ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00278

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 247 del 16/11/2009
Abbinamenti
Atto 1/00264 abbinato in data 25/11/2009
Atto 1/00270 abbinato in data 25/11/2009
Atto 1/00272 abbinato in data 25/11/2009
Atto 1/00273 abbinato in data 25/11/2009
Atto 1/00290 abbinato in data 25/11/2009
Firmatari
Primo firmatario: ZAMPARUTTI ELISABETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/11/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
MOTTA CARMEN PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
MARANTELLI DANIELE PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 16/11/2009


Stato iter:
25/11/2009
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/11/2009

RITIRATO IL 25/11/2009

CONCLUSO IL 25/11/2009

Atto Camera

Mozione 1-00278
presentata da
ELISABETTA ZAMPARUTTI
testo di
lunedì 16 novembre 2009, seduta n.247

La Camera,

premesso che:

nella prossima Conferenza delle Parti UNFCCC che si terrà a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre 2009, si dovranno concludere i negoziati su un accordo definitivo ed organico sui cambiamenti climatici coerente con l'obiettivo di limitare gli aumenti della temperatura globale a meno di 2oC di sopra dei livelli preindustriali, considerato dalla maggioranza degli studiosi la soglia per evitare drammatici mutamenti;

l'Unione europea si presenta a tale conferenza con una strategia ambiziosa, basata su un obiettivo minimo di riduzione di gas serra del 20 per cento entro il 2020, rispetto al quale è già stata varata la legislazione comunitaria attuativa (cosiddetto «pacchetto energia e clima»), e un obiettivo massimo utilizzato come base negoziale per la Conferenza, di riduzione delle emissioni di gas serra del 30 per cento al 2020 rispetto ai livelli del '90, a patto che anche gli altri Paesi sviluppati sottoscrivano un obiettivo comparabile, e che le Economie in rapido sviluppo (come Cina e India) contribuiscano adeguatamente in relazione alle loro responsabilità e capacità;

il Consiglio Europeo dell'8-9 marzo 2007 ha definito le modalità di attuazione dell'obiettivo unilaterale di riduzione delle emissioni del 20 per cento stabilendo tre obiettivi energetici di carattere settoriale o trasversale, che vanno a integrare e supportare il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei gas serra:

un obiettivo vincolante del 20 per cento delle energie rinnovabili sui consumi energetici dell'Unione al 2020;

obiettivo vincolante di almeno il 10 per cento di biocarburanti sui consumi di benzina e gasolio per autotrazione al 2020, a patto che la loro produzione sia sostenibile e che i biocarburanti di seconda generazione diventino commercialmente disponibili;

obiettivo di aumento dell'efficienza energetica nell'Unione europea in maniera tale da ottenere un risparmio del 20 per cento dei consumi energetici rispetto alle proiezioni al 2020;

il pacchetto di provvedimenti corrispondenti alla riduzione «unilaterale» delle emissioni del 20 per cento al 2020 rispetto al 1990, noto come «Pacchetto Energia e Clima» (GUCE del 5 giugno 2009), ha dato attuazione agli obiettivi riguardanti le rinnovabili, mentre non ha dato attuazione all'obiettivo di efficienza energetica, riducendolo dal rango degli obiettivi quantitativi a quello di una delle varie politiche d'intervento per l'ottenimento degli (altri) obiettivi: ciò sminuisce le ambizioni di competitività e di praticabilità effettiva dell'intera strategia europea, oltre a rendere più difficoltoso e oneroso il raggiungimento degli obiettivi nazionali per le fonti rinnovabili (essendo questi espressi in relazione ai consumi finali lordi di energia al 2020);

queste carenze della strategia europea sono accentuate dall'attuale fase di crisi economica, che rende prioritaria la questione degli oneri di incentivazione delle soluzioni innovative per la riduzione dei gas serra e la praticabilità immediata di misure orientate a superare la crisi, come gli investimenti di efficienza energetica nei vari settori di produzione e consumo dell'energia;

come evidenziato nei dati ufficiali della Valutazione d'impatto della commissione e da successivi studi, i costi di implementazione del pacchetto energia e clima comportano oneri per l'Italia superiori del 40 per cento rispetto alla media europea e superiori anche a molti altri Stati Membri con PIL pro capite superiore all'Italia, e questo risultato è dovuto soprattutto alla mancata attuazione e integrazione dell'obiettivo di efficienza energetica nel pacchetto comunitario;

dopo l'eventuale accordo internazionale, il processo attuativo delle politiche comunitarie sul clima al 2020 dovrà avere una seconda fase di definizione, anche indipendentemente dalla revisione al rialzo degli obiettivi di riduzione dei gas serra, una fase in cui l'introduzione di un obiettivo vincolante di risparmio energetico in Europa e delle relative misure di miglioramento dell'efficienza nei vari settori, potrà consentire un miglioramento della strategia europea;

