ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00790

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 563 del 20/12/2011
Abbinamenti
Atto 1/00770 abbinato in data 20/12/2011
Atto 1/00785 abbinato in data 20/12/2011
Atto 1/00786 abbinato in data 20/12/2011
Atto 1/00787 abbinato in data 20/12/2011
Atto 1/00788 abbinato in data 20/12/2011
Atto 6/00097 abbinato in data 20/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: CONTE GIANFRANCO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 20/12/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNARDO MAURIZIO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
BALDELLI SIMONE POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
VENTUCCI COSIMO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
ANGELUCCI ANTONIO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
BERARDI AMATO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
SAVINO ELVIRA POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
DEL TENNO MAURIZIO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
MISURACA DORE POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011
LABOCCETTA AMEDEO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/12/2011


Stato iter:
20/12/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 20/12/2011
Resoconto BERNARDO MAURIZIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/12/2011

DISCUSSIONE IL 20/12/2011

RITIRATO IL 20/12/2011

CONCLUSO IL 20/12/2011

Atto Camera

Mozione 1-00790
presentata da
GIANFRANCO CONTE
testo di
martedì 20 dicembre 2011, seduta n.563

La Camera,

premesso che:

nel dicembre 2010 il Comitato di Basilea della Banca dei regolamenti internazionali ha concordato una serie di misure volte a fissare livelli più elevati per i coefficienti patrimoniali delle banche e ad introdurre un nuovo schema internazionale per la liquidità (accordo «Basilea 3»);

l'accordo, pur tenendo fermo l'attuale requisito per cui le banche devono detenere un patrimonio di vigilanza totale dell'8 per cento in rapporto alle attività ponderate per il rischio, ne modifica la composizione stabilendo:

a) l'inclusione nel patrimonio di base («Tier 1») soltanto del common equity (composto dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte), in quanto componente di migliore qualità del patrimonio stesso, e di altri strumenti finanziari che rispettino 14 criteri;

b) un innalzamento del requisito minimo relativo al common equity al 4,5 per cento (a fronte del 2 per cento previsto dal precedente accordo «Basilea 2») e del requisito minimo relativo al capitale («Tier 1» al 6 per cento (a fronte dell'attuale 4 per cento);

l'accordo impone, inoltre, alle banche di istituire, come ulteriore tutela contro le perdite, due riserve di capitale (cosiddetti buffer o cuscinetti):

a) una cosiddetta «riserva di conservazione del capitale» pari al 2,5 per cento, costituita da capitale di qualità primaria, identica per tutte le banche nell'Unione europea, al fine di consentire che il capitale rimanga disponibile per sostenere l'operatività corrente della banca nelle fasi di tensione;

b) una «riserva di capitale anticiclica» specifica per ogni banca, al fine di consentire di creare, in tempi di crescita economica, una base finanziaria sufficiente che consenta loro di assorbire le perdite in periodi di crisi;

l'introduzione della riserva di conservazione del capitale determinerà un innalzamento dall'8 per cento al 10,5 per cento del requisito minimo patrimoniale complessivo, indifferenziato per tutti i portafogli;

la Commissione europea ha presentato il 20 luglio 2011 due proposte legislative (COM(2011)452 e COM(2011)453), volte ad adeguare la normativa dell'Unione europea in materia di requisiti di capitale degli istituti di credito all'accordo «Basilea 3»: in base a tali proposte i nuovi requisiti previsti dall'accordo «Basilea 3» sarebbero introdotti gradualmente, in misura del 20 per cento dall'anno 2014, per raggiungere il 100 per cento nel 2018; sarebbe, peraltro, fatta salva la facoltà delle autorità di vigilanza nazionali di introdurre requisiti minimi di capitale più stringenti e la facoltà della Commissione europea di aumentare temporaneamente il livello dei requisiti di capitale, la ponderazione del rischio per alcune esposizioni o imporre requisiti più stringenti, per tutte le esposizioni o per quelle in uno o più settori, regioni o Stati membri, qualora sia necessario per fare fronte a modifiche nell'intensità dei rischi macro e microprudenziali derivanti da sviluppi del mercato;

