Atto Camera
Mozione 1-00739
presentata da
ANGELO SALVATORE LOMBARDO
testo di
lunedì 24 ottobre 2011, seduta n.540
La Camera,
premesso che:
l'Irisbus, azienda che produce autobus e filobus e totalmente acquisita nel 1999 dal gruppo Fiat Iveco, rappresenta oggi il secondo produttore mondiale di autobus dopo la Daimler, che controlla, invece, i marchi Mercedes-Benz, Setra ed Orion;
il principale stabilimento produttivo in Italia di Irisbus è quello di Valle Ufita di Flumeri (Avellino), che ricopre una superficie totale di circa un milione di metri quadri, di cui 100.000 coperti, e che attualmente conta 684 dipendenti, di cui 561 operai e 123 impiegati;
l'azienda, fino ad oggi attiva nella produzione e commercializzazione di autobus da granturismo e per trasporto urbano, ha registrato negli ultimi anni un forte calo di immatricolazioni, determinato dalla grave crisi del mercato degli autobus, che ha determinato una progressiva e costante contrazione dei volumi produttivi dello stabilimento, che sono passati dai 717 veicoli del 2006 ai soli 145 autobus, di cui meno di 100 urbani, dei primi sei mesi del 2011, situazione che l'azienda ha arginato facendo ricorso ad ammortizzatori sociali ed avviando un processo di riorganizzazione produttiva, che ha comportato una riduzione del personale attraverso il ricorso a prepensionamenti e a misure di incentivazione all'esodo;
il 30 settembre 2011 il gruppo Fiat ha deciso, essendo fallito il tentativo di cedere il ramo d'azienda al gruppo automobilistico di Isernia Dr motor company, l'unico che aveva manifestato interesse a rilevare lo stabilimento di Valle Ufita, di avviare la procedura di mobilità per tutti i circa 700 dipendenti, ai quali aggiungere i circa 300 dell'indotto, scelta questa destinata ad aggravare la già pesante la situazione occupazionale che soffre la provincia di Avellino, ove si contano ben 80.000 disoccupati, circa il 35 per cento della popolazione attiva;
la crisi della Irisbus non rappresenta una mera vertenza territoriale, ma è una vicenda emblematica che, oltre a coinvolgere un insediamento industriale storico del Mezzogiorno che occupa un numero elevato di lavoratori, chiama in causa, da una parte, la politica industriale del più grande gruppo meccanico nazionale e, dall'altra, una cattiva gestione da parte del Governo delle crisi aziendali e dei problemi occupazionali connessi e della politica di programmazione infrastrutturale e dei trasporti in Italia;
la scelta del gruppo Fiat di dismettere lo stabilimento irpino, che si affianca a quella della delocalizzazione degli altri due siti meridionali, quello di Termini Imerese e quello di Pomigliano d'Arco, determineranno nel Mezzogiorno un ulteriore impoverimento totale attraverso un forte declassamento del reddito ed una profonda diminuzione del prodotto interno lordo;
la chiusura dello stabilimento della Irisbus, che con l'indotto coinvolge ben 2.000 lavoratori, oltre ad abbattersi sull'intero tessuto economico-sociale irpino, sferra l'ennesimo colpo al sistema industriale italiano: sul piano produttivo mortifica il made in Italy, essendo la Irisbus l'unica azienda in Italia a produrre autobus, mentre sul piano occupazionale comporterà ulteriori squilibri di ordine sociale, che non gioveranno affatto alla tenuta dei conti pubblici;
inoltre, la pesante sanzione inferta all'Italia dall'Unione europea a causa dell'inquinamento metropolitano, pari ad un miliardo e 700 mila euro, avvalora il giudizio sull'importanza strategica della sopravvivenza dell'unico stabilimento in Italia che produce autobus, peraltro a basso impatto ambientale;
il gruppo Fiat continua a mantenere, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un atteggiamento di indeterminatezza, dichiarando prima di voler investire in Italia, ma di fatto riducendo sempre più la sua presenza nel nostro Paese;
in Italia si ha il parco autobus più vecchio d'Europa, con il 60 per cento di mezzi circolanti obsoleti che non rispettano nemmeno le leggi in materia di sicurezza, che necessiterebbe di un forte ammodernamento attraverso piani e risorse adeguate che mirino ad uno sviluppo sostenibile del trasporto urbano;
quanto premesso, oltre a determinare una drammatica situazione sul fronte occupazionale, comporta anche la svendita di un patrimonio che invece, con una politica seria e lungimirante nell'ambito del trasporto pubblico locale, avrebbe potuto contribuire in modo determinante al rilancio del sistema industriale nazionale,
impegna il Governo:
a predisporre un piano nazionale dei trasporti, con il coinvolgimento della conferenza Stato-Regioni, che riqualifichi il trasporto pubblico locale e che disponga, in tempi certi, la sostituzione dei veicoli pubblici attualmente in circolazione con altri a basso impatto ambientale;
ad adoperarsi al fine di pervenire ad un esito positivo della vicenda, anche esaminando tutte le eventuali soluzioni che garantiscano la vocazione industriale del sito produttivo di Flumeri ed il mantenimento dei suoi attuali livelli occupazionali.
(1-00739)
«Lombardo, Lo Monte, Commercio, Oliveri, Brugger».