Atto Camera
Mozione 1-00958
presentata da
ARTURO IANNACCONE
testo di
venerdì 23 marzo 2012, seduta n.610
La Camera,
premesso che:
il numero complessivo di medici che operano a vario titolo in sanità (pubblica e privata) è in Italia di circa 300.000, per una popolazione di 59 milioni di abitanti (dati Istat): un medico ogni 196 abitanti. Nella seconda metà degli anni '70 e negli anni '80, il numero sempre crescente di laureati in medicina ha prodotto in molti casi una sottooccupazione medica ed ha contribuito in alcuni casi a trovare aree occupazionali che hanno tolto spazio alle altre professioni sanitarie, fenomeno specificamente italiano, mentre negli altri Paesi europei il ruolo medico è caratterizzato da una maggiore appropriatezza di compiti;
dopo l'introduzione del numero programmato, presente in Italia da almeno 15 anni, si è giunti ad un progressivo riequilibrio ed ora in molti settori i neolaureati in medicina trovano lavoro subito dopo il completamento del percorso di laurea o di specializzazione;
vi sono ora previsioni che nei prossimi anni, a seguito dei pensionamenti previsti, il servizio sanitario nazionale si troverà in crisi per carenza di medici;
la stima è che entro il 2015 diciassettemila medici lasceranno ospedali e strutture territoriali per aver raggiunto l'età della pensione. La forbice tra chi esce e chi entra tenderà ad allargarsi anche per penuria di nuovi professionisti usciti dalle scuole di specializzazione. Squilibrio ancora più evidente nelle regioni in deficit, che devono gestire rigidi piani di rientro;
dal 2012 al 2014 è prevista una carenza di 18 mila medici, che diventeranno 22 mila dal 2014 al 2018. Legato a questo il problema degli specializzandi in medicina veterinaria, odontoiatria, farmacia, biologia, chimica, fisica e psicologia, che oggi non ricevono borse di studio. Per la loro formazione viene indicata una copertura per 800-1.000 contratti;
lo squilibrio tra necessità e programmazione nelle scuole di specializzazione è un fenomeno già presente che si sta aggravando, anche perché il numero di posti nelle scuole non viene adattato alle esigenze di mercato. Alcune specialità sono in uno stato di sofferenza cronica. Anestesia, radiologia, pediatria, nefrologia, geriatria, con la popolazione che invecchia, e tutta la chirurgia;
le capacità formative dell'università sono pari a circa 5 mila specialisti per anno, di cui solo 3.500 sceglieranno di lavorare come dipendenti del servizio sanitario nazionale. Nei prossimi 10 anni, quindi, si prospetta una carenza di circa 30 mila specialisti, che svolgono funzioni non delegabili ad altre professioni sanitarie;
di fronte all'uscita dal mondo della sanità pubblica di un grande numero di specialisti e di fronte all'evidente carenza quantitativa e qualitativa del sistema formativo universitario, urge aumentare il numero di specialisti;
il decreto ministeriale del 23 novembre 2011, che ha aumentato i posti nei corsi di laurea in medicina e chirurgia, rappresenta un palliativo certamente insufficiente,
impegna il Governo:
ad aumentare, coerentemente con i fabbisogni reali della sanità italiana e per garantire sempre un miglior servizio, i posti disponibili per l'accesso alla facoltà di medicina e chirurgia;
a rivedere, con urgenza, il meccanismo regolamentare per l'accesso alle scuole di specializzazione, al fine di rendere più veloce l'accesso alle stesse, e, nello stesso tempo, a redigere una nuova programmazione, al fine di rendere le medesime più aderenti ai reali fabbisogni del Paese.
(1-00958)
«Iannaccone, Belcastro, Porfidia, Brugger».