ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00897

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 595 del 29/02/2012
Abbinamenti
Atto 1/00384 abbinato in data 12/03/2012
Atto 1/00874 abbinato in data 12/03/2012
Atto 1/00900 abbinato in data 12/03/2012
Atto 1/00904 abbinato in data 12/03/2012
Atto 1/00917 abbinato in data 12/03/2012
Atto 1/00919 abbinato in data 12/03/2012
Atto 1/00974 abbinato in data 27/03/2012
Firmatari
Primo firmatario: MARTINI FRANCESCA
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 29/02/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DOZZO GIANPAOLO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
RONDINI MARCO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
FABI SABINA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MONTAGNOLI ALESSANDRO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
FOGLIATO SEBASTIANO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
LUSSANA CAROLINA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
FUGATTI MAURIZIO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
ALESSANDRI ANGELO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
ALLASIA STEFANO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
BITONCI MASSIMO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
BONINO GUIDO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
BUONANNO GIANLUCA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
CALLEGARI CORRADO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
CAVALLOTTO DAVIDE LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
CHIAPPORI GIACOMO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
CONSIGLIO NUNZIANTE LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
CROSIO JONNY LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
D'AMICO CLAUDIO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
DAL LAGO MANUELA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
DESIDERATI MARCO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
DI VIZIA GIAN CARLO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
DUSSIN GUIDO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
FAVA GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
FOLLEGOT FULVIO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
GIDONI FRANCO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
GOISIS PAOLA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
ISIDORI ERALDO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
LANZARIN MANUELA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MAGGIONI MARCO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MARONI ROBERTO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MERONI FABIO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MOLGORA DANIELE LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MOLTENI NICOLA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
MUNERATO EMANUELA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
NEGRO GIOVANNA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
PAOLINI LUCA RODOLFO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
PASTORE MARIA PIERA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
PINI GIANLUCA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
POLLEDRI MASSIMO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
RAINIERI FABIO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
REGUZZONI MARCO GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
RIVOLTA ERICA LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
STEFANI STEFANO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
STUCCHI GIACOMO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
TOGNI RENATO WALTER LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
TORAZZI ALBERTO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
VANALLI PIERGUIDO LEGA NORD PADANIA 29/02/2012
VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA 29/02/2012


Stato iter:
27/03/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/03/2012
Resoconto MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA
 
INTERVENTO GOVERNO 12/03/2012
Resoconto BALDUZZI RENATO MINISTRO - (SALUTE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 12/03/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/03/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/03/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/03/2012

RITIRATO IL 27/03/2012

CONCLUSO IL 27/03/2012

Atto Camera

Mozione 1-00897
presentata da
FRANCESCA MARTINI
testo di
mercoledì 29 febbraio 2012, seduta n.595

La Camera,

premesso che:

nella programmazione sanitaria e sociale è inderogabile uno specifico ambito di riflessione ed intervento a favore dell'universo femminile, sia sotto il profilo medico-scientifico che dal punto di vista socio-culturale, atto ad una presa in carico mirata;

la promozione della salute delle donne rappresenta un obiettivo strategico per la promozione della salute di tutta la popolazione, in quanto indicatore della qualità, dell'efficacia ed equità del nostro sistema sanitario;

è indispensabile prendere coscienza del fatto che il «genere» è un fattore determinante essenziale nella valutazione dei percorsi di salute, poiché il benessere della persona e la sua percezione, l'insorgenza delle malattie e il loro decorso, il rischio sanitario nelle diverse fasi della vita, gli approcci terapeutici e la loro efficacia sono stati scientificamente evidenziati con una variabilità soggettiva che trova ulteriore diversificazione tra le donne e gli uomini;

il «genere» nella programmazione sanitaria e nell'approccio di cura delle patologie non è ancora pienamente diffuso e ancora persistono stereotipi nella ricerca biomedica, nella medicina, nello studio dell'eziologia e dei fattori di rischio o protettivi per la salute, nella valutazione dei sintomi, nell'elaborazione della diagnosi, nei programmi di riabilitazione fino alla valutazione dei risultati;

