ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00333

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 290 del 25/02/2010
Firmatari
Primo firmatario: BERSANI PIER LUIGI
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/02/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FRANCESCHINI DARIO PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010
ROSATO ETTORE PARTITO DEMOCRATICO 25/02/2010


Stato iter:
09/03/2010
Fasi iter:

RITIRATO IL 09/03/2010

CONCLUSO IL 09/03/2010

Atto Camera

Mozione 1-00333
presentata da
PIER LUIGI BERSANI
testo di
giovedì 25 febbraio 2010, seduta n.290

La Camera,

premesso che:

la crisi economica ancora in corso è per l'economia italiana la più seria dal dopoguerra;

nel confronto tra la media del 2009 e quella dell'anno precedente, l'indice del fatturato dell'industria ha segnato un calo del 19 per cento, mentre quello degli ordinativi ha registrato un calo del 22,4 per cento;

secondo le stime della Banca d'Italia, nella media del quarto trimestre 2009 l'attività industriale calata rispetto al trimestre precedente, rimanendo su livelli ancora molto bassi, prossimi a quelli rilevati all'inizio degli anni '90 e inferiori di circa il 20 per cento rispetto al picco ciclico del primo trimestre del 2008;

il numero di occupati a dicembre 2009 è pari a 22 milioni 914 mila unità, inferiore dell'1,3 per cento (meno 306 mila unità) rispetto a dicembre 2008. Il tasso di occupazione è pari al 57,1 per cento, inferiore di 1,1 punti rispetto a dicembre 2008, il numero delle persone in cerca di occupazione risulta pari a 2 milioni 138 mila unità e al 22,4 per cento (più 392 mila unità) rispetto a dicembre 2008. Il tasso di disoccupazione raggiunge l'8,5 per cento (più 1,5 punti percentuali rispetto a dicembre 2008). Soffrono, in particolare, i giovani per i quali il tasso di disoccupazione si è impennato di 6 punti percentuali (dal 20,5 per cento del febbraio 2008, al 26,5 per cento del novembre 2009) e per i quali sono spesso assenti sostegni al reddito (circa 300.000 disoccupati provenienti da contratti di collaborazione o simili sono senza alcun sostegno al reddito). Le previsioni per il 2010 indicano un ulteriore aumento della disoccupazione e un ulteriore calo del tasso di occupazione;

nel primo mese del 2010 sono state autorizzate 84,5 milioni di ore di cassa integrazione, un aumento del 186,6 per cento rispetto a gennaio 2009, quando la crisi già manifestava i suoi effetti sul sistema produttivo;

secondo autorevoli centri studi, la crescita nel 2010 sarà dovuta più a effetti di rimbalzo dai minimi dopo il crollo del 2009 che a un effettivo inizio di una fase di recupero. La distanza dai livelli pre-crisi rimarrà amplissima, soprattutto per l'industria;

la situazione, pertanto, evidenzia un settore industriale con un eccesso di capacità produttiva elevatissimo, una domanda di lavoro in ripiegamento e la cassa integrazione che ha continuato ad aumentare nella seconda parte del 2009, con un preoccupante incremento della cassa straordinaria;

il trend del prodotto interno lordo italiano è tale che, prima di recuperare la caduta del biennio 2008-2009 ci vorrà un periodo molto lungo, probabilmente si arriverà al 2015, ma in termini di prodotto pro-capite occorrerà aspettare il 2018;

l'Italia si caratterizza nell'Unione europea per la minore crescita, la maggiore contrazione dei consumi privati e la maggiore inflazione. Questo è accaduto non perché la crisi abbia colpito l'Italia più di altri Paesi, ma perché essa si è sovrapposta ai precedenti problemi interni e probabilmente li ha aggravati. Nell'ultimo biennio:

a) il prodotto interno lordo cumulato è diminuito del 6 per cento in Italia, del 3,8 per cento in Germania, del 2 per cento in Francia;

b) l'inflazione è cresciuta del 4,2 per cento in Italia e del 3 per cento in Germania e Francia;

c) i consumi privati (in termini reali): sono diminuiti del 2,7 per cento in Italia e aumentati dell'1 per cento in Germania e dell'1,7 per cento in Francia;

per il 2010, le previsioni stimano una crescita del prodotto interno lordo per l'Italia intorno all'1 per cento, mentre per la Germania è prevista una crescita dell'1,8 per cento e per la Francia dell'1,4 per cento. Nel 2010, l'inflazione italiana è stimata pari all'1,6 per cento, quella tedesca all'1 per cento, quella francese all'1,2 per cento;

