Atto Camera
Mozione 1-00253
presentata da
ERMINIO ANGELO QUARTIANI
testo di
mercoledì 14 ottobre 2009, seduta n.232
La Camera,
premesso che:
secondo le stime della Banca mondiale, l'impatto dell'attuale crisi finanziaria potrebbe spingere sotto la soglia della povertà oltre 53 milioni di persone in più nel 2009 e oltre 90 milioni nel 2010, portando il numero di coloro che soffrono la fame a oltre un miliardo;
nell'attuale congiuntura, lo sviluppo dei Paesi a basso reddito, soprattutto nell'Africa sub-sahariana, può essere sostenuto principalmente da risorse pubbliche, che devono essere rese disponibili subito per mitigare le conseguenze sociali drammatiche della crisi, come ribadito dai vertici internazionali del G8 de l'Aquila e del G20 di Pittsburgh;
in questo quadro, il ruolo che la cooperazione internazionale allo sviluppo riveste diventa ancora più essenziale per spezzare il drammatico ciclo dell'impoverimento, gestire le sfide della globalizzazione, arrestare il contagio sociale della crisi e accelerare la ripresa economica su basi più sostenibili;
la lotta alla povertà e la cooperazione allo sviluppo internazionale sono state, invece, messe ai margini dell'agenda politica nonostante che i risultati di un recente sondaggio, effettuato da Oxfam International, indichino che il 72 per cento degli italiani crede che il Paese debba onorare gli impegni internazionali aumentando significativamente l'aiuto pubblico allo sviluppo e l'85 per cento degli italiani si è espresso contro una diminuzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano;
il disegno di legge finanziaria per il 2010 ha previsto un taglio degli stanziamenti pari al 56 per cento circa delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, scese ad un ammontare di circa 322 milioni di euro per l'anno 2009, secondo un disegno, delineato dai documenti di programmazione finanziaria per il prossimo triennio, di progressiva riduzione delle risorse pubbliche a favore dei Paesi in via di sviluppo;
tale cospicua decurtazione di risorse relega l'Italia agli ultimi posti nella classifica dei Paesi donatori quanto a percentuale di Pil riservato all'aiuto pubblico allo sviluppo - ridottasi già allo 0,19 per cento nel 2007, e pari, secondo i dati OCSE-Dac, ad appena lo 0,22 per cento del Pil italiano nel 2008 - e allontana definitivamente il nostro Paese dal rispetto degli impegni internazionali assunti, in particolare al G8 di Gleneagles, nonché in sede europea, che prevedrebbero di destinare almeno lo 0,51 per cento del proprio Pil entro il 2010 e lo 0,7 entro il 2015 all'aiuto pubblico allo sviluppo;
nella giornata conclusiva dell'ultimo G8 de L'Aquila, i leader mondiali, hanno rilevato che «l'effetto combinato di investimenti poco mirati in agricoltura e in sicurezza alimentare, l'aumento dei prezzi e la crisi economica» hanno fatto crescere la fame e la povertà nei Paesi in via di sviluppo, facendo peggiorare le già difficili condizioni di sussistenza di oltre 100 milioni di persone e allontanando il raggiungimento dei cosiddetti obiettivi del millennio, fissati dalle Nazioni Unite e volti a ridurre le morti per pandemie, la mortalità infantile e migliorare l'accesso all'istruzione, alle cure, alle risorse idriche;
gli obiettivi del millennio, definiti dalle Nazioni Unite devono rimanere il quadro di riferimento stabile entro cui inserire gli sforzi nazionali e internazionali di cooperazione, garantendo così maggiore coerenza generale e maggiore efficacia all'aiuto pubblico allo sviluppa attraverso l'indicazione di priorità condivise da parte di tutti i donatori;
a patire da queste considerazioni e nonostante le difficoltà conseguenti alla crisi economica e finanziaria mondiale, gli stessi leader del G8 hanno sottoscritto L'Aquila Joint Statement on Global Food Security e preso l'impegno di promuovere la sicurezza alimentare e l'aiuto allo sviluppo rurale dei Paesi poveri, decidendo di incrementare gli aiuti all'agricoltura e alla sicurezza alimentare con l'obiettivo, sottoscritto anche dal Governo italiano, di «mobilitare 20 miliardi di dollari in tre anni» attraverso una strategia per lo sviluppo agricolo sostenibile coordinata e integrata;
tali risorse, ripartite tra gli Stati sottoscrittori del documento de L'Aquila, configurandosi come aggiuntive rispetto a quelle già richieste dagli impegni internazionali assunti e prima indicati, impongono, pertanto, all'Italia uno sforzo finanziario ulteriore e notevole in grado di recuperare, da una parte, il ritardo rispetto agli obiettivi dello 0,51 per cento del Pil per il 2010 e dello 0,7 per il 2015, e dall'altro di dare seguito ai nuovi impegni promossi dalla stessa Presidenza italiana del G8;
le risorse dell'aiuto pubblico allo sviluppo, nelle percentuali indicate a livello internazionale come obiettivi da rispettare, si aggiungono e non vengono in ogni caso sostituite dalle nuove forme di finanziamento allo sviluppo, fondate anche su eventuali partnership pubblico/privato secondo il cosiddetto whole country approach, che per quanto interessanti e utili mantengono limiti e profili da approfondire quanto al tema del coordinamento e della strategia di cooperazione nei singoli Paesi, nonché rispetto al tema del cosiddetto «aiuto legato», cioè condizionato all'acquisto di beni e merci italiane;
impegna il Governo:
a riportare stabilmente al centro della sua iniziativa politica e programmatica la questione della povertà globale facendo della solidarietà internazionale e della promozione dello sviluppo economico e sociale parte integrante ed elemento distintivo della politica estera italiana, anche cooperando con il Parlamento per aggiornare gli strumenti legislativi e operativi della nostra cooperazione, anche sulla scorta dei lavori parlamentari prodotti nelle precedenti legislature;
a prevedere - nell'ambito della manovra di finanza pubblica per il 2010 - quanto al finanziamento delle leggi n. 7 del 1981 e n. 49 del 1987 (legge sulla cooperazione allo sviluppo), risorse non inferiori a 500 milioni di euro, anche attraverso un riequilibrio dei fondi stanziati tra canale diretto e bilaterale e canale multilaterale, rivedendo altresì le previsioni di spesa per i due anni successivi in modo da invertire il trend di riduzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo dell'Italia e riavviare il percorso di avvicinamento all'obiettivo di destinare all'APS entro il 2015 lo 0,7 per cento del Pil;
a riferire prima dell'approvazione del disegno di legge finanziaria per il 2010, in modo dettagliato in ordine agli stanziamenti previsti, i centri di spesa e le rispettive specifiche destinazioni delle risorse necessarie ad adempiere agli impegni assunti con la sottoscrizione de L'Aquila Joint Statement on Global Food Security nonché agli altri impegni internazionali assunti quanto alla partecipazione italiana a Fondi internazionali di cooperazione allo sviluppo, a partire da quelli relativi alla lotta alle pandemie, e ad altre iniziative internazionali di cooperazione, al fine di consentire in modo trasparente al Parlamento di verificare l'effettivo volume complessivo dell'APS italiano.
(1-00253)
«Quartiani, Volontè, Evangelisti, Maran, Pezzotta, Leoluca Orlando, Sereni, Tabacci, Borghesi, Bressa, Capitanio Santolini, Scilipoti, Giachetti, Binetti, Bobba, Palagiano, Calgaro, Causi, Fiano, Froner, Mogherini Rebesani, Rigoni, Sarubbi, Touadi, Vannucci, Zampa, Bossa, Realacci, Murer».