riconoscere le differenze non solo biologiche ma anche relative alla dimensione sociale e culturale di «genere» è essenziale per delineare programmi ed azioni, per organizzare l'offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, per analizzare i dati statistici;

studiare e capire le differenze di genere è quindi elemento essenziale per il raggiungimento delle finalità stesse del nostro sistema sanitario, per garantire che vengano identificati gli indicatori di equità di genere, che si ritengono fino ad oggi non riconosciuti o sottostimati;

la dimensione di «genere» nei percorsi di salute si evidenzia come una necessità metodologica, analitica, ma risulta essere anche strumento di governance di un sistema che ha come riferimento qualità ed equità;

la letteratura scientifica ha dimostrato che la fisiologia degli uomini e delle donne è diversa e tale diversità influisce profondamente sul modo in cui una patologia si sviluppa, viene diagnosticata, curata e affrontata dal paziente;

la medicina di genere permette di evidenziare anche nel campo della ricerca farmacologica, le diverse risposte all'assunzione dei farmaci tra gli individui di sesso maschile e quelli di sesso femminile;

la conoscenza delle differenze di genere favorisce una maggiore appropriatezza della terapia ed una maggiore tutela della salute per entrambi i generi;

la specificità dell'universo femminile nel più ampio contesto della programmazione socio-sanitaria si esprime sotto due distinti profili: per la presenza di patologie e problematiche di ordine sanitario, che, per la loro natura o la loro incidenza statistica, sono legate alla donna, nelle sue diverse età e fasi evolutive; per lo specifico rilievo che le patologie e le problematiche socio-sanitarie comuni ai due generi assumono in rapporto all'universo femminile;

secondo i dati dell'indagine Istat presentata il 2 marzo 2008, l'8,3 per cento delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3 per cento degli uomini. La disabilita è più diffusa tra le donne (6,1 per cento contro il 3,3 per cento degli uomini). Le malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono le allergie (+8 per cento), il diabete (+9 per cento), la cataratta (+80 per cento), l'ipertensione arteriosa (+30 per cento), patologie della tiroide (+500 per cento), artrosi e artrite (+49 per cento), osteoporosi (+736 per cento), calcolosi (+31 per cento), cefalea ed emicrania (+123 per cento), depressione e ansia (+138 per cento), Alzheimer (+100 per cento);

l'Organizzazione mondiale della sanità è più volte intervenuta ufficialmente denunciando una palese condizione di svantaggio delle donne rispetto agli uomini per quanto riguarda la tutela della salute. Un documento dell'Organizzazione Mondiale della sanità, dipartimento per la salute della donna evidenzia l'importanza e la complessività del tema della diversità femminile sottolineandone l'ancora sostanziale misconoscenza e sottovalutazione;

adottare in campo medico una prospettiva di genere e ridisegnare la ricerca come strumento di conoscenza delle specificità femminili è quindi una necessità e, nel contempo, un passaggio fondamentale per pensare ad una salute anche a misura di donna;

la prima volta in cui in medicina si parla della «questione femminile» e quindi di medicina di genere, risale al 1991 quando l'allora direttrice dell'Istituto nazionale di salute pubblica americano, Bernardine Healy, in un famoso editoriale della rivista New England Journal of Medicine parlò di «Yentl Syndrome» in riferimento al comportamento discriminante dei cardiologi nei confronti del sesso femminile;

nel nostro Paese, nell'ambito degli studi universitari, in particolare nelle facoltà di medicina e chirurgia, ad eccezione di alcune eccellenze, tra cui cito la facoltà di medicina dell'università di Padova, poco è stato fatto per implementare la «medicina di genere», cioè di una medicina che tenga conto delle fisiologiche differenze tra uomini e donne sia nella teoria che nella pratica clinica;