se si registra in Italia un'anomala relazione tra prodotto interno lordo ed inflazione è perché tra le ragioni della minore crescita si ritrovano anche le cause di maggiore inflazione: la scarsa produttività e concorrenza nel settore dei servizi privati (esempio emblematico è quello delle polizze assicurative) e pubblici. È da segnalare a tal proposito la forbice tra l'andamento dei prezzi alla produzione e al consumo: i primi sono scesi dello 0,9 per cento nel 2009 ed aumenteranno dello 0,5 per cento nel 2010, a fronte di prezzi al consumo saliti dello 0,8 per cento nel 2009 e previsti all'1,5 per cento nell'anno in corso;

pesa, inoltre, l'andamento dei prezzi amministrati o regolati (dai biglietti ferroviari ai pedaggi autostradali, dal costo dell'energia al costo dei biglietti aerei): complessivamente, nel 2010, le tariffe pubbliche ed i prezzi amministrati, al netto dei prodotti energetici, aumenteranno dell'1,8 per cento contribuendo a limitare l'aumento del reddito disponibile delle famiglie allo 0,4 per cento;

le imprese segnalano, secondo la Banca d'Italia, difficoltà di accesso al credito, credito che rimane molto inferiore ai livelli storici, un problema estremamente grave per un Paese come l'Italia, fatto soprattutto di piccole e piccolissime imprese che utilizzano prevalentemente credito bancario, così che il credit crunch verificatosi a partire dagli ultimi mesi del 2008 ha colpito pesantemente anche quelle aziende che non avevano problemi di commesse;

nell'agosto 2009 la crescita sui dodici mesi dei finanziamenti concessi dalle banche al settore privato non finanziario è scesa al 2,2 per cento, mentre un anno prima il credito cresceva a tassi molto più alti, del 10 per cento circa. I prestiti erogati dai primi cinque gruppi bancari italiani, che rappresentano la metà di quelli complessivi nel nostro Paese, erano diminuiti in novembre del 3,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2008;

nonostante i ripetuti annunci che ogni giorno vengono riportati dagli organi di informazione, a tutt'oggi manca mi disegno organico di rilancio e sviluppo del sistema industriale e, per questa via, dell'economia italiana, In particolare, anche gli strumenti di incentivazione a sostegno della domanda appaiono frammentari ed estemporanei e alcuni di essi risultano esauriti, senza che alle dichiarazioni di un loro rinnovo seguano fatti concreti e senza che sia stata effettuata una circostanziata valutazione della loro reale efficacia. Al contempo, nonostante la contrarietà degli imprenditori, il Governo ha sostanzialmente vanificato, a causa del meccanismo del click-day, strumenti di provata efficacia, quali il credito d'imposta automatico per la ricerca e lo sviluppo, e ha smantellato «Industria 2015»,
impegna il Governo:

a porre in atto iniziative urgenti per attenuare gli effetti della crisi tutt'ora perdurante e, in particolare:

a) a rilanciare la domanda e i consumi attraverso una moderna forma di sostegno al reddito dei disoccupati «atipici» privi di tutele;

b) a costituire un fondo di garanzia pubblico sui finanziamenti a medio e lungo termine concessi dalle banche alle piccole e medie imprese;

c) ad accelerare i pagamenti dei debiti progressi della pubbliche amministrazione verso i fornitori a tal fine pre- vedendo un limite temporale di 120 giorni dall'avvenuta prestazione;

contestualmente, a innalzare il potenziale di crescita del Paese, riaprendo il capitolo delle riforme strutturali in un'ottica di armonizzazione europea (welfare, scuola, università, mercati, fisco, spesa pubblica e pubbliche amministrazioni, mercato del lavoro), a partire dalla riforma del fisco, necessaria per sostenere la domanda interna e la produttività, una riforma ad invarianza di gettito, con l'obiettivo di semplificare gli adempimenti, che dovrà riallocare il carico fiscale tra soggetti e fonti di entrata e, in particolare:

a) tra chi paga e chi non paga o paga molto meno del dovuto, attraverso la fine dei condoni, il contrasto all'evasione fiscale, mediante la reintroduzione della tracciabilità dei pagamenti e l'elenco clienti fornitori, l'incremento della tax compliance;

b) tra i redditi da capitale e i redditi da lavoro, impresa e attività professionali, attraverso l'introduzione di un bonus per i figli di 3000 euro all'anno e di una detrazione ad hoc per le donne lavoratrici con famigliari a carico, il superamento degli studi di settore, il potenziamento del condotto «forfettone» fiscale fino a 70.000 euro l'anno di fatturato, la riduzione al 10 per cento della ritenuta d'acconto e la piena deducibilità delle spese per la formazione obbligatoria per i professionisti;

c) tra i redditi da lavoro, impresa ed attività professionali ed i patrimoni mobiliari ed immobiliari.

(1-00333)
«Bersani, Franceschini, Ventura, Boccia, Maran, Villecco Calipari, Amici, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

contratto di lavoro

disoccupato

disoccupazione

formazione professionale

inflazione

lavoro femminile

pedaggio

piccolo commercio

prezzo alla produzione

prodotto energetico

prodotto interno lordo

reddito delle famiglie

retribuzione del lavoro