ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00687

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 498 del 11/07/2011
Abbinamenti
Atto 1/00669 abbinato in data 11/07/2011
Firmatari
Primo firmatario: ORLANDO LEOLUCA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 08/07/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 08/07/2011
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 08/07/2011
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 08/07/2011
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 08/07/2011


Stato iter:
27/07/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 11/07/2011
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/07/2011
Resoconto GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 11/07/2011
Resoconto SCOTTI VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/07/2011
Resoconto RUBEN ALESSANDRO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto ADORNATO FERDINANDO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
Resoconto POLLEDRI MASSIMO LEGA NORD PADANIA
Resoconto TEMPESTINI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto NIRENSTEIN FIAMMA POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 11/07/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/07/2011

ACCOLTO IL 11/07/2011

PARERE GOVERNO IL 11/07/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/07/2011

DISCUSSIONE IL 27/07/2011

APPROVATO IL 27/07/2011

CONCLUSO IL 27/07/2011

Atto Camera

Mozione 1-00687
presentata da
LEOLUCA ORLANDO
testo di
lunedì 11 luglio 2011, seduta n.498

La Camera,

premesso che:

la Siria è stata sottoposta alla legge di emergenza fin dal 1963, legge che di fatto ha sospeso la maggior parte dei diritti costituzionali dei cittadini siriani con la giustificazione dello stato di guerra con Israele;

l'onda lunga della rivoluzione araba (cosiddetta primavera araba), che recentemente ha visto coinvolti i Paesi del Maghreb e del Mashrek, ha, come è ormai noto, violentemente interessato anche la Siria, sorprendendo autorevoli commentatori e analisti che per mesi avevano ritenuto il regime immune da rivolte e richieste di cambiamento;

per la prima volta, infatti, in quarant'anni sono stati attaccati i simboli del regime: la sede del partito Ba'ath al potere è stata incendiata, le gigantografie di al-Assad sfregiate e la statua di Hafez al-Assad (padre dell'attuale Presidente e, a sua volta, Capo dello Stato dal 1971 al 2000) rovesciata; eventi inimmaginabili solo alcune settimane fa;

le proteste sono dapprima iniziate, quasi in sordina, a Damasco, quando il 16 marzo 2011 le forze di sicurezza hanno spezzato un raduno silenzioso in piazza Marjeh di circa 150 manifestanti che reggevano le foto di parenti e amici imprigionati; poi, le proteste si sono estese anche a Dara'a - piccolo centro agricolo vicino al confine con la Giordania, dopo l'arresto di alcuni studenti accusati di aver imbrattato i muri della scuola con scritte contro il regime - e nella regione meridionale dell'Hawran, nella sua forma più violenta, allargandosi alle principali città del Paese, fino a scuotere il porto di Latakia, sul Mediterraneo, 350 chilometri a nord-ovest della capitale;

fin dalla sua ascesa al potere, nel 2000, Bashar al-Assad aveva suscitato forti speranze di riforme (cosiddetta primavera di Damasco), solo alcuni mesi fa alimentate dallo stesso Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, anche se è notizia di questi giorni che la stessa si è detta, però, «scoraggiata» dalla violenza in atto in quel Paese e ha affermato che per il Governo siriano il tempo delle riforme sta scadendo e che: «Il Governo di Damasco deve avviare le riforme o sarà costretto a confrontarsi con un'opposizione più organizzata»;

comunque, il 24 marzo 2011 al-Assad ha dovuto, sotto la spinta di proteste sempre più veementi, annunciare l'adozione di provvedimenti per aumentare gli standard di vita e per abolire, soprattutto, la legge di emergenza in vigore in Siria dal 1963;

tali misure sono risultate insufficienti perché, con il passare del tempo, migliaia di persone hanno sempre più aderito alle proteste, apparse da subito fuori controllo, per chiedere il ripristino delle libertà civili e la fine reale dello stato di emergenza;

la situazione in Siria, di settimana in settimana, precipita sempre più rapidamente; venerdì 20 maggio 2011, infatti, a un mese dalla revoca dello stato d'emergenza e dopo un breve periodo di relativa calma, la repressione è tornata a farsi particolarmente sanguinosa; migliaia di siriani sono intanto di nuovo tornati in piazza il 1o luglio 2011 per chiedere la caduta del regime in quasi tutte le località del Paese, compresi alcuni quartieri di Damasco e Aleppo, rimaste finora relativamente ai margini della contestazione; attraverso internet è possibile ormai vedere immagini, ancorché di scarsa qualità perché registrate clandestinamente e con il rischio reale di perdere la vita, che confermano la brutalità della repressione in atto;

recentemente, due missioni del Comitato della Croce rossa internazionale hanno potuto recarsi in due diverse province siriane, colpite dall'offensiva militare decisa dal regime per reprimere il movimento di protesta in corso ormai da quasi quattro mesi, per visitare la regione di Dara'a e quella di Idlib, al confine con la Turchia, e per consentire al personale del Comitato della Croce rossa internazionale di valutare il tipo di assistenza necessaria;