le proposte legislative sopra richiamate sono da tempo all'attenzione della Camera dei deputati, in quanto la Commissione finanze ne avviato l'esame, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento;

il recepimento delle misure previste dall'accordo «Basilea 3» nell'ordinamento europeo, tenuto conto dei forti incrementi richiesti nella capitalizzazione delle banche a fronte della situazione di crisi economica e finanziaria, potrebbe determinare una contrazione delle risorse disponibili per l'erogazione del credito al sistema produttivo;

ciò si tradurrà in un ulteriore svantaggio competitivo per il sistema produttivo italiano ed europeo rispetto ad altri partner globali: va infatti considerato che, mentre nell'Unione europea l'accordo «Basilea 2» e il criterio «Basilea 2,5» sono stati integralmente recepiti, negli Stati Uniti è ancora in corso una fase di sperimentazione in cui le banche tenute all'applicazione di tali accordi si conformano ai coefficienti regolamentari ufficiali previsti da «Basilea 1», essendo ancora in corso i lavori per l'attuazione dei metodi di ponderazione del rischio previsti da «Basilea 2»;

è paradossale che, a fronte dell'obiettivo, più volte ribadito dalle istituzioni dell'Unione europea, di favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, soprattutto nell'attuale fase di crisi, i nuovi requisiti patrimoniali si applichino in modo indifferenziato a tutti i portafogli di credito, inclusi i prestiti alle medesime piccole e medie imprese;

inoltre l'8 dicembre 2011 l'Autorità bancaria europea (EBA), facendo seguito alla dichiarazione approvata dal vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'area euro il 26 ottobre 2011, ha inoltre adottato una raccomandazione che prevede la creazione, entro la fine di giugno 2012, in via eccezionale e temporanea, da parte delle banche, di una riserva supplementare di fondi propri per raggiungere un livello pari al 9 per cento del rapporto tra il capitale di classe 1 («Core tier 1», vale a dire il patrimonio di base, composto dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte) e le attività ponderate per il rischio;

la costituzione di tale riserva supplementare è stata motivata dall'Autorità bancaria europea richiamando l'esigenza di creare un cuscinetto di capitale a fronte delle esposizioni delle banche in questione verso gli emittenti sovrani: tuttavia, la quantificazione delle necessità di ricapitalizzazione delle singole istituzioni finanziarie è stata operata in base ai prezzi di mercato rilevati a settembre 2011 (criterio mark to market), abbandonando il criterio precedente, che prevedeva la contabilizzazione dei titoli iscritti nel portafoglio bancario al valore di acquisto;

tale criterio, di cui non è adeguatamente motivata l'applicazione, è fortemente penalizzante per le banche italiane, che detengono titoli di debito italiano, e finisce, in modo del tutto inaccettabile, con il privilegiare le banche di investimento estere che detengono titoli strutturati legati a cartolarizzazioni e a derivati ad alto rischio: infatti, per tali attività, tra cui sono compresi i titoli cosiddetti tossici, la raccomandazione dell'Autorità bancaria europea non prevede la contabilizzazione ai valori di mercato;

secondo le valutazioni della Banca d'Italia, la raccomandazione imporrebbe a quattro gruppi bancari italiani (UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Unione di Banche Italiane) una ricapitalizzazione di ammontare complessivamente pari a 15,366 miliardi di euro, a fronte di un'esigenza di ricapitalizzazione complessiva, per tutti gli istituti i credito europei, di 114,7 miliardi di euro;

soltanto le banche greche, con circa 30 miliardi di euro, e quelle spagnole, con 26 miliardi di euro, dovrebbero operare una ricapitalizzazione di ammontare superiore, mentre il fabbisogno di fondi propri supplementari per il sistema bancario tedesco e quello francese sarebbe pari, rispettivamente, a soli 13 miliardi di euro e 7 miliardi di euro;

