ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00992

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 615 del 02/04/2012
Abbinamenti
Atto 1/00866 abbinato in data 02/04/2012
Atto 1/00990 abbinato in data 02/04/2012
Atto 1/00991 abbinato in data 02/04/2012
Firmatari
Primo firmatario: ROMANI PAOLO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 02/04/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SAGLIA STEFANO POPOLO DELLA LIBERTA' 02/04/2012
BALDELLI SIMONE POPOLO DELLA LIBERTA' 02/04/2012


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/04/2012
Resoconto BALDELLI SIMONE POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 02/04/2012
Resoconto CAMBURSANO RENATO MISTO
Resoconto GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
 
INTERVENTO GOVERNO 02/04/2012
Resoconto VARI MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/04/2012

DISCUSSIONE IL 02/04/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 02/04/2012

Atto Camera

Mozione 1-00992
presentata da
PAOLO ROMANI
testo di
lunedì 2 aprile 2012, seduta n.615

La Camera,

premesso che:
la situazione di difficoltà in cui versa l'emittenza locale è un tema serio, da affrontare con intelligenza costruttiva, senza cedere alla facile demagogia e senza indulgere ai particolarismi interessati di un settore molto variegato, in cui operano realtà profondamente diverse tra di loro;

nel panorama e nella storia della televisione italiana, le emittenti locali hanno avuto e hanno ancora un ruolo importante, per non dire fondamentale. Lo stretto legame con il territorio, l'informazione di servizio a diretto contatto con i cittadini e l'offerta pluralistica rappresentano una risorsa fondamentale per la democrazia e per il sistema delle comunicazioni del nostro Paese;

il Parlamento e l'azione dei diversi Governi del passato, con particolare riferimento a quello precedente, hanno sempre ritenuto prioritaria la tutela di questo settore. Il rispetto della norma che prevede l'assegnazione di un terzo della capacità trasmissiva (programmi irradiabili) ha consentito negli ultimi tre anni di portare avanti un processo di digitalizzazione e di assegnazione delle frequenze il più possibile condiviso e, comunque, attuato in modo garantistico anche nelle gare post assegnazione dei canali da 61 a 69; la tutela delle televisioni italiane nella fase di coordinamento internazionale con gli Stati confinanti, il mantenimento di risorse per i contributi ex legge n. 448 del 1998 (ammontanti a oltre 1,2 miliardi di euro in 12 anni) su livelli significativi e un'importante collocazione sul telecomando del digitale terrestre sono state le altre iniziative che hanno caratterizzato l'azione del Governo negli ultimi 3 anni, portata avanti, in tutti i passaggi della transizione, attraverso un confronto continuo con le associazioni dell'emittenza locale. Il digitale terrestre, con la sua moltiplicazione dei canali, se, da un lato, ha in alcuni casi aperto nuove prospettive al settore, dall'altro, non ha, però, consentito quel cambio di mentalità nella cultura televisiva, che con il must carry (l'obbligo di trasporto dei fornitori di contenuti privi di frequenza, peraltro disciplinato anche nei costi dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e la condivisione di uno stesso multiplex fra più soggetti, avrebbe favorito una razionalizzazione del radiospettro e un notevole contenimento di costi per gli stessi operatori anche attraverso la creazione di sinergie, evitando quell'uso inefficiente della capacità trasmissiva che rischia di riflettersi negativamente sull'intero settore;

la logica della conversione delle frequenze 1 a 1, ostinatamente perseguita dalla totalità delle tv locali nel passaggio al digitale, ha mostrato tutti i suoi limiti di un approccio frutto di una mentalità ancora analogica; ma se con l'analogico 600 frequenze equivalevano a 600 programmi, con il digitale le stesse frequenze hanno portato a 3600 gli spazi per la diffusione dei contenuti. Scorrendo i telecomandi, gli spazi vuoti, le duplicazioni, le triplicazioni e così via degli stessi programmi diffusi, insieme agli spostamenti continui di posizione e il mancato rispetto delle regole, danneggiano soprattutto un'utenza disaffezionata e disorientata, con ricadute negative sull'acquisizione delle risorse pubblicitarie, già peraltro complicata dal momento di crisi economica generale;

difendere questo inefficiente e dispersivo uso delle frequenze sta diventando peraltro impossibile, nel momento in cui la tendenza europea è quella della valorizzazione della risorsa spettrale e la spinta verso un suo uso più neutrale e più flessibile. Pretendere poi che il già rispettato vincolo di garantire un terzo della capacità trasmissiva in favore dell'emittenza locale, ampiamente considerato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in ogni sua delibera di pianificazione (a fronte di 21 reti nazionali sono 18 le reti locali in ogni regione), riducendo gli spazi degli altri operatori televisivi, significherebbe andare, oltre che contro la logica e gli interessi degli utenti, in contrasto con la legislazione nazionale ed europea;

