ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00760

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 549 del 12/11/2011
Abbinamenti
Atto 1/00877 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00878 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00879 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00885 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00886 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00889 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00890 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00891 abbinato in data 27/02/2012
Atto 1/00894 abbinato in data 28/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: ZAMPARUTTI ELISABETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/11/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
COLOMBO FURIO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
GIULIETTI GIUSEPPE MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 12/11/2011
BUCCHINO GINO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2011
VERSACE SANTO DOMENICO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 12/11/2011


Stato iter:
28/02/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 27/02/2012
Resoconto ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 28/02/2012
Resoconto FANELLI TULLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 28/02/2012
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-NOI PER IL PARTITO DEL SUD LEGA SUD AUSONIA
Resoconto MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto MISITI AURELIO SALVATORE MISTO-GRANDE SUD-PPA
Resoconto PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI
Resoconto SCILIPOTI DOMENICO POPOLO E TERRITORIO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Resoconto DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto LIBE' MAURO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto VIOLA RODOLFO GIULIANO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto TOGNI RENATO WALTER LEGA NORD PADANIA
Resoconto ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GHIGLIA AGOSTINO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto MARGIOTTA SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIBIINO VINCENZO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
PARERE GOVERNO 28/02/2012
Resoconto FANELLI TULLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/02/2012

DISCUSSIONE IL 27/02/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 27/02/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/02/2012

ACCOLTO IL 28/02/2012

PARERE GOVERNO IL 28/02/2012

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 28/02/2012

DISCUSSIONE IL 28/02/2012

APPROVATO IL 28/02/2012

CONCLUSO IL 28/02/2012

Atto Camera

Mozione 1-00760
presentata da
ELISABETTA ZAMPARUTTI
testo di
sabato 12 novembre 2011, seduta n.549

