ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00372

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 330 del 01/06/2010
Abbinamenti
Atto 1/00359 abbinato in data 01/06/2010
Atto 1/00369 abbinato in data 01/06/2010
Atto 1/00370 abbinato in data 01/06/2010
Atto 1/00374 abbinato in data 03/06/2010
Firmatari
Primo firmatario: MISITI AURELIO SALVATORE
Gruppo: MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD
Data firma: 01/06/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LO MONTE CARMELO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 01/06/2010
COMMERCIO ROBERTO MARIO SERGIO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 01/06/2010
LATTERI FERDINANDO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 01/06/2010
LOMBARDO ANGELO SALVATORE MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 01/06/2010
BRUGGER SIEGFRIED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 01/06/2010


Stato iter:
03/06/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 01/06/2010
Resoconto MISITI AURELIO SALVATORE MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 01/06/2010
Resoconto DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI
Resoconto LA MALFA GIORGIO MISTO - REPUBBLICANI REGIONALISTI POPOLARI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 01/06/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 01/06/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 01/06/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/06/2010

RITIRATO IL 03/06/2010

CONCLUSO IL 03/06/2010

Atto Camera

Mozione 1-00372
presentata da
AURELIO SALVATORE MISITI
testo di
martedì 1 giugno 2010, seduta n.330

La Camera,

premesso che:
a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, nel gennaio del 1946, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione con la quale si impegnavano gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici;

nel 1946 il Governo degli Stati Uniti, all'epoca l'unico Paese ad avere realizzato ed usato la bomba atomica, propose la costituzione di un'autorità internazionale con poteri di controllo ed ispezione su tutte le attività connesse con l'energia nucleare. L'iniziativa, denominata «piano Baruch», non ebbe successo, così come quella dell'Unione sovietica che nello stesso periodo aveva proposto il bando delle armi nucleari e la distruzione di quelle già realizzate. La logica dell'equilibrio strategico, basato sulla forza di deterrenza nucleare, tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;

negli ultimi anni si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi, che ha determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta;

il trattato di non proliferazione fu uno dei primi importanti passi nella direzione del disarmo; il testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati, compresi quelli rimasti esclusi dal negoziato preparatorio. L'accordo, firmato a 6 anni dalla «crisi di Cuba», fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente oppure per uno o più periodi di durata limitata; appare oggi inevitabile, tenuto conto dell'evoluzione verso un mondo multipolare, che presenterà equilibri strategici essenzialmente regionali, la necessità di un esame critico della materia per garantire un processo costante di smilitarizzazione nucleare su scala mondiale;

è necessario sottolineare che, seppure moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare alla base il trattato e segnala le lacune del regime di non proliferazione;

inoltre, i casi recenti dell'Iran e della Corea del Nord hanno evidenziato punti deboli del sistema, in particolare in relazione al sistema dei controlli previsti costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette ispezioni non dichiarate, che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;

è auspicabile attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare, sul piano istituzionale è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo è indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. I ritardi registratisi sono imputabili alla consueta riluttanza degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità ed alla presunta preoccupazione che un regime di controllo più stringente possa creare ostacoli allo sviluppo dei programmi nucleari nazionali;

il disarmo generale è un obiettivo fondamentale, il cui conseguimento passa attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi. Sotto questo profilo assume, pertanto, grande rilevanza trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), il cui testo definitivo, negoziato in seno alla conferenza per il disarmo di Ginevra, é stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996, presentata dall'Australia;

negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi rappresenta una minaccia reale: accanto alle testate ancora operative, ne rimangono altre migliaia che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;

una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta, inoltre, dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari. Un elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;

in questo quadro i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare: tuttavia, la frammentazione successiva alla fine della guerra fredda ha moltiplicato gli scenari particolarmente «critici»;

il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette a far operare l'Aiea in presa diretta con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed a fornire ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora considerati troppo intrusivi;

il moltiplicarsi delle aree del globo dotate di una valenza strategica non solo regionale, ma mondiale, richiede il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi, che, nel quadro del trattato di non proliferazione, attuino il disarmo e il regime di proliferazione a livello regionale. Sotto tale aspetto merita particolare attenzione il sempre più rapido processo di integrazione europea e la nuova dimensione aperta con il trattato di Maastricht con l'introduzione della politica estera e di sicurezza comune (pesc);

negli ultimi mesi si sono registrate novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno chiesto al Segretario generale della Nato l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;

il 10 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari;

ad aprile 2010 è stato varato negli Stati Uniti il Nuclear posture review, atteso da diverso tempo, che presenta alcune novità interessanti: in primo luogo la dottrina nucleare Usa viene inquadrata all'interno dell'obiettivo globale di un mondo libero da armi nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli Usa si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando, quindi, il divieto alla proliferazione verticale), né a effettuare sperimentazioni e si impegnano a far ratificare e entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni; «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare), offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non-nucleari del trattato di non proliferazione. Nello stesso tempo, però, gli Usa hanno ribadito che fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro potenziale deterrente;

l'8 aprile 2010 è stato firmato a Praga dal Presidente americano Obama a da quello russo Dmitry Medvedev l'accordo Start II. Un accordo favorito dalla nascita nel 2002 a Pratica di Mare del Consiglio Nato-Russia, preparato da incontri bilaterali al massimo livello tra Italia e Russia, i cui risultati sono stati confermati dai leader del G8 riuniti nel 2009 all'Aquila;

il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;

nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;

l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione anche con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;

il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati, con l'obiettivo di portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, la realizzazione entro 4 anni di un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali interessantissimi (e nuovi), sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;

l'Italia ha svolto, dunque, un ruolo di primo piano nel processo di riavvicinamento tra le due grandi potenze, in particolare anche con riferimento al processo di smilitarizzazione nucleare. Si ricorda in questo senso che il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari;

ciò nonostante, se ad oltre venti anni dalla fine della guerra fredda, il rischio di un conflitto nucleare fra nazioni è diminuito, si deve registrare l'aumento del rischio di attacchi atomici da parte di nuove potenze e di organizzazioni terroristiche, come dimostrano i numerosi casi di sequestro di materiali radioattivi destinati al mercato nero,
impegna il Governo:

a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede Nato sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva e sull'opportunità di giungere, per consenso multilaterale, alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia;

a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta tuttora la pietra miliare, per l'entrata in vigore del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e, infine, per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia viennese;

a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione uscita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire processi di disarmo che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche.

(1-00372)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

accordo START

arma nucleare

arma nucleare strategica

assemblea generale dell'ONU

combustibile nucleare

controllo di gestione

disarmo

energia nucleare

esperimento nucleare

incidente nucleare

NATO

non proliferazione di armi nucleari