ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00585

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 446 del 09/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: EVANGELISTI FABIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 09/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI 09/03/2011
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 09/03/2011
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 09/03/2011
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 09/03/2011


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00585
presentata da
FABIO EVANGELISTI
testo di
mercoledì 9 marzo 2011, seduta n.446

La Camera,

premesso che:

il primo trimestre del 2011 ha fatto registrare un grande fermento politico e sociale che ha attraversato tutto il Medio Oriente e il Maghreb;

contro i regimi autoritari dei Paesi arabi, si sono verificati significativi moti popolari che, accesisi in Algeria, si sono tumultuosamente estesi in Tunisia, con conseguente caduta e fuga del presidente Ben Alì, in Egitto, con le inevitabili e sofferte dimissioni del presidente Mubarak, in Bahrain, nello Yemen;

contestualmente si sono verificate rivolte anche in Libia, dove purtroppo la crisi in questo momento risulta essere molto più grave: si moltiplicano sempre più manifestazioni contro il regime del colonnello Gheddafi che, se fino a pochi giorni fa radunavano poche centinaia di attivisti, concentrate per lo più a Bengasi, e successivamente estesesi in altri centri della Cirenaica, sono ormai giunte anche a Tripoli;

dalle notizie che arrivano in maniera frammentaria dalla Libia, ma anche dal delirante discorso che ha tenuto il colonnello Gheddafi, il quale ha evocato una repressione «violenta e fulminante» contro gli eversori, appare evidente che siamo in presenza di una feroce reazione delle forze di sicurezza fedeli ai Governo che si avvale anche dell'aiuto di milizie mercenarie provenienti da altri paesi africani, probabilmente ciadiani e ugandesi, attraverso l'impiego di armi anche pesanti, che ha provocato un bagno di sangue con centinaia di vittime;

siamo evidentemente in presenza di un'epocale svolta storica nel mondo arabo che mai sarebbe stato possibile immaginare fino a qualche mese fa e le cause di questi rivolgimenti sono certamente da individuare nel crescente disagio di vasti strati delle popolazioni, soprattutto giovani, scolarizzati ma sottoccupati, per la costante e prolungata esclusione sociale, economica e politica; giovani che rivendicano il pieno rispetto dei diritti umani, civili e politici, la fine di regimi autoritari e corrotti e una rapida e piena transizione verso sistemi fondati sulla libertà e la democrazia;

c'è consapevolezza che la drammatica crisi in atto, ancorché ricca di risvolti certamente positivi per la piena affermazione della democrazia e della pace in un'area così strategica per il mondo, per l'Europa e per gli stessi nostri interessi nazionali, presenta incognite proprie di ogni fase di transizione che nel passato ha già tristemente condotto poi all'avvento regimi totalitari di stampo islamista, con relative manifestazioni di intolleranza illiberale e di aggressività esterna;

c'è altrettanta consapevolezza che il collasso dei regime del colonnello Gheddafi avrebbe per il nostro Paese importanti riflessi: l'anno scorso, infatti, la Libia è stato il nostro primo fornitore di petrolio e il quarto di gas; investitori libici sono attivi in diversi settori strategici della nostra economia; l'Italia si è impegnata a versare alla Libia 5 miliardi di dollari in 20 anni, formalmente a titolo di risarcimento per le efferatezze del nostro colonialismo, di fatto a sostegno delle opere infrastrutturali che impegnano nostre imprese sul suolo libico (impegni che afferiscono al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia firmato a Bengasi il 30 agosto 2008, entrato successivamente in vigore il 2 marzo 2009);

la crisi in questa parte del Mediterraneo sta già provocando e continuerà a provocare una crescita degli sbarchi verso le nostre coste, corridoio storico per l'accesso e il transito verso l'Europa la quale è parsa ai sottoscrittori del presente atto ispettivo balbettante e reticente, quando non indifferente; e non da meno si è comportato il Governo italiano che non ha esercitato alcuna pressione, come Paese mediterraneo, per rendere più definita e assertiva la posizione europea, e per di più, come è noto, ha ritardato a esprimersi nel merito di ciò che di drammatico stava accadendo, in particolare sul versante libico, proposto addirittura a modello per il mondo arabo e islamico;

è inaccettabile che il Governo italiano non si sia prontamente pronunciato a favore di una condanna severa sulla violenza sanguinosa con cui il regime libico sta cercando di stroncare la rivolta popolare, colpendo in modo indistinto, perfino con l'inumana crudeltà dei raid aerei, i civili;

l'Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi; i rapporti dell'Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari certificano che nel biennio 2008-2009 l'Italia ha autorizzato alle proprie ditte l'invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5 per cento) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Unione europea (circa 595 milioni di euro);

il 27 febbraio 2011 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità la risoluzione 1970/2011 che prevede misure contro Muammar Gheddafi e i suoi sodali: il blocco di tutti i loro beni all'estero, il divieto di viaggio e l'embargo di vendita di armi;

il primo ministro canadese Stephen Harper ha prontamente annunciato il congelamento del beni di Gheddafi e della sua famiglia, lanciando un appello al leader libico affinché «metta fine al bagno di sangue» e si dimetta; non solo, ha anche annunciato che applicherà le sanzioni Onu ma andrà anche oltre congelando tutte le transazioni finanziarie con il Governo e le altre istituzioni libiche, compresa la banca centrale;

il coinvolgimento della Corte penale internazionale per la ricerca delle responsabilità penali per i crimini contro l'umanità commessi dal 15 febbraio su territorio libico imporrebbe all'Italia quanto meno di congelare, (quando non a rivedere radicalmente) il trattato bilaterale con la Libia,

impegna il Governo:
a prevedere la sospensione immediata del trattato bilaterale come previsto anche dalla convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, ratificata dall'Italia nel 1974 e dalla Libia solo nel 2008;

a sospendere l'esportazione di armi agli apparati militari libici;

a dare seguito a quanto disposto in sede Onu con la risoluzione 1970/2011 relativa alle sanzioni previste quali, per esempio, il congelamento dei beni libici, in questo caso in Italia;

a chiedere al regime libico la cessazione immediata delle violenze e il pieno rispetto dei diritti umani e civili;

a farsi promotore dell'avvio di un dialogo tra le parti in conflitto per favorire, con tempi e modalità concordate, la transizione verso lo stato di diritto e la democrazia;

a promuovere, di concerto con i partner europei e con i nostri alleati, le medesime iniziative verso tutti i Paesi dell'area interessati dalla crisi.


(1-00585) «Evangelisti, Leoluca Orlando, Di Stanislao, Donadi, Borghesi».