediata nomina di 1.700 nuovi giudici di pace, presso sedi che non necessitano di altri giudici, e comporterebbe un aumento della spesa ipotizzabile in 12 milioni di euro l'anno (calcolato moltiplicando le indennità fisse mensili e per udienza previste dalla legge con il numero dei nuovi giudici nominati);

il decreto pregiudicherebbe definitivamente la possibilità di intervenire incisivamente sull'organizzazione degli uffici del giudice di pace, precludendo un riassetto necessario e non più prorogabile, vanificando, di fatto, la possibilità di razionalizzare le risorse umane e materiali disponibili;

ciò si potrebbe esplicitare riducendo gli organici dei giudici di pace previsti dalle legge (4.700), in esubero rispetto alle effettive esigenze con un risparmio di spesa, valutabile in 6/7 milioni di euro, che consentirebbe, più razionalmente l'utilizzo di danaro pubblico per l'assunzione di nuovo personale amministrativo; in secondo luogo operando una migliore distribuzione sul territorio dei giudici, tale da garantire un'equa e ponderata ripartizione dei carichi di lavoro (quantificabili in circa 200-400 procedimenti per giudice, salvaguardando, però tutti i presìdi giudiziari, tenendo conto dell'orografia del territorio, che hanno un carico di lavoro oltre i 100/150 procedimenti all'anno);

per tutto quanta sopra si ravviserebbe necessario bloccare il corso e le conseguenze di tale improvvido, secondo gli interpellanti, decreto ministeriale del 23 aprile 2008, adottato in limine in prossimità della fine della scorsa legislatura, che, di fatto, ha riaperto l'immissione dei giudici di pace negli uffici con pianta organica incompleta -:

quali provvedimenti intenda assumere il Governo per bloccare le conseguenze del decreto ministeriale del 23 aprile 2008, che influisce pesantemente sulla rideterminazione del ruolo organico della magistratura di pace con effetti pregiudizievoli sia di sperequazione gestionale tra giudici che esercitano la medesima funzione giurisdizionale, sia sulla finanza pubblica, secondo quanto esposto in premessa, nonché a tutela dei pubblici interessi in quanto eventuali risorse finanziarie aggiuntive potrebbero essere utilizzate per potenziare il personale giudiziario amministrativo, valutando la possibilità di razionalizzare le risorse umane e materiali disponibili per il miglior funzionamento della giustizia, in attesa della complessiva riforma dell'ordinamento della magistratura di pace, per cui andrebbe valutata la sospensione delle nuove immissioni in servizio dei giudici di pace.

(2-00210)
«Pelino, Mistrello Destro, Mottola, Giammanco, Abelli, Bocciardo, Saglia, De Camillis, Nola, Di Virgilio, Faenzi, Palumbo, De Corato, Nastri, Gottardo, Golfo, Dell'Elce, Fucci, Formichella, Milanato, Calabria, Antonino Foti, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Berardi, Angeli, Cazzola, Frassinetti, Murgia, Barani, Catone, Raisi, Minasso, Sammarco, Carlucci, Scapagnini, Di Centa, Romele».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

assunzione

diritto territoriale

economia pubblica

finanze pubbliche

giudice

magistrato non professionale

personale

professioni amministrative

professioni giudiziarie

soppressione di posti di lavoro