risulta del tutto paradossale che il sistema finanziario e, più in generale, l'economia italiana siano chiamati a pagare le conseguenze di scelte sbagliate compiute altrove, soprattutto considerando che la crisi in atto dei debiti sovrani dei Paesi dell'area euro è dovuta alla forte espansione dei debiti pubblici di altri Paesi europei, tra i quali la Germania, il Regno Unito, la Francia, determinata dai massicci interventi di salvataggio che essi hanno dovuto compiere per scongiurare il fallimento di alcune grandi banche nazionali, i cui bilanci risultavano inquinati dalla presenza di titoli tossici;

in particolare, il nuovo sistema di contabilizzazione dei titoli pubblici proposto dall'Autorità bancaria europea favorirebbe proprio le banche di alcuni di quei Paesi che hanno visto aumentare maggiormente il loro debito pubblico in questi ultimi anni a causa dell'instabilità del loro sistema creditizio, consentendo di ammortizzare il minor valore patrimoniale dei titoli tossici in portafoglio alle banche oggetto di salvataggi pubblici, con l'apprezzamento dei titoli pubblici emessi dal proprio Stato di residenza;

tutto ciò appare tanto più singolare laddove si consideri, anche alla luce delle considerazioni in tal senso ribadite più volte dal Governatore della Banca d'Italia e di numerosi ed autorevoli studi, che il sistema creditizio nazionale risulta fondamentalmente stabile, avendo una struttura di bilancio meno rischiosa rispetto ai concorrenti europei, a prescindere dagli elementi destabilizzanti indotti da una crisi finanziaria nata al di fuori del contesto nazionale;

tale caratteristica positiva del sistema finanziario italiano è legata ad alcuni elementi strutturali di fondo del settore, quali:

a) una maggiore focalizzazione sulle funzioni bancarie tradizionali, con minore orientamento verso le attività, più rischiose, delle banche d'affari e d'investimento;

b) una maggiore prudenza nella gestione finanziaria e nell'allocazione del portafoglio, che ha limitato l'esposizione in titoli ad alto rischio o in strumenti basati su elementi collaterali tossici;

c) una minore dipendenza, rispetto alla media europea, dal finanziamento attraverso il mercato interbancario;

d) una forte struttura retail, che consente di approvvigionarsi di risorse finanziarie attraverso i depositi dei correntisti;

e) la tradizionale, elevata propensione al risparmio della popolazione italiana;

f) un livello di indebitamento delle famiglie e delle imprese italiane nettamente inferiore alla media europea, in particolare dei Paesi anglosassoni e del Nord Europa, dove la crisi finanziaria ha avuto inizio;

g) un migliore radicamento sul territorio ed un più stretto rapporto con l'economia reale;

ciononostante, è evidente come la struttura finanziaria complessiva del sistema italiano presenti alcuni elementi di fragilità, insiti soprattutto nell'elevata dipendenza, soprattutto delle piccole e medie imprese, dal credito bancario;

l'effetto combinato dell'introduzione dei nuovi requisiti di «Basilea 3», cui i mercati tendono ad adeguarsi già prima dell'entrata in vigore delle nuove norme europee, e della decisione dell'Autorità bancaria europea sopra richiamata, aggrava, pertanto, il rischio, già sottolineato più volte, di determinare un forte impatto negativo a breve e medio termine sull'erogazione del credito al sistema produttivo italiano, che, secondo alcune stime, potrebbe ridursi di ben 30 miliardi di euro entro il 2012, determinando conseguenze rovinose ed amplificando le già preoccupanti conseguenze della crisi in atto;

tali preoccupazioni sono state del resto sottolineate ampiamente dal mondo creditizio italiano, che ha investito della questione il Governo, attraverso una lettera del presidente dell'Associazione bancaria italiana al Ministro per lo sviluppo economico ed al Vice Ministro dell'economia e delle finanze, affinché adotti urgentemente un'iniziativa forte ed incisiva, a livello europeo, per differire nel tempo l'applicazione dei nuovi requisiti patrimoniali e, soprattutto, per correggere le evidenti discriminazioni in danno dell'industria bancaria italiana;

secondo notizie di stampa, anche la Banca centrale europea avrebbe manifestato forti preoccupazioni per il potenziale impatto prociclico delle raccomandazioni dell'Autorità bancaria europea sull'erogazione del credito, suggerendo una revisione dei contenuti e delle scadenze in esse fissate;

