ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00548

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 426 del 31/01/2011
Abbinamenti
Atto 1/00513 abbinato in data 31/01/2011
Atto 1/00542 abbinato in data 31/01/2011
Atto 1/00545 abbinato in data 31/01/2011
Atto 1/00547 abbinato in data 31/01/2011
Atto 1/00557 abbinato in data 02/02/2011
Firmatari
Primo firmatario: DI GIUSEPPE ANITA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 31/01/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
CAMBURSANO RENATO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 31/01/2011
ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI 31/01/2011


Stato iter:
02/02/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 31/01/2011
Resoconto DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 31/01/2011
Resoconto FIORIO MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SERVODIO GIUSEPPINA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 02/02/2011
Resoconto RAVETTO LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 02/02/2011
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto RUVOLO GIUSEPPE INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Resoconto DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
Resoconto BELLOTTI LUCA FUTURO E LIBERTA' PER L'ITALIA
Resoconto DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO
Resoconto FOGLIATO SEBASTIANO LEGA NORD PADANIA
Resoconto AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto DIMA GIOVANNI POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 31/01/2011

DISCUSSIONE IL 31/01/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 31/01/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/02/2011

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 02/02/2011

ACCOLTO IL 02/02/2011

PARERE GOVERNO IL 02/02/2011

DISCUSSIONE IL 02/02/2011

APPROVATO IL 02/02/2011

CONCLUSO IL 02/02/2011

Atto Camera

Mozione 1-00548
presentata da
ANITA DI GIUSEPPE
testo di
lunedì 31 gennaio 2011, seduta n.426