La Camera,
premesso che:
la recente tragedia in Liguria e Toscana, a pochi giorni di distanza da quanto accaduto in Campania e a Roma, è solo l'ultima di una lunghissima serie di eventi franosi ed alluvionali che ha visto in Italia causare, dal 1960 al 2010, 3.673 vittime. Nell'ultimo mezzo secolo, praticamente ogni anno, si registrano decessi causati dal dissesto idrogeologico del territorio. Secondo una ricostruzione storica dell'istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, nel periodo 1900-2002 si sono verificati 4.016 eventi con gravi danni, di cui più di 1.600 hanno prodotto vittime (5.202 per frana e 2.640 per alluvioni) con una frequenza di circa 8 eventi fatali all'anno. Il numero degli sfollati e dei senzatetto supera le 700.000 persone (il 75 per cento a causa di inondazioni). Le frane che hanno prodotto danni alla popolazione si sono verificate in 1.328 comuni (16,4 per cento), e gli eventi di piena hanno colpito 1.156 comuni (14,3 per cento). Nel periodo esaminato tutte le province italiane sono state colpite da almeno una frana o un'inondazione. Dallo studio si evince, inoltre, che l'indice di mortalità per frana supera di gran lunga quello per inondazione;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attraverso l'analisi dei piani di assetto idrogeologico delle autorità di bacino, ha elaborato una mappa delle aree ad alta criticità idrogeologica, da cui si evince che ben 29.500 chilometri quadrati (pari al 10 per cento del territorio nazionale) hanno un'elevata probabilità di essere colpiti da una frana o da un'esondazione e l'89 per cento dei comuni italiani ha almeno un'area in cui è molto probabile che si verifichi, prima o poi, un fenomeno franoso o alluvionale di una certa gravità;
nel rapporto 2010 del centro studi del Consiglio nazionale dei geologi è indicato che, su queste aree a elevato rischio idrogeologico, sono stati costruiti 1 milione e 200 mila edifici, per uso residenziale e non, di cui oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531. Sono 6 milioni le persone che vivono in zone ad alto rischio idrogeologico, di cui il 19 per cento, ovvero oltre un milione di persone, vivono in Campania, 825.000 in Emilia Romagna e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord, Piemonte, Lombardia e Veneto, territori in cui, insieme alla Toscana, persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l'elevata densità abitativa e per l'ampiezza dei territori. A questo si aggiunge il costante rischio di erosione costiera che interessa oltre 540 chilometri lineari di litorali italiani;
l'elevato rischio sismico, invece, interessa quasi il 50 per cento dell'intero territorio nazionale e il 38 per cento dei comuni. Si calcola che, lungo queste superfici ad alto rischio sismico, sono stati costruiti circa 6 milioni e 300 mila edifici, di cui 28 mila sono scuole e 2.188 sono ospedali, con gli edifici a prevalente uso residenziale realizzati prima dell'entrata in vigore della legge antisismica per le costruzioni. Sono 3 milioni gli italiani che vivono in zone ad alto rischio sismico. Nella classifica delle regioni con le maggiori superfici a elevato rischio sismico, svetta la Sicilia con 22.874 chilometri quadrati e quasi 1 milione e mezzo di edifici, di cui circa 5 mila scuole e 400 ospedali, segue la Calabria con 15 mila chilometri quadrati e oltre 7 mila edifici, di cui 3.130 scuole e 189 ospedali, al terzo posto c'è la Toscana con quasi 14.500 chilometri quadrati;
i più alti vertici istituzionali hanno sottolineato l'importanza di mettere in sicurezza la vita delle popolazioni e l'esigenza di investire nella prevenzione per tutelare la popolazione dal rischio sismico ed idrogeologico che caratterizza il Paese, ed in particolare il Mezzogiorno, anche per effetto di un vero e proprio dissesto prodottosi nei decenni;
sempre più spesso sono proprio gli interventi antropici a creare i presupposti favorevoli ai dissesti o a creare le condizioni per l'innesco di fenomeni franosi o l'esondazione dei fiumi, costruendo senza tenere in debito conto i delicati equilibri che presenta il territorio italiano;
conoscere l'ubicazione delle aree pericolose è fondamentale in quanto la riattivazione di frane e l'inondazione di aree già allagate in passato sono di gran lunga i fenomeni di dissesto più ricorrenti in Italia. L'analisi dei dati storici nell'ambito del progetto Avi del Cnr ha evidenziato che in Italia, fra 9.000 località colpite da frane, oltre il 25 per cento è stata colpita più di una volta e che sono oltre il 40 per cento le località colpite in modo ricorrente dalle alluvioni. Inoltre, mentre non si può impedire che si verifichi un evento sismico, con una corretta opera di prevenzione, nel caso di frane e alluvioni, si può limitare o addirittura evitare che queste si trasformino in fenomeni devastanti per l'uomo e l'ambiente;
nell'annuario dei dati ambientali elaborato dall'Ispra, il costo complessivo dei danni provocati dagli eventi franosi ed alluvionali dal 1951 al 2009, rivalutato in base agli indici Istat al 2009, risulta superiore a 52 miliardi di euro, quindi circa 1 miliardo di euro all'anno, due volte e mezzo quello che viene stanziato in media dallo Stato ogni anno per le opere di prevenzione e più di quanto servirebbe per le opere più urgenti di riduzione del rischio idrogeologico sull'intero territorio nazionale, valutate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in 40 miliardi di euro;