sotto il profilo strettamente economico, non sembra inoltre che siano state analizzate adeguatamente le conseguenze, dirette ed indirette, delle decisioni assunte dal Comitato di Basilea e dall'Autorità bancaria europea sull'economia europea: secondo stime dell'international Institute of finance, citate in un recente studio dell'Università Bocconi, ogni punto percentuale di incremento dei requisiti patrimoniali determinerebbe una diminuzione della crescita annua, nell'area euro, negli Usa e in Giappone, pari a circa lo 0,3 per cento;

inoltre, il combinato disposto delle predette misure rischia di determinare effetti pericolosi per il finanziamento del debito pubblico italiano, già oggetto di gravi turbolenze, disincentivando le banche dall'acquisire in portafoglio titoli del debito pubblico italiano ed inducendo un ulteriore incremento dei tassi pagati dallo Stato per collocare sul mercato tali titoli, con le evidenti conseguenze che ciò avrebbe sia sugli equilibri dei conti pubblici italiani sia sulla stessa stabilità dell'area euro;

occorre, dunque, che tali questioni non siano lasciate a decisioni di carattere esclusivamente tecnico e contabilistico, ma siano affrontate in un'ottica politica di più vasto respiro e di lungo periodo, evitando in primo luogo che astratte considerazioni teoriche determinino un ulteriore peggioramento delle condizioni concorrenziali dell'economia italiana, nella consapevolezza di come l'emergenza che deve essere primariamente affrontata è quella della scarsa competitività del sistema economico italiano, che in questi ultimi dieci anni è cresciuta molto meno di quella dei Paesi europei la cui economia sia comparabile alla nostra;

in secondo luogo, si deve sottolineare come ogni intervento su un fattore cruciale per l'intero sistema economico mondiale, quale i requisiti patrimoniali delle banche, non può essere assunto sull'onda di valutazioni in qualche modo dettate da una reazione emotiva alla crisi finanziaria, ma occorre considerare attentamente tutte le conseguenze sistemiche che esso determina, sia sull'economia reale, sia sulla gestione dei debiti pubblici sovrani,
impegna il Governo:

ad adoperarsi, nell'ambito del negoziato in corso sulle proposte della Commissione europea relative all'adeguamento dei requisiti patrimoniali della banche, affinché:

a) siano introdotti meccanismi correttivi per la ponderazione del rischio di credito relativo ai prestiti alle piccole e medie imprese, in modo da compensare l'incremento quantitativo del requisito patrimoniale minimo;

b) sia valutata una applicazione più graduale e flessibile dei nuovi requisiti, tenuto conto dell'andamento dell'economia europea e delle scadenze meno ravvicinate fissate al riguardo dagli Stati Uniti e da altri competitori globali;

ad adoperarsi, altresì, nelle competenti sedi decisionali dell'Unione europea, al fine di promuovere una revisione dei criteri stabiliti nella richiamata raccomandazione dell'Autorità bancaria europea, in modo da:

a) modificare il criterio della contabilizzazione al valore di mercato dei titoli di debito sovrano presenti nel portafoglio delle banche;

b) stabilire, in ogni caso, scadenze meno ravvicinate per eventuali interventi di ricapitalizzazione;

più in generale, ad approfondire le conseguenze che i nuovi requisiti di patrimonializzazione del sistema creditizio potranno avere sul prodotto interno lordo nazionale e sul debito pubblico, in una fase in cui, dopo i dolorosi interventi di rigore adottati dal nuovo Governo, occorre adottare misure di sostegno alla crescita che consentano di contrastare gli effetti negativi determinati dalla negativa congiuntura economica internazionale e dalla stessa manovra correttiva, onde evitare che il Paese si avviti in un spirale senza uscita in cui le esigenze di miglioramento del rapporto debito-prodotto interno lordo e deficit-prodotto interno lordo impongono misure di rigore che deprimono ulteriormente il prodotto interno, rendendo quindi necessari ulteriori interventi correttivi.

(1-00790)
«Gianfranco Conte, Bernardo, Baldelli, Ventucci, Angelucci, Berardi, Savino, Del Tenno, Misuraca, Pagano, Laboccetta».