ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01162

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 698 del 08/10/2012
Abbinamenti
Atto 1/01146 abbinato in data 08/10/2012
Atto 1/01158 abbinato in data 08/10/2012
Atto 1/01159 abbinato in data 08/10/2012
Atto 1/01164 abbinato in data 08/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: OSSORIO GIUSEPPE
Gruppo: MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI
Data firma: 08/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NUCARA FRANCESCO MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI 08/10/2012
PEPE MARIO (MISTO) MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI 08/10/2012
BRUGGER SIEGFRIED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 08/10/2012


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/10/2012
Resoconto OSSORIO GIUSEPPE MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 08/10/2012
Resoconto BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 08/10/2012
Resoconto BARCA FABRIZIO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (COESIONE TERRITORIALE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/10/2012

DISCUSSIONE IL 08/10/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 08/10/2012

Atto Camera

Mozione 1-01162
presentata da
GIUSEPPE OSSORIO
testo di
lunedì 8 ottobre 2012, seduta n.698

La Camera,

premesso che:

il fondo per le aree sottoutilizzate (ora fondo per lo sviluppo e la coesione) è stato istituito con la legge n. 289 del 2002. La sua stessa istituzione rispondeva all'esigenza di sostenere politiche attive di sviluppo delle aree appunto sottoutilizzate;

appare evidente e necessario sottolineare che nella sua stessa definizione si dovrebbe cogliere il suo autentico senso politico. Si dice, infatti, «aree sottoutilizzate», aree cioè in difficoltà perché male governate o non governate nella maniera più adeguata, in modo insomma da non permettere lo sviluppo delle potenzialità effettive di queste aree;

in tale definizione, non si sa quanto volontaria, si riassume una buona dose della ormai annosa questione meridionale;

in effetti, all'atto pratico, il fondo per lo sviluppo e la coesione rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare, lo strumento principale di governo della politica regionale nazionale, in particolare per permettere la realizzazione degli investimenti necessari nelle aree, appunto, sottoutilizzate del Paese;

le risorse finanziarie messe a disposizione del fondo per lo sviluppo e la coesione non rappresentano, però, solo un semplice strumento finanziario e un sostegno economico settoriale, in quanto sono, invece, anche un importante strumento di raccordo delle politiche regionali con le scelte e gli indirizzi della comunità europea. L'affermazione di una strategia unitaria nella programmazione degli interventi, che avviene proprio grazie all'utilizzo «locale» di tali risorse, permette, infatti, di sviluppare una politica regionale coerente con i principi e le regole comunitarie consentendo, al contempo, una maggiore capacità di spesa in conto capitale, una condizione questa necessaria per soddisfare anche quel principio di addizionalità che l'Italia è chiamata a rispettare con l'Unione europea;

il fondo per lo sviluppo e la coesione è stato oggetto, nel tempo, di diversi interventi normativi:

a) la legge 24 dicembre 2003, n. 350, (legge finanziaria per il 2004), ha affidato al fondo per le aree sottoutilizzate l'obiettivo di accelerare la spesa in conto capitale, includendolo tra i criteri che presiedono alla rimodulazione delle risorse. In quell'occasione si è stabilito che, per gli interventi infrastrutturali, la loro attuazione potesse avvenire esclusivamente secondo quanto stabilito dalle procedure previste dagli accordi di programma quadro, con priorità per gli interventi nei settori della sicurezza, dei trasporti, della ricerca, dell'acqua e del rischio idrogeologico;

b) la legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha destinato al fondo per le aree sottoutilizzate, in virtù di una programmazione settennale, 64 miliardi di euro, specificando che l'85 per cento di quelle risorse fosse destinato a favore del Mezzogiorno;

c) con il decreto-legge n. 185 del 2008 le risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate sono state riprogrammate e sono stati creati tre fondi settoriali, quello sociale per l'occupazione e la formazione, quello per le infrastrutture, e quello strategico per il Paese;

d) conseguentemente, la programmazione delle risorse per il periodo 2007-2013 è stata poi adottata dal Cipe con delibera 21 dicembre 2007, n. 166, che, come detto, evidenziava un ammontare pari a 64,379 miliardi di euro;

e) a decorrere dall'anno 2008 fino ad oggi, le risorse sopra citate hanno subito una serie costante di decurtazioni, principalmente per reperire le risorse necessarie al riequilibrio dei saldi di finanza pubblica;

