ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00403

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 347 del 05/07/2010
Abbinamenti
Atto 1/00395 abbinato in data 05/07/2010
Atto 1/00402 abbinato in data 05/07/2010
Atto 1/00404 abbinato in data 05/07/2010
Atto 1/00405 abbinato in data 05/07/2010
Atto 1/00406 abbinato in data 07/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 05/07/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 05/07/2010
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 05/07/2010
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 05/07/2010


Stato iter:
07/07/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 05/07/2010
Resoconto DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 05/07/2010
Resoconto RECCHIA PIER FAUSTO PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 07/07/2010
Resoconto CROSETTO GUIDO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 07/07/2010
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO - NOI SUD LIBERTA' E AUTONOMIA - PARTITO LIBERALE ITALIANO
Resoconto MISITI AURELIO SALVATORE MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD
Resoconto MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI
Resoconto BOSI FRANCESCO UNIONE DI CENTRO
Resoconto GIDONI FRANCO LEGA NORD PADANIA
Resoconto RUGGHIA ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CICU SALVATORE POPOLO DELLA LIBERTA'
 
PARERE GOVERNO 07/07/2010
Resoconto CROSETTO GUIDO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 05/07/2010

DISCUSSIONE IL 05/07/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 05/07/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/07/2010

DISCUSSIONE IL 07/07/2010

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 07/07/2010

VOTATO PER PARTI IL 07/07/2010

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 07/07/2010

PARERE GOVERNO IL 07/07/2010

IN PARTE APPROVATO E IN PARTE RESPINTO IL 07/07/2010

CONCLUSO IL 07/07/2010

Atto Camera

Mozione 1-00403
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
testo di
lunedì 5 luglio 2010, seduta n.347

