Atto Camera
Mozione 1-00316
presentata da
ROBERTO OCCHIUTO
testo di
lunedì 18 gennaio 2010, seduta n.267
La Camera,
premesso che:
il nuovo accordo fra i Governatori delle Banche centrali del G10, meglio conosciuto come «Basilea 2», sui requisiti patrimoniali delle banche è entrato ufficialmente in vigore il 1o gennaio 2007;
le banche dei Paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitale in modo proporzionale al rischio, derivante dall'instaurazione dei vari rapporti di credito, valutato attraverso lo strumento del rating;
secondo i Governatori delle Banche centrali le regole di «Basilea 2» sono indispensabili per poter fronteggiare al meglio la crisi economica e finanziaria e per realizzare un'equilibrata allocazione del credito, più funzionale e moderna, nell'interesse sia delle banche che delle aziende;
il Financial stability board, riunitosi il 9 gennaio 2010 sotto la presidenza del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, ha dato tutto il proprio appoggio alle proposte del comitato di Basilea che a dicembre 2009 aveva ribadito l'impegno a riformare il sistema bancario, rafforzando la capitalizzazione delle banche e riducendo i rischi;
il Financial stability board ha sottolineato la necessità di sviluppare e migliorare le politiche regolatorie e per la supervisione nell'interesse della stabilità finanziaria;
la nuova disciplina, costringendo le banche a dotarsi di competenze professionali e di strumenti più adeguati a valutare il merito di credito di un'impresa, a potenziare la capacità di selezionare i clienti e di misurare e controllare la qualità del portafoglio creditizio, produrrà sicuramente un vantaggio della competitività e della solidità del sistema bancario italiano nel suo complesso;
il nuovo accordo, tuttavia, presenta alcune criticità su importanti aspetti, come il trattamento del rischio di liquidità e di mercato, tant'è che il mondo delle piccole e medie imprese, che costituisce l'asse portante del sistema produttivo italiano, ha denunciato l'inadeguata capacità delle banche di valutare il merito di credito delle imprese, chiedendo di congelare l'applicazione delle regole di «Basilea 2»;
i vincoli patrimoniali imposti da «Basilea 2» stanno, infatti, frenando le banche nel concedere finanziamenti alle imprese, come confermato dal calo del 10 per cento del tasso di crescita dei prestiti nel 2009 rispetto al 2008;
di contro, si deve registrare, però, che, grazie all'avviso comune tra l'Associazione bancaria italiana e le altre rappresentanze dell'Osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese, con il quale si è concordata una moratoria del pagamento della quota capitale delle rate di mutuo vantate dalle banche nei confronti delle piccole e medie imprese, da novembre 2009 gli istituti bancari hanno lasciato alla disponibilità delle imprese oltre 5 miliardi di euro relativi alle quote di capitale sospese;
il credit crunch pesa, soprattutto, sulle piccole realtà, che spesso sono costrette a chiudere le loro attività per mancanza di liquidità, nonostante la loro integrità dal punto di vista produttivo, con conseguenze drammatiche per gli investimenti e l'occupazione;
le imprese italiane, inoltre, caratterizzate da un basso livello di capitalizzazione, spesso a conduzione familiare o basate sul pluriaffidamento bancario a breve, sono poco inclini all'immissione di nuovo capitale di rischio - attraverso sia l'ingresso di nuovi soci che l'utilizzo di nuovi strumenti finanziari - che rappresenterebbe lo strumento per diminuire il proprio grado di rischiosità per le valutazioni degli istituti bancari;
nel Mezzogiorno la stretta del credito alle imprese da parte degli istituti di credito (soprattutto da parte dei grandi gruppi bancari, che non tutti conoscono a fondo la storia delle aziende, ma guardano solo alle garanzie presentate) ha ulteriori risvolti negativi, in quanto spinge gli imprenditori, specie se piccoli, nelle mani degli usurai anche per poche migliaia di euro;
gli effetti prociclici dei requisiti di «Basilea 2» sono stati ampiamente riconosciuti sia dal rapporto De Larosiere che dalle conclusioni del Consiglio Ecofin del 7 luglio 2009;
già nel settembre 2009 la Confindustria italiana e quella tedesca avevano deciso di portare la questione a livello comunitario, con una lettera congiunta al Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e al Primo ministro svedese, Fredrik Reinfeld, presidente di turno del Consiglio europeo, sottolineando che, in una fase di crisi, l'aumento del rischio degli impieghi avrebbe indotto le banche a contrarre l'erogazione di credito, con la conseguenza di inasprire gli effetti della situazione economica;
una maggiore liquidità consentirebbe di affrontare meglio il quotidiano e far ripartire gli investimenti, scongiurando ulteriori cali di ordini e di fatturato che nel 2009 sono stati pari al 50-60 per cento rispetto al 2008;
è necessario, quindi, che i rapporti banche-imprese siano affidati più alle reali prospettive dell'impresa che a valutazioni automatiche,
impegna il Governo:
a prospettare una rinegoziazione dell'accordo «Basilea 2» volta a valutare l'opportunità di stabilire coefficienti di patrimonializzazione elastici in funzione dei trend economici;
a valutare la possibilità di promuovere, nelle sedi opportune, la realizzazione, in via temporanea, dei minori accantonamenti a fronte dell'erogazione dei prestiti alle piccole e medie imprese, rendendo ove possibile meno vincolanti le condizioni patrimoniali e stemperando la valutazione del rischio del credito.
(1-00316) «Occhiuto, Vietti, Galletti, Volontè. Compagnon, Ciccanti, Naro, Romano, Cera, Mereu, Libè».