come emerso anche nel convegno del 5 novembre «Efficienza energetica: più efficace per il clima, meno costosa per l'Europa, più equa per l'Italia, più intelligente per tutti», molte voci, industriali e non, concordano nel fare dell'efficienza energetica una scelta prioritaria finalmente condivisa, con cui l'Italia potrebbe affermare una propria leadership politica e tecnologica e per dare un contributo alla soluzione della crisi globale;

l'indagine sul posizionamento dell'Italia negli indicatori su energia e clima, realizzata dall'associazione Amici della Terra e presentata al medesimo convegno, evidenzia che il nostro paese, nonostante il ritardo nel rispetto degli obiettivi della politica climatica europea, presenta alcuni primati e posizioni relativamente positive nel campo dell'efficienza energetica (in generale, nell'intensità dei consumi finali rispetto al PIL a ppa; a livello settoriale nei rendimenti delle centrali termoelettriche), che spesso il paese non conosce e, dunque, non valorizza in termini politici e di sistema;

che la medesima indagine evidenzia la notevole convenienza economica delle misure di efficienza energetica rispetto alle altre opzioni di riduzione delle emissioni di CO2 (come le fonti rinnovabili, la cattura e il sequestro del carbonio, l'elettricità da nucleare, etc.). Ciò ha una diretta rilevanza non solo per la praticabilità delle misure di riduzione della CO2, ma anche per contenere gli oneri derivanti dai sistemi di incentivazione. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha recentemente stimato che mentre il meccanismo di promozione del risparmio energetico basato sui Titoli di efficienza energetica (cosiddetti «certificati bianchi») comporta risparmi economici per gli utenti superiori al miliardo di euro l'anno, gli strumenti di incentivazione delle fonti rinnovabili determinano oneri per gli utenti valutati - nel solo settore della produzione di energia elettrica - pari a circa 2,5 miliardi di euro nel 2009, con una crescita prevista fino a 6,5 miliardi nel 2020. Dato che questa valutazione non considera, fra l'altro, gli ulteriori oneri - comparativamente inferiori a parità di energia incentivata - derivanti dalla diffusione degli impianti a fonti rinnovabili per la produzione di calore o freddo (solare termico, solar cooling, biomasse, pompe di calore, geotermia) - ampliamento settoriale richiesto dalla nuova direttiva sulle fonti rinnovabili - è evidente che l'attuale sistema di incentivazione delle misure di riduzione della CO2 presenta forti squilibri, che vanno armonizzati stimolando in misura maggiore l'efficienza energetica e la produzione di calore da fonti rinnovabili. Infatti, un confronto di convenienza economica a parità di CO2 evitata evidenzia che, mentre i certificati bianchi per il risparmio energetico comportano un beneficio netto per la collettività di 223 euro/t CO2 evitata (benefici annui al netto dei costi d'investimento e di incentivazione), i certificati verdi utilizzati per i grandi impianti di generazione alimentati con fonti rinnovabili comportano un onere stimabile sulla componente energia della bolletta di 181 euro/t CO2 e il conto energia per il fotovoltaico aumenta l'onere a 735 euro/t CO2 (ricadente in bolletta attraverso la componente A3);

che le valutazioni del potenziale di risparmio energetico effettuate da Confindustria e dall'ENEA, oltre che nell'ambito del Piano nazionale di efficienza energetica (luglio 2007) evidenziano un cospicuo potenziale derivante da interventi di efficienza energetica economicamente convenienti (cioè con costi ampiamente ripagati dai ritorni in termini di risparmio energetico), che supera i 20 Mtep in termini di energia finale e i 30 Mtep in termini di energia primaria, distribuito in tutti i settori di trasformazione e di uso finale dell'energia;

nella maggior parte dei casi, il potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica richiede tecnologie già oggi disponibili e offerte dalla nostra industria. Ciò dimostra che le misure di miglioramento dell'efficienza energetica sono immediatamente praticabili e offrono grandi opportunità d'investimento, occupazione e sviluppo: sono quindi misure imprescindibili per accelerare il superamento della crisi economica;

in particolare, la recente valutazione dell'ENEA dei costi di abbattimento delle emissioni in Italia al 2020 evidenzia infatti che le uniche opzioni tecnologiche con benefici sociali netti o con costi minimi sono quelle riconducibili al miglioramento dell'efficienza energetica nell'industria, nel terziario, nel trasporto, nell'edilizia residenziale e nella produzione e trasmissione di elettricità, per un potenziale complessivo di riduzione delle emissioni di circa 60 Mt CO2 nel 2020 rispetto ad uno scenario tendenziale, e consentirebbe da solo il rispetto del nuovo impegno dell'Italia di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 (Italia -16,3 per cento rispetto al 2005, equivalente al -4 per cento rispetto al 1990). L'apporto dell'efficienza energetica, quindi, è prioritario e non dilazionabile rispetto alle altre opzioni d'intervento per la riduzione dei gas serra;

