Atto Camera
Mozione 1-00545
presentata da
TERESIO DELFINO
testo di
lunedì 31 gennaio 2011, seduta n.426
La Camera,
premesso che:
la politica agricola comune (PAC), prevista dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 34 per cento del bilancio dell'Unione europea;
l'articolo 2 del Trattato di Roma afferma che la Comunità ha il compito di promuovere, mediante l'instaurazione di un mercato comune e il graduale riavvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche. Per raggiungere tale scopo, occorreva:
a) abolire i dazi doganali tra gli Stati membri;
b) istituire tariffe doganali e politiche commerciali nei confronti degli Stati terzi;
c) eliminare gli ostacoli tra gli Stati membri di capitali, servizi e persone;
d) instaurare una politica comune nel settore dei trasporti e in quello dell'agricoltura;
e) creare un fondo sociale europeo e una Banca europea, per promuovere gli investimenti;
la PAC (politica agricola comune o comunitaria), fin dal suo inizio, si era prefissata i seguenti obiettivi:
a) garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare;
b) migliorare le condizioni di esercizio dell'attività agricola, garantendo una sostanziale stabilità dei prezzi, anche grazie al prezzo di intervento stabilito dalla Comunità europea. Di fatto, ai produttori, per le rispettive produzioni, era assicurato un prezzo minimo garantito;
c) promuovere la produzione di derrate alimentari di pregio e qualità;
d) orientare le imprese agricole verso una maggiore capacità produttiva (limitando i fattori della produzione, aumentando lo sviluppo tecnologico e utilizzando delle migliori tecniche agronomiche);
nell'attuale contesto, non si può non osservare come tali obiettivi non siano stati raggiunti, in quanto il reddito degli agricoltori è al di sotto di quello medio complessivo; inoltre, le crisi ripetute e la volatilità dei mercati penalizzano fortemente i redditi dei produttori agricoli;
il 18 novembre 2010 il Commissario europeo Dacian Ciolos ha presentato la comunicazione della Commissione europea sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013. Si tratta di una tappa importante nel percorso che condurrà alla definizione della politica agricola comune per il periodo 2014-2020;
il documento reca le linee di indirizzo generale della futura politica agricola comune, che ha lo scopo di realizzare una riforma capace di soddisfare le molteplici attese dei cittadini e, soprattutto, di mettere in risalto il contributo dell'agricoltura alle nuove esigenze ed emergenze della società;
il documento indica la necessità che la futura politica agricola comune sia rivolta verso i seguenti obiettivi: garanzia degli approvvigionamenti, sicurezza delle produzioni alimentari, sostenibilità ambientale delle produzioni, qualità delle derrate alimentari, tutela dell'occupazione delle zone rurali;
per il settore primario italiano assumono un'importanza fondamentale le decisioni che verranno prese sulle dimensioni del futuro bilancio per la politica agricola comune, questione centrale della nuova riforma insieme ai meccanismi di ripartizione delle risorse a favore degli Stati, sulla riforma del pagamento unico per azienda e sulla remunerazione dei servizi collettivi che gli agricoltori forniscono alla società in materia di tutela ambientale e di sicurezza alimentare;
il documento della Commissione europea, anche se non entra in maniera specifica nelle questioni di maggior rilievo, è una buona base di partenza per puntare ad una riforma robusta e ambiziosa per il nostro Paese;
per affrontare con serenità il futuro, la nuova politica agricola comune deve essere modificata in modo tale che il suo sostegno venga ripartito in modo più equo;
in molte proposte emerge una nuova richiesta per la politica agricola comune: il contrasto all'instabilità dei mercati e il miglioramento della posizione degli agricoltori nella filiera agroalimentare;
gli strumenti della vecchia politica di garanzia (prezzi garantiti, dazi, sussidi all'esportazione, ammasso pubblico, quote, set aside ed altro) hanno mostrato tutti i loro limiti e non sono più applicabili nella prospettiva futura. Tuttavia, l'obiettivo della stabilizzazione dei prezzi e dei mercati rimane ancora attuale;