La Camera,
premesso che:
gli obiettivi della politica agricola comune (PAC), fissati oltre 50 anni fa con la Conferenza di Stresa, sono stati recentemente confermati dal Trattato di Lisbona e prevedono: l'incremento della produttività, il miglioramento del reddito degli agricoltori, la sicurezza degli approvvigionamenti, la stabilizzazione dei mercati e prezzi ragionevoli per i consumatori. Purtroppo la recente evoluzione della politica agricola comune non ha consentito di cogliere tutti questi obiettivi: infatti, il reddito degli agricoltori rimane ben al di sotto di quello medio complessivo; la bilancia commerciale dell'Unione europea è andata peggiorando, accumulando un pesante deficit commerciale; infine, i mercati sono tutt'altro che stabili ed espongono i redditi degli agricoltori a continue penalizzazioni;
l'8 luglio 2010 è stata approvata una risoluzione del Parlamento europeo sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013, con la quale vengono formulate proposte e raccomandazioni alla Commissione europea al fine di una riforma della politica agricola comune, capace di soddisfare le esigenze socioeconomiche e di tutelare gli interessi di tutti gli agricoltori europei e di offrire più ampi benefici alla società. In particolare, si chiede che la struttura e l'attuazione della nuova politica agricola comune sia incentrata su semplicità e proporzionalità, nonché sulla riduzione della burocrazia e dei suoi costi amministrativi, in un quadro di equità, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare;
il 18 novembre 2010 la Commissione europea ha presentato il documento d'indirizzo generale sul futuro della politica agricola comune (PAC), denominato «La PAC verso il 2020: rispondere alle sfide future dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio». Il documento presenta i principi, gli obiettivi e le linee guida volte a riformare la politica agricola comune dopo il 2013, sulla base della strategia «Europa 2020» volta a supportare una crescita sostenibile, intelligente ed inclusiva nell'Unione europea. Le proposte normative per la riforma della politica agricola comune saranno presentate verso la metà del 2011, a seguito della procedura di codecisione che coinvolgerà il Parlamento europeo e la Commissione europea;
la comunicazione esamina dei possibili futuri strumenti da mettere in campo per realizzare al meglio una serie di obiettivi che vanno dalla necessità di una produzione alimentare economicamente redditizia per gli agricoltori, alla gestione sostenibile delle risorse naturali, da azioni in grado di combattere i cambiamenti climatici, al mantenimento dell'equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali;
nel documento si afferma che, per far fronte alle nuove sfide, la politica agricola comune deve essere modificata e, in particolare, è necessario fare in modo che il sostegno della politica agricola comune sia ripartito in modo equo e bilanciato tra i vari Stati membri e tra gli agricoltori e sia più efficacemente mirato agli agricoltori in attività, riducendo le disparità tra gli Stati membri e tenendo conto del fatto che un sostegno forfettario non costituisce una soluzione praticabile;
la prossima riforma della politica agricola comune verrà inserita nell'ambito del nuovo bilancio dell'Unione europea. L'attuale bilancio di lungo termine copre il periodo 2007-2013. Il prossimo (definito anche come «prospettive finanziarie») che partirà dall'anno 2014 è attualmente in via di negoziazione. Le questioni principali includono: le dimensioni del futuro bilancio per la politica agricola comune, l'eliminazione graduale o la riforma del «pagamento unico per azienda» ed il rafforzamento di pagamenti specifici per i beni pubblici ambientali (ad esempio, ricompensare gli agricoltori per servizi di tutela ambientale) ed i beni pubblici sociali (garantire la sicurezza alimentare per i cittadini europei);
i due principali nodi, ancora non risolti dal documento della Commissione europea, nell'ambito del negoziato inerente alla riforma della politica agricola comune dopo il 2013, si sostanziano nell'esigenza di salvaguardare il budget comunitario complessivo destinato al settore agricolo, come pure nella necessità di imperniare i meccanismi di ripartizione di tali somme su criteri di tipo qualitativo, incentrati sul valore della produzione, piuttosto che sul mero criterio dell'estensione delle superfici, che risulterebbe fortemente penalizzante per il comparto agricolo italiano;
l'attuale politica agricola comune risulta del tutto inefficiente, in quanto fornisce sostegno agli agricoltori non sulla base dei comportamenti futuri che essi si impegnano a mettere in atto e dei progetti che intendono realizzare, bensì sulla base del titolo di possesso del fondo e dei diritti acquisiti in passato, determinando così rendite di posizione e discriminazioni, soprattutto nei confronti dei giovani;
sinora i pagamenti «disaccoppiati» sono stati erogati ai beneficiari storici, perché «compensativi» di una situazione pregressa, poi venuta meno, che concedeva agli agricoltori determinate garanzie di prezzo e di mercato. Oggi questa voce di spesa rimane comunque determinante per il reddito degli agricoltori e, conseguentemente, per i beni pubblici che il settore agricolo garantisce alla collettività. Ciononostante, il criterio di assegnazione su base storica dei pagamenti diretti «disaccoppiati» non risulta giustificabile dopo diversi anni di applicazione. Esso, inoltre, sta rischiando di generare disparità di trattamento tra soggetti beneficiari e comparti produttivi;
le misure intese ad assicurare la stabilità del mercato, disponibili in passato nel quadro della politica agricola comune, sono state progressivamente smantellate. Pertanto, l'instabilità del mercato è in aumento: durante la crisi agricola del 2009, è diventato purtroppo ovvio che le autorità non disponevano più degli strumenti necessari per far fronte a crisi così gravi e i redditi degli agricoltori sono scesi in media del 12 per cento;