sempre in base alla valutazione dell'ENEA del potenziale di risparmio energetico al 2020 nel solo settore dell'elettricità, si potrebbero evitare 73 TWhdi energia elettrica, cioè il 21,6 per cento dei consumi finali lordi del 2008 (337,6 TWh). Questo enorme potenziale di risparmio energetico al 2020 corrisponde alla produzione elettrica di circa 8 grandi centrali nucleari, ammesso che esse siano realizzabili entro il 2020. Il potenziale di risparmio realizzabile a breve termine, con le misure vigenti, ammonta a 19 TWh (potenziale al 2012 col sistema dei certificati bianchi): le misure di efficienza energetica sono quindi immediatamente praticabili, consentono di prender tempo là dove le innovazioni radicali non siano ancora mature in termini di prestazioni e di costi. L'efficienza energetica consente di operare scelte strategiche, quali che esse siano, in modo più consapevole e calibrato alle esigenze effettive del nostro paese;

che, nella fase successiva alla Conferenza di Copenhagen, l'obiettivo di efficienza e risparmio energetico dell'Europa dovrà essere coerente con il livello di impegno di riduzione delle emissioni di gas serra adottato dall'Unione europea a livello globale e che anche l'obiettivo comunitario di risparmio energetico (così come per la riduzione dei gas serra nei settori non-ETS) dovrebbe essere oggetto di differenziazione interna degli impegni (burdensharing fra gli Stati Membri), in maniera tale da ottimizzare la strategia europea di riduzione dei gas serra iniziando dalla riduzione degli sprechi nei paesi e nei settori più inefficienti, vale a dire mirando ad un saldo costi/benefici positivo per l'Europa intera e più equo per l'Italia,
impegna il Governo:

in occasione del vertice ONU di Copenhagen, a farsi promotore di iniziative che valorizzino il potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica a livello internazionale:

nel burdensharing fra i paesi industrializzati (proposta europea del -30 per cento rispetto al 1990);

nel funzionamento dei meccanismi di flessibilità (estensione del commercio dei permessi di emissione almeno a tutti i paesi industrializzati, uso di benchmark settoriali di efficienza energetica; revisione e rafforzamento del meccanismo di sviluppo pulito CDM e ampliamento del suo ambito di applicazione alle misure di efficienza energetica);

negli strumenti di cooperazione e coinvolgimento degli Stati con economie emergenti nel controllo delle emissioni di gas serra;

nel sostegno dei paesi in via di sviluppo;

in sede di Consiglio Europeo (anche successivamente al vertice di Copenhagen):

a farsi promotore di un obiettivo vincolante di risparmio energetico al 2020 in tutta Europa, al fine di migliorare l'efficienza e l'efficacia della strategia climatica europea;

a richiedere un burden sharing differenziato fra gli Stati Membri dell'obiettivo comunitario;

a stimolare proposte di legislazione comunitaria di miglioramento dell'efficienza energetica pienamente integrate - per obiettivi, metodologie di contabilità e strumenti di attuazione - con i provvedimenti del pacchetto energia e clima, a partire dai settori esclusi dall'ETS (settori non-ETS), come i trasporti, l'edilizia, i piccoli impianti industriali e l'agricoltura;

nelle politiche interne:

a sostenere una politica convinta sull'efficienza energetica;

ad aggiornare il Piano nazionale di efficienza energetica, riferendolo alla scadenza del 2020 e rendendolo coerente con gli impegni di riduzione dei gas serra che saranno assunti dall'Europa nel vertice di Copenhagen e con i successivi obiettivi, a supporto di tali impegni, che saranno assunti in materia di risparmio energetico;

a curarne l'attuazione mediante lo stanziamento di opportune risorse, provvedimenti esecutivi coerenti col piano e la valutazione periodica e sistematica dello stato di attuazione del Piano, anche in relazione agli obiettivi di gas serra;

a promuovere la responsabilizzazione delle regioni, mediante la fissazione di obiettivi regionali e di strumenti nazionali di incentivazione a supporto della loro realizzazione;

a raccordare il meccanismo nazionale dei certificati bianchi, attualmente limitato al 2012, con gli obiettivi europei al 2020;

ad armonizzare gli strumenti di incentivazione dell'efficienza energetica (certificati bianchi, detrazioni fiscali, fondi rotativi, etc.) rispetto agli strumenti di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di migliorare l'efficienza economica complessiva degli strumenti di incentivazione;

a stanziare risorse per le attività di ricerca e sviluppo.

(1-00278)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Mariani, Braga, Motta, Marantelli, Bratti».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

energia dolce

energia rinnovabile

gas a effetto serra

inquinamento stratosferico

politica ambientale

politica comunitaria

politica energetica

produttivita'

rendimento energetico

riduzione delle emissioni gassose

risorse rinnovabili

risparmio energetico