anziché la vecchia politica di garanzia, si richiede di favorire gli strumenti di regolazione dei mercati gestiti direttamente dai produttori agricoli, attraverso la concentrazione dell'offerta, il miglioramento del rapporto tra produttori e primi acquirenti tramite le strutture di aggregazione, la cooperazione, l'associazionismo e l'interprofessione,
impegna il Governo:
ad assumere una posizione forte a difesa del budget destinato alla politica agricola comune, soprattutto alla luce dei nuovi impegni e delle nuove sfide cui viene chiamato il sistema agricolo europeo;
ad effettuare una valutazione di impatto per l'Italia, inerente al nuovo sistema di pagamenti diretti proposto dalla Commissione europea, in particolare in relazione alla ridistribuzione dei pagamenti diretti e al loro «spacchettamento» in quattro componenti: pagamenti diretti di base, pagamento per l'agricoltura verde, pagamenti per le zone con handicap naturali, pagamenti «accoppiati» per l'agricoltura ad alto valore strategico;
a chiedere, in sede di Unione europea, un congruo periodo di adattamento nell'applicazione della riforma, per consentire il raggiungimento graduale degli obiettivi;
ad individuare soluzioni e proposte per tener conto della particolarità dell'agricoltura italiana, caratterizzata da produzione ad alto valore aggiunto, in modo da evitare un drastico ridimensionamento dei pagamenti diretti, che - in base alla proposta attuale della Commissione europea - rischiano di essere distribuiti in base al solo parametro della superficie;
a predisporre un ventaglio di proposte per un sistema di pagamenti diretti più confacente con le caratteristiche socio-economico strutturali dell'agricoltura italiana, in particolare per l'olivicoltura, l'ortofrutticoltura, l'agrumicoltura e le produzioni zootecniche, che saranno fortemente penalizzate dalle ipotesi di ridistribuzione dei pagamenti diretti proposte dalla Commissione europea;
ad adoperarsi per assicurare la conferma all'interno della futura politica agricola comune di uno strumento di flessibilità quale quello previsto dall'articolo 68 attuale (reg. 73/09), capace di intervenire sul sistema agricolo attraverso interventi volti a salvaguardare specifici settori produttivi in crisi strutturale, il sostegno di comparti strategici in aree svantaggiate, oltre che promuovere la qualità, l'origine e la tracciabilità delle filiere;
a richiedere l'istituzione di una effettiva «rete di sicurezza», che permetta di affrontare in maniera tempestiva ed efficace le crisi di mercato, prevedendo allo stesso tempo un fondo anticrisi per tutti i settori;
a richiedere che la politica di sviluppo rurale preveda misure di intervento rivolte principalmente alle imprese e all'aumento della loro competitività;
a sviluppare, all'interno della politica di sviluppo rurale, un'attività di semplificazione e flessibilità finanziaria dei programmi di sviluppo rurale, sia attraverso un coordinamento unitario del Governo, che per mezzo di appositi strumenti finanziari che ne garantiscano il pieno utilizzo delle risorse, sia in termini di efficacia che di efficienza, in un Paese come l'Italia a programmazione regionalizzata;
a promuovere un migliore funzionamento delle filiere, richiedendo l'attivazione di politiche di settore che determinino il rafforzamento della posizione competitiva degli agricoltori nella ripartizione della catena del valore;
a incrementare la compatibilità internazionale della politica agricola comune, richiedendo la formalizzazione del principio di reciprocità e l'individuazione di forme di tutela dalla concorrenza insostenibile esercitata dalle produzioni dei Paesi non appartenenti all'Unione europea non assoggettate alle stesse regole sanitarie e di sicurezza del lavoro;
a proporre strumenti innovativi per l'utilizzo ottimale delle risorse disponibili a favore degli agricoltori in attività;
a sostenere il ricambio generazionale;
a qualificare la gestione dei rischi delle imprese agricole, nonché a valorizzare il patrimonio di realtà associative e cooperative presenti nel nostro Paese.
(1-00545)
(Nuova formulazione) «Delfino, Galletti, Naro, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Libè, Occhiuto, Cera, Marcazzan».