Atto Camera
Mozione 1-00828
presentata da
BENEDETTO DELLA VEDOVA
testo di
giovedì 26 gennaio 2012, seduta n.577
La Camera,
premesso che:
la modernizzazione del settore e lo sviluppo delle reti di nuova generazione, in grado di fornire servizi d'accesso a banda larga fissa e mobile, rappresentano una priorità per le strategie di produttività, di crescita e di innovazione del Paese;
come riconosciuto recentemente dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e da numerosi studi scientifici, gli investimenti in banda larga hanno effetti considerevoli sulla crescita del reddito nazionale delle società avanzate, sia direttamente per l'attività di progettazione e impianto delle reti, che indirettamente, in virtù dell'aumento complessivo di produttività, del livello di innovazione e di base occupazionale delle attività economiche che utilizzano e beneficiano delle reti di nuova generazione per i loro processi produttivi;
una ricerca della Banca mondiale del 2009, confermata peraltro da altre analisi indipendenti, valuta come una variazione di 10 punti percentuali della penetrazione della banda larga possa generare un aumento di 1,21 punti percentuali di crescita del prodotto interno lordo pro capite nelle economie dei Paesi sviluppati;
secondo uno studio della Oxford Economics, un livello di investimenti in banda larga a livelli statunitensi consentirebbe all'Europa una crescita del prodotto interno lordo di circa il 5 per cento e del 7 per cento per l'Italia; sulla base delle stime del Progetto Italia digitale 2010 di Confindustria, l'attivazione delle reti di nuova generazione fisse e mobili può generare a regime risparmi di 40 miliardi di euro annui, grazie soprattutto alla possibile crescita dimensionale del telelavoro e della digitalizzazione degli adempimenti fiscali e amministrativi;
come evidenziato recentemente dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in una segnalazione al Governo, con la quale l'autorità suggerisce l'istituzione di un'agenda digitale per l'Italia sul modello di quella europea, i dati italiani «di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on line, sia sotto il profilo di utilizzo da parte dei consumatori che delle imprese, sono nettamente al di sotto della media UE»; secondo dati Eurostat del 2011, infatti, gli utenti abituali di internet in Italia sono il 47,6 per cento contro una media europea del 65 per cento; la quota di famiglie con connessione a banda larga è il 49 per cento, contro la media dell'Unione europea del 61 per cento; le imprese che utilizzano il web per la vendita di beni e servizi sono il 4 per cento del totale, a cospetto di una media continentale del 13 per cento;
la penetrazione del servizio a banda larga in Italia - pari a fine 2010 a circa il 22 per cento della popolazione - è inferiore alla media dei membri dell'Unione europea (26,6 per cento) e al livello dei maggiori Paesi continentali (Francia e Germania, nei quali la penetrazione si attesta al 30 per cento circa); per quanto concerne la fibra ottica, nonostante gli investimenti intrapresi fin dagli anni Novanta, la copertura territoriale è pari al 10 per cento, con un numero di accessi attivi (300mila, pari appena allo 0,6 per cento della popolazione) sostanzialmente invariato negli ultimi 4 anni; intere aree del nostro Paese, per una popolazione pari a circa il 18 per cento del totale, sono soggette ad un significativo divario digitale, senza alcuna connessione a banda larga o dotate esclusivamente di connessioni a velocità inferiore a 2 megabit al secondo, compresi molti distretti industriali, con gravi asimmetrie anticompetitive per le aziende italiane rispetto ai concorrenti del nord Europa;
l'interessante sviluppo delle connessioni mobili (che porta la quota di italiani dotati di smartphone e chiavi usb al 48 per cento, contro una media europea del 39 per cento), la prospettiva di una maggiore diffusione delle reti mobili di quarta generazione - confermata dal buon esito della recente asta pubblica per le frequenze - e la costante integrazione tecnologica delle reti fisse e mobili necessitano di misure normative di semplificazione delle procedure amministrative e dei regimi di autorizzazione e concessione connessi agli investimenti delle imprese di telecomunicazioni;
secondo le stime più accreditate, gli investimenti necessari a dotare l'intera popolazione italiana delle reti di banda larga di ultima generazione assommano a circa 10-15 miliardi di euro; i vincoli di finanza pubblica e gli obiettivi pluriennali di riequilibrio fiscale rendono impraticabile il ricorso ai soli investimenti pubblici per il raggiungimento di questo risultato;
alla dotazione formale di 800 milioni di euro, prevista dall'articolo 1 della legge n. 69 del 2009, a carico del bilancio dello Stato e a valere sul fondo per le aree sottoutilizzate «per facilitare l'adeguamento delle reti di comunicazione elettronica pubbliche e private all'evoluzione tecnologica e alla fornitura dei servizi avanzati di informazione e di comunicazione del Paese», non si è accompagnata l'effettiva disponibilità delle risorse,
impegna il Governo:
ad intraprendere tutte le iniziative di carattere normativo per ampliare la copertura territoriale dei servizi di accesso a banda larga, riducendo il divario digitale e accelerando lo sviluppo della banda ultra larga in via prioritaria nei distretti industriali, al fine di migliorare la competitività e la produttività del sistema economico nazionale;
a completare l'opera di semplificazione normativa e amministrativa per migliorare il quadro regolatorio, rendendo coerenti le disposizioni vigenti in materia, per incentivare gli investimenti e favorire, anche in questo settore, la piena concorrenza tra operatori di rete fissa e mobile.
(1-00828) «Della Vedova, Toto».