Atto Camera
Mozione 1-00909
presentata da
ANTONIO RUGGHIA
testo di
venerdì 9 marzo 2012, seduta n.601
La Camera,
premesso che:
il quadro geopolitico che orienta le scelte del nostro Paese dal punto di vista della sicurezza nazionale ed internazionale si è caratterizzato negli ultimi anni per i profondi cambiamenti intervenuti, riassumibili nell'emergere di nuovi soggetti in grado di mutare gli equilibri politici ed economici precedenti e nelle grandi difficoltà finanziarie ed economiche che stanno attraversando il mondo occidentale;
sulla base di questi fattori si rende necessario rivedere dimensioni, quantità e qualità del nostro strumento militare, tenendo conto delle risorse finanziarie disponibili e mettendo in relazione gli aspetti prettamente militari con quelli di politica internazionale, di politica economica, sociale e di carattere industriale;
la difficile congiuntura economica internazionale e lo stato critico dei conti pubblici italiani impongono serie politiche di rigore e di riqualificazione in ogni settore dello Stato e, quindi, anche per la quota di risorse destinata alla funzione della difesa;
tali risorse sono andate riducendosi in misura consistente nel corso degli ultimi anni, in ragione dei tagli lineari imposti al settore, mettendo a dura prova la sostenibilità dell'attuale modello organizzativo delle Forze armate, come lo stesso Ministro della difesa, in occasione della presentazione delle linee di indirizzo programmatico del suo ministero, ha apertamente dichiarato;
si è, quindi, di fronte alla necessità di pervenire ad una ridefinizione degli obiettivi e degli strumenti in materia di sicurezza e di difesa nazionale. Necessità rappresentata al Consiglio supremo di difesa, presieduto da Giorgio Napolitano, nella seduta dell'8 febbraio 2012 e in quella sede approfondita, nel pieno rispetto del carattere consultivo del Consiglio stesso;
si tratta, quindi, di avviare in Parlamento una seria discussione sui compiti che sono chiamate ad assolvere le nostre Forze armate e su quale possa essere lo strumento militare più adeguato per assicurare i livelli di operatività che Governo e Parlamento dovranno definire insieme, attraverso una puntuale corrispondenza tra obiettivi e risorse;
il quadro di riorganizzazione delle nostre Forze armate delineato dal Ministro della difesa presenta molte difficoltà e altrettanti aspetti al momento tutt'altro che risolti, a partire dalle modalità con cui affrontare una così impegnativa riduzione di personale senza venir meno al dovere di riconoscergli la professionalità, la dedizione e l'impegno con cui ha fin qui adempiuto ai compiti che è stato chiamato a svolgere, considerando, al di là degli eventuali risparmi di spesa, il costo sociale derivante da una così ampia riduzione dei reclutamenti e gli effetti che può determinare in una fase di recessione;
per quanto riguarda il settore degli investimenti sui sistemi d'arma, assume rilevanza il programma Joint Strike Fighter che, aldilà della sua connotazione tecnologicamente avanzata, deve comunque superare ancora alcune criticità funzionali, nonché quelle relative ai costi, che non risultano ancora definiti, e alle ricadute economiche per le nostre imprese del settore;
negli stessi Stati Uniti, per effetto delle misure di riduzione delle spese militari che non hanno risparmiato questo programma, sono stati ridimensionati gli ordinativi da parte delle Forze armate statunitensi, che risultano nel triennio fortemente ridotti. Inoltre, il Dipartimento della difesa degli Usa ha posto una riserva per un'ulteriore riduzione del numero dei velivoli, da sciogliere soltanto dopo il 2017;
anche il Governo italiano, prima ancora di assumere decisioni vincolanti, ha, molto opportunamente, annunciato, per ragioni di compatibilità economica, una riduzione di 40 velivoli rispetto alle ipotesi di previsione iniziale, in coerenza con il più ampio disegno di revisione dello strumento militare;
per l'assolvimento dei compiti di difesa e di partecipazione alle missioni internazionali, a fronte delle esigenze operative prevedibili per i prossimi 30-40 anni, sono stati individuati l'Eurofighter thypoon (Efa) e il Joint Strike Fighter;
la realizzazione dell'Eurofighter thypoon è affidata a un consorzio europeo, nel quale il ruolo significativo delle nostre industrie interessate consente la piena sovranità operativa sul velivolo e consistenti ritorni occupazionali ed economici, che non possono essere ignorati dal committente pubblico nazionale più importante nel settore militare,
impegna il Governo:
ad affrontare le questioni indicate in premessa, che riguardano funzioni fondamentali per il nostro Paese, attraverso un percorso da sviluppare in sede parlamentare;
a rendere, preliminarmente, noto in Parlamento il piano degli investimenti che il Governo intende sostenere nel breve-medio termine, alla luce delle disponibilità finanziarie a legislazione vigente, così come risulta dagli interventi di contenimento della spesa pubblica;
a mantenere aperta e costante nel tempo una valutazione trasparente, attraverso i previsti passaggi parlamentari, sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter, riconsiderando il numero effettivo di velivoli da acquisire, così come stanno facendo gli altri Paesi coinvolti nel progetto, in primis gli Stati Uniti, in modo da poter valutare nel tempo l'esigenza del nostro strumento militare, lo stato di avanzamento del progetto e del costo ad esso collegato;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per superare le difficoltà connesse alla realizzazione di una difesa comune europea, che tenga conto anche degli aspetti correlati allo sviluppo dell'industria europea della difesa;
ad individuare forme di collaborazione o di integrabilità dello strumento militare con altri Paesi alleati;
a dare impulso a tutte le possibili iniziative utili a realizzare la progressiva integrazione multinazionale delle Forze armate nell'ambito della politica di sicurezza e difesa comune (psdc) europea, considerandola un passaggio ormai ineludibile nel processo di riorganizzazione e di potenziamento delle capacità di intervento del nostro strumento militare;
a sostenere, con attiva partecipazione, lo sforzo internazionale per il disarmo, in primo luogo quello nucleare, la non proliferazione nucleare e il sostegno a misure di cooperazione e di fiducia anche nei settori convenzionali.
(1-00909) «Rugghia, Garofani, Giacomelli, Gianni Farina, Fioroni, La Forgia, Laganà Fortugno, Letta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Rigoni, Villecco Calipari, Tempestini, Vico, Lulli, Rampi».