Amnesty International ha più volte condannato la repressione violenta da parte delle forze di sicurezza e riferito dell'uccisione e dell'arresto di decine di persone;

secondo fonti internazionali, i morti dall'inizio della repressione da parte delle forze di sicurezza sarebbero già oltre 1300 e decine di migliaia gli arresti; altrettanti quelli in fuga verso i confini turchi per sfuggire alle violenze;

all'aggravarsi della situazione, il regime ha tentato di correre al riparo ordinando il rilascio di 260 prigionieri politici, per lo più curdi e islamisti, e annunciando l'aumento fino al 30 per cento dei salari dei dipendenti pubblici. Il Presidente al-Assad si è anche impegnato a studiare una serie di riforme politiche, anche attraverso l'apertura a nuove formazioni politiche, ad allentare la censura sui media e a concedere più potere alle organizzazioni non governative: insomma riforme che, se effettivamente attuate, potrebbero risultare a dir poco rivoluzionarie;

la Siria non è un Paese storicamente coeso e omogeneo, ma una società multietnica e multireligiosa, come l'Iraq e il Libano (per certi versi anche la Libia), e nessun attore internazionale o regionale (fossero gli Stati Uniti o l'Arabia Saudita e l'Iran) sembra interessato a un cambio di regime in Siria;

le minoranze confessionali (drusi, armeni, cristiani) ed etniche (curdi) temono la futura rappresaglia di un regime incattivito perché messo alle corde ed è, quindi, comprensibile che, unitamente a tanti cittadini siriani, si trovino a preferire la «stabilità» a vere riforme, fintantoché la comunità internazionale non adotterà una corretta politica di sanzioni e di condanne nei confronti del regime;

la comunità alawita ha davanti a sé il dilemma se arroccarsi a difesa dei clan del regime oppure schierarsi con la maggioranza degli insorti (sunniti), ma, allo stesso tempo, la violenta rimozione del regime potrebbe portare a uno scontro senza fine tra le diverse fazioni;

l'Unione europea ha, nel mese di maggio 2011, adottato sanzioni nei confronti di alcuni esponenti del regime siriano, prevedendone il bando del visto d'ingresso all'interno dei Paesi dell'Unione europea e il relativo congelamento dei beni posseduti in territorio europeo;
si apprende da un'agenzia stampa dell'Ansa che: «Sette scrittori di tutto il mondo hanno lanciato oggi da Parigi un appello al Consiglio di sicurezza dell'Onu affinché venga adottato "un progetto di risoluzione contro la repressione in Siria che metta fine ai massacri in quanto sarebbe tragico e moralmente inaccettabile rinunciarvi", si legge nella lettera dei sette intellettuali firmatari: Umberto Eco, David Grossman, Bernard-Henri Levy, Amos Oz, Orhan Pamuk, Salman Rushdie e Wole Soyinka»;

il Governo tedesco ha reso noto che intende impegnarsi per fare approvare dal Consiglio di sicurezza dell'Onu una risoluzione di condanna delle violenze in Siria entro la fine del mese di luglio 2011,
impegna il Governo:
ad attivarsi affinché il Consiglio di sicurezza dell'Onu si pronunci nel più breve tempo possibile per fornire una chiara risposta all'inaccettabile susseguirsi di violenze e repressione in Siria attraverso l'adozione di una risoluzione di condanna;

a farsi promotore di un deciso intervento diplomatico, di concerto con le istituzioni europee, volto a far cessare qualsiasi atto di violenza nei confronti della popolazione siriana;

ad adottare ogni utile iniziativa, anche in occasione della stipula di eventuali accordi bilaterali di cooperazione, per favorire e sostenere scelte politiche che tengano conto delle richieste di rinnovamento e cambiamento di quanti da mesi stanno affrontando la dura repressione del regime siriano.
(1-00687)
«Leoluca Orlando, Evangelisti, Donadi, Di Stanislao, Borghesi».