in questo contesto si inserisce il tema dell'ordinamento automatico dei canali (lcn), una funzione fondamentale per la sintonia sul telecomando, in alternativa a quella manuale autonoma, sempre possibile;

per le tv locali, avere una numerazione adeguata e comunque certa nelle lcn (logical channel number) è ancora più importante rispetto alle televisioni nazionali, rappresentando forse il vero valore di avviamento d'impresa, molto più della risorsa frequenziale;

nella fase di recepimento della direttiva comunitaria, detta tv senza frontiere, poi realizzato attraverso il decreto legislativo n. 44 del 2010, il Parlamento chiese al Governo pro tempore di introdurre una norma di sistema per rendere vincolante l'ordinamento automatico; il Governo pro tempore fu ben lieto di accogliere tale condizione, che demandava la regolamentazione puntuale all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la quale è intervenuta con tempestività ed efficacia attraverso la sua delibera n. 366/10/CONS che ha garantito all'emittenza locale un posizionamento importante - 10 numeri successivi ai primi 9 riservati alle tv nazionali ed analogiche e antecedenti ai 50 numeri riservati ai nuovi canali nazionali per poi proseguire con le numerazioni dal 70 in poi, e così in ogni seguente blocco di 100 - coerente con le posizioni consolidatesi negli anni. Oggi in tutte le regioni italiane 200 tv locali hanno o avranno un numero tra il 10 e il 19 sui telecomandi tale da garantire loro una pre-sintonia di notevole valore commerciale, mentre le altre hanno comunque un numero certo a partire dal 71 in poi;

la decisione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha individuato criteri oggettivi già disponibili per l'attribuzione ai diversi soggetti (le graduatorie Corecom basate su fatturati e occupazione) sono state giudizialmente contestate da alcuni soggetti, ma ad oggi il sistema sembra ancora tenere e anzi andrebbe forse consolidato, dando forza di legge alla delibera n. 366/10/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

in ogni caso si auspica che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il Ministero competente siano in grado di tutelare adeguatamente in giudizio, attraverso l'Avvocatura dello Stato, l'attuale ordinamento dei canali che, se sconvolto, rischia di gettare nel panico e nel caos soprattutto la sintonia delle emittenti locali rispetto a quella di una diffusione nazionale più consolidata e che, in ogni caso, verrebbe autonomamente risintonizzata dall'utenza; la riprova di ciò è la preoccupazione delle associazioni veramente rappresentative delle emittenti locali rispetto alle decisioni assunte in primo grado dal Tar del Lazio (oggi sospese), contro le quali si sono prontamente costituite in giudizio;

da ultimo, il percorso di generale razionalizzazione del comparto delle comunicazioni, tale da portare a una contiguità tra le bande in cui viene diffuso il segnale televisivo con quello dei servizi di comunicazione mobile conseguenti al rilascio dei canali da 61 a 69 oggetto della gara di ottobre 2011, comporta una serie di processi tecnico-operativi piuttosto complicati. Il Ministero dello sviluppo economico, con il passato Governo, stava iniziando ad affrontare il problema con studi e approfondimenti ed è auspicabile che tale problematica sia oggetto della dovuta attenzione anche da parte dell'attuale Esecutivo per individuare e far introdurre tutti gli accorgimenti tecnici necessari,
impegna il Governo:
ad affrontare con urgenza le problematiche dell'emittenza locale, coinvolgendo le associazioni rappresentative degli operatori del settore;

a mantenere il rispetto della normativa vigente sulla base di quanto previsto dal piano nazionale di ripartizione delle frequenze per un'adeguata riserva dei programmi irradiabili in favore dell'emittenza televisiva locale;

ad adottare gli opportuni interventi al fine di garantire un uso efficiente della risorsa radioelettrica;

a porre in essere ogni atto di competenza, anche in sede giudiziale, finalizzato a evitare conflitti di numerazione sul telecomando della tv digitale terrestre, anche attraverso una legificazione della delibera n. 366/10/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

ad adottare ogni opportuna iniziativa al fine di evitare l'interferenza dei segnali della telefonia mobile sugli attuali impianti di diffusione televisiva.

(1-00992) «Romani, Saglia, Baldelli».