la consapevolezza dell'esistenza di una scienza medica integrata dal punto di vista di genere in ogni aspetto della pratica sanitaria ha avuto i suoi albori negli Stati Uniti d'America ma ha presto attraversato l'intero mondo medico scientifico;

la Comunità europea, seppur con anni di ritardo, fin dal 1998 ha incluso all'interno dei programmi di ricerca un focus dedicato alle donne e allo sviluppo della medicina di genere. Recentemente la sede europea dell'Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato un ufficio, denominato Women's Health and Gender Mainstreaming, con lo scopo di mettere in evidenza il punto di vista di genere in tutte le tematiche della salute;

nell'ambito della programmazione socio-sanitaria al femminile, appare prioritaria anche una riflessione sulla salute psicologica delle donne, che, secondo studi recenti, presentano un rischio tre volte più elevato degli uomini di sviluppare una depressione, fenomeno ricondotto alla loro particolare esposizione alle dinamiche e alle sollecitazioni di una società sempre più complessa e che richiede alle donne un impegno costante su più fronti fuori e dentro casa;

l'esigenza di uno sguardo mirato alle patologie e alle problematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile nell'ambito della programmazione nazionale deve trovare il proprio naturale e necessario compimento a livello regionale, in quanto le regioni, con il contributo degli enti locali per la parte di più specifico rilievo sociale, hanno una responsabilità diretta nei confronti della tutela e della garanzia dei bisogni sanitari emergenti della popolazione femminile,
impegna il Governo:
a sviluppare una programmazione delle politiche sanitarie finalizzata a prevedere una diffusione omogenea su tutto il territorio nazionale dell'attività di ricerca medica, scientifica e farmacologia nell'ambito della medicina di genere;

a promuovere l'inserimento della medicina di genere nei programmi dei corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle scuole di specializzazione;

a promuovere, per quanto di competenza, l'istituzione nelle strutture sanitarie pubbliche di dipartimenti dedicati alla medicina di genere;

a promuovere nel nostro Paese una maggiore consapevolezza e sottolineare l'importanza dell'implementazione della medicina di genere a tutti i livelli istituzionali;

a promuovere la piena attuazione a livello regionale delle politiche integrate di sviluppo della medicina di genere elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, quale strumento di definizione di comuni obiettivi e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di salute;

a promuovere, nella programmazione sanitaria nazionale, il consolidamento di un approccio mirato in materia di medicina di genere, al fine di offrire risposte efficaci ed appropriate alle patologie, favorendo in ambito medico la formazione continua in medicina (ECM) in materia di medicina di genere, attraverso percorsi volti a sviluppare maggiori competenze specifiche nei confronti delle esigenze assistenziali delle donne in rapporto alla diversa intensità dei bisogni, con particolare rilevanza del ruolo dei medici di medicina generale;

a valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce delle patologie attraverso la sempre maggiore diffusione dei programmi di screening volti ad offrire alle donne opportunità di allungamento della vita media in buona salute, con particolare riferimento anche al loro benessere psicofisico;

ad istituire, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, un Osservatorio nazionale sulla medicina di genere che abbia tra i propri compiti anche quello di presentare annualmente al Parlamento una relazione relativa all'evoluzione di servizi in materia di medicina di genere nelle varie regioni;

a stipulare un accordo con la rappresentanza associativa dei produttori di farmaci affinché nelle fasi di sperimentazione clinica dei farmaci in cui sono coinvolti gruppi di persone che si sottopongono volontariamente, venga obbligatoriamente introdotta una percentuale pari al 50 per cento di soggetti di genere femminile al fine di valutare scientificamente il follow up e l'impatto del farmaco con una visione di genere.

(1-00897)
«Martini, Dozzo, Laura Molteni, Rondini, Fabi, Montagnoli, Fogliato, Lussana, Fugatti, Fedriga, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fava, Follegot, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Maroni, Meroni, Molgora, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».