per fare in modo che gli agricoltori ricavino una parte più cospicua del loro reddito dal mercato, è essenziale rafforzare la loro posizione nella catena alimentare. I 13,4 milioni di agricoltori europei hanno un potere contrattuale estremamente scarso nei confronti di un gruppo ristretto di fornitori, trasformatori e distributori di grandissime dimensioni. Ne consegue che il valore aggiunto fornito dagli agricoltori in azienda (ad esempio, il pascolo per il latte) viene compensato a un prezzo molto inferiore rispetto a quello creato dagli altri operatori della catena alimentare;
per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini, l'Unione europea ha optato per un tipo di agricoltura caratterizzato da costi più elevati, inteso a garantire che tutta la produzione osservi criteri di sicurezza e di sostenibilità molto rigidi (sicurezza alimentare, tracciabilità, rispetto dell'ambiente, benessere degli animali, biodiversità). Questa situazione colloca i produttori europei in una condizione di forte svantaggio competitivo rispetto alle importazioni;
l'aumento della domanda mondiale di prodotti alimentari, le condizioni climatiche avverse sempre più frequenti e una maggiore volatilità del mercato faranno della sicurezza alimentare una delle principali priorità politiche per i Governi di tutto il mondo. L'esigenza di sfruttare il potenziale dell'agricoltura europea per mitigare il cambiamento climatico ed aumentare la sicurezza energetica attraverso la produzione di energie rinnovabili e la cattura del carbonio rivestirà un ruolo essenziale;
nonostante l'enfasi sul tema delle filiere, il documento sul futuro della politica agricola comune non entra nei dettagli, limitandosi a evocare le relazioni contrattuali, la necessità di una ristrutturazione e consolidamento del settore agricolo, la trasparenza ed il funzionamento di mercati di derivati sui prodotti agricoli, ipotizzando di rafforzare gli aiuti alle organizzazioni dei produttori, estendendo il modello dell'ortofrutta a tutti gli altri settori;
la politica agricola comune deve intervenire sull'intero territorio comunitario e deve ispirarsi a principi di equità, seppure differenziati territorialmente, tenendo conto delle necessità espresse anche dai nuovi Stati membri e dell'importanza di non diminuire i budget storici, al fine di mantenere adeguato il livello di stabilità di reddito in questi territori; si chiede di mantenere a livello comunitario un rapporto risorse/superfici commisurato anche a criteri di contesto e di redditività che, diversamente, destabilizzerebbero aree geopoliticamente strategiche dal punto di vista della produttività. Per tutto questo, le risorse finanziarie da destinare alla politica agricola comune, nella sua globalità, devono essere adeguate alle sfide che l'agricoltura è chiamata ad affrontare;
è di estrema importanza che tutti gli aggiustamenti introdotti nella politica agricola comune del dopo 2013 rafforzino la valenza comune della politica, sempre tenendo conto della diversità dell'agricoltura europea. Qualsiasi ulteriore rinazionalizzazione della politica agricola comune causerebbe distorsioni della concorrenza, minacciando il mercato interno e, di conseguenza, sia la crescita che l'occupazione;
i fondi necessari per il rilancio del comparto agricolo, completamente assenti dalla legislazione a livello nazionale e regionale, devono essere ricercati in ambito comunitario; risulta così evidente la strategica importanza della discussione in ambito europeo sulla riforma della politica agricola comune;
oggi la politica agricola comune può contare su circa 54 miliardi di euro, dei quali, oltre due terzi sono riferiti al primo pilastro, ovvero ai sostegni alle aziende, agli aiuti diretti che giungono a tutte le aziende agricole d'Europa in base ad un calcolo che ha portato all'identificazione di un importo per ettaro di superficie coltivata, indipendentemente dall'indirizzo produttivo adottato, e meno di un terzo al secondo pilastro, cioè allo sviluppo rurale e alle politiche qualitative di sostegno alle imprese e ai territori rurali;
l'Italia, nel riparto europeo, percepisce circa il 10 per cento delle somme stanziate per la politica agricola comune. Oggi si intendono azzerare i criteri con i quali tale aiuto diretto era stato calcolato al fine della successiva redistribuzione secondo un nuovo criterio, ed è su questo punto che occorre riflettere, avere piena comprensione della posta in gioco e adoperarsi a livello europeo, con tutti i mezzi possibili, a difesa dell'agricoltura nazionale. Infatti, uno dei criteri proposti sui quali si sono raccolti i maggiori consensi a livello europeo è quello della redistribuzione della spesa secondo la superficie agricola utilizzabile. Ciò porterebbe l'Italia, fortemente connotata da agricoltura intensiva e che ha fatto del lavoro agricolo e dell'investimento per ettaro - si pensi alle serre, ai vigneti, alla zootecnia - un'esperienza di alta tecnologia e di maestria professionale, a ridurre la propria partecipazione all'utilizzo della spesa comunitaria fino a circa 3,5 miliardi di euro, con una riduzione che, seppure graduale, alla fine sarebbe rilevantissima e del tutto insopportabile per gli operatori agricoli nazionali;
l'intero comparto agricolo nazionale, settore primario dell'economia italiana, versa in una situazione a dir poco allarmante, le aziende sono alle prese con una crisi intensa, con costi produttivi insostenibili e con prezzi sui mercati in crollo. Le imprese agricole, nel corso del 2009, hanno registrato enormi difficoltà e perdite di redditività; la crisi è stata incrementata da una flessione della domanda sia interna sia estera, determinata dalla crisi internazionale; a tutti gli effetti, si è verificata una flessione sia delle vendite alimentari al dettaglio sia dell'export agroalimentare;
le nuove politiche devono offrire una spinta affinché l'agricoltura diventi più attrattiva per i giovani e siano salvaguardate le imprese che hanno come obiettivo la qualità e la sicurezza del prodotto;