La Camera,
premesso che:
la difesa e il suo bilancio non riguardano certamente solo il settore ma l'intero Paese, che ovviamente non può fare a meno di disporre di una buona organizzazione e capacità di forza difensiva; ogni nazione, infatti, vi si deve rapportare in relazione al suo peso internazionale e alla sua importanza geografica e strategica;
è certamente vero che oggi, in un momento in cui si scopre che la crisi economica globale ci riguarda, è necessario razionalizzare la spesa pubblica, ma è necessario farlo con un lavoro serio, puntuale, che entri nel merito di ogni programma di spesa, che si assuma la responsabilità di scegliere le priorità;
intanto, il bilancio italiano per la difesa continua a contrarsi: nel 2010 sono previsti ulteriori tagli lineari riguardanti tutti i Ministeri, che però aggraveranno ulteriormente il già pesante squilibrio nella ripartizione dei finanziamenti determinatosi a causa dei precedenti tagli contenuti nel decreto-legge n. 112 del 2008; ciò prefigura una serie di interventi volti ad un'ulteriore riduzione delle già limitate risorse a disposizione, con rilevanti (e non positivi) riflessi sul processo di professionalizzazione delle Forze armate e sull'esercizio;
i tagli di bilancio delle spese per l'esercizio, infatti, oltre a compromettere la capacità operativa del nostro strumento militare, rischia di avere gravi conseguenze anche sulla stessa sicurezza del personale, mentre il Governo continua a non tenere conto che nel bilancio della difesa i consumi intermedi riguardano la manutenzione dei sistemi d'arma e l'addestramento, che invece dovrebbero essere considerati investimenti;
la nota aggiuntiva allo stato di previsione della spesa per il 2010, pubblicata dal Ministero della difesa, indica una spesa pari a 20,36 miliardi di euro, laddove, secondo la stima del gruppo sicurezza e difesa dell'Istituto affari italiani (Iai), le risorse effettivamente disponibili per la difesa nel 2010 sarebbero ancor più limitate e ammonterebbero a 17,6 miliardi;
il capitolo funzione difesa del bilancio del Ministero della difesa raccoglie tutti i costi relativi al funzionamento delle Forze armate, come l'addestramento, l'acquisizione e la manutenzione degli equipaggiamenti, ma soprattutto le spese per il personale, reparto che soffre del pesante squilibrio tra volontari di truppa da un lato e ufficiali e sottufficiali dall'altro. Questi ultimi, infatti, risultano in esubero rispetto alle reali esigenze (gli stessi vertici militari parlano di 40.000 marescialli in esubero, esattamente il numero di militari che prevede di tagliare, per fare un esempio, la Germania);
gli stanziamenti per la funzione difesa 2010 ammontano a 14.280 milioni di euro, in calo di 60 milioni di euro rispetto al 2009. Continua, quindi, il trend discendente cominciato nel 2008, quando per la funzione difesa erano stati stanziati 15,4 miliardi di euro;
come è noto, a questo valore vanno aggiunte le spese (stimate in 419 milioni di euro) per il personale dei carabinieri non impegnato nel campo della pubblica sicurezza, cioè i carabinieri in missione all'estero e quelli che svolgono funzioni di polizia militare;
calcolare quanto spenda realmente il nostro Paese per la difesa non è semplice, poiché, a seconda delle voci considerate e della metodologia utilizzata, le cifre potrebbero infatti variare, rendendone di difficile lettura il bilancio anche agli addetti ai lavori;
le variabili per giungere a un conteggio aggregato sono diverse: ad esempio, nel bilancio della difesa compaiono i carabinieri, che rappresentano la quarta forza armata, ma che comunque per una parte hanno compiti di polizia per i quali dipendono funzionalmente dal Ministero dell'interno; inoltre, non compaiono le spese per le missioni all'estero, che per il 90 per cento riguardano gli aspetti militari, né l'acquisizione di alcuni sistemi di arma pagati con i fondi del Ministero dello sviluppo economico;
il nostro Paese spende molto per la difesa ma abbiamo Forze armate comunque in condizioni precarie: uomini e donne senza più formazione e mezzi, senza carburante e pezzi di ricambio, con riduzioni degli investimenti in manutenzione e in addestramento (soprattutto per i contingenti che operano fuori area), fino a mettere in ginocchio settori importanti delle nostre Forze armate;
tra l'altro, nella nota aggiuntiva, con riferimento al capitolo riguardante l'esercizio (che tra il 2008 ed il 2009 aveva già subito un drastico taglio del 29 per cento ed ha sofferto un ulteriore decremento del 6,8 per cento, passando a 1.760 milioni di euro, laddove nel 2001 le spese per l'esercizio ammontavano a 3.570 milioni) si legge testualmente: «è possibile soddisfare, e non in modo adeguato, le esigenze nelle aree fondamentali della formazione e dell'addestramento (...) le restanti aree afferenti ad esempio il mantenimento e la manutenzione generale dei mezzi ed equipaggiamenti (...) permangono ed anzi accentuano la loro condizione di forte sottofinanziamento»; tutto ciò anche in considerazione del fatto che le Forze armate saranno sempre più intensamente impegnate in missioni internazionali e anche in operazioni di pubblica sicurezza, il che comporterà un aggravio di pressione sul personale e di usura degli equipaggiamenti;
sempre secondo l'Istituto affari italiani, la spesa per la difesa risulta, quindi, insoddisfacente, sia dal punto quantitativo che da quello qualitativo: si spende, cioè, poco e male, al punto che la stessa nota aggiuntiva paventa che ne possano essere compromesse le capacità operative delle Forze armate; si rischia in tal modo di sprecare risorse di non poco conto che non servono alla difesa del Paese, ma solo a favorire gli interessi dei vertici della lobby industrial-militare, mentre si fa morire la cooperazione allo sviluppo e il servizio civile, per fare qualche esempio;
il sistema attuale è, infatti, fortemente sponsorizzato dalla nostra industria bellica e dai vertici militari e prevede uno strumento militare composto da 190.000 uomini e donne volontari armati di tutto punto. Un modello che ha ovviamente fatto esplodere le spese militari e anche gli sprechi, con il risultato finale che le Forze armate «sono sempre più alla soglia di un'irreversibile inefficienza», per ammissione del precedente Ministro della difesa;
c'è da chiedersi, per esempio, quale impiego strategico si possa prevedere per il cacciabombardiere F35 con capacità di trasporto di ordigni nucleari, atteso che la «difesa del territorio» è già garantita dai famigerati Eurofighter, aerei con capacità aria-aria. Il Joint strike fighter (F35) è infatti ritenuto una sorta di pozzo di San Patrizio dallo statunitense Gao (Government accountability office), il corrispettivo della nostra Corte dei conti per gli Stati Uniti (capofila del progetto), che ne ha più volte denunciato i forti ritardi, il lievitare dei costi, ponendo più di un dubbio anche sulla buona riuscita del progetto stesso;
la stessa approvazione di nuovi acquisti - che per legge dovrebbe sempre passare al vaglio di una scelta parlamentare - è spesso fittiziamente presentata come proroga di decisioni precedentemente prese, anche nel caso in cui riguardi programmi del tutto differenti; è da tempo che il nostro Governo sulla necessaria e urgente ridefinizione del modello di difesa annuncia grandi cose, ma manca anche solo una proiezione di come nei prossimi dieci anni l'Italia intenderà approntare un proprio sistema di difesa e con quali strategie, sistema che dovrebbe essere ispirato a criteri coerenti, definiti e frutto di un'accurata analisi in ordine alla compatibilità delle risorse impiegate rispetto agli obiettivi da perseguire;
nonostante gli impegni assunti, non risulta ancora essere stata elaborata e presentata la relazione finale sulla proposta di un nuovo modello di difesa, per la cui elaborazione è stata insediata un'apposita commissione di alta consulenza e studio che ha da tempo concluso i suoi lavori; comincia a palesarsi a livello europeo la necessità di creare una «forza integrata», che stabilisca insieme agli alleati cosa deve fare e quali mezzi deve fornire l'Italia e cosa tocca agli altri. Ad esempio, chi deve schierare costosissimi aerei per ingannare i radar nemici e chi quelli per dare la caccia ai sottomarini. Conseguentemente, occorrerà specializzare e migliorare il ruolo dei nostri militari, soprattutto nell'ottica della nascente difesa europea;
infine, si deve registrare la mancata soppressione della società Difesa servizi s.p.a., facendo così permanere un ulteriore centro di spesa,
impegna il Governo:
a dare la piena disponibilità per un approfondito confronto in sede parlamentare sul nuovo modello di difesa;
ad adottare i necessari provvedimenti straordinari per correggere il grave squilibrio del personale per evitare che il Paese corra il rischio di ritrovarsi con uno strumento militare impossibilitato a svolgere appieno le proprie funzioni;
a proseguire il lavoro per una migliore qualità e di una razionalizzazione della spesa militare, accentuando la dimensione interforze dello strumento militare a livello nazionale e realizzando le migliori sinergie nel settore industriale e negli asset operativi a livello europeo, soprattutto nell'ottica della nascente difesa europea;
ad avviare una profonda revisione del sistema difesa, soprattutto attraverso una necessaria e urgente operazione di efficientamento e riorganizzazione di tutto l'apparato militare.
(1-00403) «Di Stanislao, Donadi, Evangelisti, Borghesi».