il Sottosegretario Guido Bertolaso il 29 luglio 2009, nel corso dell'audizione in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, ha affermato che la somma delle richieste per la riparazione dei danni, causati dalle avversità atmosferiche nel periodo ottobre 2008 - giugno 2009 è pari a 4,6 miliardi di euro, una cifra più di cento volte superiore a quella dei fondi che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha a disposizione in media ogni anno per le attività di difesa del suolo. A fronte di somme di questo genere si riesce a stanziare al massimo il 10 per cento di quello che viene richiesto;
la mozione n. 1-00324, approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati il 26 gennaio 2010, impegnava il Governo, tra l'altro, a «presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico, secondo le indicazioni già comunicate alle Camere»;
ad oggi però risulta che il miliardo di euro stanziato per la messa in sicurezza del territorio dalla legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010), articolo 2, comma 240, è stato ridotto, con il decreto-legge n. 195 del 2009, articolo 17, a 900 milioni di euro, ulteriormente ridotti a 800 milioni di euro dall'articolo 2, comma 12-quinquies del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 (cosiddetto decreto- legge milleproroghe per il 2011), che peraltro non sono stati ancora assegnati al capitolo di spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
dall'estate 2010 alla primavera 2011 ben 13 regioni italiane hanno chiesto lo stato di calamità naturale per dissesto idrogeologico;
oggi, un numero molto consistente di opere di sistemazione idraulica e montana, realizzate nella prima metà del Novecento, non sono più strutturalmente adeguate alla loro funzione. I necessari radicali e diffusi interventi di manutenzione straordinaria di queste opere impongono una strategia d'azione finalizzata all'individuazione di priorità di intervento e, in caso di impossibilità di sviluppo di un piano di intervento efficace e completo, a considerare la delocalizzazione di manufatti a rischio;
in Italia il ricorso ad interventi strutturali è ancora praticamente l'unico sistema adottato, ma la prevenzione si attua anche attraverso interventi non strutturali, quali l'applicazione di adeguate norme di uso del suolo, di piani di protezione civile, del monitoraggio dei fenomeni ma, soprattutto, la diffusione di una radicata e ampia conoscenza del livello di esposizione al rischio. Ancora oggi, e malgrado le immagini ricorrenti dei disastri provocati dai dissesti idrogeologici, si vedono persone sui ponti ad osservare il passaggio della piena, automobilisti che impegnano sottopassi allagati, cittadini che cercano di proteggere dalle acque locali seminterrati, spesso perdendo la vita. La mancanza di cultura del rischio idrogeologico si traduce in un atteggiamento fatalista nei confronti di calamità naturali, che potrebbero invece essere previste e prevenute. Un corretto approccio per mitigare gli effetti delle calamità è basato, quindi, sulla conoscenza dei fenomeni e degli scenari che essi possono produrre e sulla definizione di comportamenti a tutti i livelli che bisogna adottare per contenere il rischio: la consapevolezza del rischio, infatti, rende tutti - politici, amministrazioni e popolazione - responsabili delle azioni per la sua mitigazione;
malgrado l'Italia sia un Paese esposto praticamente a tutti i rischi geologici esistenti, non tutte le regioni si sono dotate ancora di un ufficio geologico e il numero di geologi impiegati nelle pubbliche amministrazioni rimane sempre molto esiguo. Questo accade nonostante la figura di un geologo, profondo conoscitore del territorio su cui opera e delle modalità di attivazione dei fenomeni di dissesto, sarebbe in grado di monitorare le aree a rischio e condurre un'efficace opera di previsione e prevenzione dei rischi;
l'aspettativa da parte del soggetto «esposto al rischio» (alluvionale, idrogeologico, sismico, vulcanico e altro) di un risarcimento statale non è fondata su alcuna norma giuridica esistente e di fronte ai costi crescenti, che i Governi devono affrontare per riparare i danni causati da disastri naturali, in tutto il mondo si sta cercando di sviluppare sistemi di assicurazione contro le calamità naturali;
lo stesso rapporto Ocse presentato a Roma nel 2010 evidenziava che, in Italia, il ricorso alle assicurazioni private contro le calamità naturali è limitato e occorrerebbe mettere a punto un sistema pubblico-privato in grado di migliorare la copertura assicurativa per le perdite causate dalle catastrofi naturali e rafforzare gli incentivi ad investire in misure di mitigazione dal rischio, come, ad esempio, premi più bassi,
impegna il Governo:
ad aumentare adeguatamente le risorse destinate alla prevenzione, anche ristabilendo una quota di finanziamento sui fondi annuali destinati agli interventi di difesa del suolo, da destinare obbligatoriamente alla manutenzione dei corsi d'acqua e delle opere;
a non concedere alcun nuovo condono e, anzi, a favorire la delocalizzazione dei manufatti a rischio rispetto ad una loro messa in sicurezza secondo un'adeguata analisi costi/benefici;
a promuovere la comunicazione ai cittadini sui comportamenti da tenere in caso di calamità naturali e per non aumentare il livello di rischio nelle aree vulnerabili ed a rendere facilmente consultabile, anche attraverso il sito del portale cartografico nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la mappa delle aree a più elevato rischio idrogeologico;
a rafforzare il ruolo della figura professionale del geologo nella pubblica amministrazione;
a valutare la possibilità di assumere iniziative volte a istituire un sistema di assicurazione per la copertura finanziaria dei danni causati da disastri naturali.
(1-00760) «Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Colombo, Giulietti, Bucchino, Versace».