è evidente che la scelta obbligata e vincente per la nostra agricoltura è che le produzioni agroalimentari siano di qualità; questa scelta non nasce solo dalla difficoltà per le imprese di competere sul fronte dei costi, ma anche dal crescente ruolo dei consumatori nel sistema economico e dalla centralità che le tematiche della salute e del benessere dei cittadini hanno giustamente assunto nelle valutazioni e nelle scelte private e pubbliche,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative volte:
a) ad eliminare le incongruenze, iniquità ed inefficienze dell'attuale politica agricola comune, facendo in modo che ferma la politica di sostegno al reddito diventi anche una vera e propria politica di promozione di beni pubblici e di processi innovativi, ponendo così i sistemi agricoli e alimentari nelle condizioni di essere un motore di sviluppo economico e di gestire, con altri attori economici e sociali, i territori rurali e le loro risorse naturali, contribuendo così non solo all'approvvigionamento alimentare ma anche alla crescita sostenibile e all'occupazione;
b) ad assicurare il mantenimento del budget della politica agricola comune, al fine di consentire agli agricoltori di continuare ad usufruire di benefici economici, sociali e rurali di vasta portata, individuando, altresì, criteri qualitativi di ripartizione dello stesso, incentrati sul valore della produzione, piuttosto che sul mero criterio dell'estensione delle superfici, ciò al fine di contribuire a raccogliere le sfide che l'Unione europea dovrà affrontare in futuro, posto che la solidarietà finanziaria, unitamente a un bilancio adeguato, rappresenta l'unica maniera per assicurare che la politica agricola comune resti una politica comune senza distorsione della concorrenza, garantendo, altresì, un trattamento giusto ed equo di tutti gli agricoltori, tenendo conto delle diverse condizioni;
c) a semplificare, in relazione ai pagamenti diretti, l'attuale criterio di erogazione dei pagamenti, rendendolo più selettivo in maniera da concentrarlo sugli agricoltori professionali, il tutto non consentendo comunque criteri di selettività arbitrari, che determinerebbero una discriminazione tra produttori contraria alle norme del Trattato;
d) a introdurre, in relazione agli interventi di mercato, un'effettiva «rete di sicurezza», che permetta di affrontare in maniera tempestiva ed efficace le crisi di mercato anche istituendo un «fondo anti-crisi» per tutti i settori, basato su parametri e metodi di rilevazione comuni a livello europeo, che preveda strumenti di gestione dell'offerta e che sia adeguatamente finanziato;
e) a indirizzare, in relazione allo sviluppo rurale, la spesa verso alcuni obiettivi prioritari dell'attuale politica dello sviluppo rurale che dovrà concentrarsi su misure a vantaggio delle imprese, puntando principalmente sull'aumento della competitività ed essere finalizzata a sostenere:
1) gli investimenti aziendali, con particolare priorità a quelli indirizzati all'introduzione di innovazione tecnologica e organizzativa delle imprese da coniugare con la tutela della specificità delle produzioni e dei prodotti tipici e la conservazione del territorio;
2) il ricambio generazionale, focalizzando e rivedendo le due misure del primo insediamento e del prepensionamento;
3) il recupero di competitività sui mercati con iniziative di integrazione di filiera e di promozione all'export;
f) a provvedere a garantire la sicurezza alimentare e la tracciabilità, rafforzando il ruolo di produzione economica degli agricoltori e consentendo agli agricoltori stessi di ricavare un reddito equo dal mercato e di contribuire ulteriormente a fornire servizi economici, sociali e rurali di vasta portata, assicurando, altresì, a tutti gli agricoltori europei operanti nel mercato unico di godere delle medesime condizioni;
g) a rafforzare le misure intese a consentire agli agricoltori e alle cooperative di svolgere un ruolo positivo nel far fronte alle nuove sfide, segnatamente a quelle del cambiamento climatico e della carenza di risorse idriche, assicurando, altresì, che il contributo offerto dagli agricoltori per ridurre le emissioni e provvedere alla sicurezza energetica sia massimizzato attraverso la produzione di energie rinnovabili;
h) ad adottare misure volte a migliorare la trasparenza, fornendo agli agricoltori informazioni aggiornate sui mercati, soprattutto riguardo ai margini e alla ripercussione dei prezzi nella catena alimentare, nonché rafforzando il sistema dell'etichettatura, anche al fine di proteggere le indicazioni geografiche nel quadro degli accordi commerciali, cosa che non solo permetterebbe ai consumatori di fare scelte informate, ma offrirebbe anche maggiori incentivi ai produttori per conservare le tradizioni culturali legate alle produzioni e migliorare la qualità dei prodotti;
i) ad assicurare che tutte le importazioni soddisfino i criteri europei di sicurezza alimentare e di tracciabilità e che sia raggiunta una parità di condizioni per la produzione europea;
l) a garantire incentivi agli Stati membri affinché migliorino le misure fiscali applicate agli agricoltori e facilitino l'accesso al credito;
m) ad individuare nella nuova politica agricola comune gli strumenti per contrastare le situazioni di crisi di alcuni comparti produttivi importanti per l'Italia, come tabacco, barbabietola da zucchero e altri, particolarmente penalizzati dall'ultima riforma della politica agricola comune;
n) ad individuare strumenti idonei al miglioramento delle filiere, tali da poter potenziare il valore aggiunto dei produttori, rafforzarne il potere di mercato e valorizzare il sistema di strutture associative presenti in Italia, così come è emerso dalle esperienze positive delle organizzazioni dei produttori ortofrutticoli.
(1-00548) «Di Giuseppe, Rota, Borghesi, Donadi, Evangelisti, Di Pietro, Piffari, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Porcino, Zazzera».