f) ai sensi del decreto legislativo n. 88 del 2011 (Disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali), attuativo della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, il fondo per le aree sottoutilizzate ha assunto la denominazione di fondo per lo sviluppo e la coesione;

il fondo per lo sviluppo e la coesione è finalizzato, riconoscendo un'intrinseca unità programmatica, ad un insieme di interventi rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese;

dal quadro descritto appare evidente che anche la semplice ipotesi di non utilizzare più tali risorse a favore della aree meridionali del nostro Paese, o, comunque, utilizzarle principalmente in altre aree geografiche d'Italia, significa non aver compreso lo spirito stesso dello strumento. Non aver compreso che si tratta di un mezzo fondamentale per l'affermazione di una politica comune europea. Non aver compreso che il ritardo del meridione d'Italia è chiaramente una questione nazionale, dalla quale dipende la competitività dell'intero sistema Italia, e, quindi, la possibilità per tutti i cittadini italiani, anche quelli residenti nelle regioni settentrionali, di mantenere livelli di vita adeguati nei prossimi anni. Significa, in buona sostanza, non aver compreso l'attuale fase storica che si sta vivendo;

un approccio localistico nell'utilizzo di tali risorse risponde, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, esclusivamente ad una visione ristretta, miope e antistorica;

i danni prodotti dalla «moda del federalismo irresponsabile», oggi sono tutti drammaticamente sotto gli occhi. Si sono creati centri di spesa fuori da ogni controllo. Il risultato è stato: minori servizi e più tasse per tutti i cittadini italiani;

pensare ancora il nostro Paese diviso e voler aumentare le distanze tra le sue aree geografiche appare davvero futile e dannoso. È venuto il momento della responsabilità, non è più il tempo di proclami separatisti, di chimere antinazionali, l'Italia è una e deve essere sempre più coesa se davvero si vuole affrontare, nell'interesse di tutti i suoi cittadini, la sfida europea;

è necessario investire maggiori risorse in tutte le aree sottoutilizzate a cominciare proprio da quelle meridionali;

bisogna legare tali investimenti alla possibilità che le forze produttive più avanzate del Paese possano investire nel Meridione, e fare in modo che le aziende del Nord trovino sempre più vantaggioso investire nel Sud. Anche per quest'azione è venuto il tempo della responsabilità e si ritiene che in questa chiave vada letto il decreto-legge sugli enti locali che il Governo ha deciso recentemente di emanare. Non è più accettabile sprecare, non è più pensabile utilizzare male le risorse disponibili;

in questo senso, appaiono davvero preoccupanti i dati più recenti relativi allo stato di utilizzo delle risorse relative al periodo di programmazione che si è concluso nel 2007. Dati allarmanti che mettono in evidenza la permanenza di ritardi ed inefficienze, nonché la capacità di spesa da parte delle regioni, in particolare, di quelle meridionali. Diversi provvedimenti normativi hanno più volte sottolineato l'opportunità e riconosciuto la possibilità dell'utilizzo di risorse giacenti sul fondo per lo sviluppo e la coesione che ancora non sono state utilizzate,
impegna il Governo:

a confermare i principi generali di riparto delle citate risorse tra Mezzogiorno e Centro-Nord (rispettivamente 85 e 15 per cento);

a ribadire, per le risorse destinate agli investimenti pubblici in infrastrutture, il criterio di distribuzione tra amministrazioni centrali e regioni (pari rispettivamente al 20 e all'80 per cento);

a porre in essere tutte le misure ritenute idonee a garantire il più sollecito ed efficiente uso delle risorse di cui al fondo per lo sviluppo e la coesione, utilizzando tutti gli strumenti in suo possesso affinché le regioni si mostrino all'altezza dei loro compiti e delle loro responsabilità;

a prevedere, nell'annunciato progetto di revisione costituzionale relativo alla ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, meccanismi che permettano allo Stato di intervenire direttamente nella gestione e utilizzo delle risorse finanziarie disponibili, in caso di mancato utilizzo da parte delle regioni inadempienti;

a garantire che le risorse disponibili siano orientate alla finalità della riduzione del divario economico tra le diverse aree del Paese.

(1-01162)
«Ossorio, Nucara, Mario Pepe (Misto-R-A), Brugger».